mercoledì 9 giugno 2021

Esplorazione bioregionale urbana immaginaria



Come scrive Guido Caldiron sul Manifesto: non esiste un modo per distinguere la sottrazione dall’incompiutezza. Ciò da cui si è sempre stati privati da quello che non è mai arrivato e non si è neppure annunciato all’orizzonte. Ne facciamo esperienza,  lungo le traiettorie di una urbex personale, con l’esplorazione bioregionale  urbana immaginaria che ci porta ad attraversare i terreni vaghi della metropoli alla ricerca di edifici dismessi, in rovina o abbandonati a se stessi. 

E' qui in questi angoli, che la città ha lasciato in sospeso, sembra rivelarci qualcosa di intimo e selvaggio, a un tempo i segreti inconfessabili e il brutale a prima vista insospettabile candore. Qualcosa in bilico tra l’irraggiungibile e il mai rivelato, a dominare l’orizzonte, nel quale si muovono i personaggi del romanzo di Tommaso Giagni: I Tuoni. 


Ambientato nel “Rettangolo”, una serie di torri di otto piani di edilizia popolare sorte da tempo nel “Quartiere”, imprecisata periferia urbana del quadrante orientale della metropoli capitolina, non lontana dal corso dell’Aniene, come dal raccordo anulare, dove il confine esperienziale si trasferisce sulla mappa del territorio circostante, delimitandone il raggio d’azione, tra il cemento e la quasi campagna di questo lembo estremo di città. 

Dal terrazzo in cima al rettangolo non si distingue il centro urbano: campanili colli e ministeri sono nascosti dalla distesa composita di palazzine che i costruttori hanno seminato per decenni. il cuore della città si riesce a individuare in prospettiva, solo grazie ad un alone livido di smog che lo sovrasta, si può immaginare e sentirne il battito. 


Nella spina, la striscia che avrebbe potuto costituire la colonna vertebrale dei commerci del quartiere e dove l’unico negozio sopravvissuto è il frutta e verdura, nel cui retro vive l’intera famiglia, come in locali che erano stati pensati come cantine garage, vivono famiglie africane accanto a quelle rumene, serbe e bosniache. Il rettangolo è un piccolo mondo delimitato dalle baracche del campo nomade, prima del fiume. In questo piccolo mondo l’unica rivolta veste i panni di una gentrificazione che sogna un orizzonte coerente ed omogeneo, dove povertà è sinonimo di devianza e diversità di pericolo. 

E' allora, e solo allora, che questo pezzo di città, stretto tra le autostrade urbane e un vecchio fiume inquinato, assume davvero un aspetto sinistro e minaccioso...

Ferdinando Renzetti



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