Basta indossare una divisa dell’esercito italiano per non pagare il
biglietto. O meglio, il biglietto glielo paghiamo noi veneti. È la nuova
trovata del presidente Zaia per farci credere che sta affrontando il
tema degli atti di vandalismo e microcriminalità sui treni (e per
nascondere il sovraffollamento, i ritardi, i disservizi quotidiani sul
trasporto pubblico regionale che colpisce particolarmente i lavoratori
pendolari).
Dice il Governatore che con i militari in divisa sui treni crescerà “la
percezione di sicurezza”, anche se in realtà non potranno fare niente di
diverso da quello che farebbe qualsiasi altro cittadino: chiamare il
controllore o le forze dell’ordine, o agire per legittima difesa: un
effetto “deterrente” del tutto teorico, perché i malintenzionati, i
vandali, i bulli di turno, sanno benissimo che quelle presenze in divisa
non hanno alcun potere repressivo.
Quanto ci costa questa “percezione” visiva? Il calcolo è presto fatto:
sono 9000 unità i militari in servizio nella nostra Regione, potenziali
fruitori dei viaggi gratuiti; 700 le corse ferroviarie quotidiane; 150 i
treni regionali interessati. Se ogni militare facesse due viaggi al
giorno, andata e ritorno, per circa 300 giorni all’anno, per una media
di 10 euro (costo del biglietto a carico della Regione Veneto), la
“deterrenza” immaginaria ci costerebbe 27 milioni di euro. Ammettiamo
che solo un quarto dei militari utilizzi il servizio, e solo per 225
giorni l’anno, siamo comunque oltre i 5 milioni di euro. È un evidente
sperpero di risorse pubbliche!
Inoltre, il provvedimento regionale attua una discriminazione tra
categorie di lavoratori: perché viene considerata solo la divisa
militare? Ci sarebbero molte altre divise meritevoli di considerazione:
la divisa dei Vigili del Fuoco, la divisa della Protezione civile, la
divisa del personale del Servizio Urgenza ed Emergenza Medica, la divisa
dei Vigli Urbani, della Polizia Penitenziaria, ecc. (per non allargarsi
agli abiti dei ministri di culto).
Ma oltre a questo c’è un dato di incostituzionalità, in quanto si
attuata un’evidente disparità tra cittadini fruitori del servizio
pubblico: chi è in divisa viaggia gratis, chi è in abiti civili deve pagare.
Da ultimo, segnalo un profilo di illegittimità amministrativa. L’Accordo
tra Regione Veneto, Esercito italiano, Aeronautica e Marina militare, e
Trenitalia permette ai militari in divisa che si recano al lavoro o
tornano a casa, di viaggiare gratis sui treni regionali, perché sono
nell’ambito della loro funzione di “servitori della Patria”
(Costituzione, articoli 52, 87, 117), ma “il sacro dovere di difesa
della Patria” è parimenti affidato dal legislatore anche a chi svolge in
Servizio Civile Universale (due sentenze della Corte costituzionale, la
n. 164/1985 e 470/1989, la legge 64 del 2001, e il Decreto Legislativo
n. 40 del 6 marzo 2017 che istituisce il Servizio Civile Universale
"finalizzato, ai sensi degli articoli 52, primo comma e 11 della
Costituzione, alla difesa civile, non armata e nonviolenta della
Patria"). Quindi il viaggio gratuito dovrebbe essere esteso, per
coerenza costituzionale, anche ai giovani in Servizio Civile, che
indossino la maglietta o la pettorina identificativa (certamente più
idonei ad affrontare situazioni di disagio, marginalità, degrado).
Ma perché la Regione Veneto e l’Esercito italiano si sono lanciati in
questa spericolata avventura? Il motivo vero è chiaro ed evidente: da un
lato abituarci visivamente e psicologicamente alla presenza dei militari
in mezzo a noi in una logica di militarizzazione della società,
dall’altro coprire le reciproche insufficienze nel fornire ai cittadini
i servizi per i quali le due istituzioni sarebbero preposte. Il tutto a
spese della società civile, e a vantaggio dei militari.
Chiedo quindi ai consiglieri regionali, deputati e senatori del Veneto
di adoperarsi per l’annullamento dell’Accordo. Consiglio a Zaia di
ritirarlo per non esporsi a brutte figure. Se invece entrerà in vigore,
comunichiamo fin d’ora che dal 1 dicembre 2024 al 31 dicembre 2025 i
giovani del Servizio Civile del Movimento Nonviolento indosseranno le
pettorine pretendendo di viaggiare gratis come i militari: aspettatevi
una disobbedienza civile e bel po’ di contestazioni, reclami, ricorsi
amministrativi e giurisdizionali.
Mao Valpiana - Presidente del Movimento Nonviolento
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