Tutti gli umani una volta erano poeti. Sognatori insieme e nella Terra. Dobbiamo ritrovare la consapevolezza antica, dobbiamo tornare ad essere ciò che eravamo. (Barbara Mor)
La Terra esprime se stessa non in territori omogenei ma in varie regioni differenti l'un l'altra. Abbiamo solo bisogno di ascoltare ciò che la Terra ci sta dicendo. (Thomas Berry)
Il filosofo cinese Lao-tsu (VI sec. a.C.) ha affermato che non abbiamo bisogno di una grande crescita bensì di una grande visione e di semplicità. Ebbene secondo noi, come ecologisti, la grande visione è rappresentata dall'ecologia profonda, la deep ecology del filosofo norvegese Arne Naess.
L'ecologia profonda sostiene la centralità della natura, della Madre Terra e non più dell'uomo, ossia la pari dignità tra montagne, fiumi, mari, piante, animali e esseri umani. Questa consapevolezza deve portarci a riprendere coscienza di essere solo una parte del complesso mondo naturale e riscoprire il lato selvatico della nostra mente. L'ecologia profonda non afferma però nessuna novità ma parte dai saperi tradizionali popolari (per esempio l'antica saggezza dei nativi americani o degli aborigeni australiani) e dalle dimensioni spirituali dei popoli occidentali e orientali. Se l'ecologia profonda è la grande visione, la semplicità di cui parla Lao-tsu può allora essere quella che è stata definita la sua applicazione pratica, il bioregionalismo.
Vivere in un luogo, chiederci chi siamo, dove siamo, praticare una vita ecologista nei suoi riflessi sociali, politici ed economici all'interno di una comunità locale ma anche a casa propria, con i propri cari, al lavoro, in ufficio, in ogni momento (the real work - il lavoro reale, come è stato definito dal poeta americano Gary Snyder). Il nostro luogo è la nostra bioregione, intesa come un organismo vivente definito da un'area dove prevale un'omogeneità di clima, geologia, suolo, vegetazione, fauna e vita umana dovuta a secoli e secoli di evoluzione morfologica, biologica e culturale.
Una bioregione può essere un bacino fluviale o una catena montuosa e le sue dimensioni possono variare a seconda delle condizioni naturali e culturali locali. Ognuno di noi vive all'interno di una bioregione, in una situazione che può essere sia rurale che urbana, e lo sforzo da fare è quello di ri-conoscerla, ri-trovarsi in essa come nella propria casa e di questa conoscere tutte le potenzialità e le risorse naturali, sociali e culturali, alla ricerca di un modo di vivere sostenibile e locale in armonia con le leggi della natura e con tutti gli esseri viventi. Peter Berg, uno dei fondatori del bioregionalismo, ha definito la bioregione come tanto il terreno geografico quanto il terreno della coscienza. Una società basata sui principi dell'ecologia profonda e del bioregionalismo, una società ecocentrica, non più antropocentrica, dovrebbe necessariamente partire da una condivisione di questi stessi principi da parte della maggioranza dei suoi componenti, donne e uomini.
Ovviamente allo stato attuale delle cose in Italia, come nel resto del mondo, ciò rimane una grande utopia. Questa utopia che potremmo definire ecospirituale, possiede però una grande forza che scaturisce dal riproporre una saggezza antica, uno stile di vita che ha funzionato sul pianeta per migliaia di anni, dalle società dei cacciatori-raccoglitori dell'età della pietra e del neolitico fino ai nostri giorni (infatti funziona ancora con mille difficoltà tra le popolazioni tribali).
Bioregionalismo significa semplicemente vivere in un luogo in armonia con la natura, saper celebrare la propria bioregione e i cicli naturali, sentirsi parte della trama della vita come insegna anche l'ecologia profonda. Noi vogliamo recuperare l'antica consapevolezza delle popolazioni native e tribali e la vera dimensione spirituale dei popoli occidentali e orientali, affiancandole ad un uso cosciente della tecnologia al servizio dell'umanità e della natura per aiutare la vita a riprodursi e non più per dominare il mondo.
Stefano Panzarasa - Rete Bioregionale Italiana
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