Per molti è stato un avvertimento proprio della Madre
4
Terra; un avvertimento che ci dice che lo stile di vita che stiamo portando avanti è pericoloso per noi e
per il mondo in cui viviamo.
Sta di fatto che l’umanità è stata costretta a confrontarsi direttamente con i propri errori, fare un passo
indietro e lasciare che la natura si riprendesse. Di conseguenza, l’aria è diventata più pulita, i livelli di
smog si sono abbassati e le specie animali e vegetali hanno incominciato a ripopolare aree abbandonate
da tempo.
In questi sette mesi dall’inizio dell’emergenza globale, l’essere umano ha quindi consumato meno risorse
degli anni passati, ha inquinato meno, ha distrutto meno habitat, forse ha addirittura ritrovato un po’ di
quell’appartenenza al mondo naturale che negli anni aveva perso.
E per la prima volta dopo molto
tempo, l’Overshoot day quest'anno corrispondeva al 22 agosto, interrompendo – almeno per il momento – una
tendenza che negli ultimi anni l’aveva visto arrivare già alla fine del mese di luglio.
Ma cos’è l’Overshoot day? In parole povere vuol dire che il nostro
pianeta garantisce la sopravvivenza del genere umano grazie alle sue disponibilità fino ad un dato
periodo, dopo di che non è più in grado di produrre sostentamento e, quindi, l’uomo deve dar fondo alle
proprie riserve e inevitabilmente continuare ad aggredire e distruggere la biosfera planetaria.
Questo mio breve servizio non deve essere scambiato per uno dei tanti articoli scritti per la difesa della
natura e del genere umano, esso vuol essere soprattutto un monito, un avvertimento sul nostro modo di
comportarci in maniera irresponsabile su tutto l’ambiente terrestre.
Con questo non intendo produrre
ulteriori turbamenti psicologici nelle persone già stressate dalla pandemia del covid19, tuttavia non è
neppure il caso di prendere questa notizia dell’Overshoot day 2020, con il solito sorrisetto idiota,
facendo spallucce e ripetendo il solito mantra che dice che il problema infondo non esiste e che,
comunque, la scienza umana alla fine risolverà tutto…
Non siamo solo noi a manifestare questa seria preoccupazione, ci sono scienziati di
fama internazionale, istituti di ricerca affermati che la pensano come noi e, anzi, ci mettono in guardia
circa le conseguenze letali in cui tutti noi potremmo trovarci di fronte tra qualche anno se continuiamo a
sfruttare Madre Terra con questo ritmo.
Gli scienziati hanno addirittura presentato uno scenario futuro terrificante, dando a noi
umani un tempo massimo per intervenire e bloccare questa dinamica distruttiva. Si è accennato anche
ad una data che per l’umanità rappresenta la linea rossa da non superare: il 2030.
Non solo i dirigenti
dalla Global footprint network (Gfn), l’organizzazione internazionale no-profit, riconosciuta dall’ONU, che
si occupa della contabilità ambientale calcolando la nostra impronta ecologica nell’ambiente terrestre,
condividono questa data, ma anche gli scienziati del IPCC (Intergovernmental Panel On Climate Change) .
Fino a qualche anno fa gli scienziati supponevano che questa infausta data, continuando lo sfruttamento
di tutte le risorse primaria del pianeta come facciamo oggi, sarebbe arrivata dopo il 2050.
2030!? … Tra appena un decennio!
A tal proposito alcuni scienziati sulla base di queste reali preoccupazioni, come già nel 2015 ebbe a dire
l’astrofisico Stephen William Hawking, ci dicono, anche se in maniera provocatoria, che dovremmo
cominciare a pensare ad un secondo pianeta.
Ma allora, mi chiedo e ci chiediamo, per evitare questa catastrofe annunciata esisterà pure una cura?
Gli
scienziati a tal proposito ci dicono che per rallentare la paventata catastrofe climatica e di conseguenza
ambientale, servirebbe prendere in considerazione da subito almeno 3 questioni capillari:
- La rinuncia totale dell’uso dei combustibili fossili.
- Il ridimensionamento della presenza degli umani sul pianeta, attraverso politiche intelligenti per
la riduzione delle nascite (tra qualche anno raggiungeremo gli 8 miliardi di individui);
- Il ridimensionamento serio e deciso nell’uso della carne come cibo.
Certamente da solo l’uomo non
può cambiare le cose, ma almeno non diventare complice di questa continua distruzione dell’ambiente.
Filippo Mariani - Accademia Kronos
Nessun commento:
Posta un commento