Mi sento molto Pastoral... Pastoral transumante come mio nonno che agli inizi del 900 risiedeva in un piccolo paese di montagna vicino Pescara poi è emigrato negli stati uniti, Ellis Island poi California ed è tornato in Italia dal 15 al 18 per la prima guerra mondiale. Finita la guerra di nuovo in America questa volta a Chicago, la mitica Chicago degli anni 20; infine nel 1925 tornato definitivamente in Italia, acquista una masseria e mette su famiglia...
Qualche giorno fa ho incontrato, mentre passeggiavo per la città, una amica coetanea che non vedevo da tempo. Lei nei primi anni 80 aveva dei nonni in una paese vicino Pescara che facevano ancora i pastori ed è capitato spesso di andarli a trovare assieme. Vivevano in una casa di pietra, senza bagno, la nonna indossava ancora abiti realizzati con tessuti filati a mano, facevano monticazione, transumanza verticale, portavano le pecore nella vicina piana di Voltigno, oggi riserva naturale. Qualche volta è capitato di seguirli, avevano anche un mulo che ci divertivamo a condurre. Nella casa odore forte di formaggi, le caciotte sopra ai graticci di canne appese al solaio: quando stavo la, con loro, conscio di stare al centro di un mondo antico ancestrale sacro rimanevo in silenzio inebetito dalla forza ieratica e catartica nel sentimento e nella consapevolezza di una storia millenaria che portavano dentro...
Dicevo che abbiamo passeggiato assieme per la città e le raccontavo che a natale avevo mangiato bene riso spesso e amato molto così in cerca di una prospettiva nuova valida e convincente ero uscito di casa e avevo incontrato lei per le vie di pescara; luminarie fantastiche dappertutto una grossa sfera di plastica trasparente come una grande bolla di sapone al centro della piazza principale con all interno una immensa scenografia di bosco con magiche figure che vi si muovevano dentro, teatro per adulti e bambini, lungo il corso le casette in legno del mercatino affollate di gente, centinaia di locali aperti illuminati e riscaldati anche all’esterno dai funghi a gas, pieni di giovani seduti a bere ridere scherzare avvinazzati felici.
Così ci è tornata in mente la città di quando avevamo vent’anni grigia tutta d’asfalto macchine un po dappertutto senza isola pedonale e con i pochi locali aperti a disposizione. Ecco... ci è venuto un senso di nostalgia per quel minimalismo assoluto di quel tanto poco che circondava le nostre vite, della nostra povertà e della povertà dell’italia di quegli anni, non perché oggi siamo diventati ricchi e non solo per semplice nostalgia del passato, solo che detestiamo tutto questo consumismo, anche se a prima vista può affascinare il magico nuovo mondo del natale.
La maggior parte di noi rimane talmente inebriata da tutto questo troppo che non riesce più neanche a prenderne parte in modo adeguato; senza parlare poi della incapacità a comprendere e ad accontentarsi ormai del poco e della semplicità, non avrei mai pensato di vivere tutto questo e che saremmo arrivati a questo benessere: varietà di vini birre spumanti dolci e cibi finti tradizionali innovativi new age. Anche se forse la cosa più semplice sarebbe quella di godersi tutto cio con discrezione e forse lo stiamo pure facendo anche se spesso non so perché mi sento addosso un forte senso di solitudine e di smarrimento... ho scritto tutto quanto quasi in apnea, ah mi è tornato in mente che giorni fa un amico mi ha chiesto se matira, divina damatira, matera sia di origine messapica oppure dauna. Anche se si può pensare a una origine messapica propendo più per un origine dauna, anche se sicuramente penso che matira sia più antica e rientri nel contesto delle civilta rupestri che affollavano la Sicilia la Calabria e gran parte del Mediterraneo millenni di anni fa, una grande ghost town under italy e non solo, di cui non sappiamo assolutamente nulla, tu che ne pensi?
Viviamo in un mondo in cui non mi ritrovo. Da bambino giocavo con un pezzo di legno e delle rotelle che avevamo, preso dal monnezzaro e le attaccavamo con un nastro adesivo del papà di un amico. Cascatoni a non finire. Poi costruivamo capanne in in uno spazio dietro l'inizio della strada. Le galline che c'erano si spaventavano. Giocavamo con un pallone e le porte erano mucchietti di terra. Le porte delle case erano aperte. Ci divertivano un mondo. La tv non la guardavamo quasi mai, tranne a ora di pranzo, una volta settimana, le comiche e i cartoni animati. Andavamo ogni tanto al cinema e ce lo gustavamo; sentivamo il sapore vero delle cose. Non le consumavamo. Le persone erano più felici. Oggi vedo un'abbruttimento sociale che non ha eguali. Bambini reclusi in casa. Persone che non comunicano. Una città vetrina, senza anima. Bulimia da progresso materiale dove tutti ce l 'hanno con tutti. Su Matera non so risponderti!
Si sa che da adulti si rimpiangono sempre i fatti e i luoghi del passato. La memoria tende anche a enfatizzare. Diciamo che seleziona e ingrandisce i ricordi belli. Io sono uno di quelli che rimpiange l'infanzia, l'adolescenza e la prima gioventù. La cosa che dovrebbe far riflettere e' che non ho un buon ricordo della mia città, Pescara. Tranne per i cinema a cui mio padre mi portava almeno una volta a settimana, il giardinetto vicino l'ex università con il trenino e la pasticceria la Bresciana. Ricordo i camion in pieno centro; lo smog che usciva, macchine dappertutto. Il treno che passava in città e i relativi passaggi a livello. Unico posto di ritrovo: piazza Salotto. Nell'87, con la nuova stazione e l'eliminazione dei treni in città gia' la città acquisisce una configurazione più leggera e respirabile. Gia' da alcuni anni i camion non passavano più. Molti si lamentarono per la costruzione della nave di Cascella al posto delle aiuole con l'orologio. Me ne innamorai subito. Dal 2003, con tutte le pedonalizzazioni delle vie centrali ho visto una vera svolta. Ci fu l'inizio dell'uso di massa delle bici. Il problema e' che nel frattempo sono cambiati i Pescaresi. Sono diventati meno accoglienti, più individualisti, fatta di circoli chiusi, dove non si coltiva più la socialità.
Sono in perfetta sintonia con tutto quello che dici. Infatti vado poco in giro in questo periodo e non mi affascinano neanche le bancarelle perché sono finte, piene di cianfrusaglie. Una volta potevi trovare oggetti particolari anche di valore solo che ora...
Le pecore nere siamo noi! è come la famosa storia della frase di Brecht: ci siamo seduti dalla parte del torto perché era l’unico posto che abbiamo trovato libero! così nessuno voleva fare la pecora nera ed è toccato farlo a noi! Faticoso a volte molto faticoso anche se poi ci siamo abituati ed è stato pure piacevole perché si ha una visione della vita del mondo e della realtà completamente diversa e questo spesso è veramente molto affascinante!
Ferdinando Renzetti
ferdinandorenzetti@libero.it
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