La cultura del progresso ci ha portati qui. Progresso materiale. Il
cui culmine è nell’accumulo e nell’apparire. Ma non nel semplice
avere. O meglio, lo è nella misura in cui il suo primo significato
sta nella separazione dall’essere. Il progresso ci ha portati a
separarci dall’ente originario, dalla filosofia della natura e
dall’essere infinito che siamo. Nessuno si sente latore della vita.
Tutti se ne sentono proprietari.
“Non siamo esseri umani che vivono un’esperienza spirituale. Siamo esseri spirituali che vivono un’esperienza umana” (1).
L’Uno è perito da Cartesio e Newton, che hanno ridotto il tutto a
materia. Ai due scienziati ha fatto seguito l’industrializzazione,
che ha celebrato la replicabilità materiale, ora anche modello
spirituale. Infine l’ordoliberismo, che ha santificato
l’individualismo e con esso, il senso della comunità.
Siamo in balia. L’abisso esistenziale è a un passo. Bulimia, abuso
di farmaci, dipendenze, crescenti malattie degenerative, sempre più
diffusi inconsulti atti familiari, psicopatologie e stragi di
compagni di scuola lo raccontano. La disgregazione
valoriale è compiuta, liquefatta: lo stemma dell’utero in affitto
è sulla bandiera del cosiddetto transumanesimo.
Non c’è più nessun legame con il mistero della vita, con la sua
dimensione spirituale, con la sua potenza creatrice e risanatrice. E
anche nessun legame con ciò che siamo, al di là di ciò che
appariamo. Il sé è sparito d’intorno. L’io lo ha coperto di
opulenza e di gran pavesi di feste effimere.
Che altro sono sennò tutti i valori che ci permettono, o meglio
impongono, il diritto commerciale di sopraffare l’altro, secondo la
sola legge del mercato da rispettare per – ci dicono – una vita
dignitosa?
La cultura del progresso, il suo scientismo ontologico, la sua
idolatria nella tecnologia, il disinteresse per le dimensioni che
esulano dal suo positivismo – in forma di ghigliottina per
l’esubero umano che l’automatizzazione comporta e che la
digitalizzazione prevede – ci ha portati qui.
Qui, a consumare una vita non più spesa per la bellezza di vivere,
ma per i crediti. Il cui accumulo permetterà di sentirsi e venire
considerati sopra chi li ha colpevolmente bruciati. La cui perdita ci
ridurrà le libertà, secondo la sola logica del controllo.
“[…] the non-elite masses will be reduced to
the level and behavior of controlled animals with no will of their
own and easily regimented and controlled”.
[[Nda, "[...] le masse non elitarie verranno ridotte al rango di
animali controllati senza volontà propria e facilmente
amministrabili e manovrabili”]] (2).
Qui, dove la disoccupazione è pianificata e voluta, affinché il
sussidio in forma di bromurico ricatto possa mantenere in vita chi
ancora non si può apertamente eliminare e, soprattutto, tenere sotto
controllo, nonché impiegare come esempio e strumento educativo.
Una fascia crescente di popolo si adeguerà di buon grado a
sottoscrivere un contratto di vita a punti, secondo il quale, a mezzo
di una tessera, guadagnerà bonus e sarà punita con il plauso
fraterno per le mancanze commesse – infrazioni al REGOLAMENTO
DELL’ESISTENZA –, in quanto tutta la fascia ne pagherà le
conseguenze.
Una tessera che sarà fatta passare e promossa come comunitaria,
attraverso la quale, “finalmente” – ci diranno –, le singole
persone e il bene comune saranno un solo corpo. I delatori, senza
alcun senso di colpa forniranno preziose informazioni ai distributori
delle tessere, con la soddisfazione – la sola – di guadagnare
punti da spendere in futilità rese preziose, come un vinile dei
Beatles nella DDR.
“Grazie ai segnali digitali che monitorano e tracciano le attività
quotidiane di una persona, l’azienda impara a gestire una tabella
di rinforzi: ricompense, riconoscimenti, o complimenti che mettono in
atto in modo affidabile determinati comportamenti dell’utente,
selezionati dall’azienda per controllarlo” (4).
I manovratori della cultura del progresso si danno da fare. Sanno che
la generazione che conta sarà quella che verrà. Gli altri, quelli
già qui, non sono che carburante di un rodaggio necessario affinché
i nascituri – ovvero coloro che ancora non hanno messo a fuoco cosa
significhi essere colpevoli di analogico – passino dalla vagina
direttamente al mondo confezionato a misura di chi se ne è
impossessato, di chi ha il potere di acquistare stati, politiche e
leggi. Di chi può fare di ogni individuo vergine un soldato idoneo a
difenderlo.
Non a caso la scuola, prima tralasciata, poi resa tecnica, ora è
cullata dai generatori del pensiero unico necessario. Ma anche dai
loro complici, gli individui allevati a misura dell’ordoliberalismo,
educati a non creare problemi, a ritenersi soddisfatti di quanto sarà
loro dato, “in cambio di poco”, ci diranno. E lo faranno
elargendo il vantaggio del lavoro da remoto, nascondendo la
definitiva precarietà e la lotta al ribasso dei compensi e la
pervasiva penetrazione del sistema nei nostri pensieri.
“Straordinario. Straordinario tutto, ma in particolare laddove si
dice che il vuoto pneumatico, lo spazio ormai totalmente
sterilizzato, smaterializzato e devitalizzato, favorirebbe
«l’interazione sociale tra studenti e docenti». Capolavoro di
bipensiero” (3).
Oltre alla detenzione della comunicazione, per
la quale l’informazione si è fatta zerbino, e a quella del su
domanda, superba fonte per
comprendere il pensiero e il sentimento delle persone, la
digitalizzazione è in grado di creare nei divanisti i loro complici
migliori. Quelli che radunati danno vita al branco. Un essere
capace di mandare a morte chiunque abbia scelto di non farsi
iniettare nulla, di delegare la proprietà del proprio corpo. Branco,
sinonimo di massa critica. Quell’entità acefala e tsunamica, che
nessuna nicchia di apoti – come direbbe un convinto prodiano di mia
conoscenza – è in grado di deviare.
Ma non è tutto. Vi sono anche i dispositivi individuali e i
cosiddetti social. Con questi, la maglia della rete formativa – o
deformativa? – diviene capillare dentro e metanebulizzata fuori.
Questa è a misura di ogni possessore/utente tanto del generico
internet, quanto degli specializzati canali virtuali. La fuga dal
metamondo non solo diviene impossibile. Essa non è desiderata,
perché il metamondo ha preso posto dove c’era il mondo.
Il capitalismo della sorveglianza ha capito da molto tempo
dove avrebbe dovuto andare a parare se non voleva soccombere sotto
varie frane socio-economiche e anche geopolitiche. La sua Agenda
2030, il suo Great Reset, il suo fremere digitalizzatorio,
i suoi esperimenti pandemici, il suo terrore demografico, la sua
promozione insettivora, il suo farsi carico del problema ambientale,
la sua campagna di attribuzione di responsabilità a tutti noi per i
danni commessi da loro, sono solo alcuni sintomi conclamati del
progetto progressista il cui culmine è il controllo sempre più
raffinato, consensualmente informato e condiviso. Voluto, per essere
precisi.
“In questa fase dell’evoluzione del capitalismo della
sorveglianza, i mezzi di produzione sono subordinati a ‘mezzi di
modifica del comportamento’” (4).
“I capitalisti della sorveglianza sanno tutto di noi, mentre
per noi è impossibile sapere quello che fanno. Accumulano
un’infinità di nuove conoscenze da noi, ma non per noi.
Predicono il nostro futuro perché qualcun altro ci guadagni, ma non
noi” (4).
La logica del capitalismo della sorveglianza è imperativa. La
impongono i potentati economici del pianeta. È la logica della
sopravvivenza, quella dove è in gioco tutto, perfino l’onore
atlantico. Perdere lo scontro sarebbe esiziale, sarebbe finire
nella brace cinese&soci Brics (5). Un’eventualità che
il destino manifesto, per ontologia e antonomasia, da un lato non si
può permettere di ipotizzare, dall’altro obbliga a qualunque
machiavellica strategia per eluderlo. Servisse, anche una guerra per
interposto stato.
Quei poteri sanno e quel timore impone loro che, a questo punto del
progresso, il controllo individuale è necessario e va raffinato.
“Le tecniche convenzionali di soft-power non
sono più sufficienti, occorre una guerra cognitiva, cioè relativa
alla mente” (6).
“La NATO vorrebbe confondere i potenziali oppositori nel modo più
completo possibile per ‘dettare’ il loro comportamento” (6).
Algoritmi di generazione progressivamente più raffinata forniranno
informazioni via via più funzionali, affinché ogni utente si
attenga al regolamento della vita, per la produzione, la
disponibilità, il tempo libero, la procreazione, ma non per il cibo.
Nonostante con la digitalizzazione si possa fare tutto, non
saranno diffuse le informazioni per mantenere la salute, per evitare
l’indebolimento del sistema immunitario. Anzi, c’è da
scommetterci.
Le nanotecnologie iniettate, imposte in pillole o in esse nascoste
per aiutarci a monitorare la salute, saranno invece utili per
controllare il comportamento e valutarlo in funzione del mantenimento
del sussidio o della sua riduzione. Ma anche per eliminare
fisicamente dalla faccia della terra le già definite persone che
non contano niente. Il progresso lo richiede. Se la
nanotecnologia permetterà di controllare il comportamento delle
persone, le medicine ne controlleranno lo stato di salute/malattia e
ne potranno decretare la morte.
“[…] l’utilizzo strumentale della politica (una sorta di vera e
propria criptopolitica), così magistralmente descritto dal politico
e premio Nobel per la pace Nicholas Murray Butler, per cui il mondo
si dividerebbe in tre categorie: ‘un piccolissimo numero di persone
che fanno produrre gli avvenimenti, un gruppo un po’ più
importante che veglia sulla loro esecuzione e assiste al loro
compimento e una vasta maggioranza che giammai saprà ciò che in
realtà è accaduto’”. (7).
La tessera a punti, il criterio Cfp, quello dei Crediti formativi
professionali e il Cfu, scolastico-universitario, sono dunque già
nel metabolismo in corso, in funzione dell’anno Zero. Momento che
cadrà nel 2030, in cui la Quarta Rivoluzione Industriale
entrerà ufficialmente in vigore e con essa il nuovo regolamento del
mondo e della vita. Del passato, gettato via con l’acqua sporca, se
ne occuperanno soltanto i fascisti, come i fautori
progressisti del Nuovo ordine mondiale chiamano chi la pensa
diversamente da loro.
La tessera a punti sarà integrata al nostro corpo, ormai loro
e smart. Non si potrà essere proprietari di un’auto
analogica. A chi verrà colto ad usare un telefono non aggiornato
saranno sottratti punti e libertà. Perché sarà un reato penale.
Una volta di più l’uomo avrà compresso l’infinito che siamo
entro le sue regole, le sue leggi suoi giochi. Una volta di più il
legame con ciò che ci ha generato sarà andato perduto in favore del
progresso.
La concezione analogica del mondo, nel bene e nel male, ci permetteva
di relazionarci a qualunque momento della storia e del mondo. Ci
permetteva di intendere anche una guerra per una calunniosa provetta
di antrace o la distruzione di Hiroshima e Nagasaki. Ci permetteva di
sentire la trascendenza. Perfino l’esportazione della democrazia
aveva il necessario per riconoscerne la legittimazione.
Quella digitale ci strappa e separa dall’origine profonda dei
nostri pensieri. Ci impedisce di relazionarci al mondo reale. Ci
taglia le radici e ci rompe la bussola secondo natura.
Hai mai
contemplato la perfezione funzionale di un pesce, di un felino, di
un uccello?
No.
Hai mai ascoltato il respiro della terra?
No.
Sei mai
stato rapito da una poesia?
Ho studiato
materie tecniche.
Lorenzo Merlo
Note
1. Pierre Teilhard de Chardin, citato in Altea Rosemary, Una
lunga scala fino al cielo, Milano, Sperling & Kupfer, 1996.
2. Coleman John, Conspirators'
Hierarchy: The Story of the Committee of 300,
Carson City, Bridger House Publishers, 1992, p. 163.
3.
https://www.ricognizioni.it/piano-scuola-4-0-vogliamo-proprio-questo-per-i-nostri-figli/.
4. Zuboff Shoshana, Il capitalismo della sorveglianza,
Bologna, Luiss University Press, 2020, pp. 18, 21, 312-13.
5. Paesi BRICS: Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa.
6.
https://www.sinistrainrete.info/politica/24503-jonas-toegel-guerra-cognitiva-la-nato-sta-pianificando-una-guerra-per-le-menti-delle-persone.html.
7. Perucchietti Enrica, Marletta Gianluca,
Governo Globale. La storia segreta
del Nuovo Ordine Mondiale, Cesena,
Arianna Editrice, 2017, p. 13.