Per fornire una risposta soddisfacente e scientificamente valida ho fatto una ricerca presso alcuni miei colleghi, specialisti in ornitologia ed appassionati di uccelli, i quali mi hanno risposto che i corvidi si sono tanto moltiplicati in quanto hanno trovato condizioni favorevoli e non hanno praticamente nemici naturali, a parte i rapaci, che però, nei centri abitati o nei pressi di questi sono ben rari.
I corvidi comunque non è possibile insediarli ma basta che un comune abbia scritto che le taccole predano le uova dei colombi che qualcuno creda che li abbia anche introdotti. Essi arrivano spontaneamente da aree vicine dove sono già insediati. Non voglio entrare in dettagli locali molto variabili ma un uliveto è come un frutteto o un vigneto e cioè può essere bombardato di pesticidi e pure con elevata frequenza. Se le coltivazioni non sono biologiche purtroppo è un inferno per gli insettivori. Ma se uno ha un giardino od un orto urbano può fare qualcosa per tante specie se ha abbastanza spazio per inserire alberi, arbusti e specie erbacee per il wildlife gardening, o anche solo il Bird gardening. Altrimenti deve accontentarsi dell'abbassamento del livello biodiversità dipendente dall'agricoltura e dai giardini dei vicini...
Molto raramente sono state tentate immissioni di taccole, gazze e cornacchie in città, ed è vero che i corvidi attuano una predazione sulle altre specie dell'avifauna ivi nidificante, sono infatti ghiotti di uova e pulcini di altri uccelli, il che -sommato in maggior parte al grande uso di sostanze chimiche e veleni in agricoltura- hanno di fatto sortito un ridimensionamento piuttosto importante delle piccole specie insettivore.
Attualmente in molte regioni i corvidi sono oggetto di contenimento. Forse anche a Treia sarebbe necessario, ma credo che chi si occupi normalmente dei piani di contenimento degli animali selvatici sia la Provincia. Comunque l'esperienza ci porta a considerare che dove l'uomo interviene in natura, cercando di risolvere problemi di squilibrio ambientale (da egli stesso causati), i risultati sono sempre peggiori rispetto a quelli che la natura riesce a mettere in atto, nel corso del tempo...
Caterina Regazzi, dottore in veterinaria
Referente del rapporto uomo natura animali della Rete Bioregionale Italiana
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