Qualche giorno fa avevo ricevuto una mail dall'amica Elena, che ringrazio sentitamente per il pensiero, che riguardava un incontro organizzato nell'ambito di una serie chiamata Custos, quid noctis?, che veniva definito "un fuoriprogramma da non perdere" : un concerto-seminario di Mark Dyczkowski, intitolato Notturno indiano. Con sitar, filosofia tantrica e “dottrina della vibrazione” per venerdì 4 luglio 2014 all'oratorio di San Rocco, nello splendido borgo dell’Abbazia di Monteveglio. Seguito dalla "solita cena conviviale allestita dai partecipanti, con ciò che ad ognuno piace portare e condividere".
Dopo esserci accertati che la serata fosse a ingresso libero, io e Paolo abbiamo subito deciso di partecipare; non capita spesso di poter conoscere e ascoltare le parole e le musiche indiane a noi (in particolare a Paolo) tanto care. Il borgo antico di Monteveglio poi, di per sé, merita sempre una visita. Nonostante la bellezza non è mai affollato e ci si respira un'atmosfera quasi familiare. Ed infatti venerdì sera, dopo aver lasciato l'auto fuori dalle mura ed aver oltrepassato l'arco posto all'ingresso, abbiamo intravisto un gruppetto di persone e ci siamo avvicinati tranquillamente. La prima persona con cui ci siamo scambiati qualche parola ed una stretta di mano era il maestro stesso.
Presentazioni e qualche informazione su da dove veniva, di che nazionalità fossero i suoi genitori, chi era sua moglie e chi erano quei bambini che erano con lei. Poi ci ha chiesto come mai fossimo lì. La spiritualità "laica" è alla base della nostra vita, è quel sottofondo sottile e profumato che avvolge tutto di una nota in sintonia e le musiche e gli antichi testi indiani sono una manifestazione spirituale per antonomasia e che non ha una connotazione religiosa specifica.
Poi ci siamo accomodati per un po' nello splendido giardino dei padroni di casa, Costanza e Marco, mi pare, gentilissimi e generosi nel condividere con tutti noi il luogo, il tempo, il cibo, il vino, i succhi, l'ospite, Mark. Noi non lo conoscevamo affatto ma mi ritengo fortunata di averlo incontrato.
Quante fortune nella mia vita!
Nel frattempo arrivavano altre persone (tra cui Elena) e finalmente abbiamo preso posto all'interno dell'oratorio: mura bianche di calce con rifiniture rosso (granata? amaranto?) panche in legno leggermente scomode, ma ci stava, un grande quadro con santi (San Rocco? San Sebastiano?) davanti a noi. Mark aveva portato con sé una raffigurazione della dea Kali e mentre incominciava la sua "conferenza" l'ha fatto girare fra di noi. Io e Paolo non abbiamo fatto i timidi e ci siamo messi al primo banco, a sinistra durante la conferenza e a destra durante il concerto, che si è svolto dopo un breve intervallo durante il quale siamo andati a fare due passi verso l'abbazia.
Poi ci siamo accomodati per un po' nello splendido giardino dei padroni di casa, Costanza e Marco, mi pare, gentilissimi e generosi nel condividere con tutti noi il luogo, il tempo, il cibo, il vino, i succhi, l'ospite, Mark. Noi non lo conoscevamo affatto ma mi ritengo fortunata di averlo incontrato.
Quante fortune nella mia vita!
Nel frattempo arrivavano altre persone (tra cui Elena) e finalmente abbiamo preso posto all'interno dell'oratorio: mura bianche di calce con rifiniture rosso (granata? amaranto?) panche in legno leggermente scomode, ma ci stava, un grande quadro con santi (San Rocco? San Sebastiano?) davanti a noi. Mark aveva portato con sé una raffigurazione della dea Kali e mentre incominciava la sua "conferenza" l'ha fatto girare fra di noi. Io e Paolo non abbiamo fatto i timidi e ci siamo messi al primo banco, a sinistra durante la conferenza e a destra durante il concerto, che si è svolto dopo un breve intervallo durante il quale siamo andati a fare due passi verso l'abbazia.
Abbiamo così goduto appieno sia delle parole che delle letture di Mark tratte dai Veda e dalle Upanishad, che della musica.
Sia la prima che la seconda parte sono state permeate dalla passione, molto evocative e suggestive, da ascoltare come in meditazione. Non saprei riferire gli argomenti trattati, ma ho riconosciuto e mi è stato trasmesso un profondo senso di presenza e di comunione col mio Sé, con il momento vissuto, con la Natura e con gli altri esseri lì presenti.... parole vuote, lo capisco e mi vergogno quasi un po' a scriverle.
Sia la prima che la seconda parte sono state permeate dalla passione, molto evocative e suggestive, da ascoltare come in meditazione. Non saprei riferire gli argomenti trattati, ma ho riconosciuto e mi è stato trasmesso un profondo senso di presenza e di comunione col mio Sé, con il momento vissuto, con la Natura e con gli altri esseri lì presenti.... parole vuote, lo capisco e mi vergogno quasi un po' a scriverle.
Ci siamo fermati anche alla successiva cena, con la condivisione di tutto quel che era stato portato. Io avevo preparato una polenta mescolata con dhal, nonostante fosse appena tiepida era non male!
Ormai si era fatto tardi, dopo alcune parole col padrone di casa, ci siamo accomiatati. Spero ci saranno altre occasioni di incontro.
Caterina Regazzi
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