Son trascorsi ormai alcuni anni da che il pensiero bioregionale mi ha
visitata rendendomi più ricca, non solo intellettualmente ma nelle
invisibili, fondamentali sfumature emozionali, esistenziali, che
costantemente vengono vivificate attraverso la visione bioregionale.
Questo sentire l’ho percepito direttamente in carne ed ossa in forma
di Paolo d’Arpini, da quando lo conobbi e frequentai seguendolo ed
essendo da lui seguita in vari incontri. Ma come è iniziato tutto
ciò? Come?
Dunque diversi anni fa un conoscente mi consigliò di leggere una
rivista di saperi alternativi, se ricordo bene “Olis”, in cui in un
trafiletto con una stringata critica veniva pubblicizzato il libro
della Rete Bioregionale Italiana “La terra racconta” – mi dissi beh,
interessante – e tornai ai miei pensieri. In quei giorni passeggiando
in libreria alla ricerca di qualcosa per i miei figli piccoli, vidi
appoggiati i testi della Rete e così – se mi cerchi e mi trovi – devo
leggerti e così feci. Rimasi ben presto affascinata dal rispettoso,
delicato, ma travolgente sapere-pratica, così tanto che mi sentii
risucchiata. In seguito ho rivisitato la mia conoscenza teosofica
attraverso l’ottica bioregionale e vi ho scoperto l’ideale comune,
l’incontro fra spirito e materia, la fratellanza universale. Ci si
arriva praticando onestamente qui ed ora, indipendentemente dal
partire da uno qualsiasi dei saperi di tutti i tempi. Cuore e Mente,
amore e concretezza, mi apparve evidente come si completassero a più
livelli.
Così con le capacità che sono a mia disposizione, organizzai un primo
incontro a Perugia, con altri “risvegliati”, in cui cercammo di
riflettere ed approfondire la conoscenza bioregionale esercitando
attività suggerite dalle sensibilità attivate dai due aspetti
menzionati. In quell’occasione le numerose persone che non trovarono
posto nella sala, mi chiesero energicamente di riorganizzare altrove
riflessioni sullo stesso tema. Così dipinsi a mano locandine per
quando e dove accogliere la suggestione che l’umano egoismo può esser
sostituito con l’ ecoismo planetario… Da quella volta ci siamo
rincontrati diverse volte, con Paolo e con altri amici, ed attraverso
l’incontro abbiamo messo a punto non solo la visione ma soprattutto la
pratica. Lo facciamo -e lo faccio- nell’equilibrio “soggettivo” con
tutte le realtà, imparando a passeggiare, lavorare, studiare,
partecipare attivamente alle sfumature comode e scomode della realtà
di cui noi siamo autocoscienza. Uniti a tutti i livelli con gocce
d’acqua, fili d’erba, code al semaforo e al supermercato, lontani
conoscenti, interiori esperienze, ricordi, necessità e desideri che
pretendono di essere realizzati. Un girotondo di tutti e tutto. Una
Terra da consegnare fertile e generosa ai nostri figli.
Siamo come nuvole di pensiero che si fondono con la velocità del
vento, parliamo con i mezzi che modernamente sono a nostra
disposizione, forse non sono affascinanti come il vento, ma efficaci
nel trasmettere … ?
Aurora Bussi
Nessun commento:
Posta un commento