Uno studio finanziato dall'Ue conferma che tra il 2030 e il 2050 in Europa ci saranno 2 gradi in più
Due gradi in più rispetto alla temperatura
dell'Europa pre-industriale: questo lo scenario che ci
aspetta se il cambiamento climatico non
dovesse arrestarsi. Lo hanno riferito gli esperti e gli scienziati
impiegati nel progetto Impact2C, finanziato
dalla Commissione Ue,
mercoldì 13 novembre di fronte alla platea della
sede dell'Enea di Roma, secondo i quali gli effetti del riscaldamento
climatico nel Vecchio Continente saranno pari all'innalzamento medio
della temperatura di 2 gradi centigradi, più che negli altri
continenti dove l'aumento sarà di sarà di 'soli' 1,5 centigradi.
Il progetto, nato per valutare l'impatto dei
cambiamenti climatici in settori chiave dello sviluppo e
dell'economia delle nazioni, e presentato per la Conferenza
di Varsavia 'simbolicamente' all'indomani del disastro
del tifone Haiyan nelle Filippine, indica nel
periodo compreso tra il 2030 e il 2050 il
punto di svolta del clima globale, quando l'aumento della
temperatura sarà stabilmente, ed irreversibilmente, di due gradi
centigradi in più.
E' una previsione quella che fanno gli scienziati del progetto
Impact2C: sostengono che può essere rivista, per sfortuna anche al
rialzo, perchè molte variabili sono in ballo nello sviluppo del
fenomeno climatico, come il consumo di energie
rinnovabili o meno, l'aumento demografico, e lo sviluppo
tecnologico che potrebbe aiutare a trovare nel breve tempo nuovi
sistemi di produzione ecologicamente sostenibili.
Tuttavia se l'aumento della temperatura dovesse realizzarsi, le
conseguenze, e non solo climatiche, sarebbero drammatiche: il primo
fenomeno che ne deriverebbe, spiegano gli scienziati, sarebbe una
notevole crescita dei
periodi di siccità, sopratutto
nelle regioni del Sud Europa, realtà che avrebbe inevitabili
ricadute in asset portanti delle economie locali, come l'agricoltura,
la pastorizia, le risorse idriche. Analogamente nel Nord del
continente si avrebbe una crescita delle precipitazioni e della loro
potenza.
A questo scenario, si aggiunga lo studio Ipcc-Intergoverntal
Panel for Climate Change, consegnato a settembre a Ban
Ki-Moon, segretario generale dell'ONU, che riferisce come, se non
dovesse cambiare il trend, entro il 2100 il livello del mare e degli
oceani sarà cresciuto, per il contemporaneo scioglimento dei ghiacci
che stanno gradualmente cancellando l'Artico, in media di 81 cm; un
evento che inevitabilmente coinvolgerà l'habitat di molte città
costiere del mondo e avrà ricadute su tutti i fenomeni della natura,
quali precipitazioni, venti, il mutare delle stagioni, piogge,
tifoni, ecc.
La logica di questi studi, spiega saggiamente Paolo
Ruti, responsabile del
Laboratorio di modellistica climatica e
impatti dell'Enea, è "dare informazioni utili a chi
deve pianificare e gestire il territorio". Sì, perché di
fronte alla rapidità e alla imprevedibilità dei fenomeni climatici,
come la cronaca dell'alluvione in Sardegna insegna, non permette di
restare impreparati.
http://www.progettoenergiazero.it/la-truffa-del-riscaldamento-globale-2/
RispondiEliminaQuì bisogna capire chi racconta balle.