Alberto Grosoli
Caro Paolo D'Arpini, una lettera come la mia ultima ed anche la prima che ti inviai di mia presentazione per l’incontro di Vignola (tenuto al Ribalta il 9 febbraio u.s.), l’ho buttata lì come le verdure di stagione nel minestrone, è confidenziale, per illustrarti a grandi linee quelli che sarebbero i contenuti di altri articoli un po’ più elaborati, meglio pensati ed esposti, con limate e finiture come fa il falegname artigiano per il suo pezzo unico ed irripetibile cesello ogni volta, anche se è sempre quel mobile o quella sedia impagliata: è come ti avessi fatto vedere, che ne so, gli spinaci del mio orto, prima di raccoglierli per te, un po’ sporchi di terra, con qualche foglia gialla, lumache, tra altre erbe spontanee, ma se te li devo raccogliere per darteli e tu li devi cucinare, te li seleziono un attimo, li lavo per bene e tu devi solo metterli in padella ….
Magari ci puoi trovare lo stesso anche tu un qualche “difetto” che mi sia sfuggito, che capita, appunto una qualche foglia brucata o uno stelo d’erba estranea e scartarli. Se so che copi e incolli tutto “nature” come ti arriva e non riesci a trattenere le dita dalla tastiera, starò più attento a quello che scrivo …
Quando leggesti la prima bozza del mio intervento alla nostra serata “bioregionale”, mi facesti un’osservazione circa un passaggio polemico che avevo scritto e di questo ne ho preso atto come un buon consiglio di cui ti ringrazio perché mi trova d’accordo, e io alle critiche cerco di reagire in modo costruttivo, riconoscendo eventuali miei difetti, per migliorare, prima di tutto per me stesso.
Quindi, riguardo alla mia lettera precedente, a parte il minestrone buttato giù in fretta per illustrarti i contenuti dei miei articoli, ci sono anche alcuni passaggi che sono confidenziali tra me e te, ma se dovessi pubblicarli non lo farei, anche per non provocare magari polemiche con qualcuno, visto che sei “pubblico” e che non ci tengo affatto ad aprire, e se lo devo proprio fare, perché comunque sono combattivo su certi temi ed accetto il confronto, lo farei in altro modo.
Quindi, le linee di massima dei contenuti che ti ho esposto li vorrei sviluppare meglio, sotto forma di articoli che ti invierei sotto un unico titolo, che potrebbe essere ad esempio quello della cartella che li contiene, ” L’Ecosistema Coltivato” o giù di lì, e per ciascuno parte prima, parte seconda, continua … e così via, che ne dici?
E poi magari anche un qualche dialogo come proponi o sproloquio introduttivo, che a te piace per l’immediatezza, per me solo caotica irruenza come quando si parla a voce saltando di palo in frasca su argomenti che appassionano, buttando lì le cose come vengono fuori davanti ad un buon calice di vino in compagnia. Insomma, un po’ di ricerca di un minimo di eleganza letteraria, mettendo meglio virgole ed accenti e frasi compiute secondo un filo logico e conduttore forse non guasta anche per rispetto a chi legge.
Circa il mio piccolo e nascosto portale www, ti dirò che non ci tengo neppure lo citi o lo metta in evidenza,c’è già il tuo e non vedo perché concorrere in competizione, ti cedo volentieri la palma e gli allori, anche riconoscendoti un merito per la costanza e coerenza del tuo impegno culturale e sociale; iI mio www mi serve più che altro per raccogliere gli scritti principali e,quando parlo direttamente con qualcuno che mostri interesse per i temi che tratto, non gli passo del cartaceo per ulteriori approfondimenti o gli vendo un libro, ma lo invito a scaricarseli o leggerli direttamente in modo più esteso e lineare, anche per risparmiare carta e inchiostro.
È un porta a porta insomma, il mio. L’indirizzo email va bene lo accosti alla mia firma per eventuali comunicazioni e dialoghi.
Può anche darsi che un giorno li raccolga tutti per pubblicarli, questi articoli sparsi ora come foglie al vento ma , a parte i costi di stampa e lo spreco “ecologico”, sono di idee un po’ libertarie da sempre, di vecchio ormai canuto pelo, e non amo fare merce di quello che penso ed in cui credo, anche perché ci sarebbe una contraddizione etica di fondo tra il cercare vie alternative ad un sistema in cui non mi riconosco da un lato e dall’altro ricalcarne gli schemi per trarne profitto, o sarei andato a lavorare in banca. Poi, l’informazione di un certo tipo, che possa avere cioè una qualche utilità a comprendere meglio o migliorare eventualmente le cose non può avere un codice a barre 666.
Anche nel mio percorso spirituale ho sempre diffidato di “maestri “ o pseudo tali che ti presentano poi la fattura, va bene una libera donazione o contributo di qualsiasi natura a costi che sempre ci sono per tutti , essere solidali amici o “kompagni volemose bbene”, ma da qui a farne una professione è altra cosa: io sono contadino, di professione, e i miei prodotti li vendo al mercato o sul campo, a volte faccio sconti, altre li regalo, devo far bilancio tra costi e ricavi e viverci come si può al limite tra miseria e povertà, ma i miei prodotti sono solidi e materiali, dalle mie fatiche e passione, di terra, le idee e le parole sono d’aria, anche se possiamo catturarle con la scrittura; aria, acqua e calore del sole, ma anche il tempo e anche la terra non sono per me merci vendibili, frutta, verdura e vino sì.
Ecco, di questa lettera ti “autorizzo” a farne liberamente quello che vuoi, ciao, un abbraccio, anche Caterina,
Alberto Grosoli
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