"L’energia nucleare è davvero pulita? Potrebbe risolvere tutti i nostri problemi di approvvigionamento energetico? Le risposte del fisico nucleare Angelo Tartaglia ai falsi miti sul nucleare".
La guerra tra Russia e Ucraina – con il fantasma della bomba atomica in agguato e il disastro di Chernobyl non troppo lontano nel tempo – ha riportato alla luce l’acceso dibattito sull’energia e, in particolare, su quella nucleare. La produzione di sempre maggiori quantità di energia, condizione essenziale per l’attuale modello economico, si scontra con il razionamento, le difficoltà di accesso e la crisi delle fonti attualmente in uso.
Occorrerebbe una fonte energetica sostenibile e pressoché illimitata: nessuna miglior opzione, apparentemente, dell’energia nucleare. Ma «L’energia pulita è un mito e lo dimostra il secondo principio della termodinamica», spiega in questo puntuale discorso Angelo Tartaglia, fisico e ingegnere nucleare.
Undici argomentazioni contro altrettanti falsi miti, a sottolineare perché il nucleare risulterebbe più dannoso e meno sicuro di molte altre fonti. Smentito il pensiero comune secondo cui il nucleare è pulito, come le teorie di chi sostiene che «è inutile opporsi quando i Paesi che ci circondano sono pieni di centrali». E le fake news da smentire proseguono: è davvero minima la possibilità di incidenti? Chi garantisce che questa fonte, una volta a disposizione, non venga poi impiegata anche per interessi militari?
Si è svolto la mattina del 9 marzo 2024, nella sede nazionale della Fondazione Marevivo, ilconvegno dal titolo “Grandi eventi in siti naturali ed urbani: quali impatti per ambiente, biodiversità e qualità della vita”, organizzato dalCoordinamento Italiano per la Tutela degli Ambienti Naturali dai Grandi Eventi – C.I. T.A.N.G.E. – che riunisce oltre cinquanta associazioni e comitati locali e nazionali -per informare e sensibilizzare cittadini e istituzioni sulle criticità dei grandi eventi musicali e sportivi nei siti naturali e nei centri storici.
I tagli di siepi e alberi (di recente sono stati abbattuti centinaia di larici secolari per far posto a una pista da bob per le Olimpiadi Invernali a Cortina), la distruzione delle dune e della vegetazione per la realizzazione di piste di motocross e palcoscenici, l’inquinamento acustico e da smog e i rifiuti che finiscono in mare danneggiano l’ambiente, mettendo a rischio specie protette da direttive europee come fratino o tartarughe marine.
Hanno introdotto Rosalba Giugni, Presidente Marevivo e Franco Sacchetti, Referente Coordinamento Ci Tange, che hanno ribadito la necessità di intervenire con leggi e azioni concrete per vietare che simili manifestazioni continuino a privilegiare gli interessi economici a quelli ambientali, sottolineando l’impegno delle numerose Associazioni che si sono riunite per fare fronte comune contro un mostro che assume dimensioni sempre più grandi e incontrollate. Spiagge e siti naturali non sono luoghi idonei. Si chiede che venga rivisto il piano normativo, auspicando nuovi momenti di confronto soprattutto sul piano giuridico. Bruno Cignini, Zoologo, docente Università di Roma “Tor Vergata” ha moderato l’incontro.
Dal dibattito è emersa una urgenza: che la Valutazione di Incidenzaper eventi che riguardano ildemanio pubblico, sia affidata a enti terzi che, lontani dagli interessi economici delle amministrazioni locali, possano garantire una analisi obiettiva della fattibilità di manifestazioni rumorose ed inquinanti.
I CAM, che regolamentano gli eventi pubblici e vietano per la loro realizzazione l’utilizzo delle spiagge, dovrebbero essere applicati anche agli eventi privati, soprattutto quando questi si svolgono, in collaborazione con gli Enti locali, sulle aree del Pubblico Demanio, spesso accordate a canoni di locazione irrisori in confronto al lucro che viene prodotto.
Queste manifestazioni, oltre al gravissimo danno ambientale, rappresentano per i cittadini momenti di alta disinformazione, di cui si fanno “complici” Enti e Istituzioni nel momento in cui abdicano al loro ruolo educativo e di amministrazione. Rappresentano quindi pericolosi precedenti al quale va posto un freno senza indugio, a tutela dell’Ambiente, dei Beni comuni e della biodiversità.
L’incontro rappresenta un primo passo importante per cercare di comporre le esigenze di vari attori, nel tentativo di arginare la dilagante tendenza all’utilizzo di luoghi naturali per eventi che sottendono una visione strumentale della natura la quale invece necessita di essere “valorizzata”, come invece garantisce la Costituzione.
Il convegno ha visto gli interventi istituzionali di Oliviero Montanaro, Direttore Generale Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Francesco Tomas, Contrammiraglio (CP) Reparto Ambientale Marino del Corpo delle Capitanerie di Porto e Irene Davi, Tenente Colonnello Comandante del Gruppo Carabinieri Forestale Rieti a cui è stata presentata la proposta di realizzare un tavolo tecnico con tutti gli interlocutori coinvolti, associazioni ambientaliste, Ministero e Enti regionali e Amministrazioni locali, assenti al convegno pur essendo state invitati.
Oliviero Montanaro ha dichiarato chele Istituzioni devono tenere a mente i loro due elementi fondanti, ovvero che agiscono attraverso opere condivise e che rappresentano gli interessi di tutti. È importante favorire un dialogo tra associazionismo compatto, Istituzioni e Amministrazioni locali, per tutelare non solo le aree protette già esistenti ma anche e soprattutto quelle non riconosciute come tali, attraverso la promozione di un Codice Deontologico condiviso.
Francesco Tomas ha fatto riferimento non solo alle recenti modifiche all’Art. 9 che hanno introdotto il principio di tutela della biodiversità nella nostra Costituzione ma anche all’Art.41, ricordando che ogni iniziativa economica privata, seppur libera, non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.Ha ribadito, infine, il ruolo positivo del Coordinamento che, raggruppando tante sigle, esprime una sintesi delle esigenze del mondo ambientalista grazie alla quale le Istituzioni possono prendere delle decisioni.
Cristina Cotorobai, nota attivista ed eco-influencer, ha aperto gli interventi degli esperti con una riflessione sulla necessità di tornare ai suoni primordiali della natura, nell’interesse di tutti.
Leonardo Marotta, ambientologo, TAG Costa Mare ha parlato della selezione, valutazione e gestione dei piccoli e grandi eventi in aree naturali. Esistono gli strumenti e le leggi, si tratta di metterli in fila e creare metodi di valutazione preventiva, usando il metodo scientifico, che arrivino a definire le aree in cui poter organizzare gli eventi.
Augusto De Sanctis, Consigliere Stazione Ornitologica Abruzzese Siti Natura2000 appenninici, ha dichiarato: “In Appennino, fuori e dentro le aree protette, è un fiorire di piccoli e grandi eventi impattanti, anche su specie di rilievo europeo come l’Orso bruno e l’Aquila reale. Si va dai motoraduni a Campo Imperatore nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso, dove il silenzio dell’altopiano viene interrotto dal rombo dei motori che si sente per chilometri, al raduno di fuoristrada a Villalago, il paese dell’orsa Amarena”. Una proliferazione incontrollata sulla quale gli enti di controllo non hanno mostrato di intervenire adeguatamente.
Marco Cervellini, Ecologo della vegetazione, TAG Costa Mare ha parlato dell’importanza dell’approccio scientifico per la conservazione degli ecosistemi naturali, partendo dal caso Jova Beach Party 2022 nel corso del quale il censimento botanico effettuato dal prof. Bacaro a Viareggio, secondo il Protocollo standard (es. manuale 142/2016 ISPRA), si è rivelato l’unica metodologia efficace per bloccare le ruspe, riconoscendo per la prima volta il valore naturalistico di una spiaggia antropizzata, e ha fatto un appello al mondo scientifico perché si faccia promotore di questa istanza attraverso un lavoro di censimento di aree sensibili che permettano anche valutazioni prima e dopo un evento.
Corrado Battisti, Naturalista, Referente Monumento Naturale Palude di Torre Flavia CMRC ha descritto scientificamente gli impatti e le implicazioni a breve, medio e lungo termine sull’ambiente del Jova Beach Party a Torre Flavia, valorizzando il ruolo positivo del coinvolgimento della comunità, in particolare di scuole e bambini, nella gestione di un’area protetta.
Giuseppe Marino, Legambiente Marsala (in collegamento) ha esposto il caso della fruizione incontrollata allo Stagnone di Marsala, un sito europeo costiero di rilevanza comunitaria, che ormai viene usato come campo gara per il kite surf. Un’attività sportiva che ha praticamente desertificato l’avifauna che un tempo frequentava l’area e che oggi viene disturbata da centinaia di fruitori molto spesso ignari dell’impatto della loro attività.
Chiara Grasso, Etologa, giornalista e Presidente di Eticoscienza, in collegamento, ha focalizzato il suo intervento sull’inquinamento acustico e luminoso, fonte di disturbo sul comportamento e il benessere animale.
Qualche nota dedicata all’avvento della
realtà. Considerazioni la cui natura non è morale, ideologica,
politica, cognitiva, né intellettuale, ma cristica. Cioè da
incarnare al fine di riconoscerla così come ora riconosciamo altro.
Capire non basta. Ricreare è necessario.
Stato
Quando avviene il pensiero, ne segue il mondo. La contiguità è così
stretta e pertinente che non vediamo la successione dei due elementi
– prima il pensiero e poi il mondo – ma uno solo, che chiamiamo
realtà, e spesso, pure oggettiva.
L’assenza di consapevolezza dell’apparizione del mondo,
successiva e relativa a quella del pensiero, interessa tutti i
momenti della vita. Che, in questo caso, è sinonimo di un unico filo
rosso in cui tutto quello che accade è creduto la realtà, in cui la
realtà ci viene incontro o, come fosse uno spazio, ci entriamo,
spostandoci da un punto al successivo, alla stregua di una visita
museale.
Ognuno ha il suo filo rosso. In tutti questi è contenuta la
specifica realtà del presunto diritto universale di difendere la
propria sagoletta. In nome di ciò si arriva ad utilizzare qualunque
strumento e arma. Ed eccoci al conflitto garantito. Nonché appesi
per il collo a qualsivoglia dipendenza, dogma, convinzione, buon
senso e consuetudine.
Potrebbe bastare osservare l’insorgenza del filo rosso, la sua
identificazione con la realtà, e i conseguenti odi e amori, per far
tacere il dilemma del giusto e del vero. Per evidenziare che questi
insorgono dall’inconsapevolezza che scambiamo i pensieri per
realtà, in quanto è identificandoci ad essi che, tanto
inconsapevolmente quanto autoreferenzialmente, creiamo il vero, il
giusto e i loro opposti, secondo il dogmatico diritto egoico del filo
rosso. Nonché, contemporaneamente, il conflitto con chi non li
condivide, mai considerato di pari dignità a noi. Indipendentemente
dal contenuto della nostra realtà, cioè dall’opacità o splendore
del filo rosso.
Potrebbe bastare avvedersi dell’apparizione della realtà
istantaneamente generata dal pensiero, per avviare un’autoeducazione
che sia un freno all’insensatezza endemica della cosiddetta realtà
oggettiva. A mezzo della quale sgomitiamo per avere più degli altri,
o per mettere in bolla i problemi del mondo. In ambo i casi senza
dedicare valore ai rispettivi danni collaterali, considerati parte
fisiologica della realtà in corso.
Potrebbe bastare prendere coscienza di tutto ciò, per riconoscere
che, alla faccia della nostra buona volontà, non smussiamo né
accomodiamo i conflitti, ma li generiamo e alimentiamo. La burrasca,
ovvero quello stato delle cose ontologicamente privo di calma, di
piano e di bolla, è un cromosoma del filo rosso con cui inseminiamo
la cultura.
Ricerca
Avvedersi dell’insorgenza dei pensieri e di come ci trascinino
entro il flusso che chiamiamo realtà, è necessario all’evoluzione
individuale. Assistere a quanto prima ci sfuggiva, è smascherare
l’equivoco che ci faceva credere di essere in diritto superiore a
colui che del nostro filo rosso non sa che farsene. Attaccamento,
importanza personale, perdizione, sono tre formule identiche e
sinonimi di filo rosso che non vediamo.
Se si pongono i pensieri al pari delle onde, diventa forse facile e
accettabile vedere che è il mare della mente a mostrarci e a farci
credere in una realtà o in un'altra. A mostrarci che la quieta
superficie corrisponde all’assenza di pensieri, o alla
consapevolezza che essi non sono che arbitrarie e superficiali
increspature, che nulla hanno a che fare con la conoscenza della
natura che le esprime.
Maretta e burrasca non creano danni, quando disponiamo del piroscafo
adatto per navigarle, ovvero alla consapevolezza che, se le passioni
fanno parte della storia e di noi, soltanto spogliandole del diritto
di sopruso – che rivendicavamo forti dell’inconsapevolezza del
miracolo pensiero-realtà –, permettono a noi e al nostro prossimo
di arrivare alla quiete del porto.
Prima che tutto abbia inizio
Non è tutto. Rispetto all’insorgenza del pensiero-realtà, c’è
un ambiente ancora più nascosto a noi stessi. Il pensiero quando è
colto dalla coscienza, ha carattere volitivo. Cioè diviene un
oggetto della razionalità. L’intera metafisica è un universo
composto da questo genere di materiale, mai universale, sempre
storico. Sempre insufficiente se non inetto a svelare dio, l’anima,
la vita. Emanuele Severino applica alla storia dell’Occidente, e al
suo pensiero metafisico incluso, il titolo di folle (1).
La filosofia è tronfia di sé. Pensa che il suo esclusivo e
superiore universo possa contenere tutto. Ma essa non si avvede che
non può che esistere entro il ristretto ambito logico-razionale. Per
questo si è costretti a parlare di ambiente ancora più nascosto.
Lo è in quanto razionalmente e logicamente non rappresentabile. Il
che non significa non esista, ma solo che gli strumenti metafisici,
eccellenti nella critica intellettuale, analitica e duale, sono del
tutto inadatti.
È infatti un’indagine che appartiene alla magia che tutti gli
uomini, ripuliti dalla mota della falsa conoscenza tecno-analitica
dispongono. È il segreto del pre-pensiero, l’entità che, in un
atto magico, informa di sé il pensiero, a cui affidiamo la
realizzazione della realtà. Esso è la nuce del miglior successo
possibile quando corrisponde al positivo – lo faccio – e del
peggiore se al negativo: non ce la farò.
L’esito non è il successo o l’insuccesso, ma l’energia a
disposizione da dedicare al progetto, o da scialacquare in
autoindulgenza, recriminazioni, attribuzione di responsabilità. Un
esito da non intendere positivisticamente, ma evolutivamente.
Finché l’alternativa è tra resa e vittoria, tra l’una e l’altra, e tra gli uni e gli altri, non esistono compromessi né mediazioni. Per cercarli – e per trovarli – bisogna cambiare orizzonte,uscire dalla logica del tutto o niente, capire e accettare che al di fuori della guerra c’è tutto un mondo possibile.Un mondo fatto dalle vite di chi combatte, da quelle di chi subisce i bombardamenti, da chi vede distrutti i risultati di anni di lavoro, da chi per via della guerra non ha più né casa, né salute, né un corpo tutto intero, né uno, alcuni o tutti i suoi cari, i suoi parenti, i suoi amici, un futuro.
Ma non è tutto: ci sono intere città e monumenti distrutti che non potranno venir ricostruiti nemmeno nel giro di una o più generazioni – lo abbiamo già visto settant’anni fa – acque e fiumi avvelenati da esplosivi, combustibili e sostanze sfuggite dai loro depositi, paesaggi devastati, campi pieni di mine nascoste, di buche scavate dalle bombe, di trincee, terrapieni e barriere di ogni genere, di rottami di veicoli e di armi distrutte e abbandonate. Campi che non potranno più essere arati, né seminati, né produrre un raccolto e un reddito per chi li coltivava, ne cibo per chi lo aspettava. Poi, una scia di odi, tanto più forti quanto più si prolunga la guerra, tra persone che fino a ieri si consideravano connazionali, o vivevano e lavoravano fianco a fianco, o erano amici, o anche parenti, ora divisi da confini che non si potranno più attraversare e che nessuno avrebbe mai voluto.
E se oggi l’assurdità della guerra con cui Ucraina e Russia si contendono una terra che stanno devastando da anni, le distruzioni e l’avvelenamento inferti al piccolo territorio di Gaza e alle vite e alla salute fisica e mentale dei suoi tantissimi abitanti rendono evidente a tutto il mondo che cosa comporta, per chi ci vive o ci viveva, contendersi un territorio.
È verosimilmente alla luce di queste considerazioni elementari, e di altre, che papa Francesco, unico tra i Grandi della Terra – ma anche tra molti dei tanti minuscoli che si pretendono Grandi – continua a chiedere e a ingiungere di negoziare, cioè di uscire dalla logica della guerra, dall’alternativa tra vittoria e resa. La bandiera bianca non significa resa, ma non sparate perché io non sparo. Cessiamo il fuoco!
Ma negoziare non si può se non avvolgendo all’indietro il nastro del tempo, cercando onestamente di capire come si è arrivati a tutto questo. Vale per l’Ucraina come vale per Israele.
Strana strategia quella del contadino salentino che va al consorzio e dice: damme un po’ de medicina oppure un po’ de siccatuttu! poi torna a casa lo sparge sul campo e lo riduce senza un filo d’erba tutto bello pulito così da poter raccogliere in seguito le olive con la scopa poi è arrivata la zia lella si lamenta e ora ha solo quella…
In queste sere ho partecipato a diversi incontri con filosofi che si sono soffermati alcuni sul parlare quotidiano altri nella lectio magistralis ordinaria senza legami col meridione l’erranza e la restanza e senza puntare L’indice direttamente sulla cementificazione selvaggia dell’ambiente e delle menti. Kama fei caldo che scorre: La taranta etno rock dei kama fei che in griko significa caldo che scorre che ci accompagna in ogni stagione ha acceso la notte dei giovani della notte della taranta.
La taranta antica danza del sole messapica nella piazza san Pietro e Paolo a galatina si è conclusa la notte della taranta con lunghe ronde notturne. Lasciata galatone dopo un breve viaggiosono arrivato a copertino il paese di San Giuseppe il santo dei voli e al cosmo centrale giardino interiore dove vive uno strano personaggio che scava e costruisce piste di terra e costruzioni rotonde e strambe.
Anime antiche in corpi umani non sognano solo io tu io e te tu ed io noi loro noi e loro, oh scusa dormiamo! Insomma i filosofi dicono questo… ed anche: Cogito ergo sud meridionali conterranei contemporanei nel qui ed ora della controra. ce l’hanno fatta alla fine... certo potevano SPegnerle prima le casse e riSParmiarsi la corrente che la centrale elettrica inquina pure. seguendo il filo segreto della musica architetture ancestrali e paesi rinascimentali notti calde nel tufo calcareo della Grecia salentina. strane strade si srotolano davanti ai miei occhi e strane costruzioni appaiono lungo la via al giardino di pukhalpa nel paese del santo che vola… a bocca aperta, notte di luce luna blu nel segno dei pesci pratichiamo gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso questo il mio buongiorno per te.
Haiku post ordinario grondante visione fondale artificiale desolati paesaggi echi di un mondo chiuso e distante in uno stato di grazia che trascende l’ordinario finalmente si entra nell’extra ordinario frugando nel forziere della tradizione incantati da un distillato di purezza una lenta patina avvolgente in una atmosfera di stupore psichico mentre il fuoco cova sotto la cenere. mi sembrava di aver trovato esattamente quello che cercavo e di avere a portata di mano le risposte a ogni dubbio in questa guida ragionata per liberarci dalla sofferenza psicologica volontaria auto inflitta dalla mente prigioniera dei propri pensieri che parte dal magico mantra: siamo quel che siamo.
Una forza celeste che sorprende e aiuta a rivedere il mondo con uno sguardo diverso, questa libertà di desiderare sognare ed è sufficiente anche quando dura un solo istante. un compendio di informazioni geografiche il sollazzo di chi si diletta di girare il mondo una scelta indispensabile per potere sempre fare ciò che ci piace a fermarci per ammirare senza alcuna regola precisa e la storia diventa mito credenza popolare assonanza cosmica resa sublime all’antica lingua orale unico nume che tutela la storia di ognuno. un vero putiferio di spiriti in una piazza in cui la memoria è domani all’ombra di un sorriso misterioso a tutti e a tutte le persone giovani e vecchie scrivendo quello che mi viene in mente errabondo e annoiato l’orto alla fine del paese personaggi vita quotidiana a lieto fine la grazia della madonna.
Luce intensa cielo azzurro nuvole distratte altissime vibrazioni. facciamo finta di niente e ci ritiriamo nel calore della casa. meglio essere che non essere quando il mondo sta in bilico e ogni pietra è fatica nel mistero del silenzio.
Il presente è quello di adesso e questa è la nostra vita emigranti itineranti fuori e senza fuori essenza fuggiamo per ritrovarci come trottole abbandonate su una strada deserta di notte sotto la pioggia nelle scatole di cartone vento tra le fronde caldo afoso una macchina che passa il suono di una campanaci riporta nella realtà del continuo infinito presente con fiducia appartenenza e tradizione (i tre rifugi) nella mani-fattura artigianale (feelosophy) ecosostenibile equosolidale a km 0 nasce dall’ascolto della percezione nella conservazione dello status quo fin quando si sta nei limiti di se stessi sciogliamo blocchi e allora si rinasce superando i limiti.
Siamo andati a prendere la paglia e la chiave è appesa dietro la porta la casa è aperta. quando si nasce con niente si continua a vivere con niente, non c’è alcuna prospettiva soltanto l’oggi il momento il posto l’ora. molti la chiamano sindrome del tempo presente o diffidenza del futuro. l’esperienza non aveva insegnato avere una visione a lungo termine. Lungo la via il ritornauta fuori dal comune nel comune afferma che per far cambiare qualcosa è necessario che qualcosa cambi.
Om è il suono universale della creazione la vibrazione più alta e pura che esiste. l’om chanting trasforma la negatività in energia positiva, sostiene il benessere emozionale mentale e fisico, sviluppa più amore gioia pace per il mondo. dimenticata nel corso del tempo questa antica tecnica di meditazione di gruppo è stat reintrodotta dai maestri spirituali. l’om chanting è una pratica di gruppo che utilizza il potere di trasformazione dell’om per ottimizzare il potenziale di purificazione anche per l’ambiente circostante fino a due chilometri.
Quello che puoi fare dopodomani non lo rimandare a domani. ho boicottato così tanto la notte della taranta che ci sono andato tutte le sere. stasera seratafinale a galatina a la casa di santu paulu. per non farmi pizzicare dalla taranta sto facendo un po di tagli laser con la sega a mano e con le gambe ad angolo ballo il tuist.
Ho legato una corda al tetto per appenderci le cassette con i fichi per non farli mangiare da le formiche che se le guardi al microscopio hanno la faccia più brutta di quella di bolletta cancelli (bill gates per chi non sa l’italiano) altro che delinquenti. ieri sulla spiaggia a Gallipoli ho conosciuto un delinquente con la faccia da delinquente e tutto tatuato molto simpatico del paese di matino che vendeva cocomeri e aveva tatuato sul petto la parola delinquente e gli ho detto che non ce ne era bisogno di scrivercelo perchè si capisce già dalla faccia e mi ha risposto che ogni tanto se ne scorda… qui la domenica quando non passano gli aerei che giocano alla guerra passa quello col deltaplano a motorino, don giuseppe si è motorizzato.
Penso che il disagio che deriva da molti concerti ormai è l’eccesso di over drumming, la sezione ritmica preponderante sempre molto potente col solito tum tum di base che serve piu a far saltare che a ballare, spesso anche l’eccessiva strumentazione con arrangiamenti sempre piu complessi. comunque al concerto della notte della taranta le coreografie delle danze sono bellissime e anche le luci e le scenografie di fondo. la taranta era la danza del sole delle donne messapiche trasmessasi dall’antichità fino ai giorni nostri.
Probabilmente sono stati gli enotri a introdurre nel meridione il culto di cibele e dionisos e la celebrazione della natura attraverso l’ebbrezza del vino e la frenesia dei sensi. anche se il culto del sole fa parte di una cultura patriarcale maschilista forse espropriata dagli uomini alle donne anticamente. nella piazza di san pietro e paolo a galatina si è conclusa la notte della taranta con lunghe ronde notturne nel centro storico. bella serata con le ronde nella piazza e davanti alla casa de santu paulu fino a notte tardi. le ronde sono cerchi di persone anche un centinaio, una decina suonano i tamburelli altri cantano e a turno in coppia si entra nel cerchio a ballare. un pò di oriente nei mercati del sud il fascino dei mercati rionali e nelle feste patronali o ne festival nelle grandi piazze le grida dei venditori l’esposizione della merce, gli odori dei cibi le lunghe contrattazioni le luci le grandi luminarie il rumore caratteristico dei piccoli generatori di elettricità con il caratteristico odore di benzina, le lunghe contrattazioni il chiacchiericcio gli incontri il frastuono sono coinvolgimento iper sensoriale di grande emozione sanno di oriente di mercanti e carovanieri, sanno di antico e dei profondamente popolare. menadi e baccanti. coribanti nella religione greca legati al culto della dea cibele che guariva dalla possessione (epilessia intesa come possessione da parte di un dio o di un demone) agivano in stato di trance come pure inno stato di esaltazione procurato con danze e suoni dal greco koribantes, baccanti, in stato di ebrezza correvano e danzavano sempre più sfrenatamente accompagnandosi con il fragore di cembali timpani flauti e non è un caso che tali rituali fossero soprattutto femminili: emarginate dalla vita politica e sociale della polis spesso confinate nelle case, le donne potevano in questo modo recuperare parte della loro autonomia. i musicisti fanno vibrare l’aria.. i nuovi vecchi dell’Italia vuota. sei tutto ciò che desidero anche quando non ho voglia di niente. c’è chi balla e c’è chi guarda. c’è chi suona c’è chi canta e chi campa d’aria.
Amo la vita sole tra le dita lallallerolallallà
Ieri sera ho goduto della compagnia di una cara amica: un personaggio straordinario di grande sensibilità cultura e profonda gratitudine per la vita. ho cucinato le orecchiette con pomodorini e pecorino. poi la cicoria catalogna, saltata in padella con aglio olio e peperoncino e ci ho fatto fondere del cacio cavallo piccante. è stata una serata intensa dal punto di vista emotivo. mi ha consigliato di leggere la “pura gioia” di seneca per trovare in me stesso quello che ho sempre cercato al di fuori. sicuramente la cucina tradizionale popolare porta la pura gioia alle papille gustative. immagino osterie e taverne nel regno di napoli con trecce di agli cipolle e inserti di peperoni peperoncini e pomodorini che fanno bella vista appesi ai muri e ai soffitti assieme ai caciocavalli nei porti e nei borghi rurali dove una umanità umile povera trovava ristoro e cercava i piaceri della vita nel gioco nel vino e nel suoni di antichi strumenti. e attorno ai fuochi della transumanza nella pianura foggiana pecore mucche cavalli montoni capre asini muli, muggiti belati nitriti ragli, polvere odore di letame, meretrici saltimbanchi suonatori pastori truffatori cantastorie mercanti, una umanità sempre piu in fuga da se stessa seguendo il percorso delle stelle delle greggi e delle civiltà. oggi sulle stesse vie si incontrano coloratissime prostitute africane e dei paesi dell’est tra la spazzatura i fuochi il traffico i gas di scarico di camion e automobili, sotto al sole cocente che sembra tutto voglia bruciare o al freddo e al vento di tramontana, attendono al loro destino inquieto e in perenne trasformazione. un quadro dipinto a parole che potrebbe essere stato realizzato dai vedutisti settecenteschi che trovavano nel calore del popolo italico meridionale grande ispirazione. sul palco della notte della taranta ci sono musicisti che conosco e seguo da venti anni, dietro al fenomeno della taranta ci sono intellettuali come luigi chiriatti maurizio agamennone pino gala e franco cassano con il pensiero meridiano, ci sono maestri storici come alan lomax carpitella de martino.
Seguendo il filo segreto della musica la mia mente si perde tra fantastiche architetture aragonesi e il barocco salentino tra le vie di tufo calcareo caldo del sole del giorno nei paesi della Grecìa salentina che mi fanno sognare immaginando coribanti dell’antichità e riti del sole messapici.
Chippùru giovane guardiano dei campi modernolitico terramaricolo transumante vive in un truddu dalle parti di silva arboris belli dove un tempo cera un albero sacro, una quercia millenaria… un giorno decide di andare a fare visita al tempio neolitico di locus rotundus (locus qui dicitur rotundus) oggi dedicato a san giorgio. incontra xanti iaka (santa Chiara) una raccoglitrice di tabacco dell’antica Campania felix. fanno un viaggio assieme fino a bhole baba city nelle indie di quaggiù. una mattina arrivano trasportati dal rider nel furgone con le scatole di cartone, cinque monaci della amazon tutti vestiti di blu. Con loro apprendono che la scelta non è la felicità e la risposta appropriata: un tetto sulla testa un piatto di minestra. a coelium ostuneon conoscono chistu cristu maestro artigiano che fabbricava statue di carta pesta per le chiese. chiede loro: a chi appartenete? alla grande e meravigliosa civiltà contadina! La mancanza garantisce una grande presenza di cuore.
Oggi ho scritto questa cosa, ho impiegato nove mesi per scriverla tutta, presa dai miei appunti. I nomi dei paesi sono in latino, escluso Bhole Baba city che è l’ashram di Babaji a Cisternino dove veramente ho incontrato Chiara una donna di Napoli e i monaci buddisti tailandesi.
In questa breve storia ci sono anni di studio e ricerca in valle d’Itria. chipuru in dialetto salentino significa casetta in pietra nell'orto dal greco kipuros. xanti iaka tradotto con santa Chiara era una varietà di tabacco coltivata in salento, chistu cristu era veramente un costruttore di statue in carta pesta solo che non lho conosciuto e la storia mi è stata raccontata. Il resto sempre appunti presi durante i vari incontri con i monaci buddisti tra i quali anche una donna di origini italiane che traduceva e comunicava dall'inglese con gli altri monaci. Li ho definiti della Amazon perche arrivano da New York e scherzando lo dicevo pure a loro, che in realtà vanno vestiti di rosso scuro e non di blu.
Oggi sulla spiaggia ho colto l’attimo e catturato l’istante con la tecnica antica degli aruspici. Si voglio dire che anche nella conoscenza e nella scoperta adopero lo stesso studio e analisi e soprattutto anche nelle informazioni che ricevo dall'esterno, per esempio quando arrivo in un paese inizio a studiare la forma architettonica le sedimentazioni strutturali l’esposizione dell’abitato il campanile come è rivolto l’ombra che proietta la luna le stelle il sole allo zenit e altri aspetti di psicogeografia. potrei consultare una semplice bussola magnetica invece per trovare il nord solare geografico quasi perfetto prendo il bastone lo pianto a terra e inizio a segnare la sua ombra a volte occorre piu di un'ora e quando il bastone proietta l’ombra piu corta quello è il nord o il mezzogiorno solare, quando il sole sta allo zenit allora disegno un bel cerchio e un quadrato all interno con i quattro punti cardinali.
Come scrivevano gli antichi l’augure è li nel campo a mezzogiorno dopo ore di attesa e sta per delimitare lo spazio dell’orizzonte a lui visibile con il suo bastone per poi divinare cercando i segni del cielo.
Ecco nel momento in cui chiude il cerchio ha sacralizzato e sacralizzando ha fissato l’istante cogliendo l’eterno entrando in frequenza di risonanza con le stelle fisse. se il tempo dice platone è l'immagine mobile dell’eterno e listante è l’eterno dove futuro e passato non esistono nell'istante in cui l’augure contempla fissando il templum diviene un tutt'uno col dio entra nell’eterno nell’essere. tempio deriva da templum appunto e significa spazio consacrato. quando vado in giro per paesi contrade e città sono sempre in cerca delle sei direzioni del mondo per essere sempre connesso con l’essenza del luogo. come la figura pitagorica dell’uomo vitruviano inserito nella sfera e nel cubo connesso con se stesso con l’ambiente circostante con il cosmo. questa per me è l'unica vera conoscenza illuminazione connessione...
Carpino Torre Mileto Duna di Varano Cisternino Monte Castel Pagano Galatone Copertino Sternatia Soleto Galatina Gallipoli Martanomelpignano, i luoghi; Giardino della gioia Vida Gaia Bhole Baba City Cosmo Centrale, i contesti; Carpino in folk Festival dei sensi La notte della taranta, le situazioni
“Esistono pochissimi studi sistemici seri sul numero di umani che possono vivere sulla Terra a tempo indefinito, in funzione del livello medio di consumi. Il primo è stato forse quello dell'Università Cornell, che dava la cifra di due miliardi. Comunque il numero massimo di uno di questi studi dava circa 4 miliardi, con un livello di consumi inferiore a quello medio attuale e una dieta quasi-vegetariana. Siamo ormai il doppio già oggi, ma questo significa che stiamo "divorando la Terra" e ci troviamo in un transitorio, destinato a finire molto presto. Amo moltissimo i bambini, ma proprio per questo spero che possano vivere in un mondo con ampi spazi di Natura e non stipato di umani come in una scatola di sardine.” (Guido Dalla Casa)
"...fino a quando potremo continuare a crescere al ritmo di 200 milioni all'anno. A inizi '900 abbiamo traguardato il miliardo, ora (100 anni scarsi dopo) abbiamo superato abbondantemente i 7 miliardi e da qualche anno cresciamo mediamente di 200 ml l anno, nonostante tutte le guerre, le malattie e le carestie... Fino a quando ci sarà da mangiare, bere e respirare per tutti? Fino a quando non cominceranno a morire di botto milioni di creature per mancanza di cibo, di acqua potabile, di cataclismi causati dall'inquinamento, per pandemie da effetto polli in batteria? La crescita è sospinta dal consumismo che cerca sempre ed indiscriminatamente di aumentare i propri mercati e la ricchezza di pochi...
Guardate alla storia dell'inflazione vista come una manna? Ma stiamo scherzando? Dobbiamo fermarci e regolare i giri del motore ad una velocità di crociera sostenibile... È assurdo che si debba sempre rincorrere una maggior produttività per mantenere, per i più, lo status quo ante... Ve ne rendete conto? Occorre ridistribuzione della ricchezza e delle risorse, non appiattimento ma neanche continua ed indefessa crescita che dilapida le risorse del pianeta.
Poi, cosa si farà? I rampolli dei pochi ricchissimi prenderanno un razzo per Marte quando questo pianeta sarà esaurito?..." (Andrea Ponzio)
Mio commentino: "Le finestre di lancio verso Marte, in genere, arrivano ogni 26 mesi, quindi se ESCAPADE non decolla alla fine del 2024, la prossima opportunità di lancio sarebbe alla fine del 2026."
Sembra in difficoltà la prospettiva di riunificare un movimento per la pace messo in grado di fronteggiare il pericolo di una sorta di “riunificazione”, in un unico conflitto, di quella che è stata definita “guerra mondiale a pezzi”.
Inoltre sembra sottovalutata la prospettiva di una ripresa dell’utilizzo dell’arma nucleare: si parla e si scrive di “nucleare tattico” a raggio d’impatto limitato e sostanzialmente queste pericolosissime affermazioni sembrano far parte della “routine”, fatte passare sotto silenzio.
Si sta modificando il quadro di relazioni internazionali, appare del tutto insufficiente il ruolo degli organismi sovranazionali in particolare dell’ONU, la crisi delle democrazie occidentali pesa tantissimo sulla prospettiva futura e gli assi di riferimento si stanno spostando al punto da ricreare la possibilità di formazione di blocchi contrapposti.
L’armamento nucleare fu oggetto, in passato, di una fortissima pressione di contrasto a livello internazionale, tra gli anni ’50 e gli anni ’80 del XX secolo sorsero movimenti molto partecipati e sostenuti da personalità di grandissimo rilievo (pensiamo soltanto ad Albert Einstein, Pablo Picasso, Bertrand Russell) esercitando una pressione che sicuramente ebbe un peso nello stabilire la stipula dei trattati di non proliferazione tra le superpotenze.
La lotta avverso il nucleare militare ebbe poi grande influenza nel processo del superamento nell’uso del nucleare al fine della produzione di energia civile: anche se sotto questo aspetto rimane decisivo il passaggio drammatico di Chernobyl ’86, vero e proprio primo punto di caduta dell’impero sovietico.
Oggi nel quadro di tragedia globale che stiamo vivendo la reazione, sia a livello di massa, sia di intellettualità e di scienza appare del tutto al di sotto delle esigenze che si profilano.
Le elezioni europee potrebbero rappresentare un’occasione importante per portare la questione all’ordine del giorno: sarebbe però necessaria una presenza pacifista transnazionale in un quadro di capacità di considerare la tornata elettorale fatto ben diverso da una semplice conta ad uso nazionalistico.
Le emozioni non ci dominano solo in momenti di raptus.
Secondo la tradizione tolteca, Nagual e Tonal, sono
la rappresentazione della verità. Il carattere di questi non è
considerato contrapposto, ma complementare. Il tonal è relativo alla
concezione del mondo priva di consapevolezze universali, di cui il
nagual è ricco.
Secondo Don Juan, portatore del nagualismo, uno degli stregoni che
hanno liberato Carlos Castaneda dell’emozione in cui viveva, colma
di una visione del mondo che nulla aveva a che vedere con la verità
delle cose, tutto è energia. E tutti gli uomini vivono in un bozzolo
energetico tanto più luminoso, quanto più i filamenti che lo
compongono sono allineati a quella della grande emanazione.
La prima e ultima conseguenza della consapevolezza energetica del
mondo – inteso da se stessi, il prossimo, l’identità, le
relazioni, il tempo, lo spazio, l’infinito – è quella che
permette di riconoscere il nagual oltre l’interpretazione del
tonal.
Questa, con un linguaggio estraneo all’antropologo peruviano, è
relativa ad una emozione. Termine la cui etimologia dovrebbe
illuminare molto sul suo potere. Ordinariamente si parla di emozioni
limitatamente alle loro più esplosive espressioni in noi. Ma
emozione è anche tutto il resto della vita in cui ci crediamo
indipendenti dalla realtà che crediamo di osservare, di cui invece
siamo espressione. Difendere una posizione qualunque, corrisponde a
un’emozione, senza la quale non la difenderemmo.
Le emozioni che ci dominano, realizzano l’interpretazione del mondo
che crea la realtà del tonal. Esse separano chi le vive dal mondo.
Così noi crediamo di essere effettivamente dottori e avvocati, altro
dagli altri, come una cultura si concepisce superiore ad altre, una
religione la sola rispettabile, la scienza la sola idonea a svelare
la verità e a portare conoscenza. Se le emozioni, che
figurativamente parlando, si possono disegnare concentriche o
intersecanti, ogni uomo ha un posto nel disegno. Un tratteggio che
già da solo potrebbe essere sufficiente per chiarire i conflitti, le
lobby, l’intercambiabilità dei ruoli, cioè delle posizioni nel
disegno, l’eterno ritorno e nietzschano e l’iperuranio
di Platone.
Sempre in termini estranei a Castaneda, che ci ha mutuato quelli
toltechi del suo stregone, è come se noi cercassimo di dare risposta
ai più esistenziali interrogativi, adottando un criterio di ricerca
che potrebbe essere chiamato della ruota del criceto. Non è un caso
che qualcuno, abbia fatto presente da tempo che per risolvere un
problema non si deve utilizzare il sistema che l’ha creato.
Il sistema che l’ha creato, a sua volta, sta in una nota
figurazione, quella delle tre carte. L’abilità del mazziere, di
cui non ci avvediamo, ci induce a credere di sapere quale delle tre
carte sia l’asso vincente, ovvero la verità. E non scoprendolo
mai, continuiamo a giocare devolvendo l’intera vita alla ricerca
della carta vincente.
In altri termini, non ci avvediamo dell’emozione che ci domina, in
questo caso razionalista, meccanicista, materialista, scientista. Non
ci avvediamo che stiamo utilizzando strumenti inadatti per aprire le
porte del nagual, cioè che quegli strumenti non sono che roba da
Meccano e Piccolo chimico.
L’inconsapevolezza dell’emozione egoica e antropocentrica in cui
versiamo è totalmente nascosta agli occhi degli uomini del tonal e
assolutamente evidente a quelli di ogni stregone. Dall’interno di
quel bozzolo disallineato siamo obbligati – di buon grado – ad
impiegare unità di misura autoreferenziali e strumentale ai nostri
interessi per intelligere la vita, le cose, la verità e il giusto.
In merito ad un dibattito web sulla coscienza delle piante ho letto
la seguente affermazione: “ [...] mi è già difficile decifrare
ciò che il mondo esterno propone ai miei sensi; non parliamo
dell’impossibilità di conoscere ciò che avviene nella coscienza
degli altri esseri umani… come potrebbe angosciarmi non sapere cosa
e come pensano una pianta, un fungo, un batterio…?”
Come si può credere che logica e razionalismo conducano a una
conoscenza che vada oltre il meccano? Con l’emozione scientista si
può eccome!
Dunque, in ambito piatto, quello della prima attenzione,
secondo Don Juan, ogni domanda tende a generare una risposta la cui
attendibilità è relativa alla dialettica con cui è ammantata e
all’accredito che diamo all’emittente. (Ed ecco gli esperti e
l’idolatria di cui sono investiti). Un ambito esclusivamente
mentale, esclusivamente riempito da pensieri, senza punto di
osservazione per avvedersi dell’ingorgo energetico che creano, per
scoprire che il problema – e non la soluzione – sono loro.
Dunque, fato e destino sui quali a tutti noi tanto interessa mettere
le mani per buttare giù dalla torre lo spergiuro e finalmente
conquistare la pace, non sono una delle tre carte. Non sono che
fioriture del mondo ridotto a logica e dialettica. Un mondo che gira
su una giostra che necessariamente comporterà un gran mal di testa e
null’altro.
Ma il nagual è presente. Alcuna poesia lo contiene, evidenziando
così come nel necessario valore utilitaristico del linguaggio
logico-razionale non si possa accedere a una conoscenza profonda.
L’emozione della prima attenzione, è dunque logico, razionale,
meccanicista, materialista e scientista. In essa, e solo in essa, può
esistere, ed esiste, il tempo lineare e la relativa non
reversibilità. La separazione del mondo in parti, il principio
considerato universale di causa-effetto, la conoscenza
cognitivo-analitica, che sebbene identica a quella del meccano, è
considerata anch’essa la sola degna di verità autentica e la sola
patentata alla ricerca. Un’emozione dal bozzolo piuttosto
impenetrabile, vista la sua indifferenza a quanto, anche senza il Don
Juan del caso, la fisica quantistica, è per i fatti suoi arrivata a
intravvedere il nagual.
Su Pfas e Solvay le Associazioni ambientaliste, con gli studi legali appropriati, dovranno fare un salto in avanti. Lo dico per Movimento di lotta per la salute Maccacaro, e a Legambiente, WWF, Greenpeace, Medicina democratica, che negli anni ho direttamente o indirettamente rappresentato. Aggiungo soprattutto ISDEMedici per l’Ambiente, e quanti altri ci stanno ascoltando.
Le Associazioni non possono accontentarsi di esposti in Procura e di costituirsi parti civili nel processo-bis di Alessandria contro Solvay. Troppo comodo e ininfluente accodarsi ai PM (e affiancarsi a chi, come il sindaco, semmai dovrebbe sedersi sul banco degli imputati). Troppo comodo e ininfluente accontentarsi di una futuribile sentenza che non bloccherà le produzioni di Pfas a Spinetta Marengo, e neppure le altre ancor più tossiche e cancerogene, di una minimale sentenza che comunque sarà ingiusta nei confronti delle Vittime: senza risarcimenti a morti e ammalati. Più in là di tanto non va la giustizia penale. Mentre, senza campanilismi, invece le Associazioni possono, e devono, assolvere un ruolo più importante, su un piano fattuale ed etico. Dunque fare un salto di qualità, anzi un triplo salto in lungo.
Innanzitutto, usando le proprie innegabili risorse, nei confronti di Solvay devono con avvocati e medici legali avviare azioni inibitorie e risarcitorie in sede civile: queste potrebbero determinare la fermata degli impianti inquinanti e l’avvio di monitoraggi di massa, ma senz’altro sono in grado di assicurare i risarcimenti alle Vittime, morti e ammalati, con un minimo di equità. Fare finalmente un po’ di Giustizia! L’azione di “class action” è conosciuta e proficuamente praticata nel mondo: è tempo che in Italia sia Solvay la prima multinazionale chimica a pagare lo scotto (come incitava il Procuratore generale di Cassazione). Non dimentichiamo che Solvay, con le sue due unità di Spinetta e Bollate, è il principale imputato degli avvelenamenti di Pfas documentati da Greenpeace rispettivamente in Piemonte e in Lombardia.
A fronte del disastro ambientale e sanitario, Comitati e Associazioni hanno chiesto, con esaustivi manifesti, ma separatamente, la messa al bando dei Pfas. Ma né Comune e Regione, a livello locale, né Governo, a livello nazionale, hanno provveduto, nascondendosi dietro il dito di una “imminente” restrizione a livello europeo. Dunque, prima che i Pfas determino ulteriori decenni di Vittime, come per l’amianto, è fondamentale che le Associazioni riprendano con urgenza il disegno di legge (Crucioli) che giace in Parlamento e si unifichino in una unica campagna nazionale di messa la bando della produzione e dell’utilizzo dei Pfas,alla quale far aderire centinaia di migliaia di italiani: i nostri 40mila della Rete Ambientalista sarebbero i primi ad associarsi, perfino con una sottoscrizione per la “class action”.
Insomma, onestamente va detto: senza questo salto di qualità delle Associazioni sulla questione eco sanitaria “Pfas e Solvay”, si farebbe il solletico ad un colosso come Solvay e un danno irreversibile al Paese.
Lino Balza Movimento di lotta per la salute Maccacaro