Lo studio, predisposto da ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei, in vista della COP21, 21a Conferenza delle Parti della Convenzione sui Cambiamenti climatici che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre 2015, si presenta come un contributo per individuare le misure che l’Italia dovrebbe adottare per raggiungere l’obiettivo fissato al 2050 di decarbonizzazione del sistema energetico nazionale.
Realizzato in modo multidisciplinare, con l’apporto di esperti e ricercatori di diversi settori e organismi, il Rapporto traccia tre diversi scenari per poi individuare cinque linee strategiche necessarie per realizzare la transizione verso un’economia low carbon.
L’Italia potrebbe ottenere una riduzione dell’80% delle emissioni di CO2 rispetto ai livelli del 1990 e risparmi sulla bolletta energetica nazionale fino a 66 miliardi di euro, ai livelli attuali di incremento dei prezzi delle fonti fossili tradizionali.
Per raggiungere questi obiettivi il Rapporto "Pathways to deep decarbonization in Italy - 2015", Percorsi verso la decarbonizzazione profonda in Italia, realizzato da ENEA in collaborazione con la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM), traccia tre scenari possibili e indica cinque linee guida per realizzare la decarbonizzazione del nostro sistema energetico al 2050.
Nel primo scenario si prevede un maggior utilizzo di fonti rinnovabili e di tecnologie per la cattura e lo stoccaggio della CO2 (CCS); il secondo si focalizza sulle potenzialità offerte dal miglioramento dell’efficienza energetica; il terzo ipotizza una limitata disponibilità di tecnologie innovative e fonti alternative.
Nell’ambito di tali scenari, il Rapporto individua cinque linee guida strategiche, necessarie a realizzare la transizione verso un’economia low carbon, che prevedono una revisione radicale del mix di fonti utilizzate per la produzione di energia elettrica, delle modalità di utilizzo, dei consumi di energia.
- In Italia, da qui al 2050, sarebbe possibile rinnovare il sistema di generazione elettrica arrivando ad alimentarlo per il 93% con fonti rinnovabili. Questo comporterebbe un taglio di circa il 97% delle emissioni per kWh elettrico, rispetto ai livelli del 2010. A questo risparmio, applicando su vasta scala le tecnologie per la cattura e lo stoccaggio di CO2 (CCS), si aggiungerebbe una quantità di emissioni in atmosfera evitate pari a 25 milioni di tonnellate di CO2.
- L’incremento dell’efficienza energetica porterebbe a una riduzione dei consumi primari tra il 28% e il 39% al 2050, rispetto ai valori 2010, e a una diminuzione fra il 56% e il 62% del rapporto tra energia impiegata e PIL, cioè della cosiddetta intensità energetica.
- Un maggior ricorso all’elettricità da fonti rinnovabili e a tecnologie CCS negli usi finali (industria, terziario, trasporti e residenziale) porterebbe notevoli benefici. Per esempio, in uno dei settori più critici, quello dei trasporti, sarebbe possibile ridurre del 60% i consumi di fonti fossili attraverso un maggior ricorso al trasporto pubblico, marittimo e ferroviario delle merci che attualmente viaggiano su gomma e un incremento dell’uso dei veicoli elettrici e a biocombustibili.
- Più investimenti pubblici e privati nella ricerca in campo energetico, nelle reti infrastrutturali e nelle tecnologie cosiddette ‘trasversali’ (che hanno cioè applicazioni in diversi campi come le nanotecnologie, i processi catalitici, i nuovi materiali, ecc.), renderebbero più efficienti i processi produttivi, ma sarebbero utili anche per i cittadini. Da qui l’importanza di campagne di informazione e formazione utili a coinvolgere sempre di più i cittadini nella condivisione delle scelte politiche e informarli sulle nuove e diverse tecnologie disponibili.
- La cooperazione internazionale nella ricerca e il coordinamento delle politiche energetiche e ambientali, potrebbero ridurre il costo macroeconomico della decarbonizzazione attraverso un coordinamento delle politiche di mitigazione a livello globale e uno sforzo maggiore dell’Italia per favorire investimenti pubblico-privati (PPPs) in innovazione, tecnologie e infrastrutture. Inoltre, a parere dei ricercatori di FEEM, un mercato dei permessi di carbonio a livello europeo, interregionale o globale ridurrebbe notevolmente i costi della decarbonizzazione.
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