Cosa si prova a non sapere dove andare, né avanti né indietro, né a destra né a sinistra, quando nella notte buia senza tempo ti ritrovi a dover decidere un percorso che non c’è? Così, sperduti nella campagna emiliana, cinque matti imbacuccati dondolano in punta di piedi, cercando di non scivolare nel sentiero fangoso che costeggia il Panaro. Riusciranno i nostri intrepidi folli dello spirito, privi di ogni ragione, a ritrovare la via di casa? La casa che non hanno mai lasciato, se non nel sogno del divenire che li ha allontanati col pensiero dal senso di presenza?
Dov’è la vera casa…?
Due fanno da apripista con una lucina che non sempre funziona, di qua o di là…? Due si raccontano tutte le disavventure incontrate in questa società complottista, in cui la virtualizzazione dell’assenza è compiuta. Il quinto, come nel film-favola di Quintet, arranca a stento seguendo o forse cercando un nuovo percorso, che non c’è.
Siamo alle solite, il quintetto non ce la farà mai a ritrovare la strada di casa, almeno però ci ha provato. Che i cinque ci abbiano provato, con buona fede, lo dimostra il fatto che ad un certo punto si riuniscono davanti ad un focherello a bruciare i loro ricordi, quelli che non si vorrebbe più ricordare.
Nel frattempo, a dimostrazione che il mondo invece non dimentica, nel cielo si alzano fuochi e nel vento si odono schioppi, sì qualcuno sta immaginando che un nuovo anno è arrivato, il suo nome è 2022.
Ma facciamo un passo indietro, ritroviamoci attorno ad una tavola imbandita: pizzette rustiche e dadini di cacio, polenta calda e lenticchie in umido, verza abbrustolita con uvette, frittatina con le uova di galline ruspanti, pane ai cinque cereali, insalata mista, noci, castagne, vini bianchi e rossi, acqua frizzantina della casa dell’acqua di Spilamberto, kefir di acqua… rametti di alloro come strenna, due lumicini accesi… Prima alcuni riti che sempre si ripetono, ad esempio, la scrittura di pensierini segreti da gettare poi nel fuoco, ed altri pensierini di buon auspicio per il nuovo anno da leggere senza rivelarne l’autore:
“Mantenere l’agilità la prontezza di lasciare quando serve la presa”
“Auguro a tutti di fregarsene di quello che succede fuori e gioire di quello che accade dentro”
“Voglio amare chi mi circonda con tutte le forze”
“Di tutto di, più o meno, … e di chi è la colpa?”
“Auguro di vivere sempre in gioa e verità”
Poi, l’adesione al gioco delle “mascherine”. Non quelle sanitarie ma vere e proprie maschere stampate con tratti che somigliano ai ghirigori del green pass. Mascherine tutte uguali, che diventano diverse sui corpi di chi le indossa. Abbiamo finito con le allegorie?
Sì, abbiamo finito, perché dopo la passeggiata senza tempo ci ritroviamo ancora una volta attorno al tavolo a raccontarcerla come se fosse un’avventura da fine del mondo. “Questo e quello sono morti… noi siamo ancora vivi!”. E festa sia: pandoro e cioccolata con nocciole, vino spumante a tradimento di quelli che fanno il botto, insomma il brindisi finale delle ore 1 del 1 gennaio 2022 è stato fatto (io mi sono accontentato del kefir d’acqua, quello che si fa con la frutta secca).
Uffah, più di così non potevo raccontare, precisando però che qualcuno ha agito nell’ombra per realizzare tutto questo e -forse- qualcun altro lo saprà…
Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi
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