La fascia climatica che circonda il nostro pianeta dall'equatore ai tropici, quella per intenderci dove le temperature sono più elevate a causa dell'incidenza dei raggi solari, si è allargata di 250 chilometri verso nord e di altrettanto verso sud.
Ciò ha comportato lo spostamento di condizioni climatiche, relegate in precedenza in Africa, oltre le sponde del Mediterraneo.
Da tale spinta l'anticiclone delle Azzorre è ormai finito a latitudini più settentrionali rispetto al passato, si da interessare a volte l'Islanda e l'Inghilterra, mentre gli anticicloni africani, in particolare quello Sahariano, vengono sospinti oltre le coste africane fino a giungere nella Spagna meridionale, in Francia del sud, in Italia e in Grecia.
E' questa ormai una situazione, secondo gli esperti, definitiva.
Per noi italiani vorrà dire in futuro periodi estivi roventi e grande siccità, oppure, come è accaduto nell’ultima estate umido, afoso e piovoso. Uno scenario certamente non allegro e purtroppo non finisce qui, i flussi di aria più fredda provenienti dal Polo Nord o anche dall'Atlantico, inevitabilmente si scontreranno con l'aria calda stagnante e con la grande evaporazione del Mediterraneo, per cui nel periodo autunnale dovremmo assistere impotenti a fenomeni meteo estremi. In questa nuova situazione climatica si potrebbero generare anche nel nostro mare degli uragani, anche se di minor forza rispetto a quelli atlantici.
Che fare allora? Ci rimane la strada dell'adattabilità, cioè prepararci a questi scenari futuri in maniera reale attraverso una serie di interventi sul territorio capaci di fronteggiare o limitare l'irruenza di possibili "bombe d'acqua" e, soprattutto, proteggere i nostri boschi dagli incendi estivi. Insomma se questa è la nuova collocazione climatica dell'Italia sarà bene prenderne atto e non aspettare che siano gli "dei" a risolvere i problemi che ogni estate ci colpiranno.
Gabriele La Malfa
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