Copertina di Elide Triolo
"Provengo da quella Vita che è vita alle vite, vengo da quella Città che è il Paese dell’Infinito. La via per arrivarci è via senza fine, parti dunque senza motivo e ragione: son là, motivo e ragione! Se cominci ad andare ti si aprirà innanzi la Via; se ti fai nulla, sarai trasformato in essere puro; se ti fai basso e abietto, non entrerai più nel cosmo e allora, fuori di te, sarai mostrato a te stesso.” (Rûmî)
Fino al cuore della foresta è una storia di Iniziazione, in grado di fornire al lettore la visione d’insieme di quello che può essere definito un “tema universale”, tema che ricorre frequentemente in letteratura, a cominciare dall’Odissea, per continuare poi con altri grandi capolavori, tra cui: Le Metamorfosi di Apuleio, La Divina Commedia di Dante e, nella Letteratura contemporanea, i romanzi di Paulo Coelho, quali Il Cammino di Santiago e L'Alchimista.
Le stesse fiabe, sia quelle più antiche che quelle più
moderne, si basano su rituali iniziatici che, nel loro significato simbolico, conducono a una profonda trasformazione dell’eroe. Ma cosa spinge il nostro protagonista, Alessandro, a inoltrarsi nel cuore della foresta, rischiando di smarrirsi nei suoi meandri?
Il motivo apparente è la ricerca del suo gatto Ares ma, inutile a dirsi, tutti i passaggi fondamentali del romanzo non sono mai casuali. Essi sono connotati da significati simbolici e archetipici che nel loro insieme costituiscono il nucleo essenziale della storia del protagonista.
Alessandro va alla ricerca di Sé stesso, smarrito dietro le
contingenze del vivere quotidiano, che gli hanno precluso l’accesso alle istanze più autentiche e creative della sua personalità. Non a caso il suo viaggio comincia in un momento di grande sofferenza. La foresta, dal punto di vista evocativo, si presta perfettamente a descrivere ogni esperienza di iniziazione. E’ uno spazio simbolico fortemente attraente e minaccioso allo stesso tempo, perché connotato dal mistero di ciò che non si conosce, infatti la psicoanalisi l’associa alla sfera dell’inconscio.
Nei suoi meandri, il protagonista progressivamente approda ad una nuova percezione della vita grazie a degli incontri casuali (ma sono veramente casuali?) con persone sconosciute che gli svelano nuove modalità di stare al mondo: Tonia, Marcello, Elisabeth rappresentano il tramite per entrare in contatto col suo mondo interiore, per integrare parti di sé sconosciute ed approdare a quella dimensione che Carl Gustav Jung chiama “Sé”, ovvero, totalità psichica raggiungibile grazie ad un ampliamento della propria coscienza.
Lo stesso Jung introduce il concetto di processo di individuazione per descrivere un percorso di acquisizione di consapevolezza su sé stessi, attraverso il quale conscio e inconscio si integrano, imparando a completarsi a vicenda. Il viaggio di Alessandro si configura dunque come un percorso di crescita da cui uscirà trasformato e nulla sarà come prima. Per dirla con le parole del protagonista: “sto iniziando a collegare le tessere di un mosaico molto grande nel quale inizia a intravedersi il soggetto”. Ritrovare sé stessi, quindi, essere sé stessi.
Ma è importante conoscere la mente per non farsi imbrogliare dalla mente, come diceva il saggio Ramana Maharshi.
E’ altresì un viaggio fortemente terapeutico che fa pensare e sperare al cambiamento nei termini di un ritorno alla natura e alla naturalità della vita e delle emozioni che vivono sopite dentro ciascuno di noi e che necessitano di un po’ di attenzione e consapevolezza, per essere riscoperte.
Come direbbe il buon Marcello, uno dei protagonisti del libro: navighiamo a vista e la vita stessa ci porta, se la ascoltiamo nel profondo, in una direzione o in un’altra, con la certezza che l’apertura di mente e cuore darà sempre buoni frutti. Se non altro darà quell’esperienza necessaria, per poter scegliere, momento per momento, il giusto atteggiamento.
Sinossi del libro di Danilo Bughetti, a cura di Giusi Piras e Caterina Regazzi
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