Auto-osservazione e verità sotterranea - Carlo Monopoli
Io, Noemi Longo, mi scuso oggi per i fatti decontestualizzi, i detournement eseguiti, le evidenze, le omissioni, e le falsificazioni relative ai testi.
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». Gli dice Pilato: «Che cos’è la verità?».
[...]
All’udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: «Di dove sei tu?».
Di sicuro una volta percepita e realizzata la tua propria vera natura, il Sè, come puoi tornare a identificarti con l’abito? (mi riferisco al corpo/mente).
Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: «Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?». Gli rispose Gesù: «Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall’alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande».
“..noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati..”.
- Via! Via! Crocifiggilo!
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: «Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare». Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parascève della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Ma quelli gridarono: «Via! Via! Crocifiggilo!». Disse loro Pilato: «Metterò in croce il vostro re?». Risposero i capi dei sacerdoti: «Non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due
- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due- Lo crocifissero e con lui altri due
Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo. Pilato compose anche l’iscrizione e la fece porre sulla croce; vi era scritto: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei». Molti Giudei lessero questa iscrizione, perché il luogo dove Gesù fu crocifisso era vicino alla città; era scritta in ebraico, in latino e in greco. I capi dei sacerdoti dei Giudei dissero allora a Pilato: «Non scrivere: “Il re dei Giudei”, ma: “Costui ha detto: Io sono il re dei Giudei”». Rispose Pilato: «Quel che ho scritto, ho scritto».
- Si sono divisi tra loro le mie vesti
I soldati poi, quando ebbero crocifisso Gesù, presero le sue vesti, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato –, e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo. Perciò dissero tra loro: «Non stracciamola, ma tiriamo a sorte a chi tocca». Così si compiva la Scrittura, che dice: «Si sono divisi tra loro le mie vesti e sulla mia tunica hanno gettato la sorte». E i soldati fecero così.
Gesù non si sarebbe separato dai suoi abiti...anche se, Naturalmente, antropocentricamente parlando anche Gesù più prima che poi volò via .°o0O Non sono un fachiro ne un mago, ma quando le visioni convergono ci metterei anche la mano sul fuoco.
…un’intuizione, come è giusto che sia, senza rincorrerla oltre.
(L.M.) ... (P.D'A.)
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Articolo di riferimento: http://bioregionalismo-treia.blogspot.it/2012/06/ecologia-profonda-le-farfalle-danzanti.html
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Noemi: "... che tristezza!"
Paolo: "Potresti spiegarmene la ragione?"
Noemi: (Ripete l'invio senza risposta)
Paolo: "capisco.... evidentemente è ancora l'abito che fa il monaco"
Noemi: "...E' evidente che l'abito non fa ancora il monaco, ma nemmeno il monaco fa più l'abito... L'abito è soltanto l'abito se il monaco è davvero monaco. Oggi ci sono le sarte, i sarti, gli stilisti, i disegnatori,
l'INDUSTRIA... e milioni di chiacchiere. La vera bellezza è la perfetta coicidenza di forma e contenuto... abito e monaco a parte!"
Paolo: "In gran segreto, nella mia coscienza, avevo deciso di far dono al mio Guru delle cose di cui volevo disfarmi. Avvolsi in uno scialle africano le ultime tole di ganja che aveva trattenuto nella mia sacca, vi posi alcuni miei scritti (perlopiù poesie) e per meglio evidenziare il senso della mia rinuncia vi aggiunsi anche i miei occhiali. Cosa volevo significare? Rinunciavo all'estettica della forma, che non mi apparteneva e di cui mi ero fatto bello. Rinunciavo all'astrazione del pensiero ed all'estasi indotta artificialmente. Rinunciavo all'immagine poetica di me trasmessa in versi per impressinare gli altri. Rinunciavo alla visione della ragione che mi consentiva di speculare su tutto e di trionfare sempre con la mia intelligenza "superiore". E che fece il mio guru? Espose tutti i miei segreti proponimenti davanti a tutti, raccontando quel che gli avevo donato... (soprattutto la ganja) ed intanto mi guardava per vedere le mie reazioni. Come mi sentii nudo e svergognato... Ma infine compresi -almeno inconsciamente- e rimasi in silenzio come se quella faccenda non mi riguardasse"
Noemi: "E mentre tu credevi di rinunciare all'estetica della forma e a tutto il resto, forse il tuo guru voleva inseganrti che tutte queste rinunce erano pressoche inutili senza la rinuncia rinuncia prima; quella dell'ego, l'unica rinuncia(sperimentazione) che apre tutte le porte e le possibilità, persino quella di rimanere perfettamente saldi in se stessi. Poi, non lo so... potrebbe essere tutto! Potrebbe essere, ad esempio che proprio il tuo Guru, all'insaputa di tutti gli altri astanti ..."
Paolo: "Noemi, rinunciare all'io? Cosa significa? Non è forse l'io che rinuncia all'io? Vera rinuncia è la capacità di osservare quel che accade senza sentirsi coinvolti. Succede.. ma le azioni non sono le nostre, i pensieri non sono i nostri. Succede e basta. Decade il senso del merito e del demerito, della responsabilità e della finalità. Ho letto sul Corriere della Sera che il papa ha detto che la chiesa è una congrega di peccatori che hanno bisogno di dio... Poveretto! Se lui è peccatore e sente il bisogno di dio è un suo conto.. Ma perchè imporre questo sentire sugli altri? Se invece dice così per mantenere un grip sul popolo ignorante allora merita l'inferno. E cosa è l'inferno se non la condizione di differenza da dio? Lo stato luciferino di chi si sente "altro da dio" e quindi con esso compete? Povero papa.. in un caso o nell'altro gli è toccato questo karma, la marionetta si muove come la mano la sospinge a farlo. Ma se c'è identificazione, cioiè se la marionetta si ritiene autonoma, cosa possibile solo all'onnipotenza di dio, allora persino essa assume una identità separata. Si muove mossa da dio ma ritiene di muoversi per sua propria volontà. Dio si guarda allo specchio. Lo specchio è la coscienza, La coscienza è dio. L'immagine nello specchio è dio. Dio osserva l'immagine nella coscienza e quell'immagine assume una identità. Ecco come sorge l'io... Possiamo definirlo reale? Possiamo dire che l'io possa rinunciare all'io? L'io non esiste è solo una proiezione mentale"