domenica 22 maggio 2011

Caterina Regazzi: "Treia è la casa della memoria!"


Come aveva iniziato Paolo...... "non mi è facile raccontare del mio rapporto con Treia.....".

In effetti scrivere di Treia mi imbarazza un po', è come scrivere del mio primo amore, è come parlare del rapporto con la madre, è un po' come andare dallo psicanalista!

La storia del mio rapporto con questo paese è praticamente la storia della mia vita e non mi sento tanto importante da scrivere un'autobiografia e cercherò quindi di estrapolare dalla memoria emozioni ed immagini che possano in qualche modo interessare chi avrà la voglia e la pazienza di leggermi.

E' una storia fatta anche di panorami e per questo sono andata a rovistare fra vecchi album di foto per accompagnare queste righe con qualche visione di oggi e di ieri perchè, se è vero che è importante vivere l'adesso, quel che io sono adesso e quello che provo mi deriva dalla somma delle esperienze del passato
grazie alle quali vivrò il futuro con tutto il bagaglio, leggero il più possibile, che mi porto appresso.

La casa di Treia è "la casa della memoria" e per questo quando Paolo ci è andato a vivere io e Viola abbiamo un po' "tremato" ma lui è stato delicato, non ha neanche pensato a stravolgere l'immagine generale. Quella casa ha tante cose, tanti oggetti e ognuno ha una sua storia ed anche se di tante di esse farei tranquillamente e volentieri a meno, non riesco a liberarmene, mi sembrerebbe di fare un torto a mia madre, perchè era quella la "sua" casa.

E' una storia fatta di emozioni: quando si arriva a Treia in automobile, io normalmente faccio "la corta", la strada che passa davanti a Villa Spada (a proposito: che darei per andarci dentro, ma chissà di chi è e cosa se ne fa e se ne farà), quindi il tragitto è in salita, una salita abbastanza ripida e quindi l'auto deve essere in una marcia bassa e fa un rumore acuto, ecco, io, quando scalo la marcia e comincio a sentire quel rumore, comincio a provare quell'emozione, una specie di piccola accelerazione del battito cardiaco e come un sottofondo della mia anima che dice: ecco, la mia bella Treia!

La mia bella Treia, con quel colore delle case che è il più bello, è caldo, è dolce, non è come il grigio del tufo, non è come il mattone a vista di alti luoghi, io non so che terra ci volesse e ci voglia per fare quei mattoni (ma se ne fanno ancora di quei mattoni, di quel colore, oggi?), non è come gli intonaci di vari colori alla moda, alle volte sgargianti, a  volte sbiaditi, a volte anche belli, ma il colore di quelle case per me è il più bello del mondo, e sono tutte uguali. E poi, finita la salita, quel breve tratto di strada circonvallazione che da sul panorama verso il Conero, e quella collinetta tutta spoglia ma sempre ben coltivata e quella deliziosa casetta che ci sta in cima, che darei per andare a vedere quel posto! e nelle giornate limpide il pezzetto di Adriatico vicino al monte.

Paolo, Paolo, possibile che tu non l'abbia mai visto davvero? dobbiamo prenderti gli occhiali o un binocolo! E' bellissimo vedere il mare da lì, ti fa sentire che tutto sommato, il mare è a portata di mano, a un tiro di schioppo!

Altra sensazione, oltre a quella di rivedere un luogo per me bellissimo, è quella del ritorno a casa.
Ho cambiato di casa diverse volte nella mia vita ed ogni volta c'era più o meno, presto o tardi, questa sensazione che si deve per forza provare nel luogo dove dormiamo, mangiamo, amiamo, pena una dissociazione della personalità, se questa sensazione viene a mancare. L'ho provata a Spilamberto, prima ancora di andarci ad abitare, ma il luogo dove mi sono sentita quasi sempre a casa, pur non avendoci mai abitato, nel senso "ufficiale" del termine, cioè pur non avendoci mai risieduto, è proprio Treia. Ho detto "quasi" di proposito e a ragion veduta perchè c'è stato anche un periodo abbastanza lungo in cui mi ci sentivo fuori posto.

Sono stati gli anni della solitudine, e poi quelli della malattia e poi della scomparsa dei miei genitori. Le stanze erano troppo vuote, troppo silenziose, ed i ricordi delle feste, delle cene e dei pranzi con i miei genitori, con i parenti, molti di loro ormai scomparsi, con le amiche ormai perdute, per le strade della vita che si dividono, mi davano solo una gran malinconia e voglia di scapparmene nella mia casa "altra" di quel momento.

Gli "spiriti" che sicuramente vi aleggiano, non mi facevano buona compagnia o forse non ero io una buona compagnia per loro.

Anche i treiesi mi parevano ormai tutti estranei e facevo fatica anche a fermarmi a scambiare due parole con loro, anche con i conosciuti. I treiesi sono persone buone come il pane, così come era mia nonna Annetta, ma di certo non si può dire che siano socievoli, se non sei tu a fare il primo passo, è difficile che si aprano. Quando hai superato quella debole barriera sono capaci di darti tutto. Parlo poi pensando ai "vecchi", dove per vecchi intendo anche i cinquantenni, cioè i miei coetanei, perchè dei giovani di oggi non saprei cosa dire.
E così poi è arrivato Paolo, anzi, per meglio dire, sono arrivata io da lui, e ricordo che parlammo di questo paese non so perchè il primo giorno, sicuramente per l'assonanza del nome con quello del fiume che scorre nel paese da cui lui proviene, e l'idea, non so se mia o sua che lui si trasferisse qui, mi ha subito entusiasmato.

Non che non vedessi le difficoltà e gli eventuali problemi ma in due e due quattro, ecco che la casa è stata "resuscitata" a nuova vita, gli armadi sono stati aperti, il camino riacceso dopo anni e riparato, la legnaia riempita, alcune cose inutili o rotte eliminate (ma pochissime come dicevo prima), la dispensa rifornita, i letti rifatti e riusati,

Il tempo là riprende il suo valore, di vita vissuta.

Spero che Viola abbia la fortuna un giorno di provare là le stesse belle emozioni che ci ho provato e ci sto provando io......

Caterina Regazzi

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A Treia...

Donna amabile,
raccontata da muse e poeti;
donna di piacere
vestita a festa
in un tramonto lieto;
...luce del mio grembo maturo
su cui adagio
lenti i miei passi
di pellegrino errante.
Io che ho scelto
il tuo sorriso
disegno
la tua storia
in un racconto
di fiaba...
io, suonatore
di canti perduti
riposo quieto
all'ombra
del tuo seno.

Antonella Pedicelli

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