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Siamo coinvolti in una guerra che rischiamo di aver perso prima ancora di averne preso conoscenza. E’ la guerra dei brevetti sulla materia vivente, che privatizzano, per fini commerciali, ciò che da sempre costituisce il patrimonio più importante dell’umanità: piante, animali e parti dello stesso corpo umano (ad esempio i geni e l’embrione).
I brevetti concessi sulla materia vivente stanno poco a poco mettendo in mano ad un pugno di multinazionali il controllo di tutto quanto è, sul nostro pianeta, vita.
Dalla fine del secolo scorso le nuove leggi brevettuali hanno sconvolto, con il pretesto delle modifiche genetiche, un sistema giuridico in cui i “beni comuni” erano ovunque tutelati. Ciò è stato possibile anche grazie all’uso di metodi spesso illeciti - e sempre antidemocratici - per la promozione degli organismi geneticamente modificati (Ogm), in particolare in agricoltura (dove le piante gm si distinguono da quelle tradizionali proprio per essere proprietà privata, e per consentire al detentore del brevetto di riscuoterne i diritti ad ogni ciclo riproduttivo).
Il Comitato Scientifico EQUIVITA (già CSA, Comitato Scientifico Antivivisezionista), capofila nel movimento europeo contro la privatizzazione del vivente, ha rilanciato il 23 maggio scorso l’appello della coalizione “No patents on seeds” di cui fa parte.
Esso ha chiesto a tutti i sostenitori di firmare una lettera rivolta ai Deputati europei e alla Commissione, in cui si denunciava la recente consuetudine dell’EPO di rilasciare brevetti anche su piante e animali riprodotti con metodi convenzionali. Questi brevetti infrangono infatti la EPC, Convenzione Europea del Brevetto (art.53b) in quanto concessi su piante “riprodotte con procedimenti essenzialmente biologici”. La lettera chiedeva inoltre la revisione della direttiva europea 98/44, detta “dei brevetti sul vivente”.
Le speranze di una revisione erano alimentate anche dalla sentenza del Giudice federale statunitense Sweet del marzo 2010. Testimoniando un’inversione di tendenza nella legge brevettuale degli USA, Sweet aveva chiesto il ritiro di due brevetti su geni umani (BRCA1 e BRCA2, associati al cancro al seno) in quanto essi sono un “prodotto della natura”. Ma l’ultima sentenza della Corte d’Appello USA dello scorso luglio, riconoscendo invece la validità di questi brevetti, ha infranto le speranze di molti di noi e ha ristabilito la corrente di pensiero precedente. Un pensiero che nega il valore intrinseco della vita (l’essere vivente viene assimilato ad una macchina), e allo stesso tempo frena il libero sviluppo scientifico attraverso la privatizzazione e la monopolizzazione della conoscenza.
Inoltre l’EPO, Ufficio Europeo dei Brevetti, che avrebbe dovuto emettere da lungo tempo la sentenza promessa sul “caso giuridico” del broccolo e su quello del pomodoro (per stabilire formalmente se le piante riprodotte con procedure convenzionali possono essere brevettate oppure no) ha usato il suo consueto metodo del silenzio e dell’ambiguità. Esso infatti, rinviando la decisione, ha continuato ad infrangere la Convenzione Europea, concedendo nuovi brevetti su piante riprodotte con “procedimenti essenzialmente biologici” (ad esempio il brevetto EP1587933 su di un melone dal nuovo gusto al limone).
Continua inoltre l’attacco alla sovranità alimentare degli Stati attraverso gli Ogm, promossi e imposti in mille modi dalle multinazionali biotech e dalle autorità governative conniventi, malgrado il dissenso dei cittadini (vedi le notizie su questa strategia segreta svelate da Wikileaks). Ci limitiamo a citare, tra le tante sentenze che non sembrano tenere conto dei dati scientifici, quella recente della Corte Europea, contraria al divieto della Francia di coltivare il mais Mon810, in base alla “clausola di salvaguardia”.
Attualmente i danni alla salute causati degli Ogm sono dimostrati da numerosi studi scientifici. Essi riguardano principalmente il fortissimo incremento nell’uso dei pesticidi, sia quelli presenti nella stessa pianta geneticamente modificata che quelli irrorati nei campi per il controllo delle erbe infestanti. La crescente resistenza di piante e insetti ai pesticidi utilizzati è causa di un costante aumento nell’impiego di queste sostanze chimiche.
Come sottolineato anche da un recente studio argentino il loro impatto sulla salute umana è devastante: incremento di tumori, aborti spontanei, mutazioni genetiche della discendenza, malattie degenerative…. A tal proposito, i medici e cittadini argentini hanno lanciato una petizione pubblica per ottenere una riclassificazione dei pesticidi, che stabilisca il loro grado di pericolosità partendo dai dati ottenuti direttamente sull’uomo (le valutazioni di tossicità ottenute con dati umani differiscono enormemente da quelle usate dall’Oms in base agli studi su animali e sono state causa di gravi danni alla salute).
Contro gli Ogm si scagliano oggi molte popolazioni locali, prime vittime di un’organizzazione agricola più orientata ai profitti dei pochi che alla salute di tutti. Ne è un esempio, oltre alla coalizione argentina, il movimento Navdanya guidato da Vandana Shiva per far fronte alle problematiche sociali causate dalla privatizzazione delle sementi. Il fine di tale movimento è quello di restituire a quei popoli affamati dalle multinazionali biotech (che detengono i brevetti sulle sementi) la loro sovranità alimentare, nonché un’agricoltura più sostenibile e solidale.
Per tutti questi ed altri motivi (non va dimenticato che gli Ogm danneggiano e alterano l’equilibrio ambientale) ci uniamo alla mobilitazione del 26 ottobre 2011 a Monaco, indetta da “No patents on seeds” per denunciare ancora una volta il problema della privatizzazione della vita, costringendo l’EPO a prendere una posizione netta invece di consentire il tacito saccheggio del patrimonio comune.
Per informazioni:
Comitato Scientifico EQUIVITA
Via P.A. Micheli, 62 – 00197, ROMA
+ 39.06.3220720, + 39.335.8444949Email:
equivita@equivita.it
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