lunedì 7 aprile 2014

Carcere autogestito - Osservazioni e consigli di Franca Oberti



Caro Paolo, ho letto la tua proposta sul carcere autogestito 
e devo dire che in linea di massima sono d’accordo con te, ma permettimi qualche osservazione.

Trasferire dei carcerati, struttura e tutto il resto, nelle zone abbandonate, è un’idea giusta, perché forse si potrebbe ridare valore alla montagna, in continuo spopolamento; però mi permetto di ricordarti che ci sono tanti paesi fantasma che aspetterebbero solo nuovi abitanti. 

Piuttosto che cementificare ancora, basterebbe restaurare, in modo adeguato, per mantenere le caratteristiche del luogo, i tanti ruderi e/o case già abitabili che sono praticamente invendute e abbandonate, in accordo, ovviamente coi proprietari. 

Le frane, gli smottamenti, gli incendi, le alluvioni, potrebbero essere controllate e ricreato un ambiente a misura d’uomo, senza offesa alla natura. Ho nella memoria l’Australia, antica colonia di detenuti inglesi, diventata uno Stato, tra l’altro, in continua crescita.

Un altro pensiero lo devo esprimere sui laici e custodi volontari. A mio avviso, il volontariato è fallito da tempo e questa proposta mi pare una nuova utopia.

Preferirei pensare a detenuti che, una volta scontata la pena e consapevoli che la vita era ben altro, potrebbero decidere di redimere altri, con l’esempio, la presenza costante e quel piccolo introito che avrebbero dal lavoro nella comunità, alla pari.

Le guardie, fuori, sono comunque indispensabili; si eviterebbero inutili doppioni, possibilità di connubi pericolosi e si distribuirebbero gratifiche adeguate all’impegno preso con coscienza. 

Credo che il futuro dell’umanità non sia la luna, ma la capacità di convivenza e che i nostri nuclei familiari, attualmente vilipesi e contestati, diventerebbero il nucleo centrale di nuove famiglie, nuove e sane “cellule” delle nostre società alla deriva.


Grazie per questo tuo impegno.

Franca Oberti

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Mia rispostina: "Accolgo i suggerimenti. La proposta del carcere autogestito ha la funzione di riavvicinare i detenuti alla società attiva, del lavoro autonomo e dell'auto-produzione. Potrebbe addirittura diventare un modello di nuova società eco-solidale e socialmente avanzata. Nella mia mente immaginavo queste comunità di recupero come una sorta di monasteri  medioevali in cui conservare la cultura e l'umanità preservandole dalla barbarie esterna." (Paolo D'Arpini)

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