Un capitolo dell’annuario dei dati ambientali 2015 di Ispra è dedicato alla geosfera e contiene informazioni sugli usi e sulla conoscenza del territorio e del suolo.
Il suolo è uno dei principali nodi su cui si basano gli equilibri ambientali ed è importante
Diversi i temi affrontati, dalla qualità, all'erosione alle modalità di utilizzo del suolo.
Partendo dalla qualità dei suoli, ISPRA ci fa sapere che ci sono alcune lacune informative dovute alla mancanza di una rete nazionale di monitoraggio ed all’assenza di una procedura standardizzata per rilevare alcuni inquinanti, come ad esempio il contenuto di metalli pesanti nel suolo. Al contrario, molto dettagliate risultano altre informazioni, quali quelle sul contenuto di carbonio organico nei suoli e sulla presenza di elementi chimici, quali azoto e fosforo.
Parlando invece di erosione, fenomeno naturale che può essere accelerato dalle attività umane, in particolare quelle agro-silvo-pastorali che comportano una riduzione della produttività dei terreni agricoli coltivabili, ISPRA ci mette a conoscenza che, in molte parti del territorio, si ha una perdita di suolo per erosione idrica, con progressivo aumento delle aree boschive a scapito di quelle agricole, come visibile nell'immagine sottostante.
Nella nuova politica agricola comune (PAC) e nel piano nazionale di sviluppo rurale sono state previste misure per arginare il fenomeno; si tratta, in particolare, di misure agroambientali che sostengono l'agricoltura biologica, l' aratura improntata alla conservazione, la protezione e il mantenimento di terrazze, l' uso sicuro dei pesticidi, la gestione integrata delle colture, i pascoli a bassa intensità, la riduzione della densità di pascolamento e l'uso di compost certificato. Quelle messe in atto hanno già dato i primi risultati positivi.
Parlando dell’uso del territorio, ISPRA prende in considerazione i dati relativi alla copertura, all'uso del territorio ed alle sue evoluzione nel tempo, prendendo in esame due gruppi di indicatori:
L'attività mineraria, nel 2013, è in forte decrescita; si stima che, a fronte di 153 concessioni minerarie, ve ne siano ancora in vigore solo 94, prevalentemente legate alla marna da cemento, ai minerali ceramici ed ad uso industriale, mentre, l'estrazione di minerali metallici è assai limitata.
Uno dei problemi più importanti da affrontare è quello della bonifica dei siti minerari e dell'eliminazione dei rischi ecologico-sanitari e statico – strutturali legati alle miniere abbandonate.
Per quanto riguarda, invece, le cave, importante settore dell'economia nazionale con un forte impatto sull'ambiente, le questioni affrontate dall'Annuario riguardano la mitigazione dell’impatto, la razionalizzazione dell’attività ed il recupero delle cave dismesse.
L’annuario di ISPRA fotografa la situazione del settore, indicando il numero di cave attive sul territorio nazionale, le tipologie di materiale estratto ed i relativi quantitativi.
Passando ai siti di estrazione di risorse energetiche, insediamenti estrattivi di idrocarburi e fluidi geotermici, l’Annuario ci fornisce informazioni sull’ubicazione dei siti di estrazione, sull'entità delle risorse estratte, sulle riserve disponibili e sulla potenziale esistenza di focolai di diffusione di sostanze inquinanti.
Nel corso del 2014 la produzione di petrolio è risultata in aumento mentre quella di gas ha subito una riduzione.
I maggiori quantitativi di petrolio e gas provengono, nel nostro Paese, dai 38 pozzi della Basilicata.
Il maggiore numero di concessioni e di superficie interessata, come si evince anche dall'immagine riportata sotto, si trovano, in terraferma, in Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Marche, Lombardia e Sicilia, nonchè nella zona A (Mare Adriatico Settentrionale e Centrale) e B (Mare Adriatico Centrale e Meridionale) per quanto riguarda il sottosuolo marino.
Per gli idrocarburi, alla fine del 2014, risultavano in vigore 199 concessioni di coltivazione (67 in mare) e 118 permessi di ricerca (22 in mare).
Per il gas invece sono attivi 554 pozzi, in terraferma, e 354 in mare.
Un ulteriore indicatore relativo al suolo e sottosuolo è quello legato al potenziale utilizzo della risorsa idrica sotterranea. In questa parte dell'Annuario vengono riportate informazioni sul numero di scavi, pozzi, perforazioni e rilievi geofisici effettuati per ricerche idriche di profondità superiore ai 30 m dal piano campagna.
Per quanto riguarda l'uso dell'acqua prelevata dal sottosulo, l'utilizzo ai fini irrigui risulta prevalente, seguito dall'uso domestico, industriale e potabile, minore invece è l'utilizzo per le attività di allevamento e per altri utilizzi.
Il suolo è uno dei principali nodi su cui si basano gli equilibri ambientali ed è importante
- nella salvaguardia delle acque sotterranee dall'inquinamento,
- nel controllo della quantità di CO2 atmosferica,
- nella regolazione dei flussi idrici superficiali con dirette conseguenze sugli eventi alluvionali e franosi,
- nel mantenimento della biodiversità, nei cicli degli elementi nutritivi.
Diversi i temi affrontati, dalla qualità, all'erosione alle modalità di utilizzo del suolo.
Partendo dalla qualità dei suoli, ISPRA ci fa sapere che ci sono alcune lacune informative dovute alla mancanza di una rete nazionale di monitoraggio ed all’assenza di una procedura standardizzata per rilevare alcuni inquinanti, come ad esempio il contenuto di metalli pesanti nel suolo. Al contrario, molto dettagliate risultano altre informazioni, quali quelle sul contenuto di carbonio organico nei suoli e sulla presenza di elementi chimici, quali azoto e fosforo.
Parlando invece di erosione, fenomeno naturale che può essere accelerato dalle attività umane, in particolare quelle agro-silvo-pastorali che comportano una riduzione della produttività dei terreni agricoli coltivabili, ISPRA ci mette a conoscenza che, in molte parti del territorio, si ha una perdita di suolo per erosione idrica, con progressivo aumento delle aree boschive a scapito di quelle agricole, come visibile nell'immagine sottostante.
Nella nuova politica agricola comune (PAC) e nel piano nazionale di sviluppo rurale sono state previste misure per arginare il fenomeno; si tratta, in particolare, di misure agroambientali che sostengono l'agricoltura biologica, l' aratura improntata alla conservazione, la protezione e il mantenimento di terrazze, l' uso sicuro dei pesticidi, la gestione integrata delle colture, i pascoli a bassa intensità, la riduzione della densità di pascolamento e l'uso di compost certificato. Quelle messe in atto hanno già dato i primi risultati positivi.
Parlando dell’uso del territorio, ISPRA prende in considerazione i dati relativi alla copertura, all'uso del territorio ed alle sue evoluzione nel tempo, prendendo in esame due gruppi di indicatori:
- il primo rappresentato da tutti quegli elementi relativi all'uso del suolo ed alle aree occupate da urbanizzazione ed infrastrutture, con conseguente impermeabilizzazione e costante perdita di suolo, soprattutto lungo i litorali, in particolare sulla costa adriatica, ma anche in alcune parti di quella tirrenica, ionica e nelle isole;
- il secondo attinente all'estrazione di geo-risorse: miniere, cave, estrazione di risorse energetiche, pozzi ecc .
L'attività mineraria, nel 2013, è in forte decrescita; si stima che, a fronte di 153 concessioni minerarie, ve ne siano ancora in vigore solo 94, prevalentemente legate alla marna da cemento, ai minerali ceramici ed ad uso industriale, mentre, l'estrazione di minerali metallici è assai limitata.
Uno dei problemi più importanti da affrontare è quello della bonifica dei siti minerari e dell'eliminazione dei rischi ecologico-sanitari e statico – strutturali legati alle miniere abbandonate.
Per quanto riguarda, invece, le cave, importante settore dell'economia nazionale con un forte impatto sull'ambiente, le questioni affrontate dall'Annuario riguardano la mitigazione dell’impatto, la razionalizzazione dell’attività ed il recupero delle cave dismesse.
L’annuario di ISPRA fotografa la situazione del settore, indicando il numero di cave attive sul territorio nazionale, le tipologie di materiale estratto ed i relativi quantitativi.
Passando ai siti di estrazione di risorse energetiche, insediamenti estrattivi di idrocarburi e fluidi geotermici, l’Annuario ci fornisce informazioni sull’ubicazione dei siti di estrazione, sull'entità delle risorse estratte, sulle riserve disponibili e sulla potenziale esistenza di focolai di diffusione di sostanze inquinanti.
Nel corso del 2014 la produzione di petrolio è risultata in aumento mentre quella di gas ha subito una riduzione.
I maggiori quantitativi di petrolio e gas provengono, nel nostro Paese, dai 38 pozzi della Basilicata.
Il maggiore numero di concessioni e di superficie interessata, come si evince anche dall'immagine riportata sotto, si trovano, in terraferma, in Basilicata, Emilia Romagna, Puglia, Marche, Lombardia e Sicilia, nonchè nella zona A (Mare Adriatico Settentrionale e Centrale) e B (Mare Adriatico Centrale e Meridionale) per quanto riguarda il sottosuolo marino.
Per gli idrocarburi, alla fine del 2014, risultavano in vigore 199 concessioni di coltivazione (67 in mare) e 118 permessi di ricerca (22 in mare).
Per il gas invece sono attivi 554 pozzi, in terraferma, e 354 in mare.
Un ulteriore indicatore relativo al suolo e sottosuolo è quello legato al potenziale utilizzo della risorsa idrica sotterranea. In questa parte dell'Annuario vengono riportate informazioni sul numero di scavi, pozzi, perforazioni e rilievi geofisici effettuati per ricerche idriche di profondità superiore ai 30 m dal piano campagna.
Per quanto riguarda l'uso dell'acqua prelevata dal sottosulo, l'utilizzo ai fini irrigui risulta prevalente, seguito dall'uso domestico, industriale e potabile, minore invece è l'utilizzo per le attività di allevamento e per altri utilizzi.
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