martedì 14 giugno 2011

Discorso sull'alimentazione bioregionale secondo Caterina Regazzi e Stefano Panzarasa


Queste mie poche righe sono scaturite a seguito di una discussione telematica avuta con Stefano, un amico di Paolo e aderente da tempo alla Rete Bioregionale, sulla necessità o sulla possibilità di un'alimentazione vegetariana, vegana od onnivora.

Le nostre opinioni sono differenti e questa differenza si basa sull'educazione ricevuta, sul vissuto personale ed anche sulla propria fisiologia, sulle abitudini alimentari e su fatti antropologici, sociali e, per alcuni, anche etici.

Si parlava del fatto che l'uomo di oggi, con tutte le risorse che abbiamo, potrebbe tranquillamente alimentarsi senza ricorrere alla carne ed ai prodotti di origine animale.
Io replicavo che non si può secondo me escludere completamente questi alimenti per motivi etici, perchè la morale secondo me dovrebbe essere un aspetto condivisibile da tutto il genere umano. Per esempio, uccidere un uomo credo che eticamente, sia inconcepibile per tutti.
Mangiare la carne di un animale cacciato o allevato, per alcune popolazioni potrebbe essere una delle poche risorse alimentari disponibili (steppe, ghiacci polari).

Scrivevo: "ma se gli animali non vanno mangiati per questioni “etiche” cosa possiamo dire agli abitanti dell'Alaska o delle steppe della Mongolia? Che devono traslocare nella foresta equatoriale o a casa nostra? Qualcuno potrà obiettare che i vegetali oggi possono essere spediti.. e la campagna ecologista per Km. Zero?"

Stefano replicava così:
Ti rispondo sperando di farmi capire:
Il bioregionalismo coniugato con l'ecologia profonda hanno risolto da tempo questo dilemma (ma molti non lo hanno ben compreso perché la soluzione è tanto semplice quanto difficile da accettare nella nostra società), non è questione di scelte etiche o quant'altro, è solo questione che ognuno nel suo territorio deve mangiare ciò che gli serve per vivere degnamente e far vivere degnamente gli altri esseri.
Detto ciò visto che gli umani hanno cercato di occupare tutto il pianeta anche in posti estremi e quasi inaccessibili, se proprio vogliono continuare a viverci possono certamente farlo in armonia con gli altri esseri quindi in questo senso la caccia è giusta perché serve per sopravvivere ma niente di più (casomai però bisognerebbe interrogarsi sul perché noi umani vogliamo sempre stare dappertutto e qualche spiegazione la può dare la nostra storia eco-sociale - ma non è il caso di parlarne ora altrimenti non finisco più...)”.

Io ho replicato: Da che mondo è mondo l'uomo si è sempre spostato ed ha cercato di ambientarsi in "nuovi mondi" ricorrendo alle risorse che prima gli dava la natura e poi lui stesso si ingegnava ad ottenere (pelli di animali e poi pellicce e poi tessuti più o meno naturali, fuoco acceso e poi riscaldamento, lunghi tragitti a piedi o su zattere, poi transatlantici e jet).
Anche gli animali del resto fanno le loro trasmigrazioni, tante specie di uccelli migrano, gli elefanti del Serengeti pure si spostano per cercare l'acqua.
E noi umani, perchè ci spostiamo? E chi lo sa? Io non sono un'antropologa e posso solo farmi, come te, questo quesito. Penso che in certi casi la spinta sia il ricercare un ipotetico miglioramento delle condizioni di vita (vedi le migrazioni di oggi) e in certi casi pura curiosità e desiderio di avventura, cosa che agli altri esseri viventi, mi pare manchi.
E' lo stesso motivo per cui io e te stiamo qui a discutere, forse, puro amore per la comprensione del mondo che ci circonda, degli altri (tu, per me in questo caso), e soprattutto di noi stessi.
Sarebbe bello ritornare ad una naturalità più "profonda" possibile (parliamo o non parliamo di "ecologia profonda"?), ma allora quante sono le cose a cui noi facciamo ricorso che non sono in sintonia?
Ti faccio qualche esempio: qual'è quella donna che non fa ricorso alla contraccezione chimica o meccanica? Perchè non onoriamo la vita lasciando venire al mondo tutti i figli che, secondo natura, ognuna di noi potrebbe avere (io per esempio ho avuto solo una figlia)? Usare computer, telefoni, automobili, comporta che dietro a questi semplici gesti ci siano fabbriche che per funzionare utilizzano petrolio, producono rifiuti, scarichi, onde elettromagnetiche e noi neanche ci pensiamo o se ci pensiamo..... cosa possiamo fare? Ridurre al minimo l'impatto direttamente dovuto al nostro modo di vivere. In questo ci rientra secondo me anche il consumare o meno alimenti di origine animale. Non so se hai letto l'intervento che ho fatto alla Festa dei Precursori, io, per ora, la penso così, ma niente esclude che possa cambiare idea, discutendo con persone come te, appassionate, ma disposte ad ascoltare anche le opinioni altrui.

Caterina Regazzi

Nessun commento:

Posta un commento