Carla Lonzi si pone nella storia del femminismo come un’antesignana e rivoluzionaria scrittrice, autrice, e attivista di rottura con ogni modello-imposizione patriarcale a tutt’oggi esistente nella nostra società. Di straordinaria attualità, la sua analisi lucida e radicale va direttamente al nocciolo del problema. L’etero-sessualità è un pilastro di tutta la struttura patriarcale, che si dipana nel matrimonio, nel controllo sulla sessualità femminile, nei rapporti di potere uomo-donna. Negli scritti della Lonzi, ecco che l’etero-patriarcato dominante viene decostruito pezzo per pezzo.
Leggiamo “Noi ci pronunciamo sull’eterosessualità: non siamo così cieche da non vedere che è un pilastro del patriarcato, non siamo così ideologiche da rifiutarla a priori. Ognuna di noi può studiare quanto le piace o spiace il patriarca e quanto l’uomo”.
Ed è proprio l’uomo, il patriarca ad aver imposto alla donna nei secoli non solo diktat culturali e sociali, ma anche sessuali.
Per la Lonzi il piacere vaginale altro non è che la colonizzazione del territorio-corpo femminile funzionale al suo piacere e alla procreazione: “Dal punto di vista patriarcale la donna vaginale (fermo restando che il fenomeno orgasmico è unico in qualsiasi donna e con qualsiasi stimolo si verifichi, noi chiamiamo qui donna vaginale colei che ottiene l’orgasmo durante il coito e donna clitoridea colei che ottiene l’orgasmo durante le carezze sulla clitoride.
Chiamiamo orgasmo vaginale l’orgasmo ottenuto durante il coito e orgasmo clitorideo l’orgasmo ottenuto durante le carezze sulla clitoride) è considerata quella che manifesta una giusta sessualità mente la clitoridea rappresenta l’immatura e la mascolinizzata, per la psicoanalisi freudiana addirittura frigida.
Invece il femminismo afferma che la vera valutazione di queste risposte col sesso che opprime è la seguente: la donna vaginale è quella che, in cattività, è stata portata a una misura consenziente per il godimento del patriarca mentre la clitoridea è una che non ha accondisceso alle suggestioni emotive dell’integrazione con l’altro, che sono quelle che hanno presa sulla donna passiva, e si è espressa in una sessualità non coincidente col coito.
Tra queste due risposte alla condizione e alla cultura sessuale maschile, si pone tutta quella parte di donne la cui situazione nel sesso riflette una scarsa possibilità di identificarsi nel fenomeno, in una infinità di circostanze soggettive e oggettive che arriva fino alla negatività assoluta in qualsiasi forma di sessualità”.
Carla Lonzi
È alla donna vaginale sottomessa al piacere e alla cultura patriarcale che la Lonzi lancia il grido di una presa di coscienza. Lei la monogama, la sposa, prigioniera non solo dell’istituzione del matrimonio, ma del rapporto di coppia. Mentre la donna clitoridea si pone autonoma, solitaria, al piacere maschile “la donna clitoridea rappresenta tutto ciò che di autentico e di in autentico del mondo femminile si è staccato dal visceralismo con l’uomo. Autenticamente l’una ha rivendicato se stessa; estraniandosi l’altra ha simulato sul piano del piacere e ha ambito i traguardi dell’uomo sul piano culturale e sociale”.
L’analisi quanto più acuta e vera sul piacere femminile che da un punto di vista puramente biologico e fisiologico e comprovato dalla scienza è il piacere clitorideo femminile quello più autentico con le sue 8000 terminazioni nervose volte solo esclusivamente al godimento.
Organo di piacere quindi, indipendente, libero, dove la donna trova uno spazio di autonomia non può essere accettato dall’uomo-padrone che ha imposto la cultura del piacere vaginale funzionale alla riproduzione: “Il pene eretto è un segno di potere, di rango e di minaccia nel mondo animale che esprime il comportamento aggressivo del maschio; alla femmina rimane l’alternativa tra un comportamento sottomesso e la fuga”.
Dale Zaccaria
(Stralcio tratto da: https://comune-info.net/2019/01/leggere-carla-lonzi-nel-nostro-tempo/)
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