venerdì 26 dicembre 2014

Tracce di ecologia profonda e di bioregionalismo


Un ponte sul fiume Treja 

L'ecologia profonda sostiene la centralità della natura, della Madre Terra e non più dell'uomo, ossia la pari dignità tra montagne, fiumi, mari, piante, animali e esseri umani. Questa consapevolezza deve portarci a riprendere coscienza di essere solo una parte del complesso mondo naturale e riscoprire il lato selvatico della nostra mente. L'ecologia profonda non afferma però nessuna novità ma parte dai saperi tradizionali popolari (per esempio l'antica saggezza dei nativi americani o degli aborigeni australiani) e dalle dimensioni spirituali dei popoli occidentali e orientali.

Se l'ecologia profonda è la grande visione, la semplicità può allora essere quella che è stata definita la sua applicazione pratica, il bioregionalismo.

Vivere in un luogo, chiederci chi siamo, dove siamo, praticare una
vita ecologista nei suoi riflessi sociali, politici ed economici
all'interno di una comunità locale ma anche a casa propria, con i
propri cari, al lavoro, in ufficio, in ogni momento (the real work -il
lavoro reale, come è stato definito dal poeta americano Gary Snyder).

Il nostro luogo è la nostra bioregione, intesa come un organismo
vivente definito da un'area dove prevale un'omogeneità di clima,
geologia, suolo, vegetazione, fauna e vita umana dovuta a secoli e
secoli di evoluzione morfologica, biologica e culturale.

Una bioregione può essere un bacino fluviale o una catena montuosa e
le sue dimensioni possono variare a seconda delle condizioni naturali
e culturali locali. Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione,
in una situazione che può essere sia rurale che urbana, e lo sforzo da
fare è quello di ri-conoscerla, ri-trovarsi in essa come nella propria
casa e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse
naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere
sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti
gli esseri viventi. Peter Berg, uno dei fondatori del bioregionalismo,
ha definito la bioregione come «tanto il terreno geografico quanto il
terreno della coscienza».

Una società basata sui principi dell'ecologia profonda e del
bioregionalismo, una società ecocentrica, non più antropocentrica,
dovrebbe necessariamente partire da una condivisione di questi stessi
principi da parte della maggioranza dei suoi componenti, donne e
uomini. Ovviamente allo stato attuale delle cose in Italia, come nel
resto del mondo, ciò rimane una grande utopia. Questa utopia che
potremmo definire ecospirituale, possiede però una grande forza che
scaturisce dal riproporre una saggezza antica, uno stile di vita che
ha funzionato sul pianeta per migliaia di anni, dalle società dei
cacciatori-raccoglitori dell'età della pietra e del neolitico fino ai
nostri giorni (infatti funziona ancora con mille difficoltà tra le
popolazioni tribali). Bioregionalismo significa semplicemente vivere
in un luogo in armonia con la natura, saper celebrare la propria
bioregione e i cicli naturali, sentirsi parte della trama della vita
come insegna anche l'ecologia profonda.

Noi vogliamo recuperare l'antica consapevolezza delle popolazioni
native e tribali e la vera dimensione spirituale dei popoli
occidentali e orientali, affiancandole ad un uso cosciente della
tecnologia al servizio dell'umanità e della natura per aiutare la vita
a riprodursi e non più per dominare il mondo. Imparare a ri-abitare la
Terra, il luogo dove viviamo, può servire per salvare noi stessi e la
biosfera.

(Stefano Panzarasa -  Gaia newsletter - documenti, n. 2, 1995)

Fonte internet: Est-Ovest.net)


Stefano Panzarasa, mostra il pane,  a Calcata



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