Dipinto di Franco Farina
Il clima della
terra varia nelle stagioni, nel corso dei decenni e dei secoli in
risposta alle variabili naturali ed umane. Studiare i cambiamenti
climatici è di vitale importanza per il benessere umano.
Secondo il report
del WMO
(wordl meteorological organization), la naturale variabilità del
clima è determinata nel tempo da cicli e trends che si manifestano
nell’orbita terrestre e dipendono dalle radiazioni solari in
arrivo, dalla composizione chimica dell’atmosfera, dalle
circolazioni oceaniche, dalla biosfera e da molto altro.
Il cambiamento climatico può essere stimato solo a lungo termine, mentre le variazioni del clima nel medio periodo possono essere dovute a fattori naturali.
I rapidi
cambiamenti riscontrati dalla metà del secolo scorso sono stati
prodotti all’emissioni di gas serra nell’atmosfera. Altre
attività umane hanno condizionato il clima, tra queste gli
inquinanti e gli aerosols, ma anche i cambiamenti avvenuti sulla
superficie terrestre quali l’urbanizzazione e la deforestazione.
A
breve termine la variabilità naturale del clima viene spesso
influenzata dalla pressione atmosferica e dalla circolazione
oceanica.
Le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica,
metano, protossido di azoto e altri gas serra, tutti dovuti alle
attività umane, sono in costante aumento; secondo il bollettino
WMO
sui gas serra, la concentrazione atmosferica globale di biossido di
carbonio in media è cresciuta, nel 2010, a 389 ppm1, il metano a 1
808.0 ppb1, il protossido di azoto a 323.2 ppb.
Questo
cambiamento nella composizione atmosferica sta causando
l’innalzamento globale della temperatura, che esercita una notevole
influenza sul ciclo idrologico e conduce ad altre variazioni nel
clima e nei modelli meteorologici.
Le emissioni di
clorofluorocarburi e di altre sostanze chimiche hanno alterato
l’atmosfera danneggiando la stratosfera dove risiede lo strato di
ozono che filtra le radiazioni ultraviolette nocive. Fortunatamente
con il protocollo
di Montreal
che ha bandito le sostanze dannose per l’ozono quest’ultimo
dovrebbe ricostituirsi in pochi decenni. Si ritiene che il buco
dell’ozono sia in grado di influenzare le modalità di oscillazione
dell’anulare sud ed il clima regionale.
Le emissioni di gas come gli ossidi di azoto ed il biossido di zolfo e l’aerosol, come la polvere ed il nerofumo) interagiscono sul clima aumentando, per esempio, le ondate di calore che hanno un’impatto sulla salute umana.
Il decennio che va dal 2001 al 2010 è stato il più caldo da quando si è iniziato a misurare le variazioni metereologiche intorno al 1850.
Le emissioni di gas come gli ossidi di azoto ed il biossido di zolfo e l’aerosol, come la polvere ed il nerofumo) interagiscono sul clima aumentando, per esempio, le ondate di calore che hanno un’impatto sulla salute umana.
Il decennio che va dal 2001 al 2010 è stato il più caldo da quando si è iniziato a misurare le variazioni metereologiche intorno al 1850.
La temperatura
media globale dell’aria sopra la superficie terrestre nel decennio
indicato si stima essere di 14.47° C +/- 0.1 ° C. 0.47 ° C +/- 0.1
° C sopra la media registrata nel periodo 1961-1990 e 0.21° c +/-
0.1° C sopra la media stimata nel periodo dal 1991 al 2000. La
temperatura dell’ultimo decennio appare 0.88 C più alta rispetto
alla temperatura registrata nella prima decade nel secolo scorso. Un
pronunciato incremento della temperatura si è registrato nelle
ultime quattro decadi dal 1971 al 2010. La temperatura globale è
aumentata ad un tasso medio stimato di 0,17 ° C per decennio, mentre
la tendenza per l'intero periodo 1880-2010 è stato solo 0,062 ° C
per decennio.
Nel periodo che
va dal 1991 al 2010 si è avuto l’incremento maggiore, in media
pari a 0,21 ° C, mentre nel periodo dal 1981 al 2000 l’aumento
medio registrato è stato pari a 0,14 ° C. Nove anni dell’ultimo
decennio sono stati tra i dieci più caldi mai registrati. L’anno
più caldo è stato il 2010 seguito dal 2005.
Il decennio 2001-2010 è stato anche il più caldo mai registrato sia per le temperature terrestri ma anche per quelle marine, che hanno raggiunto valori record nel 2003.
Mentre la temperatura media annuale è un importante indicatore del clima, le temperature giornaliere possono variare molto nel corso di un anno a causa della variabilità naturale del clima. L’influenza umana ha probabilmente aumentato le temperature sia massime che minime sia notturne che diurne. E’ anche molto probabile che il cambiamento climatico indotto dall’uomo abbia aumentato il rischio di ondate di calore.
Nel corso del decennio 2001 -2010 molti paesi e regioni hanno subito ondate di calore. Alcuni degli episodi più gravi si sono manifestati in India nel 2002 – 2003 con oltre 1000 persone che hanno perso la vita, lo stesso dicasi per gli episodi manifestatisi nell’estate del 2003 in Europa con oltre 66 000 morti e nella federazione russa nel luglio agosto 2010 con più di 55 000 morti.
Nonostante la media di calore alta registrata nell’ultimo decennio, le ondate di freddo hanno continuato a causare intenso stress in molti paesi. Il freddo e la neve hanno determinato più di 450 morti. L’inverno 2009 -2010 è stato estremamente freddo nella Federazione russa, nel nord America e in diverse parti dell’Asia.
L’aumento della temperatura determina anche una maggiore umidità, che influenza l’intensità delle precipitazioni estreme. I record di precipitazioni estreme si sono registrati nelle ultime due decadi dal 1991 al 2010, in particolare la decade dal 2001-2010 è stata la decade più piovosa dal 1901, fatta eccezione per il 1950. Inoltre il 2010 è stato l'anno più piovoso mai registrato a livello globale. Le inondazioni sono state tra gli eventi estremi più frequentemente sperimentati nel corso del decennio. Al tempo stesso non mancano gli episodi di siccità, nel decennio dal 2001 al 2010 si sono manifestati diversi episodi di siccità in molte parti del mondo, in particolare in Australia nel 2002, nell’Africa orientale (2004-2005) e nel 2010 nel bacino amazzonico.
Il periodo dal 2001 al 2010 si è mostrato anche il più attivo per quanto riguarda i cicloni tropicali nel bacino nord atlantico, si sono infatti registrate 15 tempeste all’anno a fronte delle 12 del periodo precedente. L’anno più memorabile da questo punto di vista è stato il 2005 con 27 tempeste di cui 15 classificate come uragani e sette come uragani importanti. L’uragano Katrina è stato il più devastante del decennio.
Il record di caldo del decennio 2001-2010 è stata accompagnata dallo scioglimento dei ghiacci, che, oltre ad essere un segno del riscaldamento del clima, crea problemi alla riserve di acqua, alle vie di trasporto, alle infrastrutture, agli ecosistemi marini e molto di più.
Lo stato dei ghiacciai nel 20 esimo secolo è stato ben documentato. Fino al 1960 i ghiacciai coprivano 14-16 milioni di km2 nel periodo invernale e 7-9 milioni di km2 nel periodo estivo.
Dagli anni ’60 in poi si è manifestano un rapido declino. I cinque anni con l’estensione di ghiaccio più basso sono stati il 2005-2007-2008-2009 e 2010. Se questa tendenza continuerà lo scioglimento dei ghiacciai contribuirà all’innalzamento del livello del mare nel 21° secolo più di qualsiasi altro fattore. Il tasso osservato di incremento è stato di circa 3mm, circa il doppio rispetto a quello registrato nel corso del 20° secolo, che era pari a 1,6 mm/anno.
Il decennio 2001-2010 è stato anche il più caldo mai registrato sia per le temperature terrestri ma anche per quelle marine, che hanno raggiunto valori record nel 2003.
Mentre la temperatura media annuale è un importante indicatore del clima, le temperature giornaliere possono variare molto nel corso di un anno a causa della variabilità naturale del clima. L’influenza umana ha probabilmente aumentato le temperature sia massime che minime sia notturne che diurne. E’ anche molto probabile che il cambiamento climatico indotto dall’uomo abbia aumentato il rischio di ondate di calore.
Nel corso del decennio 2001 -2010 molti paesi e regioni hanno subito ondate di calore. Alcuni degli episodi più gravi si sono manifestati in India nel 2002 – 2003 con oltre 1000 persone che hanno perso la vita, lo stesso dicasi per gli episodi manifestatisi nell’estate del 2003 in Europa con oltre 66 000 morti e nella federazione russa nel luglio agosto 2010 con più di 55 000 morti.
Nonostante la media di calore alta registrata nell’ultimo decennio, le ondate di freddo hanno continuato a causare intenso stress in molti paesi. Il freddo e la neve hanno determinato più di 450 morti. L’inverno 2009 -2010 è stato estremamente freddo nella Federazione russa, nel nord America e in diverse parti dell’Asia.
L’aumento della temperatura determina anche una maggiore umidità, che influenza l’intensità delle precipitazioni estreme. I record di precipitazioni estreme si sono registrati nelle ultime due decadi dal 1991 al 2010, in particolare la decade dal 2001-2010 è stata la decade più piovosa dal 1901, fatta eccezione per il 1950. Inoltre il 2010 è stato l'anno più piovoso mai registrato a livello globale. Le inondazioni sono state tra gli eventi estremi più frequentemente sperimentati nel corso del decennio. Al tempo stesso non mancano gli episodi di siccità, nel decennio dal 2001 al 2010 si sono manifestati diversi episodi di siccità in molte parti del mondo, in particolare in Australia nel 2002, nell’Africa orientale (2004-2005) e nel 2010 nel bacino amazzonico.
Il periodo dal 2001 al 2010 si è mostrato anche il più attivo per quanto riguarda i cicloni tropicali nel bacino nord atlantico, si sono infatti registrate 15 tempeste all’anno a fronte delle 12 del periodo precedente. L’anno più memorabile da questo punto di vista è stato il 2005 con 27 tempeste di cui 15 classificate come uragani e sette come uragani importanti. L’uragano Katrina è stato il più devastante del decennio.
Il record di caldo del decennio 2001-2010 è stata accompagnata dallo scioglimento dei ghiacci, che, oltre ad essere un segno del riscaldamento del clima, crea problemi alla riserve di acqua, alle vie di trasporto, alle infrastrutture, agli ecosistemi marini e molto di più.
Lo stato dei ghiacciai nel 20 esimo secolo è stato ben documentato. Fino al 1960 i ghiacciai coprivano 14-16 milioni di km2 nel periodo invernale e 7-9 milioni di km2 nel periodo estivo.
Dagli anni ’60 in poi si è manifestano un rapido declino. I cinque anni con l’estensione di ghiaccio più basso sono stati il 2005-2007-2008-2009 e 2010. Se questa tendenza continuerà lo scioglimento dei ghiacciai contribuirà all’innalzamento del livello del mare nel 21° secolo più di qualsiasi altro fattore. Il tasso osservato di incremento è stato di circa 3mm, circa il doppio rispetto a quello registrato nel corso del 20° secolo, che era pari a 1,6 mm/anno.
Fonte Notizie: ARPAT
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