Non
si può non guardare con apprensione quello che sta accadendo in
Egitto e in altri Paesi nord Africani. L'instabilità politica
dell'Egitto mette a serio rischio la sicurezza israeliana che si
reggeva fino a qualche giorno fa sugli accordi USA - Egitto -
Israele. Ora che il fanatismo islamico, che odia profondamente noi
occidentali, sta scardinando questi precari equilibri in tutto il
Mediterraneo, c'è il rischio che quella parte dell'Islam più
radicale e anacronistica prevalga sull'Islam moderato ed illuminato
che ha fino ad oggi garantito la pace nel Mediterraneo.
I Fratelli
Musulmani lo scorso anno nel prendere il potere in Egitto, attraverso
regolari elezioni politiche, ci avevano fatto capire che avrebbe
prevalso nel loro programma di gestione del Paese il senso della
storia e del rispetto della dignità umana. Invece, dopo qualche
mese, con a capo il leader Morsi, gli integralisti islamici hanno
tentato di riportare la terra dei Faraoni nel passato più profondo,
cercando di instaurare un nuovo Califfato e imponendo alla gente, ma
soprattutto ai giovani, anacronistiche regole di comportamento. I
giovani e gli intellettuali egiziani però non hanno accettato questa
imposizione e da li è nato lo scontro.
I
Fratelli Musulmani raccolgono masse di persone frustrate, arrabbiate
contro l'occidente, con limitatissima cultura, uomini illusi di
trovare alla loro morte 72 vergini ad attenderli per farli godere.
Tra questi poi prevalgono fazioni fanatiche, le quali hanno già
dichiarato che vorrebbero distruggere le tre imponenti piramidi di
Giza perché "piacciono troppo agli occidentali". La stessa
musica dei Talebani quando per far dispetto all'Occidente,
distrussero le millenarie ed imponenti statue di Buddha in
Afganistan. In questi giorni la ferocia di questa gente emerge dalla
sistematica operazione di distruggere le chiese dei cristiani copti.
Un'assurda e gratuita reazione contro una piccola e indifesa
minoranza religiosa. Una giornalista francese, avvicinatasi con
coraggio ad un gruppo di scalmanati musulmani che aveva appena dato
alle fiamme ad Alessandria una chiesa copta, ha chiesto loro il
perché di quell'azione. La risposta agghiacciante è stata: "Perché rappresenta le chiese blasfeme occidentali!"
Se
ci spostiamo in Siria accade la stessa cosa alle chiese cristiane che
vengono sistematicamente depredate e incendiate da parte dei
musulmani in guerra con il regime di Assad.
Lo
temevamo già dal 2001, quando furono distrutte le torri gemelle;
temevamo un inevitabile scontro di civiltà. Inevitabile, perché
l'odio profondo contro noi occidentali, che pervade il DNA di
moltissimi musulmani, non consente a quest'ultimi di integrarsi con
noi, ma di prendere le distanze e in alcuni casi combatterci
subdolamente anche quando stanno in casa nostra. Ad un noto studioso
dell'Islam abbiamo chiesto tempo fa perché i musulmani non
intendono integrarsi con noi occidentali. Lo studioso ha
risposto che per il mondo islamico " l'uomo viene sulla Terra
già musulmano, ma le altre civiltà blasfeme e le false chiese lo
dirottano fuori dell'Islam, per cui prima o poi quest'uomo dovrà
tornare sulla retta ed originale strada indicata da Allah".
Diventare troppo occidentali e, ancora peggio, convertirsi al
cristianesimo per i musulmani è un atto di estrema gravità che può
essere punito anche con la morte.
Che
tutti gli uomini della Terra sono originariamente "musulmani"
per il mondo islamico è una verità inconfutabile, sulla quale non
si può discutere. Una realtà che deve farci riflettere e non
affrontarla, come sempre facciamo noi europei, in maniera
superficiale. La nostra speranza ora è che prevalga quell'Islam
istruito e colto capace di ricomporre, anche nelle profonde diversità
dei credi religiosi, un rapporto di sana convivenza e di rispetto dei
popoli. Se invece prevarrà l'altro Islam, quello violento e
integralista, lo scontro di civiltà sarà inevitabile.
Ma
torniamo ai fatti attuali: se il "fuoco dell'Egitto" non si
spegnerà, cosa ci dovremmo aspettare a breve? Per prima cosa un
nuovo e più travolgente tsunami di migranti sulle nostre coste e poi
qualcosa di più preoccupante...
Quello che maggiormente ci
preoccupa è Israele, infatti in questo momento di confusione
(guerre interne in Siria, Egitto, instabilità politiche in Libia,
Libano e Tunisia) i dirigenti e politici della Terra di David
potrebbero approfittare per effettuare un raid aereo contro l'Iran al
fine di distruggere centrali e laboratori nucleari. Del resto, da
quando l'Iran ha negato pubblicamente l'esistenza dello Stato Ebraico, Israele ha sempre affermato che il programma nucleare
iraniano rappresenta una seria minaccia alla propria sopravvivenza,
per cui nessuna opzione militare può essere esclusa. Se ciò
avvenisse rappresenterebbe un detonatore che farebbe infiammare tutto
il Mediterraneo.
L'Iran dal canto suo risponderebbe all'attacco
israeliano e la Turchia l'appoggerebbe, insieme a Giordania, Pakistan
e molti altri Paesi musulmani. Gli USA si sentirebbero obbligati a
difendere Israele. Nel frattempo la Russia e la Cina non resterebbero
a guardare..... Se malauguratamente ciò avvenisse sarebbe l'inizio
della fine della pace nel Mediterraneo in cui l'Italia si troverebbe,
suo malgrado, coinvolta in un conflitto di ampie proporzioni.
Ecco
perché bisogna che i nostri politici europei scendano "dall'Olimpo"
e si inventino qualcosa di serio e di credibile, da attivare subito
oggi e non domani. Domani sarebbe troppo tardi per riuscire a
scongiurare il verificarsi di una catastrofe umana senza
precedenti.....
Ennio La Malfa
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