domenica 24 agosto 2014

Resoconto del pellegrinaggio alla Grotta di Santa Sperandia - Treia 24 agosto 2014


 Caterina Regazzi  verso la Roccaccia - Foto di Simonetta Borgiani

La passeggiata a Santa Sperandia è ormai una nostra bella
consuetudine, un rito, in cui associamo un bell'impegno fisico, che stanca ma ci fa sentire di essere ancora vivi e di poter disporre di un meccanismo che se ben oliato ancora ci sorregge e funziona, con un raccoglimento spirituale che, soprattutto se condiviso, ci conforta e consola dalle brutture cui assistiamo nel mondo, lontano e vicino a noi.


Il 22 e il 23 agosto 2014 ci avevano raggiunti Lorella da Gabicce, Maria da Vignola e Panini da Spilamberto e il 24 si è unita a noi Simonetta, treiese doc. Al mattino Paolo si è alzato di buon'ora per preparare i panini e le poche altre cibarie che ci siamo portati per rifocillarci a metà escursione. Intanto Maria completava egregiamente l'opera di sistemazione dell'orto iniziata il pomeriggio del giorno prima ed il risultato è stato uno spettacolo. 

Panini intanto esplorava il paese e Lorella aiutava Paolo in cucina. Io non sono stata di particolare aiuto, la notte precedente avevo dormito maluccio e così ho approfittato per fare un sonnellino supplementare.


Dopo l'incontro alla fontanella sotto casa con Simonetta siamo partiti con due auto alla volta di San Lorenzo, andando piano per godere delle vedute che si godono da quella strada, una delle mie preferite nei dintorni, che sale dolcemente ma inesorabilmente con curve che ad ogni svolta lasciano intravedere un paesaggio via via sempre più aspro, con una vegetazione che vira verso la macchia mediterranea e un terreno sempre più roccioso.


Arrivati in cima e lasciate le auto abbiamo  diretto i nostri passi verso la Roccaccia, con una prima sosta al grande crocifisso eretto nella spianata, ammirando piante difficili da vedere altrove (almeno per i luoghi che normalmente frequento): elicriso, ginepro, leccino, centaurea minore (Centaury dei Fiori di Bach), corniolo, un tipo di cardo viola e spinoso e tante altre. Simonetta che  aggiungerà qualcosa a questo resoconto, ci ha raccontato della possibilità che Carlo Magno fosse passato da queste parti ed inoltre  che la Roccaccia fosse  un ritiro fatto costruire da Ottone III. 

La vista in fondo al percorso, oltre le rovine, è sempre mozzafiato, nonostante il cielo non fosse proprio sereno. Il mare si intravedeva appena sfuocato per la foschia. Ma il tempo incalzava e presto siamo tornati verso il punto da cui si scende per la grotta. I gradini oggi mi sono sembrati più del solito, segno che l'età avanza. Ho rischiato anche di fare un brutto scivolone sulla breccia che ricopriva le traversine di legno.


Giunti in fondo abbiamo letto le varie lapidi che ricordano la vita di Santa Sperandia e le vicende dell'eremo, poi abbiamo curiosato nella grotta e nella cappelletta eretta al suo fianco: molti messaggi sui quaderni sopra all'altarino, oggetti vari lasciati in dono, foto di persone per cui si chiede un aiuto o che forse non ci sono più, poi ci siamo seduti a consumare in silenzio il pasto. Intanto diverse persone arrivavano e partivano. Ci è giunta anche, inattesa ma molto gradita,
la telefonata di Sonia Baldoni. Anche lei avrebbe voluto essere con noi, ma all'ultimo momento ha dovuto rinunciare, ma ci chiamava da Capracotta per condividere il momento e lanciare un messaggio: per cercare di favorire un cambiamento di mentalità e di atteggiamento nei confronti dell'esistenza, ha proposto di cambiare il nostro linguaggio e smettere di utilizzare termini che sottolineano le differenze e le contrapposizioni: bene e male, giusto e sbagliato, buono e cattivo, cercando nuove parole. Grazie del pensiero, Sonia!


Al ritorno seguendo il consiglio di Simonetta abbiamo seguito una strada alternativa a quella a gradini: più lunga forse, ma più dolce ed anche mi pareva, con una diversa vegetazione. C'erano molte più erbe commestibili e di questo si è rallegrato Paolo che ama fantasticare di venire a finire i suoi giorni qui.


Arrivando in cima alla salita ci siamo resi conto che si avvicinava il momento di lasciarci: l'incontro è stato breve ma intenso, penso che tutti siamo tornati a casa con un po' di  serenità nel cuore e gli occhi pieni di belle immagini e le orecchie piene di silenzi.

Caterina Regazzi



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Integrazione/commento di Simonetta Borgiani:

"Con il collo dolorante per la sudata di oggi, penso a quanto la vita comoda ci abbia reso "polli di allevamento" per la debolezza fisica, e quanto invece saranno stati forti e robusti gli abitanti di questi luoghi quando nel medioevo coltivavano, allevavano, costruivano, vivevano sulle nostre colline. 

Mi riferisco in particolare all'area de "la roccaccia" ed il vicino eremo di S. Sperandia visitati oggi con gli amici del Circolo Vegetariano VV.TT., tappa annuale che conserva sempre la sua magia. Ci è mancata la presenza di Maria Sonia, trattenuta da un altro impegno, ma perdonata perché è stata comunque presente molte volte, ma anche per la gentile telefonata che ha fatto a Caterina per saluti e consigli. Ogni erba o quasi è stata un mistero ... millenarie tradizioni e conoscenze buttate al vento in una o due generazioni, con l'avvento dell'era industriale. 

Per fortuna qualcuno cerca di recuperare queste conoscenze. io morirei probabilmente di fame o di avvelenamenti dopo un giorno, ho riconosciuto giusto qualche pianta di cicoria e di pimpinella. Il luogo ispira molti ragionamenti, dal religioso al naturalistico allo storico, con un ospite in particolare sig. Panini ho lungamente disquisito sulle recenti teorie di alcuni studiosi locali che ritengono sia questo il luogo dove Ottone III costruì il suo castello e morì per malattia, sulle leggende popolari (quella del serpente gigante nella grotta), e ovviamente sullo splendido panorama che arriva fino al mare. 

Dalla Roccaccia siamo scesi all'Eremo, dove alloggiò questa Santa ancora venerata dopo oltre 700 anni dalla morte, nota per le abilità curative con le erbe, per le intercessioni politiche e soprattutto perché pare fosse molto brutta. Qui ci siamo rilassati e rinfrescati con una buona merenda, e due chiacchiere con tutti gli altri visitatori incontrati e di passaggio (il luogo in questi giorni è molto frequentato). 

Prossima tappa che consiglio è l'eremo di S. Michele Arcangelo, sul monte di fronte a Santa Sperandia, e ne ho appena trovato un altro che non conoscevo: eremo di San Bonfilio in località Monte Nero sempre in territorio di Cingoli... quanti luoghi da riscoprire! (Simonetta Borgiani)"


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Servizio fotografico di Paolo D'Arpini e Caterina Regazzi:












































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