Paolo D'Arpini al computer
Cari amici del web, vorrei porvi una domanda: è credibile la comunicazione su internet? Pensate realmente che essa possa influire sui costumi e sulla politica? Ritenete che questa marea di informazioni in continuo flusso che inviate e ricevete possa influenzare la vostra vita e quella delle persone alle quali vi rivolgete con il computer che avete davanti agli occhi?
Alcuni psicostorici ritengono che solo le forme pensiero che siano sostenute da immagini accompagnate da emozioni e sentimenti, oltre che da intelligenza, possano essere recepite nel subconscio e quindi entrare a far parte della cultura umana.
Infatti dal subconscio le forme pensiero vengono inizialmente rielaborate in sogni, immaginazioni, invenzioni e successivamente in credenze, filosofie, religioni, ideologie, etc.
Il processo quindi della trasmissione ed assimilazione delle notizie ricevute, nel contesto culturale umano, è alquanto complesso e può richiedere anni ed anni. In effetti le attuali forme pensiero, quelle consolidate nelle nostra società, sono il risultato di una lenta crescita all’interno della psiche collettiva, una crescita che è iniziata parecchie centinaia e migliaia di anni fa…
Lo dimostra anche il fatto che le religioni -ad esempio- hanno durata millenaria e non parlo solo del Cristianesimo o Giudaismo o Islamismo che sono tutto sommato alquanto recenti, mi riferisco invece alle religioni matristiche ed animistiche che hanno avuto incubazioni di migliaia di anni…. e sono ancora presenti in vari modi nella nostra cultura attuale.
Questo perché come avviene in natura e nel mondo della fisica “nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma”. La trasformazione comunicativa, sempre in corso perenne, ha subito una forte accelerazione con internet, una accelerazione che è iniziata prima in forma passiva con la radio e la televisione ed ora è diventata interattiva con il web.
Ma torniamo alla questione iniziale e vediamo se esiste una risposta, o più risposte alle domande, e qui inserisco alcune ipotesi.
“….le previsioni sono sempre difficili e qualsiasi previsione è ipotetica. Per quanto riguarda questo aspetto, dobbiamo riferirci alla documentazione storica.
E la storia ci insegna che le grandi rivoluzioni sono in realtà trasformazione del sistema “comunicazionale”. Ad esempio come accadde con la invenzione della stampa oppure nel modo in cui avvengono le trasformazioni linguistiche (gli slang). In passato abbiamo visto che il potere della chiesa, così come il potere medico, è caduto in lenta e graduale decadenza con l’abbandono del latino e ciò non perché gli addetti ai lavori non capissero le conseguenze di tale scelta ma perché era inevitabile nel processo di modernizzazione…
Con l’invenzione della stampa -ad esempio- il primo libro veicolato è stato la Bibbia, ma non quella controllata dalla Chiesa cattolica…. da qui la forza di Lutero e gli altri riformisti. Il controllo del mezzo di comunicazione significa il controllo di tutto il resto”. (Giorgio Vitali)
Ma vediamo bene, è forse possibile un controllo sui modi espressivi della comunicazione? In effetti anche l’ipotetico controllo deve tener conto delle mutazioni in cui l’informazione e la trasmissione del pensiero si muove. Succede così una evoluzione fatale nella conquista elettronica, come sta avvenendo proprio su internet, costruita inizialmente per motivi di supremazia militare e politica, che alla fine si è democratizzata per forza propria.
La comunicazione interattiva, una volta avviata, ha preso il sopravvento ed il numero di messaggi partiti ed arrivati è inestinguibile! La rincorsa del potere che cerca di correre ai ripari è perlomeno altrettanto caotica che l’immissione stessa su internet di notizie incontrollabili.
Su internet un nuovo processo informativo (e siamo solo agli inizi!) è ormai avviato e sarà difficilissimo bloccarlo… ed a poco serve l’utilizzo di altre indicazioni veicolate dai Media facenti parte del Sistema. Anzi, è proprio il gioco dell’ evasione, dell’inosservanza, che consente ai “violatori” di trionfare su internet.
Malgrado le varie visioni e strumentalizzazioni del nuovo metodo di comunicazione globale, abbiamo comunque visto che gli “argomenti” che più coinvolgono gli utenti sono in fondo sempre gli stessi: religione, sesso, costume e qui aggiungerei anche “mito”, il mito è infatti un elemento ricorrente in ogni modo comunicativo, è il ponte fra la realtà e la fantasia.
Su internet scorgiamo la sua presenza nelle cosiddette “leggende metropolitane” ovvero storie immesse nel web al limite della credibilità, storie che rappresentano quello che si vorrebbe credere vero e che magari viene anche ritenuto vero in uno spazio della mente. Insomma attraverso queste cronache si ricrea il meccanismo della narrazione primitiva della tribù attorno al fuoco e delle avventure raccontate che diedero origine alle immagini di draghi, chimere, fantasmi, dei, demoni ed eroi.
Sono quelle “forme pensiero” in grado di assumere una consistenza abbastanza forte da poter essere ritrasmesse e divenire parte integrante della cultura.
Anche questo articolo, ovviamente, rientra in questo processo formativo al limite del fantastico, in cui si dice e non si dice, si evoca ma si distingue, ed in cui la realtà del web viene comparata al sogno ed alla creazione onirica. Ecco siamo in piena leggenda letteraria metropolitana!
Paolo D'Arpini
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