giovedì 14 luglio 2016

Soluzione partecipativa basata sul consenso di ambito bioregionale



Il panorama associativo è costellato da migliaia di associazioni con migliaia di statuti i quali si assomigliano tutti, differenziandosi solo per alcune particolarità, quindi in teoria è possibile ridurle ad un unico denominatore comune: la voglia di aggregarsi, di unirsi in piccole cellule per contare di più, per incidere maggiormente nel tessuto politico sociale italiano.

Analogamente i partiti che sono espressione del popolo in politica, in quanto lo dovrebbero rappresentare in sede parlamentare, sono diventati espressioni di se stessi, tendono a perpetrarsi riproducendo meccanismi di privilegio e di potere che hanno travolto la politica in quanto gestione della cosa pubblica, facendo invece gli interessi delle lobbies economiche più potenti, multinazionali di ogni settore. Abbiamo assistito quindi ad una progressiva degenerazione del panorama politico istituzionale, sociale ed economico della vita e della società italiana arrivando al culmine apologetico della persona ove un unico individuo ha il potere economico, politico, massmediatico nelle proprie mani, da ricalcare quasi la figura del duce re onnipotente.

Dal lato opposto alla centralizzazione del potere nelle mani di un piccolo gruppo di persone a livello mondiale, non ha corrisposto una aggregazione di massa a tutela dei propri interessi che contrasta l’unificazione dei potenti dando vita ad un’opposizione radicale e determinata per la difesa della libertà individuale e dei diritti della terra. Attraverso la frantumazione degli interessi generali in piccoli interessi particolari, si è assistito e si assiste alla frantumazione delle organizzazioni che in nome di quelli interessi specifici difendono unicamente quel settore. Una logica sbagliata e perdente ( che avevano già adottato i romani per comandare col famoso detto “dividi et impera”) in cui noi ci ricadiamo costantemente, ingenuamente o per malafede, a discapito della nostra incisività e forza nell’azione politica, sociale… Per questo sta nascendo un nuovo tentativo di riunificazione, dell’arcipelago dei movimenti che hanno a cuore le sorti del pianeta, perché a differenza degli altri tentativi che erano prettamente politici e antagonisti, il nuovo cerchio delle reti intende unificare in una visione olistica, inclusiva, non partitica, di difesa degli interessi generali delle popolazioni e della terra nel suo insieme comprendendo l’ecosistema da cui è composto: Acqua, Terra, Aria, Regno Animale, Vegetale e Minerale indi inclusa la bio-diversità. Questa concezione onnicomprensiva del tutto è più avanzata della politica intesa in senso stretto come è stata intesa fino ad oggi, che con il proprio materialismo meccanicistico ha portato al degrado dell’individuo, alla sua alienazione, alla perdita dei valori spirituali eterocentrici che riguardano il suo collocamento in un sistema più ampio di relazioni che comprende tutta la trama della vita e non la sua visione egocentrica. 

Allora, rimanendo anche ciascuno nella propria specificità di intervento è importante collegarsi, connettersi in rete con gli altri e le altre associazioni e movimenti per creare una convergenza di energie, di mutua solidarietà, di scambi e di informazioni, in modo da intessere una trama che in ultima istanza genera una società diversa fondata sui valori sociali umani e spirituali che condividono la responsabilità ed il piacere di essere custodi della Madre Terra e degli elementi che la compongono e hanno il compito di preservarla per le generazioni future. È ovvio che questo non può avvenire se non tramite ad una critica radicale del sistema attuale per tutte le ragioni che ben sappiamo. Altresì deve proporre ed attuare pratiche di vita e modelli di società diversi che sono economicamente, eco logicamente e umanamente più sostenibili e compatibili con l’ecosistema universale tenendo conto di tutte le relazioni anche quelle connesse con il cosmo; ponendo fine alla visione antropocentrica dell’uomo e collocandolo nel suo giusto ruolo in questa distesa infinita di relazioni.

Una visione ed una pratica che per altro è già conosciuta nella società attuale poiché migliaia sono i tentativi già sperimentati in tali direzioni, anche se stentano a farsi strada, sia per le contraddizioni interne che minano alla base queste esperienze perché è difficile staccarsi dai riferimenti e dai condizionamenti attuali, sia per le pressioni che le strutture social- repressive e religiose mettono in atto nei loro confronti. In questa direzione comunque vanno avanti esperienze di finanza etica, microcredito, banca del tempo, reti di economie locali, monete complementari, convivenze solidali, eco-villaggi, cohausing, famiglie aperte, case-famiglia, gruppi di acquisto, mercatini del biologico, ristoranti che praticano rifornimenti a chilometro zero, filiera corta, scuole familiari, centri sociali autogestiti, scienziati, sociologi, terapeuti, medici naturopati, medicine non convenzionali quali shatzu, agopuntura, fitoterapia, bioenergetica, medicina di Hammer, pranoterapia, agricoltura di sussistenza, agricoltura sinergica, permacultura, beni comuni, uso civico, movimento per la decrescita, macrobiotica, vegetarianesimo, economia poetica, ecc che sono tutte esperienze di vita o modalità di intervento nelle pratiche sociali, che per il solo fatto di porsi in essere contrastano l’imperativo sociale dominante che pone l’economia al primo posto e subordina tutti gli altri interessi compresa la salute umana e del pianeta, al dogma che chi comanda è il denaro. 

Non è vero, l’uomo è dotato d’intelligenza e non tutti sono disposti a vendersi per denaro, tanti magistrati e funzionari l’hanno dimostrato pagandone di persona, venendo estromessi, reclusi, annientati o non avanzando di carriera, ma ciò non significa che hanno perso. Perde chi rinuncia alla propria dignità pur di ricoprire un ruolo più alto ed avere uno stipendio maggiore, perde chi fa un lavoro che non lo soddisfa ma ne è costretto perché si sente incapace di uscire dal meccanismo, perde chi lo fa coscientemente perché quello è l’unico modo per sopravvivere e farsi strada, perde perchè non vede oltre il vantaggio immediato e non vede che cosi facendo mette in crisi gli altri individui come lui, le relazioni umane e spirituali che si basano su altri valori oltre che l’ecosistema terrestre perché sarà disposto a danneggiare, inquinare, consumare le risorse naturali pur di trarne profitto. Del suo operato paghiamo tutti le conseguenze ed è per questo che si deve creare una coalizione cosi ampia che riesca a fare aprire gli occhi e la coscienza anche a queste persone vittime dell’ingranaggio, che riesca a fare percepire l’interesse di tutti piuttosto che il proprio personale tornaconto, che riesca a far capire che procedendo con quel sistema siamo arrivati al punto in cui siamo, senza una via d’uscita o quasi, il degrado ci divorerà, ci autodistruggeremo. 

Per cui quel che è possibile fare facciamo, ciascuno nel proprio ambito, con i propri mezzi, con il proprio talento e cuore. È ovvio che non si vuole creare un organo centralizzato supervisore ed omologante di tutte le associazioni o reti, ma un coordinamento a cui dare ed attingere informazioni, iniziative, impulsi, per far fronte tutti insieme, uniti, all’emergenze naturali, sociali ed umane che saranno sempre più presenti nei prossimi anni, a causa dei processi vitali che si stanno compiendo causati dal comportamento irresponsabile dell’uomo o non, ma ci troveremo davanti a situazioni ove non ci saranno più istituzioni o partiti che potranno garantire la sopravvivenza, l’ordine, i consumi a cui siamo abituati, sia pure ingiusti, autoritari e soprattutto dissipativi delle risorse come fossero illimitate; ma ce la dovremmo cavare da soli unendoci, autogestendoci, mettendo in atto la democrazia partecipativa senza maggioranza o minoranza ma attuando un processo decisionale basato sul consenso di ambito bioregionale. 

Ed i governi? Si troveranno spiazzati, non avranno più ragione di esistere, non avranno più sudditi su cui comandare. Il movimento della disobbedienza civile avrà conquistato il mondo. Le comunità locali avranno ripreso l’autogoverno del territorio ed agiranno in piena autonomia rimanendo fedeli all’imperativo dell’armonia universale e in rapporto alla nostra Madre Terra. 

Mario Cecchi


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