sabato 31 dicembre 2011

Cassandra 2012 - Previsioni e sensazioni per l'anno dei molti malanni.. e di una grande fortuna!

 
Cosa ci aspetta nel veniente anno? Stanotte si conclude un ciclo cosmico, almeno a detta degli indovini Maya, il 2012 non si concluderà come ogni altro anno della stessa specie ma sarà la fine di un "ciclo" millenario...  C'è una summa di anni in questo... Scrive Danilo Perolio: “Molti anni di questa mia vita si riuniscono qui, ora, in questo momento, in un unico attimo di accoglienza e di gioia. Mi sembravi così lontano, distante, quasi irraggiungibile. In attesa che lo scorrere impetuoso del tempo mi conducesse a te, il mio cuore e la mia anima lottavano, si abbandonavano, cercavano in ogni modo, tra molte difficoltà e resistenze, di smussare gli spigoli e di purificarsi dai molti fardelli e dagli inutili carichi delle innumerevoli esistenze passate. Adesso ci siamo, non so cosa porterai, cosa vorrai, da me, dall'umanità. Forse tutto, forse nulla. Non importa, quel che conta è il viaggio che fin qui mi ha condotto, quello che ora sono grazie al cammino verso di te. Per un pò cammineremo insieme, tu e io, insieme anche ad altri che, come me, ti attendevano trepidamente. Dove andremo? Cosa scopriremo? Cosa faremo? Chi lo sa.. Auguri a tutte noi, anime vicine e lontane, conosciute e sconosciute. Auguri a tutti noi, Spiriti assetati d'acqua della Fonte di Casa, verso la quale ci stiamo indirizzando. Godiamoci un altro pezzo di strada tutti assieme…”
 
Nel mio modesto approccio "qualunquista" anch'io mi sto preparando al "grande salto nel vuoto"...
 
Stamattina siamo andati con Caterina al baretto dell’Arpia di Spilamberto, per l’ultima colazione dell’anno. Dentro abbiamo incontrato Margherita l’amica corniciaia la quale ci ha invitati ad andare domani in visita al borgo antico di Savignano, un paesetto caratteristico in cui potremo organizzare il 6 gennaio del 2013 (se non è finito il mondo) la sfilata delle befane. Insomma andiamo in avanscoperta. Con noi ci sarà anche l’amica Sara Laurencigh in visita qui da noi a Spilamberto. All’uscita dal baretto abbiamo adocchiato il ferramenta aperto e siamo entrati per acquistare due lampadine di riserva e ci siamo ricordati, sempre in vena di fine del mondo, di chiedere se avessero delle fionde. Ne avevavano e Caterina me ne ha regalata una, alquanto professionale, ed un'altra più semplice l’ha acquistata per se stessa. Andremo al fiume per esercitarci… Mi sono ricordato di quando ero a Jillellamudi, nella Casa di Tutti, in cui si mangiava sotto una grande tettoia seduti sul pavimento, lì c’erano una quantità  di corvi che svolazzava e cacava sopra i commensali e talvolta si avventuravano persino a mangiare dal piatto delle persone, così era stato incaricato un volontario che durante i pasti lanciava sassi con una fionda per scacciare i volatili. In effetti questo può essere un buon deterrente anche  per l’assembramento di piccioni sopra l’ingresso del Circolo a Treia, da cui il mese scorso ho grattato un bidoncino di guano addensato davanti alla porta…. Inoltre ho letto sul un libro di Konrand Lorenz che tirare con la fionda ai cani è un ottimo sistema per educarli.. Bene.. ci siamo armati in previsione del crollo finale.

Ed in tema di fine del mondo scrive Maria Josè: "Ancora una volta il Cielo ci mette in guardia sul pericolo di una terza guerra mondiale che cancellerebbe il genere umano dalla faccia della terra. Sempre nella speranza che l'essere umano accolga il loro richiamo e faccia un passo indietro..."

Non credo che il mondo finirà, anche se finisse, poichè l'Essere è indistruttibile, e i cambiamenti la morte la vita la crescita la decrescita avvengono solo al livello del "sogno". Ma un indovino  dalla Russia  ha avuto un incubo e ci propina  previsioni fosche per il 2012... Noi leggiamo e sorridiamo.. forse piangiamo.. che differenza fa?

Paolo D'Arpini
 
 
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2012: l’anno del Governo Mondiale?

Resti di una civiltà trascorsa

venerdì 30 dicembre 2011

Toni Segarra: "La no-violencia no es un hecho..."



Paolo D'Arpini, he leído y publicado en tu aporte sobre el matrato animal, etc.  Te envío este texto por si te interesa. Con afecto y con cariño.


La no-violencia se ha pregonado una y otra vez en política, en religión y por diferentes líderes. La no-violencia no es un hecho, tan sólo es una idea, una teoría, un montón de palabras; el hecho real es que somos violentos, es un hecho, es ‘lo que es’. Pero no somos capaces de comprender ‘lo que es’ y por eso, inventamos esa tontería que llamamos la no-violencia, lo cual genera un conflicto entre ‘lo que es’ y ‘lo que debería ser’. Mientras persigamos la no-violencia estaremos sembrando la semilla de la violencia; es algo tan obvio. Así pues, ¿podemos mirar juntos ‘lo que es’ sin evadirnos, sin ningún ideal, sin reprimirlo o escapar de ‘lo que es’?

Existen diferentes formas de violencia. Debemos investigar cada tipo de violencia o abarcar toda la estructura de la violencia? ¿Debemos mirar todo el campo de la violencia o sólo una parte de ella?... La fuente de la violencia es el ‘yo’, el ego, el mí que se expresa a sí mismo de muchas maneras: en la división, en el tratar de convertirnos o ser alguien más, lo cual en sí mismo es una división del ‘yo’ y el ‘no yo’, del consciente y el inconsciente; el ‘yo’ que se identifica con la familia o la no familia, con la comunidad o la no comunidad, etc. Es como una piedra que arrojamos en un lago, las ondas se extienden y extienden, y el centro es el ‘yo’. Mientras el ‘yo’ exista en cualquiera de sus formas, sutil o abiertamente, habrá violencia.

La violencia no sólo es matar a otro. Hay violencia cuando uno emplea una palabra agresiva, cuando hace un gesto de desprecio a una persona, cuando obedece porque tiene miedo. De modo que la violencia no es sólo la matanza organizada en nombre de Dios, en nombre de la sociedad o del país, la violencia en mucho más sutil, más profunda, y estamos investigando la profundidad de la violencia en sí misma. Cuando dice que es indio, musulmán, cristiano, europeo o cualquier otra cosa, está siendo violento. Sabe por qué es violento? Porque se está separando del resto de la humanidad. Cuando se separa a sí mismo por creencia, por nacionalismo, por tradición, eso genera violencia. Así pues, un hombre que quiere comprender la violencia no pertenece a ningún país, a ninguna religión, a ningún partido político o sistema, sino que se interesa en comprender a la humanidad. JKOnline

La guerra, es la violencia es su máxima expresión. Donde la destrucción y la muerte, también es a su máximo nivel. Ahora, hoy, los hombres, llamados los más civilizados, lanzan miles y miles de toneladas de bombas sobre un país, Libia.

Por qué hacen esto? Lo hacen por envidia, celos, odio y miedo, por expandir sus intereses, es decir, por egoísmo. La guerra, es la acción del "yo" de una manera desenfrenada y casi demente, justamente cuando el hombre contiene su máxima energía destructiva. Sabemos justificarlo todo; y, la guerra también la justificamos. Toda justificación es infinita, pero toda negación también lo es.

Qué podemos hacer para que los asesinatos en masa, que es la guerra no sea? Se pueden hacer muchas cosas, pero la principal es erradicar, primero que nada, la guerra que hay dentro de nosotros. Sino, qué sentido tiene todo lo que hagamos. Sería como intentar apagar un fuego, pero a la vez darle más combustible. Por tanto, descubramos qué es lo que da vida a esa guerra, que es tan nuestra, que la llevamos todos los días para el al combate. No esperes que alguien te solucione esa guerra que hay dentro de ti, pues las bombas siguen cayendo, destruyendo las personas y toda la vida.

Para que cese la violencia y la guerra. Mientras no haya un cambio en la moralidad, siempre habrá guerra. Qué diferencia hay entre Obama y Bush? No hay ninguna, porque los dos tienen la misma moralidad. No tienen la sensibilidad desarrollada, para darse cuenta que los problemas no se solucionan con violencia, lanzando millones de bombas, haciendo la guerra. Su sensibilidad es, la del egoísmo, no importa a quiénes tenga que asesinar y destruir, la cuestión es que tienen que seguir con su vida inmoral, derrochadora y despilfarradora. Y, mientras no cambie de paradigma, la moral, seguirán asesinando a seres humanos inocentes y vulnerables.

Toni  Segarra -  
http://tsegarsigmailcom.blogspot.com/

giovedì 29 dicembre 2011

Nisargadatta Maharaj.. come io l'ho conosciuto: "Una bocca sbavante esposta come fosse un fiore!"


"...La Verità è una terra priva di sentieri... non può essere portata al nostro livello, piuttosto noi dobbiamo salire al suo... non si può portare la cima della montagna in una valle... allo stesso modo non è possibile organizzare un credo, una fede... sono aspetti intimi, non si possono, né si devono organizzare... se lo fate muoiono, si cristallizzano, diventano convinzioni sistematiche, sette... o religioni da imporre forzatamente agli altri... quando create organizzazioni con questi propositi, divengono puntelli, menomazioni, catene, che vi ostacoleranno sino a mutilarvi, vi impediranno di riconoscere la vostra unicità... il vostro unico ed esclusivo modo di procedere verso la Verità... nel preciso istante in cui iniziate a seguire qualcuno cessate di seguire la Verità... intendo determinare un cambiamento specifico nel mondo, e realizzerò questo mio proposito con imperturbabile concentrazione... intendo liberare l'uomo da tutte le gabbie, da tutte le paure... voglio impedire che si creino nuove dottrine o filosofie, e che si fondino nuove religioni o nuove sette..."  (Jiddu Krishnamurti)

 


Il mio incontro con Nisargadatta Maharaj…….

 
category Poems and Reflections  24 ottobre 2008

 "Gautama Buddha? Io l’ho conosciuto…."  Che effetto fa sentirsi dire oggi una frase del genere? Certo adesso fa un effetto sconvolgente. Ma se la stessa affermazione fosse stata fatta mentre Sakyamuni era in vita, da poco iniziata la sua missione su questa terra, non avrebbe sconvolto più di tanto l’ascoltatore, forse qualcuno avrebbe arricciato il naso, qualcuno avrebbe fatto spallucce -come per dire “quel mezzo pazzo.. che vuoi che sia”. Solo pochi avrebbero esclamato “Oh tu fortunato che grande benedizione hai avuto!”

E non sarebbe andata così anche per Gesù Cristo…? Magari proprio quel giorno dopo le palme di Gerusalemme… chi avrebbe osato riconoscere i meriti di Gesù se persino il suo principale discepolo lo rinnegò? E che dire di Francesco d’Assisi, il quale a parte la sua piccola banda di mezzi sderenati che lo seguivano, era visto più come uno scellerato perdigiorno che come santo? La verità è che è molto difficile per un saggio essere riconosciuto nel tempo in cui vive, ed è già un miracolo se viene apprezzato negli ultimi anni della sua vita, quando ormai è quasi certo che sta per lasciare questo mondo….

Ebbene, io ho avuto la fortuna di incontrare un saggio un po’ prima della sua morte ed un po’ prima della sua deificazione finale. Lo conobbi quando la sua saggezza non poteva più essere celata e già c’era una piccola cerchia di discepoli attorno a lui ed allo stesso tempo egli viveva del tutto semplicemente come era sempre vissuto. Un piccolo commerciante indiano di sigarette artigianali, sposato e con figli, abitante in una casupola periferica di Bombay, ed addirittura malato di cancro (come poteva succedere a chiunque altro avesse fumato beedies per tutta la vita). Un santo quasi banale, un santo qualsiasi, anzi -come lo definii a quel tempo- un “sant’uomo”.

Ora la sua fama di grande saggio ha fatto il giro del mondo, i suoi testi sull’Advaita (non-dualismo) e sulla conoscenza di Sé vengono studiati nelle università, gli psicologi e gli studiosi della mente lo considerano “l’eccelsa vetta della conoscenza”. …

Che strano! Io l’ho incontrato ed ho scambiato delle parole con lui, ho persino fatto lo strafottente ed il furbo per metterlo alla prova, insomma mi sono rapportato con lui come fosse stato un giocattolo da studiare per vedere come funziona… Ma mentre pensavo di essere io a smontarlo, per osservarne i meccanismi interni, in realtà era lui che mi scioglieva le mani ed i piedi, il viso ed torace, la testa e le gambe, la mente ed il cuore…. Non posso dire di “ricordarlo” se non perché “Io sono Lui” come egli stesso affermava: “I am That”. Ecco, avvenne che……

1981 - Ancora una volta in procinto di partire per l’India, un amico prima che ci salutassimo mi sussurrò ad un orecchio “Se vuoi incontrare un saggio vivente che abita a Bombay ti do l’indirizzo” disse passandomi un foglietto. Presi senza esitare l’indirizzo di questo, Nisargadatta Maharaj, che mai prima d’allora avevo sentito nominare.

Mi dissi “lascerò decidere per me il destino, se avviene o meno che io incontri quest’uomo non è mia preoccupazione…”. Ed in effetti dimenticai il foglietto nel fondo della mia sacca e visitai le mie case spirituali, Ganeshpuri, Jillellamudi, Tiruvannamalai, senza un pensiero per Nisargadatta. Non sto qui a raccontare le avventure di questo viaggio, non è questo il momento, comunque ogni viaggio ad un certo punto finisce e mi ritrovai a Bombay in attesa dell’aereo che mi avrebbe riportato in Italia. C’era da aspettare un paio di giorni e così rovistando nella sacca ritrovai quel foglietto e mi dissi “Che male mi potrà fare se vado a trovare quest’uomo? Se è un impostore saprò riconoscerlo e se è un vero santo sarà lui a farsi riconoscere”.
L’indomani nella tarda mattinata mi imbarcai su un taxi e mostrai l’indirizzo, scoprii poi che si trattava di un quartiere periferico di Bombay, e dopo molte fermate qui e lì per chiedere informazioni sulla zona cercata infine l’autista mi sbarcò infra ad un crocevia di un suburbio mezzo città e mezzo paese. Non mi ci volle comunque molto, chiedendo in giro, ad individuare, proprio di fronte all’orinatoio pubblico (una rarità a Bombay), la sua casa in un vicolo stretto e deserto.

Bussai alla porta e si presentò una donna indiana dall’aspetto modesto, chiesi un po’ a gesti un po’ mostrando il foglietto, un po’ a parole, se abitasse lì un sant’uomo di nome Nisargadatta Maharaj. La donna fece un gesto strano, come un diniego, e disse: “Non quello… ma chi cerchi è qui, devi tornare più tardi”. Pensai -forse l’ora è importuna, magari il santo sta mangiando, tornerò dopo- e ritornai sui miei passi fino all’incrocio in cui mi aveva lasciato il tassista.

Lì all’angolo c’era un chaishop, entrai per bere un tè e fare uno spuntino e mi avvidi così di non esser il solo ad aspettare l’ora del satsang. Nel chaishop c’erano alcuni tipi strani, che ormai individuavo come i “flippati” dello spirito, forse europei forse no, gli abiti semplici e l’aria sognante. Cominciai a scambiar quattro chiacchiere con il più loquace, in effetti gli altri sembrava volessero evitare qualsiasi contatto umano, cominciai a chiedere -conosci questo sant’uomo Nisargadatta?- e l’altro con aria ispirata e quasi offesa -ma Lui non è un sant’uomo è l’Assoluto stesso- ero già abituato al tono enfatico di seguaci adoranti di vari maestri e non ne fui molto sconvolto anzi trovai persino divertente ci fossero atteggiamenti di questo tipo attorno ad un Jnani, chi di noi non è l’Assoluto?

Essendo trascorsa qualche ora dal mio arrivo sentivo gli stimoli di una grossa pisciata incombente. Lasciai da parte i grandi discorsi e brutalmente chiesi al mio interlocutore -senti, dov’è che posso andare a pisciare?- lui mi guardò ancora più stranito -chiedi qui al chaishop se è possibile- Immediatamente così feci ma com’era ovvio, trovandoci dove eravamo, non c’era nessun gabinetto.

Tornai alla carica con il tipo ieratico e gli chiesi -ascolta tu, è un bel po’ che visiti questo posto, quando ti scappa la pipì dove vai?- niente da fare, si limitò a commentare -vai da qualche parte dove vedi che è possibile..- Uscii dal locale, guardai a destra, pieno di gente nemmeno un angolo nascosto, guardai a sinistra e la situazione pareva altrettanto drammatica, ovunque caos di passanti, macchine, animali e nessuno spazio riservato per andare a pisciare. Poi il mio sguardo cadde sul quel vicolo stretto, ci passava quasi nessuno, e c’ero inoltre un bellissimo orinatoio pubblico in bella mostra e …stranamente… nessuno pareva fermarsi lì a pisciare (avevo visto pisciatoi presi letteralmente d’assalto e con la fila in tutta l’India). Quello era il pisciatoio proprio davanti la casa di Nisargadatta Maharaj. E lì andai a pisciare, non potendone più.

Ovviamente questo gesto di “assoluta noncuranza e disrispetto” da parte mia mi costò la stima degli altri ricercatori in attesa che non mi parlarono più. Così mi ritrovai da solo ad aspettare l’orario giusto che finalmente giunse. Prima di entrare nella casa del santo, decisi di prendere qualcosa da offrire, anche per farmi perdonare la pisciata ignominiosa, da una bancarella comprai un grosso ananas. Non è una offerta abituale da portare ad un santo ma quel grosso ananas mi sembrava la cosa di maggior valore della bancarella, tutto qui.

Eccomi ancora davanti quella porta e stavolta vengo introdotto dentro ed invitato a salire, senza scarpe, su una specie di soppalco alto appena da starci in piedi. Indossavo un paio di calzini e anche questi -seppi dopo- non sono bene accetti alla presenza di un santo, è una specie di auto-isolamento dall’atmosfera attorno a lui. Pazienza ancora pazienza ed osservazione. Una dozzina di tipi strani, un ex marinaio, un faccendiere apolide alla vista, un professorino compito, un conducente di riksciò, una donna dai denti cavallini, più un certo numero di cercatori spirituali professionisti vestiti di bianco o di nero -insomma una congrega di derelitti- penso fra me e me. Ma l’atmosfera è molto piena e leggera, la musica ed il canto sono melodiosi, provo un senso di sollevazione verso un reame in cui non esistono speculazioni di sorta. Un pieno in cui tutti stanno dentro.

Indossavo ancora i calzini ai piedi ed avevo iniziato a sentirmi a disagio, come se io fossi l’unico ad avere la maschera, gli altri erano nudi. E poi il pensiero della pisciata fatta lì fuori proprio di fronte all’ingresso del santo… Potevo ancora giustificarmi sull’impellenza? Un dubbio atroce mi sorse che forse un giorno avrei dovuto pagare lo scotto di quell’inavvertenza. Sapete una cosa, dicono che un santo restituisce 100 o 1000 volte ciò che riceve ed oggi (trascorsi parecchi anni dall’incontro) vivo in una casupola che sovrasta la condotta fognaria di Calcata, a cielo aperto. Gli effluvi che emana la fogna è dunque il premio di quella dabbenaggine? Se ciò è vero allora anche il mio essere lì alla presenza di Nisargadhatta, il mio interesse a tutto ciò che lo circonda, ha un valore ed anche questa curiosità può essere premiata da lui. Certo questo lo dico oggi che ho un’altra visione delle cose ed un’altra comprensione di quell’incontro.

Ad un certo momento i canti finiscono, si inneggia al Guru, tutti si siedono in cerchio attorno a lui, io mi trovo quasi di fronte e lo osservo bene, ha uno sguardo sibillino, c’è poco da scherzare, un filo di bava gli gocciola da un lato della bocca (poi seppi che aveva un cancro terminale alla gola ma ancora non lo sapevo in quel momento), osservavo lo scorrimento della saliva sul mento mentre i suoi occhi dimostrano completo disinteresse a questo fatto. Qualcuno dei presenti, evidentemente il responsabile di sala, accenna ad attivare un registratore, le mie antenne si alzano e lancio uno sguardo inquisitorio, penso -non voglio essere registrato- senza una parola scambiata Nisargadatta fa un segno rapido a significare -nessuna registrazione- . Lo stesso indiano che armeggiava con il registratore a quel punto si rivolge a me, fra tutti i presenti, evidentemente perché io sono uno “nuovo” -arguisco- mentre gli altri sono vecchi frequentatori. Bene, bene. Ma quel traduttore indiano parla un inglese che non riesco a seguire bene.

Mi chiede da dove vengo ed il motivo della mia visita -le solite domande- rispondo che l’indomani ritornerò in Italia, che son stato in India per qualche mese -ma non specifico dove né nomino il mio Guru Muktananda o la mia madre spirituale Anasuya Devi, insomma faccio finta di niente -si dice- in realtà non voglio chiedere nulla di specifico, son solo curioso, ma non ho pensato di dover chiedere qualcosa venendo qui. Nisargadhatta pare urtato dal mio atteggiamento, malgrado l’aspetto evidentemente sofferente, risponde con veemenza “non c’è nessun domani c’è solo ora”. Ma io non capisco cosa voglia dire e lo guardo quasi con sufficienza. Poi mi si chiede di rispondere al motivo della mia visita ed io in modo quasi casuale dico che “avevo quest’indirizzo ed il tempo per venire, quindi, eccomi che son venuto per avere il “darshan of the holy man”. Usai proprio queste parole che ovviamente suonavano un po’ offensive, dato il contesto in cui mi trovavo.

Ciononostante non mi sentivo ancora abbastanza “benedetto” e continuavo a studiare l’espressione di Nisargadhatta. Lui mi guarda con occhi mefistofelici e mi chiede “adesso hai avuto il “darshan of the holy man?” (che significa: hai visto il sant’uomo?) Ed io a quel punto non posso far a meno, dopo un ulteriore profonda occhiata, di dire “si” e lui di rimando “allora puoi andartene”. Detto così pareva proprio che venissi scacciato e mi sentivo a disagio, il traduttore solerte, vista la mia esitazione, insiste “il maestro intende proprio che puoi andare, subito”. Al che mi alzo, a questo punto veramente imbarazzato, guardandomi in giro per vedere se si manifesta qualche solidarietà nei miei confronti.

Tutte le facce sono assenti come se io già non ci fossi più. Così mi decido ad andarmene, ma a quel punto faccio qualcosa che non avrei mai dovuto fare (che seppi dopo era assolutamente proibita), ma non mi pento nemmeno ora di averla fatta, mi avvicino a lui e mi inchino ai suoi piedi, poi visti i suoi piedi nudi glieli tocco con le mani, posandole poi sulla fronte, come avevo visto fare in tanti altri posti in India. Lì la platea si risveglia e ci sono varie segnalazioni -ormai tardive- di “non far ciò” – ormai pareva inevitabile che avessi rotto l’ennesima regola. Vedo ancora sui volti degli astanti la rassegnazione. Lui invece è ancora bello battagliero, fa cenno a qualcuno di riportare l’ananas che avevo donato ma che non era stato inserito nel prasad misto di tutte le offerte da ognuno portate. Questo prasad era un miscuglio di varie cosette secche, dolci e salate, che ci fu servito in parti uguali dopo il canto, sul un ritaglio di giornale. Il mio ananas era stato subito scartato ed ora mi veniva riconsegnato, non come offerta ricevuta, ma come restituzione di un offerta non gradita. Tièh.

Ma io sono speciale in questi giochetti, ed insisto per lasciare il frutto lì, riconfermando che l’indomani sarei partito ed era meglio che lo tenessero loro. Ovviamente non ci fu niente da fare e fui spedito con il frutto al piano di sotto, tra il silenzio generale, dabbasso c’era la signora indiana che mi aveva aperto la porta, sembrava sorridermi, quasi scusandosi, ne approfittai per offrirle l’ananas, dicendole -ecco io non so che farmene, domani parto, mangiatelo voi- e lo dissi due o tre volte, allora il silenzio del piano di sopra fu improvvisamente rotto dalla voce -presumibilmente di Nisargadatta- che quasi urlava. Non capivo una parola di ciò che veniva detto ma a giudicare dal risultato sembrava “tienti st’ananas altrimenti questo non la smette più d’importunare”, infatti la signora si fece accondiscendente, accettò il frutto e mi salutò con un sorriso. Interiormente la ringraziai perché sentivo che l’accettazione di quel frutto corrispondeva a qualcosa di più sottile.

Infine, raccontare come tornai all’albergo quasi volando su un taxi e la partenza dell’indomani, volando, senza ancora essere partito da lui. Questa sensazione la percepii come un segnale di vera santità, quindi da quel momento non pensai più a Nisargadatta come “un sant’uomo” ma come un santo. Dovranno però trascorrere ancora diversi anni prima che -pian piano- quel messaggio ricevuto “non c’è nessun domani c’è solo ora” divenisse più chiaro. Attraverso un lento processo rielaborativo della mia precedente visione, per mezzo di meditazioni profonde, di segnali inequivocabili, di lacrime, di batticuori, di nascondi e cerca, di belle batoste a lungo ricevute che mi hanno ripagato ampiamente di quell’incontro.

Paolo D’Arpini

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Commento da Editora Advaita: "Grazie Paolo. Avevo già letto il tuo relato. Chissà... magari lo traduco. Ma, detto fra noi, questo incontro ti ha lasciato qualche marca? Com'era il vecchio Nisargadatta in quei giorni? Racconta.... :)"

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Mia risposta: "Vuoi avere notizie fuori scena?.. Ce ne sarebbero ma in parte sono anche descritte, in forma di sensazioni, nella scena...
La cosa più rilevante che ho percepito col vecchio Nisarga è stata la sua capacità d'intuizione.. la sua abilità nel trovare la giusta risposta basandosi su un semplice sguardo.. e siccome anche io sono avvezzo a questa tattica.. la corresponsione fu particolarmente significativa... Alla fine uscii soddisfatto di aver avuto le risposte nei miei termini.. con fatti concreti e non con chiacchiere.. I fatti li puoi vedere descritti nella storia. Mi è stato di grande ausilio osservare l'indifferenza con la quale esponeva il suo male.. una bocca sbavante come fosse un fiore...
Per comprendere appieno il senso di quell'incontro ho dovuto però aspettare qualche anno.. avvenne nel silenzio della campagna (costal) in Andra Pradesh, seduto per tre mesi davanti alla mia capanna nel villaggio di Jillellamudi, alla presenza della mia Madre Anasuya... Advaita più tremenda dello stesso Nisargadatta. Un viaggiatore mi mise in mano Io sono Quello e così appresi anche l'insegnamento "letterario e formale" di Nisarga.. ed infine compresi tutti i significati dei gesti e delle poche parole. e degli sguardi e.."


Sarcasmo? Soddisfazione di Paolo D'Arpini

mercoledì 28 dicembre 2011

Il sincretismo spirituale come legante per tutte le fedi e per tutte le culture umane

Monaco cinese


Prendo come spunto la recensione più che giusta di Paolo D'Arpini, sui “separatismi, lo scollegamento sociale, l’alienazione e la comune matrice spirituale nella casa terra”:
http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2011/12/i-separatismi-lo-scollamento-sociale.html

Quante cose da dire, quante cose da fare, per migliorare la società umana, nonostante il trascorso di parecchi millenni di esperienze vissute.

Inizierei da un profondo esame sulla realtà spirituale che penetra le coscienze attraversando l’anima, dove per assurdo si parla in nome del Sommo Dio con concetti diversi, alcuni con profonda convinzione di Fede benché formulati su ideologie differenti, mentre altri appaiono quasi speculativi,  per accreditarsi con la parola il richiamo delle masse attraverso il Credo, allo scopo di esercitare la sottomissione dell’uomo al Potere Terreno, impedendogli di reagire all’ingiustizia.
Nel mondo vi sono oltre 12 Religioni importanti, le quali si sviluppano in più di 400 o 500 sotto prodotti come al mercato dei vegetali, tutti aventi per componente principale un unico scopo, “Dio” creatore del cielo e della terra e di tutte le cose in esso contenute.
Una lotta continua per la supremazia delle filosofie di Fede, per accreditarsi un maggior numero  di Credenti o Seguaci , gestire le loro vite ed i loro interessi.
Parlare di Dio, sembrerebbe un argomento che rende bene economicamente, ma non cambia i mali del mondo, generati principalmente dalle ingiustizie dell’uomo verso l’uomo.
Molte Nazioni sono dominate o Monopolizzate da una unica Fede come ad esempio l’Italia con il Cristianesimo, l’Arabia Saudita con il Musulmanesimo o Islamismo, l’Inghilterra con il Protestantesimo, la Russia con l’Ortodossia, Israele con il Giudaismo, l’India con l’Induismo, Buddismo, la Cina con il Confucionasimo e con il Taoismo, la Persia con il Zoroastrismo -un tempo- ed oggi con la setta musulmana Scita, il Giappone con il Shintoismo, ecc., dove a ragion veduta ogni paese si è creato le proprie Credenze di Fede e di lotta per il dominio dell’uomo, con l’intento di allargarsi oltre i confini per dominare l’intera umanità per mezzo della Fede.

L’unico Paese al mondo che raccoglie quasi tutte le Fedi e i 500 sottoprodotti, mantenendo un rispettoso bilanciamento dei vari Credo, è l’America Centrale, riconosciuta come il più grande esempio mondiale di libertà del pensiero e di Democrazia, dove malgrado i buoni propositi di base, non mancano le eccezioni di malformazione delle pecore nere. Vedi Bush Junior.
L’Era nella quale viviamo, che per l’esattezza si avvia al terzo millennio Dopo Cristo, nonostante le lunghe e penose esperienze del passato, non sembra guidarci verso soluzioni di Pace, in considerazione delle continue battaglie con le guerre di Religione, per accreditarsi un maggior numero di seguaci per il dominio del Mondo.

Il Cristianesimo, a torto o a ragione, considerato la scienza di tutte le filosofie del Credo, il quale avrebbe dovuto riequilibrare il feroce mondo dell’uomo, si è perso coltivando ricchezza e Potere, invece di seguire l’ideologia originale dettata dall’insegnamento di Gesù Cristo, fondata non soltanto sulla saggezza e la preghiera per lenire le sofferenze inflitte dalle avversità della vita e dal Potere, ma assicurando ai Fedeli l’appoggio incondizionato della Chiesa, con maggiori garanzie di Giustizia Sociale, Civile e Penale Terrena, prima di allargarsi alla Giustizia Divina nell’aldilà.
Senza andare tanto lontano, basterebbe affacciarsi nei vari teatri dei Tribunali Italiani, per rendersi conto del livello di Ingiustizie di stampo Mafioso operato liberamente da alcuni Giudici, senza nessun intervento di chicchessia in difesa dei poveri malcapitati, molti dei quali non colpevoli,  che vanno ad affollare i Penitenziari per poi uscire provetti delinquenti.
Molti Giudici dovrebbero essere estromessi dalla carriera, per infondate capacità di Giudizio, le quali creano discordia e rivendicazioni che si ripercuotono sull’intero Paese.
Le Religioni del passato si fondavano principalmente sulla difesa degli spiriti maligni e ricorrevano agli Dei con sacrifici immaginabili per proteggersi dal male.
In altri tempi, alcuni popoli nella lenta evoluzione della specie, scoprirono l’importanza della saggezza e del sapere, per migliorare i rapporti di pace e di affiatamento nella Comunità, dando vita a esemplari insegnamenti di comportamento e di fratellanza, con l’incondizionato rispetto per la Natura e per il Creato, che in quell’epoca condussero a importanti riconoscimenti di Pace in diverse Civiltà del passato.
Con l’evolvere del progresso, sino ai tempi più moderni, l’uomo ha acquisito sempre maggiori esperienze nel ramificato albero del sapere e dell’astuzia, sino a creare i grandi pensatori definiti “Profeti”, i quali per convincere le masse si attribuivano privilegi di contatto ispirati da un unico Dio, o dai suoi Angeli e Arcangeli, rovesciando per proprio tornaconto alcune credenze esemplari del passato, diffondendo convinzioni che attribuiscono all’uomo privilegi sopranaturali, “creato ad immagine di Dio”, per sensibilizzare le coscienze nelle scelte del bene e del male come libertà individuale dell’essere.
Il Signore nella Sua infinita bontà, amore e Giustizia, ha creato la Natura con tutte le cose e gli esseri in esso contenuta, senza privilegi per alcuno, dove ogni cosa ha una ragione di essere a completare il disegno Divino.
L’argomento spirituale che trasporta l’uomo nelle scelte della Fede, è alquanto delicato specie per gli estremisti i quali per debolezza mentale sono portati all’eccesso nell’una o dell’altra filosofia, dove alcuni in buona fede ed altri a scopo di lucro, o di conquista, accendono gli animi e impediscono la pace sul Pianeta Terra.
A mio umile avviso, il ricollegamento sociale dell’umanità con una comune matrice spirituale, sarà possibile con la fusione (sincretica), amalgamando tutte le Fedi in un unico Credo a livello Planetario, dove la Natura riscatterà il suo primato.

Anthony Ceresa - a.ceresa2002@libero.it

Chi è il "soggetto".. nella psichiatria, astrologia, biochimica, patologia... spiritualità

L'io e l'altro...


"È falso dire: io penso.. si dovrebbe dire io sono pensato.

Scusate  il gioco di parole. L'io è un altro." 

(Arthur Rimbaud)
(...)

Io purtroppo (lo dico sinceramente) ho una mentalità arcaica, almeno di certo per quanto riguarda le malattie dell'animo. Penso cioè che le diagnosi psichiatriche non siano poi così attendibili (prova ne sia che spesso sono varie e discordi) mentre più reali mi sembrano le constatazioni delle lesioni dell'animo in senso antico, che possono essere da lievi a gravi e che pertanto sono classificabili nella norma tollerabile (quelle che abbiamo anche noi stessi), nel borderline o nella patologia.

Voglio sottolineare anche un'altro punto importante: nella famosa
"capacità di intendere e di volere" che fa da linea discriminante nelle perizie psichiatriche dei tribunali, si contempla di certo solo la
parte razionale dell'animo, ovvero Mercurio e i suoi Dominatori. Ma
come considerare (al di là delle perizie psichiatriche oppure proprio
dal punto di vista psichiatrico ma alla luce dell'astrologia classica)
un soggetto che ha un Mercurio non compromesso ma una Luna (e chi la domina) completamente guasta? Qui c'è una lacuna!
Infatti è capace di intendere e di volere ma non è assolutamente capace di sentire ed affezionare, se è comprensibile questa espressione. Gli manca assolutamente la capacità di andare oltre il proprio ego e di immedesimarsi nel proprio simile, gli manca la pietas, è spietato cioé, e compie di conseguenza atti più o meno crudeli:  in conclusione, anche se non manca di logica o dialettica, a mio avviso non è meno pazzo di chi non è in grado di intendere e di volere.

Certo, secondo la moderna psicologia ci sono i disturbi dell'affettività e via dicendo ma com'è che  tutto (o quasi) si fa
risalire sempre alla famiglia, ai traumi infantili, etc.? Invece, secondo Tolemeo c'era il bene, c'era il male, la salute, la malattia.
Non dico che qui bisogna fermarsi, però le spiegazioni dei moderni non mi sembrano migliori, comprese quelle biochimiche.

Io credo, è un'idea che ritorna sempre più insistentemente nel mio
cervello, che tutto ha origine nel momento del concepimento. Se i due genitori hanno fatto l'amore con amore, piacere e reciprocità, è la cosa migliore per il bimbo concepito: sia per il corpo che per l'animo; se con violenza, sofferenza, incomunicabilità, è la cosa peggiore. In mezzo c'è una serie infinita e infatti noi tutti siamo in genere figli di una via mediana: le eccezioni, nel bene e nel male, sono più rare.
Ma anche all'interno di una norma, ci sono i fratelli (o sorelle) più
belli, più intelligenti, più fortunati...

(...)
Donato Bilancia

 
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Commento di Joe Fallisi:

Belle queste note generali, con le quali concordo. Vorrei però aggiungere una considerazione, anche per me importante e a cui rifletto da non poco. A me paiono "lacunose" entrambe le visioni - rimanendo la più profonda, in ogni caso, quella degli antichi.
Il problema radicale è CHI SIA (persino se esista) IL SOGGETTO.
Mercurio ci fa discriminare, la Luna sentire, Venere desiderare, Marte ci fornisce l'energia cinetica... Ma CHI, delle nostre "potenze dell'anima", DECIDE alla fine e ne "risponde"?... Il Sole forse?... E' un significatore che tutto assomma e irradia, ma generalissimo... è lì la sede della coscienza - presenza chiara a se stessi - e della volontà INDIVIDUALE?... O forse l'oroscopo (o Daîmon), sigillo personale, unico per ogni genitura?... Quel grado immateriale che sorge a oriente è sì specifico, ma rinserra tutto il corredo dei geni, viene dalla notte (delle generazioni, dei tempi), ha un bagaglio complesso e segreto - che porta a compimento, anzi, al di qua di ogni "coscienza" o "decisione" dell'individuo... Occorrerebbe un'entità che "rappresenti" in prima persona la figura (colui che agisce attraverso la propria carta del cielo) rimanendone, però, insieme, "all'esterno". In effetti, non si trova.

Joe Fallisi

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Riflessione aggiunta: "Riflettevo su come il motto da barbieri "Qui non si parla di politica!", assunto dall'attuale consiglio ectoplasmatico di Cielo e Terra, contraddica bellamente l'astrologia proprio nella sua manifestazione classica. L'astrologo capace fu spesso - ma non per forza - intimo e consigliere del potente di turno (si pensi a Guido Bonatti sulla torre pronto a suonar la campana al suo omonimo da Montefeltro per indicargli il momento in cui lanciare le truppe). In ogni caso sempre dentro le vicende politiche e umane dei suoi contemporanei, attraverso l'esercizio così dell'astrologia cattolica (politica per antonomasia), come di quella genetliaca e catarchica. Ovvero in mille modi impegnato nella decifrazione-attuazione del corso storico, sia collettivo, sia individuale. Il paradosso è che proprio coloro che oggi si richiamano in teoria alla vera arte-scienza delle stelle, le siano in pratica più distanti. Si tratta in genere di voyeurs codardi e gelatinosi del passato. L'unico, non a caso, che essi "prevedano" immancabilmente. (Joe Fallisi)

martedì 27 dicembre 2011

I separatismi, lo scollamento sociale, l’alienazione e la comune matrice spirituale.... nella casa Terra....

Paolo D'Arpini in passeggiata solitaria a Treia


In questi giorni in cui gli italiani sono scossi e senza parole per la crisi economica stanno ritornando in auge discorsi corrosivi sulla unità nazionale. Nord contro sud, est contro ovest... Mentre l'Europa stenta ad affermare l'unità politica anche nel piccolo la separazione e lo scollamento sociale divengono più evidenti... Un ritorno al campanilismo mentre la comunità sembra aver  perso la capacità di esprimere solidarietà  e collaborazione.  Ciò avviene persino fra compaesani.. tutti sono oggi inequivocabilmente percepiti alieni  da ognuno di noi. Perciò è evidente che lo "straniero" è addirittura visto come un invasore e questo comporta uno scontro continuo fra le parti. Extracomunitari che si coalizzano contro gli italiani ed il contrario. Come si può in tal modo costruire una società umana decente? Mentre non si riconosce più nemmeno un membro della famiglia come nostro proprio come possiamo accettare ed accogliere chi non conosciamo, o pensiamo di non conoscere? 

Viviamo in un mondo di stranieri e noi stessi siamo stranieri in questo mondo. Eppure con la globalizzazione si presupponeva che la “razza globale”, il concetto di comune appartenenza alla Terra, divenisse un dato acquisito, una realtà. Purtroppo non è andata così, la mancanza di coesione nella società urbana e consumista è ormai evidente.

Mi raccontava un amico di Veroli,  che in varie parti della Ciociaria è in corso  l’avanzata dell’infiltrazione mafiosa e -secondo lui- la colpa è solo della mancanza di solidarietà interna nella collettività. Dove non vi sono valori comuni  e si perde  il senso di appartenenza al luogo immediatamente subentrano gli interessi speculativi che cancellano ogni umanità e fratellanza. Ancora mi portava l’esempio di una piccola città come Frosinone, che ha cambiato completamente aspetto e vivibilità, lì -come a Roma-  la gente vive nello stesso palazzo e  non si conosce,  nemmeno si saluta né si interessa dei propri vicini, ognuno è  estraneo all’altro. Ecco il “contesto civile” nel quale ci siamo smarriti ed ora dobbiamo ritrovare la strada verso “casa”. La Casa di Tutti. 

Ma andiamo avanti con l’analisi. Questo sembra il tempo dello spezzettamento. In ogni parte d’Europa (e del mondo) si assiste ad un processo di frantumazione degli stati ed a forme esacerbate di separatismo, non solo per motivi religiosi, ideologici o di status, e nemmeno per ragioni di concorrenza commerciale od altro. Qual’è la motivazione di questo sgretolamento?  Blocchi monolitici di potere   economico e politico si stanno sbriciolando (vedi i recenti scossoni bancari in USa ed ora anche in Europa). La società umana si dibatte  nella forsennata ricerca di una nuova identità e modus vivendi, tempo addietro persino Bill Gates sul Time inneggiava a un nuovo capitalismo “umano”.

Il separatismo sta facendo  la sua parte e, con il regionalismo fiscale e la lotta alla scuola pubblica  ed al pubblico impiego, sembra acquistare impeto una nuova spinta centrifuga. Nuove entità  economiche, basate sulla produttività amorfa (precariato, call center, veline, prostituzione in tutte le forme, corruzione, etc),  sono in cerca di affermazione riconosciuta, mentre le forze sociali sane cercano di scalfire il monolite dello Stato e percuotono le mura (senza porte) di una apparente legalità democratica che più non  regge le sorti della nazione.

Vediamo inoltre che in oriente come in occidente i vecchi equilibri basati su una appartenenza etnica o culturale non sono più sufficienti a tenere incollati i vari popoli. Gli umani nel tentativo di uniformasi alla globalità hanno perso il senso della dignità e del rispetto per la diversità. Ancora ed ancora si distingue e si  giudica.  Non però nella pianificazione economica e sociale saldamente in mano a pochi "esperti"…

Ritengo comunque che per una opposta tendenza compensativa  succederà che questa "separazione" sfocerà necessariamente al  ri-accostamento interiore e  dell’uomo  verso l’uomo. In fondo quanto possiamo separarci da noi stessi senza perire? Ecco che l’allontanamento diviene  avvicinamento… la vita è  elastica e non può andare in una sola direzione. Ora  sorge la necessità di nuove forme di equilibrio, più radicate nella coscienza della comune appartenenza alla vita. Un avvicinamento alla coscienza universale. Infatti il senso di comune appartenenza porta alla condivisione del criterio di vita,  ad atteggiamenti simbiotici e ad uno  stato di coscienza comunitario. L’evoluzione spirituale richiede  che le persone non si riconoscano più nelle mode, negli sport, nel glamour, nel colore della pelle, nelle religioni o ideologie, etc. Separazione  è solo un concetto per giustificare  degli “indirizzi” personalistici ed egoici,   è una frattura radicale che spacca il mondo e l'essere in due. Il diritto di abitare nel “condominio terra”,   non può  essere codificato  dalla nascita, dall’etnia, dalla nazionalità o dalla condizione economica, etc. bensì dalla capacità di rapportarsi al luogo in cui si vive in  sintonia con l’esistente. L’uomo, la specie umana nella sua totalità, e l’ambiente vitale sono un’entità indivisibile.

Perciò il passo primo da compiere, per il "Ritorno a Casa",  è  l’accettazione delle differenze, viste come fatti caratteriali che al massimo (in caso di persistente negligenza morale) possono essere ‘curate’ allo stesso modo di una idiosincrasia/malattia interna. L’uomo ha bisogno di riconoscersi ‘unico’  nella sua individualità, che assomiglia ad un cristallo di neve nella massa di neve,  ma nella coscienza di appartenere all’unica specie umana.  Non passerà molto tempo -mi auguro- che le divisioni artificiali operate dalla mente speculativa scompariranno completamente ed al loro posto subentrerà un nuovo spirito di fratellanza, partendo dal presupposto delle reali somiglianze e della coesistenza pacifica. Queste somiglianze, in una società sempre più vicina,  renderanno l’uomo capace di capire il suo prossimo, in piena libertà, e di amarlo come realmente merita. Tutti abitanti dello stesso pianeta, tutti a casa!

Paolo D’Arpini
Rete Bioregionale Italiana

lunedì 26 dicembre 2011

Spilamberto (Mo): "Canti sotto il manto di stelle del Cielo interiore"

Shiva, il Grande Dio 

Ante Scriptum: "Io e Paolo stiamo trascorrendo insieme il periodo delle festività natalizie (ma per noi laiche, ed infatti io sto lavorando normalmente) e tra gli altri appuntamenti ci piace riservare una serata ad un incontro con amici-amiche per condividere la ricerca di armonizzazione con la melodia interiore e con le note di un Amore ... spirituale..." (Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini)

"Whatever sins I have done with my hands, feet, voice, body, actions, ears, eyes or mind, whether proibited by the scriptures or not, please forgive all of them. Hail! Hail! O ocean of compassion! O great God! O benevolent Lord!" (Shiva Manasa Puja)

La musica é la stessa e ci troveremo  Mara, Tina, Caterina e Paolo e chi  vorrà esserci.

Canteremo tra gli altri, un inno dedicato alla grande anima, Shiva, lo
Shiva Manasa Puja (adorazione mentale di Shiva), un inno composto secoli e secoli fa da un demone arrogante, Ravana, il quale aveva sfidato la potenza del signore degli dei, Shiva, appunto, e cercando di ribaltare il monte Kailash, dimora del Dio, restò con le mani schiacciate sotto al monte, nel momento in cui Shiva , con l'alluce, spingeva verso il basso il monte stesso. Ravana, immobilizzato e pentito, compose questo inno in cui mentalmente
adorava Shiva con vari oggetti di culto.


Si dice che il grande Dio così propiziato perdonasse il demone e
stabilisse che chiunque avesse cantato questo inno venisse perdonato di tutti i suoi peccati. Alcuni saggi riferiscono che questi fatto avvenne verso la fine di dicembre, nello stesso periodo in cui si dice che Gesù avesse qualche giorno di vita.

Serata di canti sotto il manto di stelle del Cielo interiore:

Appuntamento mercoledì 28 dicembre alle 20 e 30 a casa di Caterina, canti. Seguirà un brindisi e prasad.

Info. 333.6023090 - circolo.vegetariano@libero.it

domenica 25 dicembre 2011

Fanta/geo/politica - Prepararsi al tracollo finale, voluto dagli "illuminati", con i "G.S.S." (Gruppi di Solidarietà e di Sopravvivenza)

La casa del mago - di Franco Farina


Il governo Monti magari è pure mosso da buona volontà nel cercare di salvare l'Italia dalla bancarotta, ma per molti quello che sta facendo (i sacrifici richiesti agli italiani, le nuove tasse e quant'altro) non sono altro che un palliativo, un rallentamento della fine annunciata.

Il problema va ben oltre il nostro debito pubblico, oltre le economie traballanti di molti stati europei. Il vero problema è da ricercarsi nella decisione degli "Illuminati", i potenti che nessuno conosce ma che in realtà governano il mondo, che pare abbiano deciso di cambiar pagina, di inventare un mondo nuovo, fatto di nuove regole a beneficio, ovviamente, di potenti lobby.

L'esperimento Europa non piace più agli Illuminati e quindi va abbandonato, ogni Stato, secondo loro, dovrebbe tornare ad essere quello che era prima dell'accordo di Roma (nel 1957 i sei Paesi fondatori – Italia, Belgio, Francia, Germania, Lussemburgo e Paesi Bassi firmarono il Trattato che istituì la CEE - Comunità Economica Europea). Per sciogliere questa precaria unione di Paesi sotto un'unica bandiera, basta mandare all'aria le loro economie e far saltare l'euro. Ed è quello che sta accadendo, nonostante ingenti somme dalla BCE vengono continuamente trasferite alle banche dei Paesi membri. Questa pesante trasfusione di ricchezza monetaria dalle finanze ancora forti (oggi restano: la Germania, la Danimarca e l'Olanda) a quelle più malandate come la Grecia, l'Irlanda, la Spagna, l'Italia e tra un pò la stessa Francia, non può durare a lungo, alla fine anche i forzieri della Banca Centrale Europea e dei grandi istituti finanziari tedeschi resteranno vuoti. Senza più unamoneta che tenga uniti i membri dell'UE tutto crollerà e sarà un vero disastro!

Tutto questo è studiato scientificamente a tavolino sempre dagli Illuminati, da chi realmente detiene il potere politico e finanziario del pianeta. Ma da questo eventuale crollo chi ne beneficerà? Sicuramente i tre grandi Paesi emergenti: Brasile, Cina e India e a ruota anche la Corea del Sud. Gli USA dal crollo dell'Unione Europea inizialmente potranno avere dei grossi problemi, ma aiutati dalla stessa Cina riprenderanno il loro ruolo di "Gendarmi del pianeta".

Tra dieci o meno anni ci sarà una nuova mappa del pianeta ed è probabile che saranno ridisegnati anche i confini degli attuali Stati. Per l'Italia, ad esempio, c'è il rischio reale di una scissione e questo analizzando e riflettendo su alcune pubblicazioni, curate dalla Lega Nord, che ridisegnano l'Europa in cui tutte le regioni del nord Italia dovrebbero costituire un nuovo grande stato europeo insieme all'Austria e alla Germania. Certo che questo scenario ipotizzato dai "Padani" potrebbe dire guerra civile, ma se questa è una strada ineluttabile auguriamoci almeno che l'eventuale rivoluzione sia combattuta non con le armi, ma con democratici referendum popolari. Un altro rischio non da poco, è quello che alcuni importanti economisti hanno espresso recentemente in vari summit e cioè che questa recessione globale non sia altro che l'anticamera di una guerra. Questi affermano che quando le economie del pianeta stagnano, serve un evento distruttivo totale (megacatastrofi naturali e guerre) per ripartire. Infatti secondo loro è necessario ricostruire dalle macerie e, quindi, creare lavoro e attivare il mondo dell'industria. Ed allora quale occasione migliore per i Paesi emergenti e per gli USA trasferire una guerra semitotale nel Mediterraneo e in Medio Oriente? E' indubbio che Israele prima o poi effettuerà un massiccio attacco aereo contro le istallazioni nucleari iraniane. Lo ha già detto, perché sa che appena pronta la prima bomba nucleare, l'Iran gliela scaglierà contro. Del resto l'attuale governo fanatico iraniano ha sempre affermato che il suo scopo è cancellare Israele dalla faccia della Terra.

In un evento del genere gli USA, che hanno ribadito recentemente la loro totale assistenza ad Israele in caso di attacco da parte dei Paesi Arabi, interverrebbero subito e, per loro grande gioia, trasferirebbero nel Mediterraneo, lontano dall'America, l'inferno di una guerra anche nucleare. Sarebbe questa una guerra rapida e sconvolgente dove servirebbero poi anni ed anni per risorgere dalle ceneri. Sta di fatto che in questa eventualità di guerra l'Italia, suo malgrado, potrebbe trovarsi coinvolta. A questo punto le economie del mondo, di quello che resta, riprenderebbero a girare. Questo "gli illuminati" lo hanno già studiato a tavolino e sanno che dopo questo evento il mondo avrà un altro aspetto, un aspetto a loro più congeniale. In tutto questo cosa centrano i Gruppi di Solidarietà e di Sopravvivenza (GSS) ?

Centrano e come! Se crolla l'euro perché le manovre speculative e politiche internazionali avranno vinto, oppure perché è scoppiata la guerra tra Paesi Arabi e l'Occidente, il popolo europeo e in particolare il nostro, potrebbe trovare grosse difficoltà a continuare una vita normale.

Dove trovare da mangiare, dove curarsi, dove vestirsi, dove rifugiarsi? Forse Paesi più organizzati e seri del nostro, vedi quelli scandinavi, la Germania e la stessa Inghilterra, riuscirebbero ad aiutare i propri cittadini nei momenti difficili, ma è legittimo nutrire forti dubbi sulla capacità di nazioni come la Grecia, L'Italia e la Spagna. In queste aree dopo un po’ ognuno dovrebbe arrangiarsi da solo. Regnerebbe così il caos, la violenza delle bande, l'inettitudine dei pochi politici sopravvissuti. E allora?

E allora perché non pensare di organizzarsi in gruppi di sopravvivenza; in gruppi di 10 o 20 famiglie al massimo in cui trovare tra di loro la solidarietà necessaria per sopravvivere ad eventuali situazioni limite. Non è fantascienza è solo prevenzione. Perché non pensare di prevedere e prevenire quello che, ci auguriamo, non debba mai accadere? Se tutte queste fosche previsioni non dovessero avverarsi, sarà stato per molti un esercizio, quasi un gioco, senza arrecare danni a persone e cose, solo una esercitazione preventiva. Poi ognuno tornerà a fare quello che ha sempre fatto e i GSS potrebbero restare come un momento di aggregazione tra amici. Ma se invece le previsioni più nere dovessero avverarsi, il non essersi organizzati in tempo potrebbe rappresentare una catastrofe ulteriore per molte famiglie.

All'inizio si possono consultare amici e parenti, esporre loro il progetto e valutare la
fattibilità. Si può partire con un gruppo formato con almeno 10 famiglie e tra queste
individuare ed inserire chi possiede un pezzo di terra agricola fuori città. Serviranno anche persone competenti nell'utilizzo di energie caloriche ed elettriche ricavate dal fotovoltaico o dall'eolico e poi un medico, un paio di artigiani delle costruzioni in legno e, ovviamente, esperti in agricoltura e zootecnia. Tutte queste persone dovranno elaborare un piano di sostentamento alimentare in caso di crisi e, in caso di peggioramento della situazione, prevedere anche un eventuale trasferimento nell'appezzamento di terreno già inserito nel GSS.

Qualcuno legittimamente potrebbe obiettare e chiederci: -"La situazione è così drammatica, come descritta fin qui al punto di organizzarci in gruppi di sopravvivenza? Non è questa pura fantascienza?

Forse si e forse no! Ma allora perché aspettare che gli eventi possano ulteriormente
precipitare senza muovere un dito, senza almeno cercare un piano "B" per sé e per la propria famiglia? Dobbiamo ragionevolmente valutare tutto senza isterismi, esaltazioni o completo menefreghismo; valutare se è il caso oppure no di pensare a qualche scappatoia qualora la situazione già pesante dovesse ulteriormente precipitare. Ma intanto tra amici potremmo pensare non alla grande fuga dalle città, come si è visto in passato in molti film di fantascienza, ma ad organizzarci per costituire un semplice gruppo di acquisti di generi di prima necessità. In questo modo oltre al beneficio per l'abbattimento dei costi dei generi alimentari, si potrebbe sperimentare in maniera molto soft l'eventuale istituzione di un GSS.

Filippo Mariani -   Accademia Kronos

sabato 24 dicembre 2011

Fabio Calabrese: "Dittatura religiosa... tumore o parassita della società? Entrambi...."



Un punto sul quale ho visto che l’amico Steno Lamonica insiste molto nei suoi scritti, è la filiazione del comunismo dal cristianesimo. E’ un concetto su cui non si può che convenire: tutta la modernità coi suoi fenomeni degenerativi deriva dal cristianesimo. E’ un punto su cui, pur condividendolo, io non ho insistito particolarmente a sottolineare per un motivo preciso: il crollo dell’Unione Sovietica e dei sistemi comunisti nell’Europa orientale (non però in Cina, a Cuba, in Corea del nord) potrebbe produrre in qualcuno l’errata impressione che il problema sia ormai sostanzialmente risolto, mentre in realtà non è stato risolto nulla e in questi venti anni le cose non hanno fatto che peggiorare.      Lo studioso tedesco Karl Heinz Dreschner è da anni impegnato nella stesura di una Storia criminale del cristianesimo di cui sono già usciti alcuni volumi [l'opera si compone di dieci volumi, di cui otto finora si possono leggere in traduzione italiana - cfr. http://www.edizioniariele.it/ilviandante_03.htm]. La cosa notevole è che quello che in origine doveva essere un libro, sotto le mani dell’autore si è presto allargato alle dimensioni di un’enciclopedia.


La situazione di conflitto fra comunismo e americanismo ha fatto sì che le due branche della modernità anti-tradizionale e anti-europea in qualche misura si neutralizzassero a vicenda. E’ solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica che hanno preso avvio la globalizzazione, il PNAC (“Project for a New American Century”, il piano americano di dominio planetario) e il riversarsi – chiaramente manovrato – delle masse umane di migranti dal Terzo Mondo allo scopo di stravolgere la sostanza etnica dell’Europa. Tutte cose che non potevano essere attuate finché esisteva l’Unione Sovietica, perché avrebbero fatalmente spinto per reazione gli Europei occidentali in braccio a quest’ultima.

Il comunismo, palesemente, era destinato a essere la punta di diamante e il beneficiario definitivo di un piano di assoggettamento planetario, tuttavia qualcosa non deve essere andato come inizialmente previsto. Probabilmente “lo scostamento” si è verificato con l’ascesa al Kremlino di Stalin che ha spazzato via la nomenklatura della prima ora, folta di elementi ebraici da Stalin tenuti in sospetto perché correligionari del suo nemico Lev Trockij. Di sicuro c’è il fatto che alla conclusione del secondo conflitto mondiale emerse con chiarezza la spaccatura fra i vincitori che portò a quel mezzo secolo di stallo che conosciamo come Guerra Fredda.

Oggi a portare avanti il progetto totalitario di domino mondiale è una potenza dichiaratamente cristiana, gli Stati Uniti d’America, e questo se non altro ha il pregio di dissipare tutta una serie di equivoci. Quel che rimane oggi del comunismo è strettamente funzionale agli interessi del grande capitale internazionale ma soprattutto USA, come ben dimostra l’esempio della Cina oggi grande “mercato del lavoro” di braccia a bassissimo prezzo per l’industria americana. Sembra proprio che l’alleanza che strangolò l’Europa nel 1945 si sia oggi riformata.

Nel prosieguo di questo articolo vedremo di capire cosa sia l'americanismo, il cristianesimo made in USA e perché lo si debba ritenere una forma di totalitarismo, ma prima ancora sarà bene capire quanto sia totalitario il cristianesimo in genere e innanzi tutto avere chiaro cosa significhi totalitarismo.

Noi tendiamo a confondere totalitarismo e dittatura, al punto che spesso i due termini sono usati come sinonimi; invece si tratta di due cose affatto differenti. Per dittatura si può intendere qualsiasi forma di regime non democratico, mentre il totalitarismo è qualcosa di più e di diverso, un potere autocratico che tende a rimodellare per i propri fini il corpo sociale ed entrare pesantemente nella vita delle persone, su cui intende esercitare uno stringente condizionamento.

Il fascismo, ad esempio, era una dittatura ma non era un regime totalitario. Gli storici che oggi studiano in maniera imparziale l’era fascista, regolarmente si stupiscono di quanto poco il fascismo interferisse nella vita privata delle persone, di quanta libertà fosse accordata a chiunque non fosse un oppositore dichiarato del regime (compresa quella di metterne in caricatura gli aspetti deteriori, che ci sono dappertutto, si pensi a Petrolini, che il regime non osteggiò mai, mentre il “democratico” De Gasperi doveva “democraticamente” mandare in galera Guareschi per una vignetta, e in anni più recenti un altro campione di democrazia, Massimo Dalema cercò di fare altrettanto con Forattini).

Si ha l’impressione che il fascismo sia stato anche troppo tollerante verso forze estranee ad esso che lasciò sussistere: la monarchia, il grande capitale, la Chiesa cattolica, le stesse che al momento della prova decisiva gli si rivoltarono contro, pugnalando alla schiena anche l’Italia.

Altre volte mi è capitato di esprimere il concetto che il cristianesimo cattolico e protestante sono due mali, due versioni dello stesso male, fra cui è molto difficile o impossibile scegliere il minore. Se infatti il protestantesimo non ha, come il cattolicesimo nella Chiesa, un’istituzione rigida, gerarchica e dogmatica in grado di esercitare un pesante potere d’interferenza nella vita civile degli stati “cattolici”, nel protestantesimo è presente un’ossessione biblica che generalmente nei Paesi “cattolici” non si riscontra.

Si ha l’impressione che nei Paesi cosiddetti cattolici la religione, mentre per la parte meno acculturata della società significa l’adesione a una serie di pratiche superstiziose (padre Pio, le madonne, il sangue di San Gennaro), per lo strato dei fedeli di cultura medio – alta essa sia semplicemente l’ossequio a un’istituzione di potere che non provoca un grosso coinvolgimento emotivo, tuttavia non dobbiamo sottovalutare il potere del cristianesimo di costituire una vera e propria gabbia mentale che rende letteralmente incapaci di concepire altre forme di pensiero, in materia di religione ma anche altrove.

Sarebbe umoristico se non fosse tragico ascoltare un cristiano quando parla delle altre religioni. A sentirli parlare, non solo l’universalità del fenomeno religioso sarebbe una dimostrazione dell’esistenza di Dio – del loro Dio – ma quello che sembra variare da una cultura e da una religione all’altra, non è in sostanza che il nome della divinità: Gli islamici adorano Allah, i taoisti cinesi il Tao, i buddisti Buddha, eccetera; danno l’impressione di pensare che basterebbe qualche piccolo aggiustamento in perfetti cristiani.

Basta osservare le cose un po’ più da vicino per capire che esse stanno in maniera del tutto differente: continuando per assurdo a usare termini abramitici per riferirsi a culture molto distanti dall’eredità di Abramo, dovremmo concludere che induisti e scintoisti sono idolatri, e buddisti, confuciani e taoisti atei; né più né meno.

In realtà, qui viene fatto una specie di gioco delle tre carte; quello che è universale è l’anelito umano alla trascendenza e al sacro, non la forma particolare delle religioni abramitiche (presunte discendenti da Abramo), che in effetti non sono condivise da più di un terzo dell’umanità, e si è disinvoltamente scambiata una cosa per l’altra.

La stessa incomprensione che i cristiani manifestano per le culture extraoccidentali e le religioni non abramitiche, la mostrano per l’antichità pre-cristiana. E’ una cosa che risulta sorprendente per coloro che non hanno esperienza di questo ambiente, ma nella scuola italiana esiste una vera e propria lottizzazione delle competenze, per la quale mentre l’insegnamento e la stesura dei manuali per lo studio della storia sono un appannaggio marxista, la filosofia è invece di competenza cattolica. La stessa incomprensione, dicevo, che i cristiani manifestano nei confronti delle culture non occidentali e delle religioni non abramitiche, la ritroviamo tale e quale riguardo al pensiero antico pre-cristiano, e anche qui la cosa sarebbe umoristica se non fosse tragica.

Leggendo come questi manualisti cattolici spiegano la filosofia antica, apprendiamo che Senofane, Platone, Aristotele erano giunti al monoteismo, ma non avevano potuto arrivare al concetto di un Dio personale. In realtà, quello che viene presentato come l’ulteriore e definitivo progresso dello spirito umano conseguente alla rivelazione cristiana, non è che un rozzo antropomorfismo che testimonia l’arretramento speculativo avvenuto con la cristianizzazione, il “divino artigiano”, il Dio che avrebbe plasmato il mondo come gli uomini fabbricano i loro oggetti. Prima ancora dei tre filosofi “monoteisti” summenzionati, l’idea del Fato o del Brahman come forza trascendente impersonale sottesa all’ordine delle cose, rivela nel paganesimo antico e nell’induismo una profondità speculativa del tutto estranea agli antichi Ebrei progenitori delle religioni abramitiche.

Esattamente come accade ai totalitarismi politici, la presunzione e l’arroganza dottrinali finiscono per comportare un sistema totalmente oppressivo e liberticida sul piano pratico.

Non varrebbe nemmeno la pena di ripeterlo per l’ennesima volta: la storia della cristianizzazione dell’Europa è una storia di violenza quasi inenarrabile, da far scomparire i totalitarismo del XX secolo. Le persecuzioni con cui Costantino e Teodosio, poi gli imperatori bizantini fino a Giustiniano, cristianizzarono l’impero romano facendo diventare un delitto passibile di morte continuare a seguire la religione dei padri, le campagne carolinge contro i Sassoni e quelle dell’Ordine Teutonico contro gli Slavi, sempre basate sul principio della conversione a fil di spada, la crociata contro gli Albigesi nel XIII secolo che distrusse la Provenza medievale, poi i roghi dei cosiddetti eretici e delle cosiddette streghe. La Chiesa cattolica ha conquistato l’Europa come un esercito invasore e l’ha tenuta sotto controllo come un esercito occupante. Quando non ha potuto più farlo, è iniziata, lenta ma progressiva e con ogni probabilità irreversibile, la laicizzazione o, per chiamare le cose con il loro nome, la scristianizzazione: l’Europa rigetta via da sé il cristianesimo come quel corpo estraneo che effettivamente è.


In definitiva non esiste nessuna invenzione del totalitarismo moderno che il cristianesimo non abbia cristianamente anticipato, comprese le più atroci come i campi di concentramento. Nel libro La distruzione dei templi [cfr. http://it.groups.yahoo.com/group/libertari/message/90311], lo scrittore greco Vlasis Rasias ci racconta la brutale violenza con cui gli imperatori cristiani estirparono la religione antica, e ci fa conoscere una realtà che gli storici di solito preferiscono ignorare: i lager cristiani:
3. Miguel Martinez, L'anticristo circasso, sito Kelebek, http://www.kelebekler.com/

Richard Dawkins, L'illusione di Dio, Mondadori, Milano 2006, pag. 210-211.

“Anno 359 - In Skytopolis, Siria, i cristiani organizzano il primo campo di concentramento per la tortura e l"esecuzione dei pagani arrestati in qualsiasi parte dell'Impero (...).

Anno 370 - L'imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione contro i pagani in tutta la parte orientale dell'Impero. Ad Antiochia si giustizia, in mezzo a molti altri pagani, l"ex governatore Fidustius e i sacerdoti Hilarius e Patricius. Si bruciano numerosi libri nelle piazze delle città dell'Impero dell'est. Si perseguitano tutti gli amici di Giuliano (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Viene bruciato vivo il filosofo Simonides e decapitato il filosofo Maximus.

Anno 372 - L'imperatore Valente ordina al governatore dell'Asia Minore di sterminare tutti gli ellenici e tutti i documenti relativi al loro sapere (..).

Anno 385 fino al 388 (...). Migliaia di innocenti pagani in tutto l'Impero vengono martirizzati nel terrificante e orribile campo di concentramento di Skythopolis” (1).

Tuttavia a mio avviso il punto che conta davvero non è tanto tutto ciò, quanto il fatto che questa lunga storia invereconda di inganni, soprusi e violenza, e questo è un fatto che dobbiamo capire una volta per tutte, non è una deviazione rispetto al “messaggio cristiano” alla “buona novella” annunciata dal vangelo, ma niente altro che la sua concreta applicazione.

Oggi i cristiani hanno adottato perlopiù un “profilo basso”, mostrandosi come la quintessenza della mitezza della mansuetudine, della disponibilità al dialogo, e questo può far passare inosservato il nucleo centrale totalitario della loro dottrina, che però basta grattare un po' sotto la superficie per riscoprire.

Prendiamo una frase di uso comune, il cui uso ricorrente ha creato un'apparenza d'innocenza e di innocuità, “i cristiani e le bestie”. I sottintesi, che trovano perfetta rispondenza sul piano storico, sono terribili, essa significa alla lettera che solo il cristiano, battezzato e fedele alla Chiesa cattolica, può essere considerato uomo.

Vorrei citare un episodio in cui parecchi anni fa mi sono imbattuto per caso: mi trovavo in biblioteca alla ricerca di un libro. Mentre ero intento a questo lavoro, mi capitò casualmente fra le mani un testo che non aveva nulla a che fare con quel che cercavo, era l'autobiografia di una scrittrice italiana, e mi misi a sfogliarne per curiosità le prime pagine. Purtroppo non ricordo di chi si trattasse, sono passati diversi anni da allora, e non ho pensato di prendere appunti né che avrei potuto utilizzare la cosa in uno scritto come il presente.

Questa signora era nata negli anni '30 dello scorso secolo. I suoi genitori erano entrambi di idee laiche, e avevano deciso di non battezzarla, ma la dovettero battezzare di corsa. Era successo che la madre non aveva latte, e fu quindi necessario ricorrere a una balia. Ne trovarono una di famiglia contadina, che subito chiese:

“Dov'è il certificato di battesimo della bambina?”

Alle reazioni sorprese dei genitori, rispose:

“Non vorrete che mi attacchi al seno una bestiolina?”

Così i genitori, volenti o nolenti, dovettero farla battezzare in tutta fretta.

Dobbiamo considerare che la Chiesa cattolica si riteneva a tutti gli effetti la rappresentante esclusiva di Dio in Terra, ed in quanto tale rivendicava il diritto di amministrare, spiritualmente e materialmente, ogni cosa esistente sulla Terra, ché solo con il battesimo ed alla precisa condizione di mantenersi devoto seguace della Chiesa stessa, l’uomo riceveva personalità giuridica, e che per conseguenza, ciò che appartiene a un pagano è una res nullius di cui la Chiesa può liberamente disporre, e che perciò può dare in concessione (sempre revocabile) al momento del battesimo a chi l’ha fin allora sempre posseduta. Noi vediamo un’eco di questa concezione nell’atteggiamento degli storici che si occupano dell’alto Medio Evo: capita che quello che prima era un “capotribù” viene promosso a “re” al momento del battesimo, diventa addirittura il primo sovrano ed il fondatore della propria dinastia anche se era salito su un trono che i suoi antenati detenevano già da secoli. È successo con Clodoveo re dei Franchi, è successo anche, ad esempio, con Stefano I d’Ungheria, divenuto, dopo essersi convertito, “primo re” di una nazione che i suoi antenati governavano da secoli.

Poiché solo il cristiano era considerato “uomo”, poiché ciò che apparteneva a dei non cristiani era res nullius, la Chiesa si riteneva libera di farne dono a chi volesse, così ad esempio fu “fatto” re di Sicilia il normanno Roberto il Guiscardo molto prima che questi togliesse l’isola ai saraceni, e la successiva conquista non fu affatto una conquista, un’usurpazione, una rapina: un uomo sarà pure libero di sbarazzarsi delle “bestie” che infestano la sua proprietà. È da notare che nello stesso modo furono “date” ai Normanni le terre dell’Italia meridionale che appartenevano agli “eretici” bizantini, dal che si arguisce che la condizione per essere ritenuto “cristiano” e quindi realmente “uomo” non è credere in Cristo, ma ubbidire al papa.

Ciò non rappresenta comunque un'acquisizione definitiva perché assieme alla “grazia del battesimo” la Chiesa si riserva sempre il diritto di revocare la proprietà di un uomo su ciò che possiede, o almeno di sospenderla, ed è questo il motivo per il quale la scomunica (letteralmente “esclusione dalla comunità” dei credenti) o anatema (termine che ha lo stesso significato e viene dal greco ana – temno, “tagliare via”) era un’arma così potente nelle mani della Chiesa medievale, temuta in particolare dai sovrani, perché faceva venire meno il giuramento di fedeltà dei feudatari, che di solito non aspettavano di avere altro che il pretesto per ribellarsi, in modo da conseguire maggiore autonomia e potere.

Appunto in ragione delle scomuniche inflitte all’imperatore Federico II ed a suo figlio Manfredi, la Chiesa si ritenne in diritto di trasferire nel 1266 il regno di Sicilia dalla casa di Svevia a quella d’Angiò, ed è da notare il particolare, che merita di essere ricordato ad imperitura vergogna di questi sedicenti rappresentanti terreni della divinità, che il corpo di Manfredi, caduto alla testa dei suoi uomini nella battaglia di Benevento, e sepolto dai suoi soldati, fu fatto disseppellire e buttare fra i rifiuti dalle autorità ecclesiastiche: uno scomunicato, “una bestia” non aveva il diritto alla sepoltura.

Stiamo parlando di una delle vicende più gravi, delle pagine più nere della nostra storia plurimillenaria, dove meglio si vede che la Chiesa ha agito sull'Italia come un tumore o un parassita. Dobbiamo essere consapevoli di che cosa significò questo evento per l'Italia, di quale prezzo pagammo e continuiamo ancora oggi a pagare per la bassezza ecclesiastica, l'ambizione dei papi, la mancanza di scrupoli dei “pastori” del “gregge cristiano”.

Fino ad allora, il nostro meridione era la parte più avanzata della Penisola, favorito dagli scambi commerciali e culturali con Bisanzio e con il mondo islamico che allora era più progredito dell'Europa. I Normanni e poi gli Svevi vi avevano creato un moderno stato accentrato. Come lo stato solido ed accentrato creato in Inghilterra dal normanno Guglielmo il Conquistatore sarebbe divenuto una delle maggiori potenze d'Europa, il regno normanno-svevo dell'Italia meridionale che presentava con quest'ultimo delle forti analogie, era incamminato sulla strada di un'analoga importanza politica e floridezza. Le Tavole Melfitane promulgate dall'imperatore Federico II ne furono il coronamento giuridico; con esse s'introduceva, se non proprio una costituzione moderna, una legislazione uniforme che era di quanto più avanzato esistesse allora in Europa.

La fioritura artistica testimoniata ancora oggi dal duomo di Palermo e da quello di Monreale è una prova di questa stagione eccezionale del nostro meridione, così come lo è il fatto che fu alla corte palermitana che cominciò, con Cielo d'Alcamo e Jacopo da Lentini a nascere la letteratura in lingua italiana, od anche il fatto che la più antica scuola europea considerata di livello universitario sia stata la scuola di medicina di Salerno, istituita sempre da Federico II, grande sovrano illuminato, se mai ve ne furono prima del XVIII secolo.

L'invasione angioina chiamata dalla Chiesa precipitò il nostro meridione in un baratro da cui non è più uscito Al seguito di Carlo d'Angiò arrivò una masnada di avventurieri francesi pronti a trasformarsi in un ceto baronale avido e distruttivo come uno sciame di cavallette, che trapiantò di colpo nel nostro meridione che fino ad allora ne era stato praticamente esente, gli aspetti più retrivi ed ormai anacronistici del feudalesimo.

Ecco cosa scrive al riguardo lo storico Scipione Guarracino:

“Se il feudalesimo aveva avuto capacità ricostruttive nell'Europa delle grandi pianure cerealicole, trapiantato nel difficile ambiente mediterraneo ebbe solo effetti disgregatori e la nobiltà feudale venuta al seguito di Carlo d'Angiò, dopo la prima ondata dei baroni normanni duecento anni prima, spezzò definitivamente le possibilità dell'urbanesimo meridionale, che potevano essere solo quelle dell'iniziativa commerciale forte e dinamica. Sotto Carlo d'Angiò il surplus delle ristrette pianure fertili fu avviato verso i consumi delle città del centro-nord, mentre i privilegi e i monopoli mercantili concessi ai toscani trasformarono rapidamente l'intero regno in una 'economia dominata'. Nel XIII secolo e in un ambiente inadatto il feudalesimo era ormai solo causa di decadenza, mentre la sua funzione era già terminata da un pezzo nell'Europa settentrionale. La nobiltà del Mezzogiorno italiano, di un paese cioè costretto a essere povero, sarebbe stata in futuro la più parassitaria, la più passiva che si possa immaginare” (3).

Le conseguenze a lungo termine le paghiamo ancora oggi, e tutte le volte che si parla dell'arretratezza del meridione, ricordiamoci a chi la dobbiamo.

Già in epoca rinascimentale il grande Niccolò Machiavelli (un grande pensatore ed una grande anima di italiano, che non a caso continua ad essere ingiustamente calunniato dalla cultura clericale) aveva individuato in modo assolutamente corretto nella Chiesa la causa prima delle sventure italiane: la Chiesa cattolica non era mai stata abbastanza forte da unificare l'Italia sotto di sé, ma abbastanza forte da impedire che qualcun altro lo facesse e dotata di abbastanza prestigio da richiamare come suo “campione” un invasore straniero sul nostro suolo, da Carlo Magno a Napoleone III passando per Carlo d'Angiò. Si comprende che è solo l'ignoranza della nostra storia antica e recente a impedire alla maggior parte dei nostri connazionali di vedere che esiste una contraddizione, un conflitto totale fra l'essere italiani e l'essere cattolici.

Tuttavia oggi non è su questa sponda dell'Atlantico che il cristianesimo mostra oggi il suo aspetto più violento e virulento.

A uno sguardo superficiale sembrerebbe che non possa esistere un mondo con maggiore pluralismo religioso degli Stati Uniti, dove una miriade di chiese, sette, conventicole si contendono “il gregge dei credenti”. In realtà questa situazione scarsamente comprensibile in termini europei, non testimonia altro che la mancanza di carisma in ciò che gli yankee intendono per religione, là chiunque può aprire una Chiesa come un negozio o un'impresa economica. Tuttavia questo pluralismo apparente ha lo stesso valore del pluralismo politico in un ambiente in cui l'unica discriminante fra “la destra” e “la sinistra” sembra essere la questione se concedere o meno alle coppie omosessuali il diritto di sposarsi e di adottare.

Tutte queste diverse “religioni” sono infatti subordinate a quella che potremmo chiamare la “religione americana”, un mix anch'esso scarsamente traducibile in termini europei di “religiosità” e “patriottismo” che mescola il saluto alla bandiera con la preghiera nelle scuole, il Giorno del Ringraziamento e il Columbus Day, Gesù Cristo e lo Zio Sam.

Per gente assolutamente priva sia di capacità speculative sia di senso della trascendenza, anche “la religione” non avrebbe significato se non avesse conseguenze immediatamente pratiche, che in questo caso consistono nel confermare il senso di superiorità che il superuomo yankee prova nei confronti dei subumani che popolano il resto del pianeta.

La religione americana è nettamente veterotestamentaria, al punto che dovremmo chiederci se la si possa realmente considerare una forma di cristianesimo, visto che ignora quasi del tutto il vangelo, o se è piuttosto di un neo-giudaismo che si dovrebbe parlare, ma dopotutto, questo è un problema dei cristiani (o dei giudeo-cristiani, o dei giudeo-americani, fate voi) non nostro, anche se la mia impressione è che gli yankee abbiano ancor meno titolo a essere considerati cristiani degli islamici, che dopotutto dedicano molto spazio alla figura del “profeta Issa”.

Nel XVII secolo uno scrittore inglese (mi scuso di non ricordarne il nome) inventò la favola che gli anglosassoni sarebbero i discendenti delle dieci tribù perdute di Israele. Questa favola che non ha nessun fondamento né storico, né antropologico, né linguistico né di altro genere, diventò il mito fondante della pseudo-nazione americana. Quando gli yankee sostengono di essere il “Nuovo Israele”, state sicuri che con ciò non intendono assolutamente nulla di metaforico.

Miguel Martinez, detto Kelebek, che, essendo di origine messicana, gli yankee li conosce bene, ha scritto in un articolo pubblicato sul suo sito www.kelebekler.com ,L'anticristo circasso:

“Gli USA hanno avuto molto a che fare con la Bibbia, ma poco con Platone, Tommaso d'Aquino, al-Ghazali o Voltaire. (…).
In altri paesi, è un luogo comune dire che gli Stati Uniti sono un 'paese nuovo privo di storia'. In realtà la storia c'è, solo che è largamente biblica. Se altrove si guarda indietro verso i Celti e gli Etruschi, gli statunitensi guardano indietro verso gli antichi Israeliti; le guerre di Davide sono anche le loro guerre” (3).

La bibbia, lo sappiamo, è un testo che è stato scritto soprattutto per gratificare il feroce egocentrismo tribale degli antichi Ebrei che, convinti di avere un rapporto speciale con la loro inverosimile divinità, si erano persuasi che questa avesse dato loro “in pasto” i popoli che avevano distrutto insediandosi nella Palestina: Filistei, Cananei, Aramei e via dicendo. Allo stesso modo dell'antico Israele, ritenendosi per speciale concessione di Dio, dispensato dalle norme dell'umanità e della pietà (c'è proprio una corrente cristiano-sionista che si denomina dispensazionismo) il Nuovo Israele americano ritiene di poter giustificare quanto meno ai propri occhi il massacro di qualcosa come 5 – 7 milioni di Nativi Americani (“Pellirosse”), un genocidio che non ha nulla da invidiare a quello che il processo di Norimberga ha addossato alla parte perdente la seconda guerra mondiale.

Questo spirito brutale, di una carica di violenza che noi stentiamo a immaginare, è stato ben reso da Richard Dawkins che nel suo testo L'illusione di Dio ha riportato alcuni stralci della violenza sottintesa al cristianesimo yankee, violenza che è la stessa degli uccisori di Ipazia, degli aguzzini di Skytopolis, dei crociati che distrussero la Provenza catara, degli inquisitori che mandavano al rogo “eretici” e “streghe”, il volto più autentico del cristianesimo. Si tratta di passi di alcune lettere ricevute da lui o da altri liberi pensatori da lettori statunitensi:

“Avete una bella faccia tosta. Vorrei prendere un coltello, sbudellare voi idioti e urlare di gioia mentre i visceri vi escono dalla pancia. State fomentando una guerra santa in cui un bel giorno io e altri come me avremo il piacere di passare all'azione”.

“Mi conforta sapere che la punizione che Dio vi assegnerà sarà mille volte più grande di qualunque punizione possa infliggervi io. Il bello è che soffrirete in eterno per peccati di cui non vi rendete nemmeno conto. La collera di Dio sarà senza pietà. Spero per il vostro bene che la verità vi sia rivelata prima che il coltello vi penetri nella carne. Voi atei non avete idea del castigo che c'è in serbo per voi. Ringrazio Dio di non essere voi”.

“Feccia adoratrice di Satana. Facci il favore di crepare e andare all'inferno. Spero che ti becchi una malattia dolorosa come il cancro al retto e muori di una morte lenta e atroce, così incontri il tuo Dio, Satana” (4).

E' il cristianesimo una religione basata sull'amore? Da questi passi, proprio non si direbbe, si direbbe piuttosto una religione basata sull'odio, e ci sono due millenni di storia a testimoniare che questo è il suo volto autentico, non la maschera buonista ostentata dal cattolicesimo odierno.

I cattolici, soprattutto della specie tradizionalista, professano oggi una grande simpatia per gli Stati Uniti. Di fronte all'incalzare del neo-paganesimo, del laicismo, delle religioni extraeuropee portate dagli immigrati, islam in testa, sono convinti di aver trovato un alleato, una sponda, ma è proprio da lì che con ogni probabilità arriverà loro il colpo più duro. Ciò che costoro si ostinano a non capire, è che un sistema totalitario non può tollerare centri di potere autonomi.

Gli Stati Uniti hanno acquisito sul mondo cosiddetto occidentale l'egemonia politica, economica e militare, e mirano chiaramente ad acquisire anche quella religiosa esautorando da questo ruolo la Chiesa cattolica. Un primo attacco è venuto sollevando la questione dei preti pedofili. Non è che il problema non sia reale, ma quello che importa, è capire perché sia stato sollevato con tanta enfasi proprio negli Stati Uniti e in tempi recenti.

Il problema è sempre esistito, sempre e dovunque, è il portato inevitabile di una Chiesa che impone a coloro che formano i suoi ranghi un atteggiamento innaturale verso la sessualità e/o recluta i propri adepti fra coloro che hanno una sessualità deviata.

In genere non sono mai state comminate ai preti pedofili sanzioni più pesanti dello spostamento in altra sede; in compenso il diritto canonico prevede il crimen sollicitationis, ossia il “delitto” commesso da coloro che denunciano gli abusi commessi dagli ecclesiastici: le vittime sono trasformate in rei. E' sempre accaduto e lo si è sempre saputo, e allora perché si è deciso proprio ora di sollevare il velo su ciò?

Un altro attacco più sottile è stato portato con la pubblicazione e la diffusione a livello planetario con grande impiego della grancassa mediatica, di un romanzo assolutamente mediocre, ma che contiene non solo un deciso (e meritato) attacco alla Chiesa cattolica e ad alcune fra le sue istituzioni più ambigue come l'Opus Dei, ma prospetta un nuovo (per noi Europei) modello di cristianesimo o cristiano-americanismo, con un Gesù sposato che forse non è morto sulla croce, con Maria Maddalena personaggio molto più importante di quanto finora ci abbiano raccontato (per la gioia delle femministe) che forse era nientemeno che la moglie di Gesù, con i re merovingi che forse erano i discendenti di Cristo, traditi dalla Chiesa a vantaggio degli usurpatori carolingi, il disegno insomma di un cristianesimo alternativo venato di new age e femminismo, americaneggiante e rispetto al quale la Chiesa cattolica appare spiazzata e screditata. Questi certamente non sono che dei ballon d'essai, il più deve ancora venire.

Dovevamo essere nel 1987 o nel 1988. Il presidente sovietico Michail Gorbacev si era recato nella cattedrale di San Basilio a Mosca per annunciare il pieno ripristino della libertà religiosa in Russia. Il patriarca moscovita Alessio II nel suo discorso “di ringraziamento” gli tolse (e ci tolse) qualsiasi illusione che l'arroganza ecclesiastica sia limitata al mondo cattolico.

“Fra mille anni”, disse, “Quando voi non ci sarete più, noi ci saremo ancora”.

Io ho sempre odiato il comunismo, ma in quel momento mi sentii solidale con il povero Gorbacev.

“Ma come?”, mi venne da pensare, “Quest'uomo viene spontaneamente, senza esservi obbligato, a portarvi quella libertà che avete agognato per settant'anni, e tu lo umili con la tua presunzione di superiorità che non ti deriva da niente altro che dall'indossare una tonaca?”

Il patriarca moscovita aveva colto un punto essenziale: la storia di una religione si misura in millenni, quella di un'istituzione politica in decenni o al massimo in secoli, e il confronto era quindi squilibrato in partenza.

Tuttavia non credo che la profezia di Alessio II si realizzerà.

Il cristianesimo cattolico e forse anche quello ortodosso sono agli sgoccioli.

Sarà il giudeo-cristianesimo “made in USA”, la diffusione dell'islam e delle altre religioni esotiche portate dall'immigrazione, sarà la laicizzazione e l'indifferentismo religioso conseguenza di una religione imposta con la forza quando non ha più potuto essere inculcata con metodi violenti, sarà la rinascita neopagana che si profila sempre più chiara fra gli europei autentici, sarà la combinazione di tutte queste cose, ma se non noi, i nostri figli avranno la soddisfazione di vedere la scomparsa degli eredi di coloro che hanno voluto estirpare dall'Europa la sua spiritualità nativa.
Fabio Calabrese

NOTE

1. Vlasis Rasias: La distruzione dei templi (estratto), sito della Congregazione degli Ellenici, 13.4.2006

2. Scipione Guarracino, Storia dell'età medievale, Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori, 1992.


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Fabio Calabrese