lunedì 28 ottobre 2024

Rapporto con gli animali nell'agricoltura biodinamica...

 


Nelle antiche società  contadine dell’India e della Cina  un rapporto etico con gli animali era raccomandato. Abbiamo moltissime storie buddhiste, zen e induiste con bufali, capre, pecore, mucche, asini, cavalli, etc... L’importante è non sfruttare i fratelli animali come non sfrutteremmo indebitamente altri uomini.

Ho vissuto lungamente  in un piccolo villaggio del sud dell'India. La presenza di animali era una caratteristica significativa. Non c'era sfruttamento e schiavitù. Le femmine  di bufali e bovini venivano curate per ottenere un po' di latte non necessario al nutrimento della prole ed i maschi non venivano uccisi, all'occorrenza venivano utilizzati per trainare carri agricoli o svolgere altri lavori di campagna e le loro pelli utilizzate solo dopo la morte naturale. Nel complesso il rapporto con gli animali non era basato sullo sfruttamento ma sul reciproco aiuto.

Il lavoro agricolo condiviso  è necessario per la sopravvivenza e, se l’animale può ricevere vantaggi dalla convivenza con l’uomo, non vedo nulla di male in una condivisione del lavoro. Nel suo sistema dell’agricoltura biodinamica anche  Rudolf Steiner, aveva consigliato alcune pratiche  di convivenza tra uomo ed animali.

Gli effetti della presenza degli animali quali i bovini in un’azienda contadina sono enormemente benefici e cambiano gli equilibri di forze producendo un forte salto di qualità dell’azienda. Basti pensare alla produzione di letame che consente di poter avere a disposizione un prezioso ingrediente per una concimazione che produca humus. Abbiamo visto che l’unico modo per contrastare la desertificazione in atto in tutto il pianeta è quello di produrre humus nei terreni.  Con esso il terreno agrario diviene una “pelle” vera e propria del pianeta.

Uno dei concetti fondamentali della biodinamica è, infatti, quello di azienda a “circolo chiuso” cioè di organizzazione aziendale in cui minimo è l’apporto di materiali ed energia dall’esterno.

Un'azienda agricola completa riesce a ricavare dalla propria organizzazione quasi la totalità dei mezzi di produzione (semi, concimi, sostanze per la difesa delle piante, etc.) riducendo ai minimi termini quello che occorre dall’esterno (energia, aiuto manuale, etc.). Se il contesto socio economico oggi non consente ad un’azienda di poter essere pienamente a circolo chiuso, si può ricorrere ad una collaborazione territoriale tra aziende che nel loro insieme possano anche parzialmente ovviare alla loro singola carenza. Queste alcune indicazioni sullo svolgimento di una agricoltura biodinamica non repressiva.

Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana



Nessun commento:

Posta un commento