La concezione dell’ecologia a cui si fa comunemente riferimento è di matrice totalmente antropocentrica, considera cioè tutto in funzione dell’essere umano.
Questo approccio, profondamente connaturato alla nostra cultura, si propone di salvare la Terra perché “è l’unica casa che abbiamo”, oppure ”per le generazioni future” ecc. Questa visione dell’ecologia può essere definita di superficie, nel senso che non va ad intaccare minimamente le radici del dramma ecologico. E’ espressione della cultura occidentale, dunque con uno spiccato sottofondo materialista e comunque con una netta distinzione fra spirito e materia.
Nonostante si adoperi, ancorché in buona fede, per “salvarla”, l‘ecologia di superficie mantiene fondamentalmente un atteggiamento di sopraffazione nei confronti della Natura che viene considerata un qualcosa al servizio della nostra specie.
La stessa idea dell’espansione, fondamento della cultura occidentale non viene minimamente messa in discussione dall’ecologia di superficie che parla infatti di sviluppo sostenibile. In sostanza l’ecologia di superficie si preoccupa di preservare l’ambiente esclusivamente a beneficio dell’uomo.
Una visione veramente ecologica dell’esistenza, dalle radici molto antiche e non a caso l’unica che non ha mai causato alcun dramma ambientale, parte invece da presupposti diametralmente opposti. E’ conosciuta come “ecologia profonda” anche se io preferisco chiamarla “vera ecologia”, perché l’altra, quella “di superficie”, ecologia non lo è. La vera ecologia dà valore a qualunque entità naturale, vivente e non, che ha dunque pari diritto ad una qualche forma di vita, ad una sua qualche “realizzazione”.
La visione della vera ecologia è dunque a sfondo panteista. L’umanità non “vale” perché speciale ma semplicemente in quanto tale (così come, in quanto tale, “vale” una mucca, un albero, un fiume, il vento). La vera ecologia non vede contrapposizione tra l’essere umano e gli altri viventi e non, e prevede dunque una integrazione non solo fisica ma anche e soprattutto spirituale con l’ambiente di cui facciamo parte. La Vita è ovunque. E’ una visione del mondo a sfondo ecocentrico e non antropocentrico.
Nella visione dell’ecologia di superficie manca completamente la percezione che l’uomo “è Natura” e da qui nasce quella contrapposizione (tra uomo e Natura) che ha dato il là ad una sorta di interpretazione dell’esistenza per cui l’uomo può controllare e manipolare ai propri fini, tutto ciò che umano non è.
In definitiva il dramma ambientale è inevitabile con le premesse culturali dell’Occidente e soprattutto con il potere tecnico che si è dato negli ultimi due secoli (conseguenza inevitabile di tali premesse). Adoperarsi per salvare il pianeta, come fa l’ecologia di superficie, attraverso lo sviluppo delle cosiddette energie alternative, attraverso filtri, depuratori, attraverso la conservazione di qualche foresta qua e là, serve soltanto a prolungare la situazione attuale, probabilmente aggravandola per il persistere dell’idea di crescita permanente nel quale siamo completamente immersi. Idea, che, per sopramercato, con la globalizzazione abbiamo esportato in tutto il pianeta, senza capire che ciò equivale a segare il ramo dell’albero su cui siamo seduti. In definitiva ciò che occorre è un profondo mutamento filosofico.
In questa ottica, l’azione forse più efficace che possiamo compiere, è diffondere informazioni, mettere in dubbio idee preconcette che vengono comunemente accettate in modo acritico solo perché respirate fin dalla nascita, e quindi considerate ovvie, ma imposte di fatto dalla cultura dominante. Molto importante è considerare come degna di valore la vita di tutti gli esseri senzienti. I cambiamenti ecologici portati da un cambio “filosofico” sono meno appariscenti ma molto più efficaci.
A livello pratico ritengo fondamentale impostare la propria vita su principi di semplicità, essenzialità e cooperazione. Ridurre il più possibile i consumi e contestualmente la nostra dipendenza dal sistema appare fondamentale poiché essi rappresentano una delle cause del dramma ecologico (e non solo) e non portano alcun benessere reale.
Andrea Bizzocchi
Rete per l'Ecologia Profonda
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