Qualcuno mi ha chiesto perche' i Comitatinrete Marche conducono costantemente vertenze, dall'ambiente, alla sanita', alle banche, in cui si individua la "parte pubblica (governo) come controparte e le istituzioni locali (regione, province e soprattutto comuni) come interlocutori e/o alleati od avversari (lasciamo a loro la scelta).
L'obiezione è che cosi' facendo danneggiamo i cittadini, dato che lo stato, in teoria, siamo noi. Aggiungono, questi interlocutori, che sarebbe forse piu' opportuno un atteggiamento piu' "pragmatico" e meno radicale, in una parola un atteggiamento "riformistico".
La risposta che diamo è che noi, i comitatinrete, non entriamo in "politica" e non amiano il "linguaggio politico", perche' fuorviante.
Ma la premessa terminologica è tutt'altro che decisiva. Non amiamo il linguaggio "politico", perche' amiamo il linguaggio dei diritti propri e non coercibili della persona umana.
La salute, la proprieta', l'imprenditorialita', il paesaggio sono diritti costituzionalmente rilevanti e fatti propri dalle normative e dai trattati fondanti dell'Unione Europea. Tali diritti trovano riscontro anche nello statuto fondante dell'Onu.
Ora se il governo, che esercita le funzioni di direzione dello stato, non è in grado di rispettare i diritti, allora non solo è necessario ma doveroso opporsi al governo che non ci consente l'esercizio fondamentale dei diritti umani.
Non importa il "colore" del governo, bensi' le sue decisioni.
Vi sarebbe da aggiungere una questione non secondaria. E' lecito parlare di Stato (nel caso quello italiano), quando lo stesso ha rinunciato da lustri alla prerogativa irrinunciabile di uno Stato, cioe' la sovranita' ?
E' ben noto a tutti che lo Stato italiano ha ceduto ad altri le caratteristiche ineludibili della sovranita' : difesa e moneta. Nel primo caso alla Nato, nel secondo alla BCE.
Quindi parlare di Governo (e relativo parlamento) rispetto ad uno stato che non è sovrano è quantomeno azzardato. Si dovrebbe parlare, piu' correttamente, di esecutori di decisioni che vengono prese altrove...
Vero è che gli "esecutori", in teoria, ce li scegliamo noi in "libere elezioni", ma sempre di "esecutori" trattasi e quindi il diritto al voto dei cittadini è quantomeno coartato in un quadro in cui non puo' svilupparsi in nessun modo, sembrerebbe, la sovranita' popolare, che sarebbe il risultato delle tante sovranita' individuali che si esprimono, convergono e/o divergono nell'attivita' "politica", compreso i momenti elettorali.
Quindi non è corretto dire che noi conduciamo una "guerra allo stato", ma è piu' corretto dire che noi conduciamo, su singole (grandi o piccole che esse siano) questioni una battaglia senza quartiere contro gli "esecutori" quando questi non sono in grado di rispettare i diritti dei cittadini.
Non solo questa lotta non è dannosa per i cittadini stessi, ma è l'unica che porta dei risultati reali e che ci permette di resistere con la nostra dignita' di uomini e donne di fronte all'avanzare di sistemi e proposte non solo liberticidi, ma perniciosi per la salute, per la proprieta', per l'imprenditoria, per la stessa economia del paese chiamato Italia.
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