L’obiettivo bioregionale nell’attuale assetto istituzionale italiano può essere raggiunto per gradi. Nella prima fase bisogna tener conto dell’esistenza delle Regioni così come sono oggi, senza pretendere modifiche di territorio perché queste per essere realizzate necessitano di complicati meccanismi istituzionali e scatenano nel contempo reazioni a catena dovute ad interessi precostituiti che è difficilissimo scardinare.
Questa situazione rende per il momento “utopistica” l’istanza bioregionale precedentemente avanzata (vedi http://www. circolovegetarianocalcata.it/ 2012/10/18/proposta- bioregionale-per-il-riassetto- del-territorio-nazionale- eliminare-le-regioni-e- istituire-le-province- omogenee-bioregionali/) anche se effettivamente ben motivata.
Oggi il bioregionalismo amministrativo può avere, a breve e medio termine, una concreta possibilità di realizzazione solo con accorpamenti e ristrutturazioni di enti all’interno delle attuali Regioni.
Nel Lazio ci sono tre realtà territoriali e socio economiche diverse. C’è l’area metropolitana romana che comprende gran parte del territorio e degli abitanti laziali, c’è il sud pontino e ciociaro che è riuscito in questi ultimi 60 anni ha guadagnare un parziale progresso, c’è al nord la Sabina e la Tuscia. Pur tuttavia sia il nord, ovvero Rieti e Viterbo, che il sud, cioè Frosinone e Latina, sono legati da una omogeneità socio economica, di tradizione culturali e storiche che possono riconoscersi in un’unica matrice bioregionale. Tutte e quattro queste province hanno tratti comuni evidenti di condizioni economiche, sociali e culturali che hanno per altro poca attinenza con la realtà della megalopoli romana.
Con l’istituzione di Roma Capitale, una sorta di città stato staccata amministrativamente dalla Regione Lazio, l’attuale territorio della Provincia di Roma, non necessaria all’Area Metropolitana, dovrebbe essere ceduto alle Province storiche confinanti (in chiave omogenea) rendendole così più solide dal punto di vista politico ed economico. Ne verrebbe fuori un nuovo Lazio di due entità, la prima costituita dall’Area Metropolitana di Roma, la seconda dalle province autonome capaci di amministrarsi e programmare un loro sviluppo adeguato alle proprie esigenze, anche in considerazione delle esigenze metropolitane ma ad esse non soggette né condizionate.
Per realizzare tutto ciò non occorre una legge costituzionale, forse la recente legge sul riordinamento degli enti locali provinciali consentirebbe in parte questi aggiustamenti Infatti per il Lazio è stato indicato l’accorpamento delle province di Rieti e Viterbo, oltre a quello di Latina e Frosinone. Sarebbe -come sopra accennato- da rivedere l’estensione della Provincia di Roma che attualmente incorpora sia parti della Sabina che della Tuscia, oltre a lembi della Ciociaria e dell’Agro Pontino. Ovviamente è importante l’aspetto dell’autonomia amministrativa di Roma Capitale, in una regione a sé stante, ed il rimanente territorio del Lazio. In tal modo sarà possibile realizzare a breve una prima graduale applicazione del bioregionalismo amministrativo, lasciando a tempi più maturi la prospettiva di una riaggregazione su base prettamente bioregionale del territorio dell’Italia centrale.
Paolo D’Arpini
Rete Bioregionale Italiana
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