catafalco tombale natalizio
“Gesù… tu innocente pagasti il fio dei peccati dell’uomo e fosti inchiodato mani e piedi alla croce, i tuoi occhi versarono lacrime e le tue mani grondarono sangue.. e da allora ancora ed ancora succede.. perché in nome tuo efferatezze furono compiute senza fine, nemmeno per un giorno, un’ora, un minuto.. si è interrotto il martirio: pagani, eretici, streghe, bambini e bambine innocenti… Milioni e milioni sono le vittime immolate al tuo altare di salvatore del mondo dai tuoi stessi sacerdoti e dai tuoi fedeli seguaci… Chi pagherà ora per queste colpe?”
(Paolo D’Arpini)
La verità sulle persecuzioni dei cristiani viene a galla dopo 2000 anni…
Infatti è GRAVISSIMO che ancora dopo 2000 anni vengano raccontate favole sulle persecuzioni dei cristiani “povere vittime” dalla propaganda galilea moderna, la verità – che si può sapere solo studiando o informandosi leggendo fonti che non siano della propaganda galilea antica o moderna – è che in realtà le fantomatiche persecuzioni contro i cristiani ebbero luogo in un’epoca tarda soprattutto sotto gli Imperatori Decio, Valeriano e sotto la Grande Persecuzione di Diocleziano, ma perchè lo Stato Romano così tollerante e conciliante in maniera religiosa perseguitò i cristiani?, perchè la Chiesa era una organizzazione sovversiva che stava prendendo piede e i cui teologi e i cui fedeli attaccavano il paganesimo e non obbedivano a delle leggi dello stato, distruggevano statue, insultavano i cittadini pagani e assaltavano e bruciavano templi, era una chiesa intollerante e all’attacco quella che venne perseguitata, non erano dei miti agnelli, prima dell’epoca tardo antica nessun cristiano venne condannato come tale, ma per trasgressioni delle leggi dello stato e per gli attacchi all’ordine pubblico.
La favola di Nerone, il “cattivo” che brucia Roma e da la colpa ai Cristiani, è stata propagata ancora nel XX secolo da film della propaganda cristiana tipo “Quo Vadis?” non ci crederete? non lo dico io lo dicono gli storici moderni. Tra l’altro i tumulti del 64 o 67 d.C. in cui secondo la tradizione persero la vita Paolo di Tarso e Pietro lo Zelota, furono probabilmente provocati da zeloti giudei o proto-cristiani, la repressione non fu una repressione religiosa anti-cristiana, ma probabilmente fu dovuta all’ostilità degli ebrei e dei proto-cristiani verso lo stato romano, ostilità che spesso sfociava in rivolte e tumulti.
Nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea si elencano le dieci principali persecuzioni contro i cristiani (dieci come le bibliche piaghe egiziane…), avvenute sotto i seguenti imperatori:
1. Nerone (nel 64 o nel 67 d.C.)
2. Domiziano (nel 95 d.C.)
3. Traiano (tra il 108 e il 112 d.C.)
4. Marco Aurelio (nel 177 d.C.)
5. Settimio Severo (nel 202 d.C.)
6. Massimino il Trace (nel 236 d.C.)
7. Decio (tra il 249 e il 251 d.C.)
8. Valeriano (tra il 257 e il 258 d.C.)
9. Aureliano (tra il 270 e il 275 d.C.)
10. Diocleziano (tra il 303 e il 304 d.C. (”Grande Persecuzione”)
Le fonti cristiane sono tuttavia imprecise, avendo come scopo non di raccontare una verità storica, ma di esaltare e mettere in luce la grandezza della propria fede, e vengono spesso contraddette da altre fonti non cristiane. Gli agiografi antichi, medioevali e degli inizi dell’era moderna, erano inclini ad esagerare il numero di martiri. Poiché il titolo di martire è il più alto a cui un cristiano può aspirare, questa tendenza è naturale. Le stime del numero di cristiani uccisi per motivi religiosi prima dell’anno 313 (data dell’editto di Milano che liberalizzava il culto cristiano, sotto l’imperatore Costantino I) variano molto, a seconda degli studiosi, da un massimo di quasi 3000 ad un minimo di poche centinaia.
(la inesistente) Persecuzione di Nerone
La “prima persecuzione” sotto Nerone nel 64 o 67 d.C., fu dovuta alla ricerca di un capro espiatorio per il grande incendio di Roma, come viene raccontato dallo storico latino Tacito, che notoriamente è uno storico di parte senatoria, che come tutti gli storici della classe senatoria del periodo tende a demonizzare e a screditare gli imperatori Giulio-Claudi, in quel periodo il Senato non si era ancora rassegnato alla perdita del potere e calunniò sistematicamente gli imperatori, Nerone e Caligola erano dei pazzi, Tiberio un paranoico e Claudio un idiota … , la realtà è un’altra… Nerone era un “Populares”, amico della plebe e degli Equites, riequilibrò il rapporto tra l’Aureus ed il Denarius a favore di quest’ultimo favorendo la nascità di una classe media nell’Impero Romano e favorendo la plebe, la riforma monetaria di Nerone fu importantissima per l’impero.
Gli agiografi cristiani posteriori mutuarono la visione negativa di Nerone fatta dalla classe senatoria.
(la inesistente) Persecuzione di Domiziano
Sotto la dinastia flavia ebbero forse simpatie cristiane persino personaggi della corte imperiale, come Berenice, principessa ebrea figlia del re Erode Agrippa I , amante delll’imperatore Tito (79-81) e il console Flavio Clemente con la moglie Flavia Domitilla, al seguito di Domiziano (81-96): nel 95 la “seconda persecuzione” consistette nella messa a morte di Flavio Clemente insieme ad Acilio Gabrione, e nell’esilio per Flavia Domitilla, probabilmente non a causa della loro fede cristiana, ma in quanto sospettati di aver ordito una congiura.
(la inesistente) Persecuzione di Traiano
La “terza persecuzione” sotto Traiano non ebbe probabilmente mai luogo. In una lettera inviata a Plinio il Giovane quando questi era legato nella provincia di Bitinia, l’imperatore dettava le modalità con cui si doveva trattare la “questione cristiana”: nessuna ricerca attiva dei cristiani e in caso di denuncia, la loro condanna doveva avvenire solo in seguito al rifiuto di sacrificare agli Dei. Un’altra lettera inviata da Adriano al proconsole della provincia d’Asia, stabilisce regole ancora più restrittive, allo scopo di controllare le delazioni contro i cristiani.
Un giudizio negativo contro la religione cristiana era tuttavia largamente diffuso: Plinio il giovane la considera “nihil aliud quam superstitionem” (”null’altro che superstizione”).
(la inesistente) Persecuzione di Marco Aurelio
A sua volta la “quarta persecuzione” sotto Marco Aurelio si limitò probabilmente ad alcuni eposidi ad opera di autorità locali, mentre Marcia, liberta imperiale e amante dell’imperatore Commodo fu forse anch’essa di simpatie cristiane, viene citata in merito alla liberazione di papa Callisto I dalla condanna alle miniere (ad metalla) in Sardegna.
Intorno al 178-180 il filosofo platonico Celso scrisse contro la religione cristiana e in difesa di quella tradizionale il Logos Arethes (”Discorso sulla Verità”), che conosciamo solo dalla confutazione apologetica polemica che ne fece il teologo cristiano Origene…, con la sua opera del 248 d.C., intitolata, appunto,Contra Celsum (”Contro Celso”).
(la cosiddetta) Persecuzione di Settimio Severo
La “quinta persecuzione” sotto Settimio Severo consistette nell’emanazione di un editto che vietava a ebrei e cristiani di cercare di convertire nuovi adepti.
Alessandro Severo sembra fosse filo-cristiano: l’Historia Augusta racconta che nel suo larario comparivano insieme ad Apollo e a Orfeo anche Abramo e Cristo. Inoltre sotto il suo impero alle comunità cristiane venne riconosciuta una personalità giuridica (diritto di presentarsi in giudizio e di disporre di beni materiali).
(la inesistente) Persecuzione di Massimino il Trace
Sotto Massimino il Trace, Erodiano riporta che per motivi economici l’imperatore spogliò i templi, ma non è conosciuto nessun editto specifico contro i cristiani: una “sesta persecuzione” è forse erroneamente stata identificata con questo provvedimento.
Invece, secondo alcune fonti cristiane, l’imperatore Filippo l’Arabo sarebbe stato addirittura cristiano egli stesso.
Persecuzioni di Decio e Valeriano
La “settima persecuzione” sotto Decio, fu inaugurata con un editto del 250 d.C. che, nell’ambito del programma di restaurazione religiosa promosso dall’imperatore, ordinò che tutti i cittadini dell’impero offrissero un sacrificio pubblico agli Dei o all’imperatore (questa veniva considerata una formalità equivalente ad una testimonianza di lealtà all’imperatore e all’ordine costituito). Decio autorizzò delle commissioni itineranti a visitare le città e i villaggi per supervisionare l’esecuzione dei sacrifici e per la consegna di certificati scritti a tutti i cittadini che li avevano eseguiti. Ai cristiani che si rifiutarono di obbedire all’editto venne mossa accusa di empietà, che veniva punita con l’arresto, l’imprigionamento, la tortura e le esecuzioni. I cristiani scapparono verso rifugi sicuri nelle campagne ed alcuni acquistarono i loro certificati, chiamati libelli.
Poco dopo, l’”ottava persecuzione” sotto Valeriano iniziò nel 257 d.C. con un primo editto che imponeva a vescovi, preti e diaconi di sacrificare agli Dei, a pena dell’esilio, e proibì inoltre ai cristiani le assemblee di culto. Un secondo editto del 258 d.C. inasprì le pene per chi rifiutava il sacrificio e aggiunse la confisca dei beni per i senatori e cavalieri, con un provvedimento destinato soprattutto a rimpinguare le casse statali… . Il successore Gallieno concesse a tutti di rientrare dall’esilio e restituì alle chiese i loro beni.
In Nord Africa le gravi persecuzioni della metà del III secolo spezzarono e traumatizzarono le comunità cristiane dell’area, alcune delle quali voltarono le spalle ai membri che avevano temporaneamente abiurato la loro fede a causa delle durezze subite. Diversi concili tenuti a Cartagine discussero fino a che punto la comunità doveva accettare questi cristiani che avevano ceduto alle richieste dei romani, e la questione è ampiamente trattata nelle opere di Cipriano, vescovo di Cartagine.
Alcuni cristiani avrebbero all’inizio accolto con entusiasmo la possibilità di ottenere il martirio: gli scrittori della chiesa cristiana degli inizi si occuparono molto delle condizioni in base alla quali l’accettazione del martirio poteva essere considerato un destino accettabile, o, viceversa, essere considerato quasi come un suicidio. In generale, i martiri erano considerati esempi da seguire della fede cristiana e pochi dei primi santi non furono anche martiri. Nel contempo il suicidio era considerato dai cristiani un grave peccato e veniva associato ad un tradimento della propria fede, l’esatto opposto della “testimonianza” di essa nel martirio: alla maniera di Giuda il traditore, non di Gesù il salvatore. Il Martirio di Policarpo, del II secolo, registra la storia di Quintus, un cristiano che si consegnò alle autorità romane, ma con atto di codardia finì per sacrificare agli Dei romani quando vide le fiere nel Colosseo: “Per questo motivo quindi, fratelli, non lodiamo quelli che si consegnano, perché il vangelo non insegna ciò.”
Giovanni l’Evangelista non accusò mai Gesù di suicidio o di auto-distruzione, ma dice piuttosto che Gesù scelse di non opporre resistenza all’arresto e alla crocifissione. Storicamente è provato che nel Colosseo non furono mai giustiziati o uccisi cristiani…
(la inesistente) Persecuzione di Aureliano
Non sembra esservi stata una “nona persecuzione” sotto Aureliano. Durante il suo regno il filosofo neo-platonico Porfirio scrisse un trattato in 15 libri dal titolo “Contro i cristiani” (Contra Christianos), che tuttavia non è giunto fino a noi, chissa perchè… i cristiani con le loro apologie attaccavano i pagani, non è vero che lo facevano per difesa della loro fede e i filosofi rispondevano a questi attacchi smontando le accuse e le dottrine cristiane, Porfirio col suo Contra Christianos e l’imperatore Giuliano col suo Contra Galileos ne sono fulgidi esempi.
Persecuzione di Diocleziano (”Grande Persecuzione”, praticamente l’unica vera persecuzione)
Con una serie di editti sempre più duri, la “decima persecuzione” iniziò nel 303 sotto Diocleziano e fu particolarmente violenta nella parte orientale dell’impero, sotto il dominio del cesare Galerio. Venne sancita la distruzione delle chiese e dei libri sacri e a tutti i cittadini venne richiesto di sacrificare agli Dei. La persecuzione terminò nel 311 d.C con l’editto di Nicomedia, emanato dagli allora augusti Galerio, Costantino I e Licinio, dopo di che cominciò la persecuzione dei Gentili.
Conclusioni
La storia è testimone… di fatto in totale ci sono stati da Decio a Diocleziano pochissimi anni, massimo 16, di vera persecuzione, persecuzione tardiva di una chiesa fanatica sempre più intollerante e invasiva a cui fa da contro altare un vero e proprio Genocidio contro i Gentili (Pagani) dal IV al VI-VII secoloma con propaggini fino all’anno 1000 e anche in altre forme, ovviamente, fino ai giorni nostri.
………
LE PERSECUZIONI DEI CRISTIANI CONTRO GLI ELLENICI!
(Riassunto a cura del libro di Vlassis Rassias “LA DEMOLIZIONE DEI TEMPLI”, pubblicato in Grecia, Atene 1994, Diipetes Editions, ISBN 960-85311-3-6)
Alla data dell’ Era Volgare = Era Cristiana.
“..Si Qua In Agris Templa Sunt,
Sine Turba Ac Tumultu Diruantur..”
(Emp. Arcadius, 13. 7. 399)
314Immediatamente dopo la sua piena legalizzazione, la chiesa cristiana attacca i Gentili (Pagani): Il concilio di Ancirra denuncia il culto della DEA ARTEMIDE.
324
L’imperatore Costantino dichiara il cristianesimo l’unica religione ufficiale dell’impero romano. Nella citta di Didima, in Asia minore, i cristiani saccheggiano l’oracolo del DIO APOLLO e torturano a morte i sacerdoti pagani.I cristiani sfrattano i Gentili (Pagani) dal Monte Athos e distruggono i templi greci locali.
326
L’imperatore Costantino, in seguito alle istruzioni di sua madre Elena, distrugge il tempio del DIO ASCLEPIO in Aigeai in Cilicia e molti templi della DEA AFRODITE in Gerusalemme, Aphaca, Mambre, Phoenice, Baalbek, ecc.
330
L’imperatore Costantino ruba i tesori e le statue dei templi pagani greci per decorare la Nuova Roma (Costantinopoli), la nuova capitale dell’impero.
335
L’imperatore Costantino saccheggia molti templi Pagani in Asia Minore e in Palestina e ordina l’esecuzione per crocifissione dei “praticanti di magia e gli indovini (lettori di sorte)”. Viene martirizzato il filosofo neoplatonico Sopatrus.
341
L’imperatore Constas perseguita “tutti gli indovini e gli Hellenici (pagani greci?). Molti Gentili (Pagani) sono o imprigionati o giustiziati.
346
Nuove persecuzioni su larga scala vengono fatte contro i Gentili (pagani) a Costantinopoli. Viene bandito il famoso oratore Libanius accusato di praticare magia.
353
Costanzo, con editto, ordina la pena di morte per tutti i tipi di adorazione attraverso i sacrifici e gli “idoli”.
354
Un nuovo editto ordina la chiusura di tutti i templi Pagani. Molte delle loro aree vengono profanate e trasformate in bordelli oppure in case da gioco. Vengono giustiziati i sacerdoti pagani. Primi roghi di biblioteche in varie citta dell’impero. Le prime fabbriche di cemento vengono organizzate vicino ai Templi Pagani chiusi. La maggior parte delle sacre architetture dei Gentili vengono ridotte a calcinacci.
356
Un nuovo editto di Costanzo ordina la distruzione dei Templi Pagani e l’uccisione di tutti gli adoratori di idoli.
357
Costanzo mette fuorilegge tutti i metodi di divinazione (non esclusa l’Astrologia).
359
In Skytopolis, Siria, la chiesa cristiana organizza il primo campo di tortura e di sterminio per i Gentili arrestati in tutto l’impero.
Dal 361 al 363
La tolleranza religiosa e la restaurazione dei culti pagani dichiarate a Costantinopoli (1° dicembre 361) dall’ Imperatore Flavio Claudio Giuliano.
363
Assassinio dell’imperatore Giuliano (26 giugno).
364
L’imperatore Gioviano Flavio ordina di bruciare la biblioteca di Antiochia. Un editto imperiale (11 settembre) ordina la pena di morte per quei Gentili che praticano il culto antico degli DEI o praticano arti divinatorie (”Sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas”). Tre differenti editti (4 febbraio; 9 settembre; 23 dicembre) ordinano la confisca di tutte le proprieta dei Templi Pagani e la pena di morte per i Pagani che partecipano ai riti, anche se privati.
365
Un editto imperiale (17 novembre) vieta agli Gentili ufficiali dell’esercito di comandare soldati cristiani.
370
L’imperatore Valente ordina una tremenda persecuzione dei Gentili in tutto l’impero d’Oriente. Ad Antiochia, in mezzo a molti altri Gentili vengono giustiziati i sacerdoti Hilarius, Patricius e l’ex governatore Fidustius. Tonnellate di libri sono bruciati nelle piazze delle citta dell’Impero Orientale. Tutti gli amici di Giuliano (ex imperatore) sono perseguitati (Orebasius, Sallustius, Pegasius, ecc.). Il filosofo Simonides c bruciato vivo e il filosofo Maximus c decapitato (dopo essere stato torturato nota del traduttore!)
372
L’imperatore Valente ordina al governatore dell’Asia Minore di sterminare tutti gli Hellenici e tutta la documentazione del loro sapere.
373
Nuova proibizione di tutti i metodi divinatori. Il termine “Pagani” (abitanti dei pagus, dei villaggi) c introdotto dai cristiani al posto del termine Gentili.
375
Il tempio del DIO ASCLEPIO nell’Epidauro, in Grecia, c chiuso dai cristiani.
380
Il 27 febbraio, l’imperatore Flavio Teodosio dichiara il cristianesimo religione esclusiva dell’Impero Romano con un editto che proclama : ” tutte le varie nazioni le quali sono soggette alla nostra clemenza e moderazione devono continuare nella professione di quella religione che c stata consegnata ai Romani dal divino apostolo Pietro”. I non cristiani sono chiamati “detestabili, eretici, stupidi e ciechi”. In un altro editto Teodosio chiama “insani” quelli che non credono nel dio cristiano e dichiara fuorilegge tutti i dissensi dai dogmi della chiesa cristiana. Ambrosio, vescovo di Milano, inizia la distruzione di tutti i Templi Pagani della sua area. I preti cristiani guidano le masse contro il Tempio della DEA DEMETRA in Eleusi e tentano di linciare gli “Hierophants” Nestorius e Priskus. Il novanticinquenne “Hierophant” Nestorius mette fine ai Misteri Eleusini e annuncia la predominanza del buio mentale sull’intera razza umana.
381
Il 2 maggio Teodosio priva di tutti i loro diritti i cristiani che tornano indietro alla religione Pagana. In tutto l’Impero d’Oriente i Templi Pagani e le biblioteche sono saccheggiati o bruciati. Il 21 dicembre Teodosio bandisce perfino le semplici visite ai Templi Hellenici. A Costantinopoli, il Tempio della DEA AFRODITE c cambiato in un bordello e il Tempio del SOLE e ARTEMIDE in una stalla.
382
“Alleluia” (Gloria a Yaweh) c imposto nella messa cristiana.
384
L’Imperatore Teodosio ordina al prefetto pretoriano Maternus Cynegius, consacrato a cristo, di cooperare con i vescovi locali e distruggere i Templi dei Gentili nel nord della Grecia e in Asia Minore.
Dal 385 al 388
Maternus Cynegius, incoraggiato dal fanatismo di sua moglie e dal vescovo (fatto santo dalla chiesa cristiana) Marcellus, con le sue bande batte le campagne e saccheggia e distrugge centinaia di Templi Ellenici, santuari e altari. Tra gli altri essi distruggono il Tempio di Odessa, il Cabeireion di Imbros, il Tempio di ZEUS ad Apamea, il Tempio di Apollo a Dydima e tutti i Templi di Palmyra. Migliaia di innocenti Gentili per tutto l’Impero soffrono il martirio nel famigerato campo di morte di Skythopolis (il primo campo di concentramento e sterminio della storia: nota del traduttore!)
386
L’imperatore Teodosio dichiara fuorilegge (16 giugno) il restauro dei Templi Pagani saccheggiati.
388
I dibattiti pubblici di soggetto religioso sono messi fuorilegge da Teodosio. Il vecchio oratore Libanius spedisce una famosa Epistola “Pro Templis” a Teodosio con la speranza che quei pochi Templi Hellenici che restano vengano rispettati e risparmiati.
Dal 389 al 390
Tutti i sistemi di datazione non cristiani sono messi fuorilegge. Orde di eremiti fanatici del deserto invadono le citta del Medio Oriente e dell’Egitto distruggendo statue, altari, Biblioteche e Templi Pagani e linciando i Gentili. Teofilo, patriarca di Alessandria, inizia una pesante persecuzione contro i Gentili, cambia il Tempio di DIONISO in una chiesa cristiana, brucia il Mithraeum della citta, distrugge il tempio di ZEUS e ridicolizza i sacerdoti Pagani prima che essi vengano lapidati. Le folle cristiane profanano le immagini di culto.
391
Il 24 febbraio, un nuovo editto di Teodosio proibisce non soltanto le visite ai Templi Pagani, ma pure guardare le statue vandalizzate. Nuove pesanti persecuzioni in tutto l’Impero. In Alessandria, Egitto, i Gentili, guidati dal filosofo Olympius, si ribellano e dopo alcuni scontri per strada si chiudono nel Tempio fortificato del DIO SERAPHIDE (IL SERAPEION). Dopo un violento assedio, i cristiani espugnano l’edificio, lo distruggono, bruciano la sua famosa Biblioteca e profanano le immagini di culto.
392
L’otto novembre, l’imperatore Teodosio dichiara fuorilegge tutti i rituali non cristiani e li chiama “superstizioni dei Gentili” (gentilicia superstitio). Nuova persecuzione su ampia scala contro i Gentili. I Misteri di Samotracia sono proibiti e i sacerdoti pagani macellati. A Cipro il vescovo locale (fatto santo) Epifanio e (un altro fatto santo) Tycon distruggono quasi tutti i Templi dell’isola e sterminano migliaia di Gentili. I Misteri locali della DEA AFRODITE furono fatti chiudere. Teodosio in un editto dichiara: “coloro i quali non ubbidiranno al padre Epifanio non avranno diritto di continuare a vivere in quest’isola” I Gentili si rivoltano contro l’imperatore e la chiesa cristiana a Petra, Aeropolis, Rafia, Gaza, Baalbek e altre citta del Medio Oriente.
393
I Giochi di Pythian, i Giochi di Aktia e i Giochi olimpici sono messi fuorilegge come parte dell’idolatria Hellenica. I cristiani saccheggiano i Templi di Olympia.
395
Due nuovi editti (22 luglio e 7 Agosto) causano nuove persecuzioni contro i Gentili. Rufinus, l’eunuco Primo ministro dell’imperatore Flavius Arcadius dirige le sue orde dei battezzati Goti (comandati da Alarico) nel paese degli Helleni. Incoraggiato dai monaci cristiani i barbari saccheggiano e bruciano molte citta (Dion, Delphi, Megara, Corinto, Pheneos, Argos, Nemea, Lycosoura, Sparta, Messene, Phigaleia, Olympia, etc), macellano e riducono in schiavitu innumerevoli Gentili Helleni e bruciano tutti i Templi. Fra gli altri, bruciano il Santuario di Eleusi e bruciano vivi tutti i sacerdoti pagani (incluso l’”Hierophant” Mithras Hilarius).
396
Il 7 dicembre un nuovo editto dell’imperatore Arcadius ordina che i pagani siano processati per alto tradimento. Imprigionati i pochi restanti sacerdoti pagani e gli Hierophants.
397
“Demoliteli!”. L’imperatore Flavio Arcadius ordina che tutti i Templi Pagani ancora in piedi siano demoliti.
398
Il Quarto concilio delle chiese cristiane di Cartagine proibisce a tutti, inclusi i vescovi cristiani, di studiare i libri dei Gentili. Porfirius, vescovo di Gaza, demolisce quasi tutti i Templi Pagani di quella citta (eccetto 9 di loro che rimangono attivi).
399
Con un nuovo editto (13giugno) l’imperatore Flavio Arcadius ordina che i Templi Pagani ancora in piedi, specialmente nelle campagne, devono essere immediatamente demoliti: «Si qua in agris templa sunt, sine turba ac tumultu diruantur. His enim deiectis atque sublatis omnis superstitioni materia consumetur»
400
Il vescono Nicetas distrugge l’oracolo del DIO DIONISO a Vesai e battezza tutti i Gentili di quell’area.
401
Le folle cristiane di Cartagine, linciano i Gentili e distruggono i Templi e le statue degli DEI. Anche a Gaza, il vescovo locale (anche lui “Santo”) Porfirio manda i suoi seguaci a linciare i Gentili e a demolire gli ultimi nove Templi rimasti attivi in citta. Il quindicesimo concilio di Calcedonia ordina che siano scomunicati tutti i cristiani che hanno buoni rapporti con i loro parenti Gentili (anche se gia morti).
405
Giovanni Crisostomo manda le sue orde dei suoi monaci vestiti di grigio a rapinare con bastoni e ferro e distruggere le immagini degli DEI in tutte le citta della Palestina.
406
Giovanni Crisostomo raccoglie fondi presso le donne ricche cristiane per supportare finanziariamente la demolizione dei Templi Hellenici. In Ephessus ordina la distruzione del famoso Tempio alla DEA ARTEMIDE. A Salamis, Cipro, il “santo cristiano” Ephiphanius e Eutychius continuano la persecuzione dei Gentili e la totale distruzione dei loro Templi e dei Santuari.
407
Un nuovo editto mette fuorilegge una volta di piu tutti gli atti di culto non cristiani .
408
L’imperatore dell’impero occidentale Onorius e l’imperatore dell’impero d’oriente Arcadius ordinano allo stesso tempo che tutte le sculture dei Templi Pagani siano o distrutte o portate via. Il possesso privato di sculture Pagane c anche fuorilegge. I vescovi locali conducono nuove pesanti persecuzioni contro i Gentili e nuovi libri vengono bruciati. I giudici che hanno pieta per i Gentili sono a loro volta perseguitati.
409
Ancora una volta un editto ordina che l’Astrologia e tutti i metodi divinatori siano puniti con la morte.
415
Ad Alessandria, in Egitto, la folla cristiana, spinta dal vescovo Cirillo, attacca a pochi giorni dalla pasqua giudaico-cristiana e tagliano a pezzi la famosa e bella Filosofa Hypatia. I pezzi del corpo, portati in giro dalla massa cristiana attraverso le strade di Alessandria, vengono infine bruciati insieme con i suoi libri nella piazza chiamata Cynaron. Il 30 Agosto, nuove persecuzioni iniziano contro tutti i sacerdoti Pagani presenti nel Nord-Africa che vengono crocifissi o bruciati vivi.
416
L’inquisitore Hypatius, con lo pseudonimo di “La spada di dio”, stermina igli ultimi Gentili in Bithynia. A Costantinopoli (7 dicembre) tutti gli ufficiali dell’esercito, gli impiegati pubblici e i giudici non cristiani vengono dimessi.
423
L’imperatore Teodosio B dichiara (8Giugno) che tutte le religioni dei Gentili non sono nulla piu che “culto del demonio” e ordina per tutti coloro che persistono a praticarlo, punizioni quali imprigionamento e tortura.
429
Il Tempio della DEA ATHENA (Parthenon) sull’Acropoli di Athene c saccheggiato. I Pagani Ateniesi sono perseguitati.
435
Il 14 novembre un nuovo editto dell’imperatore Teodosio B ordina la pena di morte per gli “eretici” e i Gentili dell’impero. Solo il giudaismo c l’unica Religione non cristiana considerata legale.
438
L’imperatore Teodosio B emette un nuovo decreto (31 gennaio) contro i Gentili, incriminando la loro “idolatria” quale causa della recente peste. (!)
Dal 440 al 450
I cristiani demoliscono tutti i monumenti, altari e Templi di Athene, Olympia e altre citta della Grecia.
448
Teodosio B ordina che tutti i libri non cristiani vengano bruciati.
450
Tutti i Templi di AFRODITE (citta della DEA AFRODITE) vengono demoliti e tutte le sue biblioteche bruciate. La citta c rinominata Stavroupolis (Citta della croce).
451
Nuovo editto dell’imperatore Teodosio B (4 novembre) mette enfasi sull’ “idolatria” da punire con la pena di morte.
Dal 457 al 491
Sporadiche persecuzioni contro i Gentili nell’impero d’oriente. Tra gli altri vengono giustiziati il fisico Jacobus e il filosofo Gessius. Severianus, Herestios, Zosimus, Isidorus e altri sono torturati e imprigionati.Il predicatore Conon e i suai seguaci sterminarono gli ultimi gentili dell’isola Imbros, nell’Egeo nordorientale. Gli ultimi fedeli di Zeus Lavranius sono sterminati a Cipro.
Dal 482 al 488
La maggioranza dei Gentili dell’Asia Minore sono sterminati in seguito ad una disperata rivolta contro l’imperatore e la chiesa cattolica.
486
Molti sacerdoti Pagani in clandestinità sono scoperti, arrestati, offesi e ridicolizzati, torturati e giustiziati ad Alessandria, Egitto.
515
Il battesimo diventa obbligatorio anche per coloro che si dichiarano gia cristiani. L’imperatore di Costantinopoli Anastasius ordina il massacro dei Gentili nella citta di Zoara in Arabia e la demolizione del tempio locale al DIO THEANDRITES.
528
L’imperatore Jutprada (Giustiniano) mette fuori legge l’alternativa dei giochi Olimpici ad Antiochia. Egli ordina l’esecuzione (per fuoco, crocifissione, fatti a pezzi da bestie selvatiche o fatti a pezzi mediante artigli di ferro) di tutti coloro che praticano “Stregoneria, divinazione, magia o idolatria” e proibisce tutti gli insegnamenti dei Gentili (”..E’ una sofferenza davanti alle insane bestemmie degli Hellenici”).
529
L’imperatore Giustiniano dichiara fuorilegge l’Accademia di Filosofia di Atene e confisca le sue proprieta.
532
L’inquisitore Ioannis Asiacus, a capo di monaci fanatici, conduce una crociata contro i Gentili dell’Asia minore.
542
L’imperatore Giustiniano concede che l’inquisitore Ioannis Asiacus converta i Gentili di Phrygia, Caria e Lydia, nell’Asia Minore. Durante i trentacinque anni di questa crociata, 99 chiese e 12 monasteri furono costruiti sui luoghi di distruzione dei Templi Pagani.
546
Centinaia di Gentili furono messi a morte a Costantinopoli dall’inquisitore Ionnis Asiacus.
556
L’imperatore Giustiniano ordina al noto inquisitore mantius di andare ad Antiochia, trovare, arrestare, torturare e sterminare gli ultimi gentili della citta e di distruggere tutte le Biblioteche private.
562
Arresti di massa, prese in giro, torture, imprigionamenti ed esecuzioni dei Gentili Greci di Athene, Antiochia, Palmira e Costantinopoli.
Dal 578 al 582
I cristiani torturano e crocifiggono i Gentili Greci in tutto l’Impero d’Oriente e sterminano gli ultimi Gentili di Heliopolis (Baalbek).
580
Gli inquisitori cristiani attaccano un Tempio segreto di Zeus ad Antiochia. I Sacerdoti Pagani si suicidano, ma il resto dei Gentili vengono arrestati.Tutti i prigionieri, incluso il vice governatore Anatolius, vengono torturati e mandati a Costantinopoli per essere imprigionati. Condannati a morte furono dati in pasto ai leoni. Poiché gli animali non vollero strappare loro nemmeno un pezzo, i Gentili furono crocifissi. I loro cadaveri furono trascinati per le strade dalle folle cristiane e poi lasciati insepolti nella polvere.
583
Una nuova persecuzione contro i Gentili Hellenici da parte dell’imperatore Mauricius.
590
In tutto l’impero d’oriente i cristiani denunciano “scoperte” di cospirazioni Pagane. Nuova ondata di torture ed esecuzioni.
692
Il quinto concilio di Costantinopoli proibisce il persistere delle Calende, Brumalia, Anthesteria, ed altre celebrazioni
Pagano/Dionisiache.
804
I Gentili greci di Lakonia, Grecia, resistono con successo al tentativo di Tarasius, patriarca di Costantinopoli, di convertirli al cristianesimo.
Dal 950 al 988
Conversione violenta degli ultimi Gentili Greci di Lakonia da parte dell’armeno “santo” Nikon.
……………
Mi permettiate di fare una citazione del prof. David Donnini
IL MARTIRIO ZELOTICO E QUELLO CRISTIANO
Nel capitolo “Premesse per l’analisi storica del racconto evangelico” abbiamo parlato delle persecuzioni e abbiamo affermato che il modo in cui esse vengono comunemente rappresentate è scorretto. Le persecuzioni anticristiane, specialmente le più antiche, erano intese dai romani come una misura preventiva o repressiva nei confronti, non di una nuova religiosità, ma dell’ostilità antiromana tipica dei messianisti ebrei, ovverosia dell’ideologia di riscatto etnico e religioso che voleva restaurare la dinastia davidica sul trono di Israele e liberare la nazione dal dominio romano. È la forma assunta nel primo secolo d.C. dal fondamentalismo religioso di stampo Maccabeo che, duecento anni prima, aveva funestato la Palestina con sanguinose ribellioni contro il dominio seleucida.
È qualcosa che i romani consideravano estremamente pericoloso; innanzitutto perché i messianisti ebrei erano caparbi e tenaci; in secondo luogo perché un eventuale significativo successo dell’opposizione ebraica all’autorità imperiale avrebbe costituito un pericoloso esempio da imitare per gli altri popoli sottomessi al potere romano.
Ora, se osserviamo quanto avveniva allorché i cristiani erano arrestati nel corso di una azione repressiva da parte delle forze imperiali romane, dobbiamo constatare che essi non venivano condannati e giustiziati in quanto tali, o perché seguaci di una fede monoteista e di una teologia della resurrezione, ecc… La condanna e l’esecuzione non procedevano prima che fosse stata verificata ufficialmente la loro disponibilità a riconoscere l’autorità imperiale, ovverosia a dichiarare pubblicamente che l’imperatore era il loro sovrano e padrone. In termini esatti l’accusato doveva pronunciare questa frase: Kaisar Despotes (=Cesare è il mio padrone).
Attraverso questa impostazione inquisitoria era realizzata una precisa distinzione fra le convinzioni puramente spirituali della persona sottoposta a indagine e le sue convinzioni nei confronti dell’autorità imperiale; ovverosia veniva scorporato dal suo atteggiamento religioso quella che era la componente politica.
La logica romana era questa: “tu credi a tutti gli dei che vuoi, a tutti i miracoli, le resurrezioni e i prodigi che ti pare… se ammetti la sovranità dell’imperatore e ti assoggetti all’autorità romana sei libero… se ti opponi sei un ribelle e, come tale, sarai condannato e giustiziato”. Ed è logico che fosse così altrimenti, se i romani fossero stati ostili alle convinzioni spirituali diverse dalla loro, non avrebbero mai potuto regnare su un impero che comprendeva numerosi popoli diversi o avrebbero dovuto giustiziare tutti quei sudditi che non avessero rinnegato la loro religione per seguire quella di Roma.
Altre volte, nella storia di Roma, sono stati presi di mira i fedeli di altre confessioni. Per esempio, verso il 186 a.C., il senato decise l’eliminazione dei culti dionisiaci e a Roma morirono i martiri di Dioniso; verso il 139 a.C. ci fu una espulsione degli astrologi dalla città; nel 58 a.C. venne effettuato l’abbattimento dei templi di Iside, a causa delle attività politiche dei fedeli; fu anche messo al bando il culto gallico dei Druidi. In tutti questi casi l’elemento scatenante non è stato il fatto che i perseguitati avessero una loro propria religione diversa da quella romana, bensì che si stimasse l’esistenza di un elemento turbativo per l’ordine pubblico o per l’autorità politica.
Ora, se i cristiani, fin dal primo istante, fossero stati coerenti con l’immagine trasmessa dal Nuovo Testamento, ovverosia pacifici, dediti alla solidarietà e all’amore per il prossimo, favorevoli a rendere il tributo a Cesare, disinteressati alla politica e alle ricchezze materiali, per quale motivo i romani avrebbero dovuto: prima catturare il loro leader con un agguato teso da una intera coorte (600 soldati); poi giustiziarlo come un ribelle; poi dare una caccia spietata ai seguaci; infine bandire questa religione dallo stato e sterminarne i fedeli? Perché gli scrittori romani avrebbero definito questi presunti pacifisti come propagatori di una ideologia “funesta”, “malefica”, di un “male”, persino di “atrocità”, e avrebbero detto che essi “odiavano il mondo intero”?
La risposta è semplice: perché i romani, specialmente prima e subito dopo la grande guerra giudaica degli anni 66-70, non conoscevano il neo-cristianesimo extragiudaico sviluppatosi in ambiente gentile come reazione agli ideali messianici tradizionali. Invece i romani conoscevano bene il messianismo ebraico e il suo incrollabile impegno militante contro l’autorità imperiale, mosso da un fanatismo religioso che può essere paragonato, oggi, a quello degli esaltati guerriglieri dell’islam nei confronti di Israele o degli Stati Uniti.
È per questo che, nel 49, l’imperatore Claudio “… cacciò da Roma gli ebrei che fomentavano disordini su istigazione di Cristo” (Svetonio, Claudius XXV, 4). È per questo che, nel 64, i cristiani, già riconosciuti responsabili di azioni sovversive contro l’autorità imperiale, furono accusati come autori del terribile incendio che devastò Roma. Ed è improbabile che sia stato Nerone a nascondere la sua colpa (all’epoca Nerone si trovava ad Anzio) ritorcendola sui cristiani, ma è forse vero il contrario, ovverosia che in seguito siano stati i cristiani a ritorcere la colpa su Nerone e a trasmettere i fatti storici in una forma volutamente falsa.
Naturalmente non voglio affermare che la responsabilità dell’incendio fosse sicuramente dei cristiani, poiché è anche molto verosimile che l’incendio sia partito da un fatto semplicemente accidentale, in una città fatta di innumerevoli baracche di legno e di stracci, piena di sudiciume e di materiale infiammabile, dove la gente accendeva fuochi in condizioni tutt’altro che sicure. Ma trovo molto poco verosimile l’accusa rivolta all’imperatore mentre, al contrario, assai comprensibile che i messianisti ebrei e i loro amici si siano trovati al centro di una accusa, seppur sbagliata. Ora, Nerone non ha perseguitato i cristiani a causa delle loro convinzioni spirituali, e le motivazioni di carattere religioso non ebbero alcun peso durante la celebrazione del processo.
Purtroppo, nel corso di tre secoli, si sono verificati svariati episodi di condanne eseguite nei confronti dei cristiani e in essi si è evidenziata una situazione straordinaria quanto tragica: pur di non riconoscere la sovranità di Cesare e di non dichiarare pubblicamente la sottomissione all’autorità imperiale, molti inquisiti hanno sopportato la morte ed anche le più orribili torture. Si sono verificati casi di donne, ed anche di adolescenti, che hanno affrontato il martirio senza cedere nella loro risoluta posizione. Ma questo, se vogliamo essere storicamente onesti, non è affatto un eroismo di invenzione cristiana, bensì l’atteggiamento fondamentalista degli ebrei esseno-zeloti, più volte testimoniato in letteratura, che andavano incontro alla morte pur di non accettare l’imperatore come loro sovrano. Lo abbiamo visto durante la sconfitta di Gamala, quella di Masada, e in tanti altri episodi.
Anche se in termini quantitativi il fenomeno delle persecuzioni contro i cristiani è assai meno rilevante di quanto non appaia nella consuetudine che ce lo rappresenta; la quale vorrebbe farlo sembrare una specie di olocausto che avrebbe tormentato il mondo cristiano nei tre secoli che precedono la riforma costantiniana, costringendo i cristiani a vivere come cospiratori di un complotto segreto. Non è stato affatto così, gli episodi persecutori significativi sono stati isolati e di rilevanza numerica tale da non poter scomodare il concetto di sterminio.
Si osservi a questo proposito cosa scrisse l’imperatore Adriano, in risposta al governatore d’Asia Minicio Fundano: “Esigo che degli innocenti non siano incolpati, e bisogna impedire che i calunniatori possano esercitare impunemente la loro odiosa azione brigantesca. Se i sudditi della provincia vogliono accusare del tutto apertamente i cristiani di una qualche azione criminosa davanti ad un tribunale ordinario, io non voglio impedir loro di farlo; ma non posso ammettere in nessun caso che vengano presentate petizioni e vengano organizzate sollevazioni rumorose. Corrisponde piuttosto al diritto che colui che avanza un’accusa, indichi esattamente le incolpazioni. Se si dimostra che l’accusato ha agito contro la legge, dev’essere punito in proporzione alla gravità della colpa…” (da Giustino Martire, Apol. 1, 6.
Da ciò possiamo dedurre che l’eventuale motivo giuridico per la messa sotto accusa del cristiano non poteva essere il fatto stesso che costui fosse considerato tale, ma il fatto che avesse commesso dei precisi reati contro la legge romana.
La realtà è che le molte e diverse chiese neocristiane (cioè quelle che avevano preso chiare distanze dal messianismo tradizionale e dallo stesso ebraismo) hanno potuto espandersi nel bacino mediterraneo, con comunità di fedeli, diaconi, presbiteri, episcopi; mentre uomini come Ireneo, Clemente, Tertulliano, Eusebio, scrivevano i loro trattati di teologia e di storia cristiana. Assai più simile ad un genocidio fu, nei secoli successivi, la caccia alle eresie e alle streghe, nonché la persecuzione antisemita effettuata nell’Europa cristiana; persecuzioni le cui vittime si contano in decine di milioni. Ma questo non è l’argomento del presente articolo.
In conclusione, soprattutto se facciamo riferimento alle azioni persecutorie anticristiane avvenute nel primo secolo, dobbiamo convenire che i romani non erano capaci di distinguere fra il cristianesimo come religione extragiudaica e il messianismo ebraico, perché il cristianesimo non aveva ancora maturato una sua identità teologica indipendente dall’ebraismo. Questa sarà, successivamente, il risultato conseguente alle gravi sconfitte dell’ideologia messianica, ovverosia agli esiti disastrosi della prima guerra giudaica nel 70 e della seconda rivolta nel 135. Allora, e solo allora, il cristianesimo maturò la sua identità teologica come religione indipendente, a partire dalle idee antimessianiste che furono propagate da Paolo di Tarso verso la metà del primo secolo. In pratica le azioni persecutorie di Claudio, nel 49, di Nerone, nel 64, e poi di Domiziano (81-96) e di Traiano (98-117), erano ben lungi dall’essere azioni dirette contro la fede cristiana, nel senso inteso comunemente oggi.
Ne abbiamo una prova evidente da questo scritto di Eusebio:
“… Della famiglia del Signore [Gesù Cristo] rimanevano ancora i nipoti di Giuda, detto fratello suo secondo la carne, i quali furono denunciati come appartenenti alla stirpe di Davide. L’evocatus li condusse davanti a Domiziano Cesare, poiché anch’egli, come Erode, temeva la venuta del messia…” (Eusebio di Cesarea, Hist. Eccl. III, 20).
Qui è fin troppo evidente che questi presunti discendenti di Cristo erano stati perseguitati in relazione ad una ambizione messianica finalizzata a restaurare la dinastia davidica sul trono di Israele, ovverosia ad un possibile atteggiamento sovversivo nei confronti dell’autorità imperiale. A Domiziano delle resurrezioni, delle nascite verginali, dei riti battesimali e di quelli eucaristici non glie ne poteva interessare di meno.
Adesso noi vogliamo mettere in evidenza l’affinità che lega il martirio cristiano con quello messianico, rivelando così una stretta parentela ideologica.
Se attingiamo alle fonti storiche sugli esseni e sugli zeloti troviamo brani come questo, di Giuseppe Flavio, in cui si parla degli esseni:
“…furono sottoposti a ogni genere di prove dalla guerra contro i romani, nella quale furono stirati e contorti, bruciati e fratturati, fatti passare sotto ogni strumento di tortura, affinché bestemmiassero il legislatore oppure mangiassero alcunché d’illecito, ma rifiutarono ambedue le cose: neppure adularono mai i loro tormentatori né mai piansero. Sorridendo, anzi, tra gli spasimi e trattando ironicamente coloro che eseguivano le torture, rendevano serenamente lo spirito come persone che stiano per riceverlo nuovamente. Infatti è ben salda fra loro l’opinione che i corpi sono corruttibili e instabile la loro materia, mentre le anime permangono per sempre…” (G. Flavio, Guerra Giudaica II, 152,155)
I tratti di somiglianza col martirio cristiano sono due: uno è relativo alla determinazione eroica con cui viene affrontata la morte piuttosto che sottoporsi all’autorità romana, e l’altro è la motivazione teologica da cui scaturisce tale fermezza, ovverosia la fede nella distinzione fra anima eterna e incorruttibile e corpo temporaneo e deperibile.
Per quanto riguarda gli zeloti noi possiamo ricordare due clamorosi episodi che rivelano un atteggiamento ideologico e comportamentale della stessa natura. Uno riguarda il sacrificio degli assediati di Gamala, e l’altro degli assediati di Masada.
Il primo caso, di cui abbiamo già parlato nell’articolo “Il problema del titolo Nazareno” si riferisce alla fine tragica della città Golanita, che dette i natali al famoso Giuda, detto il galileo. Nel 67 d.C. la città era stata assediata da Vespasiano, nel corso delle operazioni della grande guerra fra ebrei e romani. Quando i legionari riuscirono, dopo lunghi mesi, ad aprire una breccia e a penetrare attraverso le mura della città, gli zeloti che la difendevano si videro perduti e presero una risoluzione in piena corrispondenza con la natura ideologica della loro fede: affrontare un sacrificio volontario piuttosto che darsi, vinti, al nemico: “…Allora i più dei giudei, stretti da ogni parte e disperando di salvarsi, si gettarono con le mogli e i figli nel precipizio che era stato scavato fino a grandissima profondità sotto la rocca. Accadde così che la furia dei romani apparve più blanda della ferocia che i vinti usarono verso sé stessi; quelli infatti ne uccisero quattromila, mentre più di cinquemila furono coloro che si precipitarono dall’alto…” (G. Flavio, Guerra Giudaica IV, 79-80)
Anche qui il tratto fondamentale e caratteristico è l’ideologia messianica, originatasi dalla convinzione che l’unico sovrano legittimo di Israele sia il suo stesso Dio: Yahweh. L’ebreo non può pertanto sottoporsi ad altra autorità, senza con questo commettere un atto sacrilego che concede ad uno straniero infedele una dignità che spetta solo a Dio. È la stessa motivazione che, in altri momenti, ha spinto i seguaci della setta di Giuda a rifiutare il pagamento del tributo a Cesare e a considerare infedeli tutti gli ebrei che non erano disposti a ribellarsi contro questa imposizione. Fu con questa causa che ebbe inizio la celebre rivolta del censimento del 7 d.C., in cui perse la vita lo stesso Giuda, e durante la quale l’evangelista Luca pone la nascita di Gesù.
Il secondo caso si riferisce alla caduta della fortezza di Masada, nei pressi della riva occidentale del Mar Morto, una cinquantina di km a sud di Qumran, in cui gli esseno-zeloti si erano asserragliati dopo la fine della guerra (70 d.C.), nel tentativo di continuare una resistenza a oltranza. Qui essi furono comandati da un certo Lazzaro, figlio di Giairo, legato alla famiglia di Giuda da vincoli di parentela. I romani dovettero affrontare un assedio lunghissimo, in un ambiente molto più inospitale di quello golanita. Dopo ben tre anni di assedio, superando i 50 gradi di temperatura delle giornate estive in questo torrido deserto, i romani edificarono un colossale terrapieno che consentì loro di arrampicarsi fino alla sommità del monte e di raggiungere la fortezza. Consapevoli dell’imminente inevitabile sconfitta gli assediati furono presi dallo sgomento.
Allora fu proprio Lazzaro che riuscì a ricompattare lo spirito dei suoi uomini, pronunciando un discorso che sembra un trattato di teologia esoterica orientale sull’anima e sul suo stato di prigionia nei vincoli della carne, nonché sulla liberazione che consegue alla morte. In pratica, ancora una volta gli esseno-zeloti presero la risoluzione di non concedersi al nemico e di non subordinarsi alla sua autorità. In un certo qual modo essi hanno conseguito la loro vittoria, rimanendo indomiti nella sudditanza all’unico vero sovrano che essi erano disposti ad accettare. Furono circa novecentosessanta che si dettero reciprocamente la morte, col filo della spada, e quando finalmente i romani varcarono il ciglio ed entrarono nella fortezza, non vi trovarono che una distesa di cadaveri. Tutte le vettovaglie e tutto il resto era stato lasciato intonso, affinché i romani sapessero che gli ebrei non erano morti per l’esaurimento delle loro scorte, ma solo per una lucida decisione. Quella di non essere sconfitti e di avere avuto un solo padrone per tutta la vita: Yahweh. Cesare non sarebbe mai stato il loro signore.
Fu l’eco di questa irremovibilità zelotica che spinse i romani, nei decenni successivi, ad adottare il test di subordinazione all’imperatore: costringere l’inquisito a rilasciare la dichiarazione pubblica “Cesare è il mio padrone”, da cui sarebbe derivata, poi, l’assoluzione o la condanna.
E se noi vogliamo continuare a credere che i cristiani siano stati perseguitati, nonostante la presunta totale apoliticità di loro stessi e del loro leader, semplicemente perché amavano nascondersi nelle catacombe a pregare e a celebrare il rito eucaristico, in quanto questo avrebbe dato un enorme fastidio alla civiltà di Roma, possiamo farlo ma il nostro senso storico sarà simile a quello di chi vede nelle piramidi egiziane gli hangar degli extraterrestri.
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Notizie reperite da Joe Fallisi – flespa@tiscali.it
Fonte: (http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=1946048)
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