martedì 25 gennaio 2022

EFFETTI DELLA "PANDEMIA" SULL’AMBIENTE E SUGLI ECOSISTEMI...

Ante Scriptum: Nel corso dell’incontro Democrazia, Solidarietà ed Ecologia tenutosi venerdì 21 gennaio, dopo gli argomenti molto interessanti proposti in apertura da Marinella Correggia e i vari interventi susseguitesi, ho proposto un tema sul quale da tempo mi ponevo molte domande: QUALI SONO GLI  EFFETTI  DELLA  PANDEMIA SULL’AMBENTE E SUGLI ECOSISTEMI?  Poiché l’argomento è stato ritenuto meritevole di approfondimento, mi è stato chiesto di fissare per iscritto i punti principali e la mia proposta per iniziare a lavorare su questa drammatica realtà.

Ecco di seguito il testo, nel quale ho inserito alcuni apprezzati suggerimenti di Marinella Correggia. (Fiorenzo Zerbetto)


C’è praticamente tutto da fare… e il ritardo è già incolmabile.  



In questa sorta di “pensiero unico” in cui ormai viviamo, è diventato eresia anche il semplice fatto di porsi e porre domande, similmente a quanto accadeva ai tempi dell’Inquisizione.

Non a caso! Perché la quantità di interrogativi che – se venissero posti – rimarrebbero senza (vera) risposta, è altissima, come mai era accaduto nella storia dell’umanità.

Un filone di tali domande riguarda gli effetti della pandemia di SARS-CoV-2 sull’ambiente e sui vari ecosistemi, tema sul quale vige un silenzio pressoché assoluto non solo da parte dei media mainstream – cosa ovvia in tempi di pensiero unico – ma anche nel mondo ambientalista.

Un silenzio che è al contempo frutto e causa della scarsità di studi e di ricerche in materia, col risultato che si conosce veramente poco e limitatamente ad alcuni ambiti, mentre su tutto il resto sembra regnare il buio.


La “bomba ecologica”

Ci troviamo quindi ad affrontare una sorta di “bomba ecologica”, della cui reale portata nessuno ha idea precisa, ma che di certo non si può più disinnescare, perché la deflagrazione è già in atto e procede con i ritmi frenetici della vaccinazione di massa.

L’impatto ambientale della pandemia è pressoché globale. Per praticità lo si può suddividere nei seguenti macro-settori:

  • Mascherine

  • Rifiuti sanitari speciali

  • Disinfettanti e igienizzanti

  • Imballaggi "da panico"

  • Atmosferico

  • Da “vaccino” post inoculazione


Inquinamento da mascherine

È forse l’unico del quale si dispone di qualche informazione. Sono centinaia di tonnellate le mascherine usate ogni giorno. Molte di esse purtroppo finiscono disperse ovunque, nei prati e nei fossati (dove vengono sbriciolate dalle falciatrici dell’erba) o nei corsi d’acqua che le portano fino al mare. Anche di quelle fortunatamente raccolte si sa poco, sia sulle modalità di smaltimento, sia sugli effetti inquinanti da esse prodotti.

Da evidenziare che la possibilità di riciclo (che pure sarebbe un approccio limitato) non viene neppure considerata. Anzi, l’orientamento è sempre più verso le mascherine monouso. Emblematico i tal senso l’esempio delle FFP2: mentre le chirurgiche lavabili esistono e sono riconosciute, anche tra gli addetti ai lavori è diffusa l’opinione che le FFP2 lavabili non esistano.


Inquinamento da rifiuti speciali

Nulla è dato sapere invece sui tamponi, effettuati a milioni tutti i giorni da molti mesi a opera di decine di migliaia di farmacie e centri sanitari sparsi su tutto il territorio. Di tali tamponi, delle loro confezioni, dei reagenti chimici, del necessario per l’applicazione, non risulta vi siano dati attendibili, se non il fatto che si tratta di rifiuti speciali, da trattare come tali.

Stesso discorso vale per i rifiuti speciali derivanti dall’inoculazione dei vaccini: siringhe, confezioni, sterilizzazioni, vestiario e protezioni del personale medico e paramedico…


Inquinamento da disinfettanti e igienizzanti

Nulla si sa delle centinaia di tonnellate di disinfettanti e di igienizzanti di vario genere usati quotidianamente in tutti i luoghi pubblici, nei mezzi di trasporto, nei posti di lavoro, finanche nelle abitazioni private. La gran parte di tali prodotti chimici finisce giocoforza nelle fognature. Le confezioni si spera che, almeno in parte, vengano riciclate. L’uso degli igienizzanti è spesso accompagnato da salviette di cellulosa, di cui pure si ignorano le quantità e gli smaltimenti.


Imballaggi da "panico" e asporto

Fatta eccezione per sporadiche situazioni tipo il Negozio leggero oppure per gli approvvigionamenti attraverso i Gas, si constata una crescente preferenza all’acquisto di prodotti imballati, sia per i consumi domestici che nelle mense, con conseguente incremento di questo genere di rifiuti.


Inquinamento atmosferico

La pandemia influisce pesantemente anche sull’inquinamento atmosferico, per effetto sia del trasporto stradale privato (favorito dai vari provvedimenti legislativi d’emergenza, nazionali e locali); sia del trasporto merci, alimentato dalla forte crescita dell’e-commerce e delle consegne a domicilio di ogni sorta di prodotti.

L'unico settore inquinante e climalterante che – per ora – ha subito una contrazione è quello aereo.

Va inoltre considerato l’inquinamento dei mezzi di trasporto della Protezione Civile e delle Forze di Polizia (forse anche dell’Esercito) mobilitati per la gestione della vaccinazione di massa e per la distribuzione e la conservazione dei “vaccini”, giacché richiedono trattamenti speciali e temperature bassissime.


Inquinamento da “vaccino” post inoculazione

Ma l’inquinamento più grave e preoccupante – la vera “bomba ecologica” – è ipotizzabile che sia quello causato dai “vaccini” una volta inoculati. Secondo fonti del Ministero della Salute, si tratta all’oggi (22 gennaio 2022) di circa 123 milioni di dosi inoculate su quasi 50 milioni di persone.

I corpi delle quali, per effetto di sudorazione, urina, deiezioni, tralasciano poi in continuazione tracce di tali farmaci, probabilmente trasformati dal corpo stesso in altri composti chimici.

Tutto ciò finisce in larga parte nelle reti fognarie e poi nei corsi d’acqua, nel mare, negli oceani. Gli impianti di depurazione non risulta siano attrezzati né per “catturarli” né per neutralizzarli.

Cosa succede una volta che inquinano le acque?

Ovviamente entrano nella catena trofica, per cui tutte le forme di vita degli ecosistemi acquatici se ne nutrono…

Poiché si tratta in gran parte di farmaci (definiti da alcuni studiosi sieri genici) che possono alterare il DNA, quale impatto hanno e avranno sulle forme di vita che incontrano?

E sui terreni e sulle piante irrigati con acque così contaminate?

Che conseguenze comporteranno per il futuro degli ecosistemi, già tanto provati da pesticidi e inquinanti e dallo sfruttamento forsennato dell’uomo?

Poiché tali inquinanti da vaccino finiranno per ritornare sulle nostre tavole attraverso pesci, mitili, prodotti agricoli, che conseguenze ci saranno per la salute di tutta la specie umana?

Noi ambientalisti ci siamo battuti a lungo contro l’introduzione delle colture OGM: oggi abbiamo a che fare con rischi ambientali di ben maggiore portata e pericolosità. Come possiamo affrontarli efficacemente?

Gli interrogativi sono tanti, tutti molto inquietanti.

E il fatto che nessun organo preposto se ne stia occupando aumenta ancor più il turbamento.

A livello planetario la situazione purtroppo non è più tranquillizzante: i Paesi industrializzati stanno ricorrendo ampiamente alla vaccinazione di massa, con i medesimi effetti descritti.

Se, come insiste l’Organizzazione Mondiale della Sanità, si procederà con ritmo forzato per vaccinare anche il 70% degli africani entro pochi mesi (usando i vaccini in eccesso o in scadenza nel mondo occidentale), la bomba ecologica verrà estesa a tutto il pianeta.

C’è solo da auspicare che ciò diventi un comune denominatore capace di aggregare le mille forze ancora sane della società, gli ambientalisti in primis, in un obiettivo di presa di coscienza e di rinascita comune.


Proposta di un Gruppo di Lavoro

Data la gravità della situazione, propongo la creazione urgente di un Gruppo di lavoro, con il compito da un lato di raccogliere le conoscenze e gli studi disponibili; dall’altro di stimolare gli studiosi e i ricercatori a impegnarsi a colmare i vuoti conoscitivi, in modo da poter delineare finalmente il quadro della situazione e sollecitare tutti gli interventi necessari.


Fiorenzo Zerbetto - fiorenzozerbetto@alice.it





1 commento:

  1. Commento di Giancarlo Cecchinato, ricevuto via email: "Concordo per intero su quanto riportato nelle osservazioni.
    Mi sono chiesto senza ottenere nessuna risposta con che logica si agisse , ritengo se percorribile la necessità di formare un gruppo di studio per l'argomento, visto che è palese l'idea che si debba procedere nel proporre inceneritori per distruggere questi rifiuti, idea fa me non condivisa."

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