domenica 8 novembre 2020

Vegetarismo e bioregionalismo - La corretta dieta ecologica della nostra epoca

 

C’è chi è convinto che la dieta più adatta a noi umani del 2000 d.C. sia la dieta del paleolitico, cioè la dieta dell’uomo cavernicolo, considerata la più completa e salutare, quella che farebbe vivere l’uomo fino a 120 anni; ma si dimentica che nel paleolitico la vita media dell’individuo era di 35 anni e che la dieta carnivora fu adottata per estreme necessità di sopravvivenza, a causa dei cambiamenti climatici, non per predisposizione naturale. E dimentica pure che la genesi umana non parte dal paleolitico, e che i nostri antichi progenitori prima di tale periodo sono vissuti da frugivori nella foresta intertropicale, non nella savana, per altri 4 milioni di anni, essendo primati antropoidi e quindi come tali anatomicamente strutturati per un’alimentazione vegetariana. Probabilmente chi sostiene il valore di una alimentazione carnea ha trascurato i testi di anatomia comparata.

Ma ammesso (e non concesso) che tale dieta fosse adatta a noi, la civiltà l’intelligenza e la coscienza ci induce a propendere per una alimentazione più confacente alle esigenze ecologiche,  scientifiche e spirituali, quale è la dieta vegetariana, dal momento che non solo non è necessario ricorrere a prodotti animali per assicurarsi la salute, come conferma l’ottimo stato di benessere dei vegetariani e vegani, ma che i prodotti cadaverici degli animali sono dannosi per la salute umana, per l’ambiente, l’economia, il terzo mondo. Inoltre, la brevità di vita dell’uomo nel paleolitico viene attribuita da alcuni studiosi non all’introduzione della carne nella dieta ma a malattie batteriche, senza dimostrare perché solo l’ominide ne fosse vittima e viveva così poco mentre gli altri mammiferi vivevano ottimamente il periodo stabilito per loro da madre natura. (flm)


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