L’ uomo come misura di tutte le cose – quante sono le dimensioni del mondo, se pensiamo alle classiche misure che sono le leggi della prospettiva classica di Leon Battista Alberti, viene in mente il cubo e i suoi sei lati, una scatola scenica come quella teatrale... se pensiamo al disegno di Leonardo vengono alla mente il quadrato e il cerchio o il cubo e la sfera e all’uomo perfettamente inserito in essi: lo spazio e il tempo.
Il disegno di Leonardo ripreso dagli scritti di Vitruvio, nell’antichità rappresentava il templum lo spazio consacrato dall’augure secondo il rito dell’inauguratio, destinato alla divinazione tramite auspicia o al culto delle divinità.
Che cos’è il Templum lo spiega Dionigi d’Alicarnasso in Antiquitates Romanae: è lo spazio diviso e consacrato – disegnato nell’orizzonte (e riportato in terra) ove sono raccolti e interpretati i segni, cioè le indicazioni che vengono dal mondo ultraterreno. Per estensione, in seguito, il Templum diverrà il tempio che conosciamo noi, cioè la costruzione che si edifica sul luogo in precedenza augurato e consacrato. Il Templum è dunque una divisione spaziale e temporale praticata in una determinata area, secondo concetti etruschi quali l’assialità e l’orientazione – concetti estranei, ad esempio, al mondo greco.
Ecco così le tre fasi del procedimento.
L’Augure:
1. individua e si rappresenta gli assi spaziali di orientazione del Templum solare, un cerchio (primo livello celeste);
2. descrive il Templum in terris di forma quadrangolare con un sistema di proiezione diagonale (secondo livello terrestre);
3. interra i cippi sugli angoli del quadrangolo così disegnato (terzo livello infero).
Il sistema rituale spiega l’enigmatico passo di Varrone che dice: “Templum è usato in tre modi, con riferimento alla natura, alla divinazione e alla similitudine: con riferimento alla natura nel cielo, alla divinazione sul suolo, alla similitudine nel sottosuolo”.
E quale principio connesso con un’idea di spazio/tempo, sintesi di tre livelli cosmici discendenti, deve presiedere all’azione dell’Augure tale che si possa coniugare la geometria radiale del cielo con la pianta ortogonale quadrangolare terrena? Abbiamo visto che l’asse meridiano ed equinoziale sono determinati per via analitica.
Vitruvio indica la tecnica: posizionato lo gnomone qualche ora prima della levata massima del sole a mezzogiorno, gli si traccia intorno una circonferenza con raggio pari la lunghezza dell’ombra. Segnato il punto in cui l’ombra tocca la circonferenza, si aspetta qualche ora, e l’ombra si accorcia verso Est. Superato il mezzogiorno l’ombra comincia ad allungarsi di nuovo; nell’istante in cui ritocca la circonferenza, si segna il secondo punto; tirando una corda tra i due punti avremo l’asse Est/Ovest, la retta che collega il punto mediano della corda con la base dello gnomone sarà invece l’asse Nord/Sud, l’Axis Mundi.
Già Platone, in un noto ed enigmatico passo del Timeo, indicava la X come formula del principio costitutivo della dimensione spaziale: “Pertanto, divisa in due nel senso della lunghezza tutta questa composizione e adattata l’una parte sull’altra nella loro metà in forma di una X, le piegò in giro nello stesso punto, collegando ciascuna con se stessa e con l’altra dirimpetto alla loro intersezione e v’impresse un movimento di rotazione uniforme nel medesimo spazio e l’uno dei circoli lo fece interiore, l’altro esteriore”.
Il senso di questa affermazione ricorda proprio il significato delle due diagonali nella figura del Templum solare e la possibilità che in queste sia contenuto il principio unificante delle diverse sue rappresentazioni cosmiche. Quindi, solo concependo tre decumani e un cardo maximo, l’Augure, dal Templum solare a forma di cerchio, elabora e materializza un Templum in terris quadrangolare, in cui i quattro vertici della X sono i 4 angoli, mentre l’intersezione è l’Axis Mundi.
L’Augure è lì nel campo, all’aurora, dopo una notte d’attesa, e sta per delimitare lo spazio dell’orizzonte a lui visibile col suo lituo, per poi divinare cercando i segni del cielo. Ecco, nel momento in cui chiude il cerchio con gesto ampio maestoso e fissa col bastone ricurvo l’ultimo riferimento a sud, ha sacralizzato. E sacralizzando ha fissato l’istante, cogliendo l’Eterno, cogliendo l’Essere, entrando in frequenza di risonanza con le stelle fisse.
“Se il tempo, dice Platone, è l’immagine mobile dell’eterno e l’istante è l’eterno, dove futuro e passato non esistono, nell’istante in cui l’Augure contempla fissando il Templum diviene un tutt’uno col Dio, entra nell’Eterno, nell’Essere, il quale poi lascia segni indiscutibili di verità e presagio”.
Al di la delle facili suggestioni filosofiche e metafisiche gli aruspici erano veri scienziati e bravi geografi che conoscevano bene i moti cosmici del sole della luna e delle stelle e probabilmente anche le energie della terra, la biogeologia, quelle che noi definiamo come le reti di Hartmann e Curry o le energie di superficie come le onde o risonanza Schumann. Infatti come scritto sopra, la precisa identificazione dei tre decumani era la cosa principale del procedimento, soprattutto per l’edificazione di templi e città e l’esposizione delle abitazioni.
Un decumano per il solstizio d’inverno, un decumano al solstizio d’estate e un decumano agli equinozi di primavera e autunno, coincidenti. Per decumano si intende la proiezione a terra dell’arco del sole, nel suo corso quotidiano, da est a ovest. In base ai decumani veniva pianificata l’edificazione di una città di un tempio e l’esposizione di altre costruzioni.
Quel che non si sa è dove e come era stata appresa questa scienza che poi in parte si è persa e in parte non viene più studiata e trasmessa. Ancora nel 1.200 ai tempi di Federico II il quadrato rappresentava la terra, lo spazio; il cerchio, il cielo, il tempo; il quadrato ruotante di 45 gradi, la stella ottagonale, simbolo dell’armonia cosmica perché appunto collega il quadrato al cerchio, lo spazio al tempo. Infatti Castel del Monte è stato costruito probabilmente rispettando questi principi, allineamenti cosmici bioenergetici e geografici. Solo di questi poi si è persa la memoria e non sappiamo la reale funzione della costruzione.
Ferdinando Renzetti
Commento di Stefano:
RispondiElimina"Aggiungerei anche il fatto che l'aver sostituito l'Omo vitruviano col Cristo in croce può essere una ulteriore metafora, davvero sincera, di come la condizione umana sia “inchiodata” a delle coordinate terrestri (punti cardinali “eliometrici”, forza di gravità, alchimia a base ossidativa nell'atmosfera, forma sferica della terra generata dalla rotazione gravitazionale generatrice a sua volta di una arbitraria ciclicità, sviluppo oculare duplice con messa a fuoco centrale, etc.), le quali ci si sforza di far rientrare all'interno di una percezione del mondo, obbligatoriamente limitata, che vede solo ciò che essa stessa è e percepisce. Mentre la deriva cosmica lo sovrasta."