martedì 9 aprile 2019

La dieta bioregionale nella preistoria - I nostri antenati erano vegetariani e vivevano di erbe spontanee

I riflettori della scienza si accendono sulla paleodieta. Un
team di scienziati aggiunge nuove verità sui pasti consumati dai nostri
antenati. E se il ritorno alla preistoria, riportato in auge da diversi
studiosi del passato e nutrizionisti, è diventato un trend molto stimato
dai salutisti, uno studio condotto in Israele getta una nuova luce
sull’alimentazione paleolitica, molto più varia e ricca rispetto a
quella riportata nei libri di oggi, ai quali potrebbero mancare diverse
pagine di ingredienti.
Primo dato da sfatare: la tavola preistorica non era così sbilanciata
verso le proteine come si crede. Anzi, gli scienziati che hanno mappato
gli ‘avanzi nel piatto’ dei nostri antenati parlano di un tripudio
vegetariano. Il sito israeliano ha invece rivelato appieno la vera dieta
preistorica, con un’abbondanza di informazioni sul suo lato ‘vegano’,
che sono state preservate dagli allagamenti.
Yoel Melamed e Naama Goren-Inbar della Bar-Ilan University di Ramat Gan
(Israele), con i loro team hanno compilato dati sulla diversità e
abbondanza di resti vegetali nei periodi in cui vi è evidenza di
attività umana. Hanno inoltre esaminato i resti di piante nei lassi
temporali in cui non risultava presenza umana. Confrontando le due serie
di dati, sono arrivati a farsi una ragionevole idea dei vegetali che
deliberatamente gli uomini del passato avevano radunato dal loro
ambiente.
Nonostante le diverse varietà di piante raccolte a Gesher Benot Yàaqov,
aggiunge però Henry, è molto improbabile che le persone che vivevano lì
avrebbero potuto rimanere in buona salute con un’alimentazione
rigorosamente vegetariana. Ma forse era loro necessaria “solo una
quantità molto piccola di proteine animali e grassi per integrare una
dieta prevalentemente a base vegetale”.
Qualunque sia la verità, la squadra di esperti ora suggerisce che una
grande varietà di piante sarebbe stata una caratteristica importante
dell’alimentazione molto prima dagli albori dell’agricoltura. Il sito di
Gesher Benot Yàaqov conserva anche alcune delle prime prove di un
utilizzo del fuoco controllato, e di strumenti che avrebbero permesso di
trattare gli alimenti prima di cuocerli. La conoscenza dell’ambiente ha
permesso agli ominidi di sfruttare le piante stagionali, permettendo
potenzialmente loro di abitare nella stessa posizione durante l’anno.
Gli esperti hanno così scoperto che avevano un gusto straordinariamente
ampio e spaziavano su un vasto range di sapori. Sul fronte ‘green’ è
emerso che avevano raccolto non meno di 55 diversi tipi di piante –
noci, frutta, semi e gambi sotterranei – che mangiavano come verdure.
“La dieta umana moderna è chiaramente limitata rispetto a quella.
Immagine correlata
(Fonte: http://www.repubblica.it/scienze/2016/12/11/news/0626/)

Commento di Maurizio Di Gregorio: “…penso che la memoria ancestrale sia onnivora, con una netta prevalenza vegetariana. Nei tempi antichi si mangiava quel che c’era e la scelta era sia limitata che relativa. L’apporto proteico è legato al concetto di surplus, sia alimentare che patrimoniale, non per niente era considerato benedetto e sacrificale e riservato alle occasioni festive. I dati dell’antropologia materiale rivelano concordi questo dato attraverso innumerevoli culture. Dopo tanti anni sono arrivato a pensare che la netta contrapposizione onnivorismo/ vegetarianesimo sia figlio dell’epoca odierna troppo e insanamente sbilanciata in senso carnivoro. Ed abbia un valore rieducativo piuttosto che essenziale…”

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