Devo confessarvi che è qualcosa di speciale e a cui tengo molto;
discende dalla discussione che abbiamo avuto recentemente in
particolare sull'utilizzo di certe parole, del genere maschile e
infine appunto sulla parola Dio, da cui, secondo il mio parere (e non
solo il mio, ovviamente), discende tutto il patriarcato anche a
livello inconscio. Insomma nominando a qualsiasi titolo la parola Dio,
anche se in "buona fede", si appoggia il patriarcato pur senza volerlo
e così tutte le ingiustizie e le violenze del mondo, contro le donne,
gli animali, il pianeta, a favore del capitalismo, delle guerre, delle
multinazionali... Il mio potrà sembrare un discorso radicale e in un certo senso lo è, bisogna prenderne coscienza e come dico alla fine (anche vedendo la bandiera nera dell'Isis sventolare su Palmira dove sono morti bambini e donne), non c'è tempo da perdere... Comunque radicale è anche chi ha capito queste cose ma nonostante ciò fa finta di niente e così tutto continua (sempre peggio, come prima... Un saluto, Stefano
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Oltre il patriarcato, verso una civiltà ecologica. Come cancellare certe brutte parole e vivere felici in
un mondo migliore…
La più cattiva di tutta la terra
è una parola che odio, la guerra!
Per cancellarla senza pietà
gomma abbastanza si troverà.
(Gianni Rodari, da “La Filastrocca delle
parole”)
Premessa: cara lettrice o lettore, il breve
articolo che segue racconta alcune verità e un sogno. Se siete curiosi e/o
sognatori (come Gianni Rodari) andate pure avanti con la lettura, altrimenti
potrebbe essere tempo perso e vi consiglio di fermarvi qui…
Con queste parole tratte da una famosa poesia di
Gianni Rodari, si capisce bene un concetto: cancelliamo la parola guerra dal nostro linguaggio e dalle
nostre menti, nessuno così potrà più fare qualcosa che essendo impronunciabile
diventerà impossibile anche da immaginare e quindi da fare…
E invece la guerra e tutte le parole di derivazione di
un brutto linguaggio militaresco (“strategia”, “obiettivo”, “generale”) hanno
ormai da sempre intriso il nostro linguaggio e la nostra psiche di immagini
violente e che ci condizionano anche se non ce ne rendiamo conto…
E’ la società patriarcale, violenta e dominatrice che
impone un pensiero altrettanto violento e guerrafondaio e questo perché proprio
sulla guerra e la violenza (contro le donne, gli animali, il pianeta come
terreno di conquista) il patriarcato ha le sue basi fondanti.
Nella civiltà neolitica pacifica e matrifocale
dell’Antica Europa la guerra come la conosciamo oggi non esisteva (a conferma
di ciò gli studi trentennali dell’archeomitologa Marija Gimbutas). Siamo in
pieno neolitico e questa civiltà è durata millenni fino al 4.000 a.C., quando l’arrivo
dei guerrieri indoeuropei e le tante invasioni cambiarono tutto sostituendo
l’antica civiltà con quella patriarcale…
Ma il patriarcato aveva bisogno di una fede religiosa che
lo riconoscesse ed ecco quindi l’adorazione del Dio maschile autoritario
contrapposto alla pacifica visione della Madre Terra (che la Gimbutas chiamò la Grande Dea in antitesi
al Dio, prima soggiogata con violenza, violentata, poi messa in disparte come
consorte delle divinità maschili e infine scomparsa del tutto o quasi…). E’ la
nascita delle religioni monoteistiche di cui il patriarcato aveva bisogno per
convalidarsi del tutto e che si sono rafforzate sempre di più nel corso dei
millenni (tra guerre sempre più imponenti e armi sempre più terribili), fino a ampliarsi
ancora (e ancora in modo violento) con l’avvento del capitalismo prima e delle
multinazionali ai nostri giorni. E le conseguenze disastrose ormai gli
ecologisti e pure la gente comune, le conoscono bene e ancora di più le donne (sempre loro), gli animali, il
pianeta…
Nel 1988 John Carpenter, regista visionario, girò un
bel film: “They live” raccontando di una razza aliena di bruttissimo aspetto che
aveva invaso la Terra
e ormai la dominava con la complicità di molti terrestri che le si erano
sottomessi per il loro tornaconto. Gli alieni tramite un raggio a frequenza
speciale avevano l’aspetto umano e quindi giravano indisturbati e solo uno
scienziato altrettanto speciale riesce a farli riconoscere tramite degli
occhiali che annullavano l’effetto del raggio mascheratore…
Con questi occhiali il protagonista del film si oppone
agli alieni, e riesce anche a vedere che tutti i cartelloni pubblicitari
cittadini contenevano messaggi subliminali nascosti tipo: “Ubbidisci”,
“Rispetta l’autorità”, “Conformati”, “Consuma”, Non pensare”, che servivano a
controllare le menti dei terrestri…
Così funziona anche oggigiorno con l’utilizzo frequente
nel linguaggio comune delle parole patriarcali di derivazione guerresca (o
comunque violente specialmente nei confronti degli animali e delle donne:
“Crepi il lupo”, “Porca troia” – la scrofa, animale sacro alla Dea Madre per la
sua fecondità – e ancora, “Porca puttana”, “Tagliare la testa al toro”). Queste
parole condizionano noi e chi ci ascolta, tendono a rendere accettabile,
“normale” il patriarcato e la violenza… Non le dovremmo pronunciare più,
cancellare dal nostro vocabolario come suggerisce appunto Gianni Rodari (ma
d’altronde i poeti la sanno lunga…).
Considerando i disastri, la guerre e le violenze
sempre più attuali causate dal patriarcato e dalle religioni monoteistiche, per
dirla ancora con il poeta, c’è un’altra parola che andrebbe cancellata “senza
pietà” e che ha sempre giustificato e imposto tutte le altre.
E’ la parola “Dio”.
Ogni volta che si pronuncia questa parola (e non
importa a cosa la si associ di più o meno nobile), si dà un appoggio implicito
ed esplicito al patriarcato e a tutto ciò che ne è disceso, religione,
capitalismo, guerre, multinazionali…
Se vogliamo rifondare una nuova civiltà ecologica, basata
sull’uguaglianza, la sobrietà, la condivisione, il dono, l’amore per la natura
di cui siamo parte, noi europei possiamo ripartire delle bellissime radici
dell’Antica Europa, dobbiamo liberarci delle catene del patriarcato, del Dio
maschile violento e dominatore (amorevole, dicono alcuni, ma solo con chi si fa
dominare, dicono altri…). Sarà questa l’Era ecozoica, l’era della
consapevolezza ecologica…
Di religione, patriarcato e Dio ne siamo così intrisi
da millenni che non è facile liberarsene, anzi molte persone di questo
condizionamento neanche se ne rendono conto. Provate a proporre loro una cosa
del genere e vi si rivolteranno contro anche con molto astio (come proporre la
cucina vegana e rispettosa degli animali ad un carnivoro…). E purtroppo tra
persone così troviamo molto spesso gente apparentemente sana di mente, anche
ambientalisti, ecologisti, bioregionalisti, persino ecologisti profondi, a
riprova di quanto evidentemente il patriarcato e tutto il resto siano ormai ben
radicati nel nostro subcosciente…!
Il protagonista del film alla fine sacrifica la sua
vita per riuscire ad annullare il raggio condizionatore e tutti così possono
rendersi conto della orrenda realtà in cui vivevano… A noi cosa può servire per
vedere “un mondo migliore” (parole
care a Gianni Rodari) e da là capire in che mondo invece viviamo e quali sono
le forze, le religioni che ci hanno assoggettato?
Non è un compito facile ma credo, cara lettrice o
lettore, che se siete arrivati fin qui a leggere questo mio scritto, un piccolo
seme ha gettato le sue radici nella vostra psiche, magari incredula ma basterà…
Certi semini, certe idee, certe visioni sono dei bellissimi sogni e come disse
una volta il filosofo francese Gaston Bachelard: “Il sogno è una forza della
natura”.
Auguri! Chiunque possiede in sé la forza di
risvegliarsi, è nelle nostre radici più profonde, è nel nostro DNA, nella voce
delle nostre antenate e antenati neolitici…
E’ la nostra cara Madre Terra che ci chiama, che urla
aiuto dentro di noi, che ci chiede di svegliarci e agire…! Ne saremo capaci?
E subito, non c’è più tempo da perdere…
Stefano Panzarasa (Rete Bioregionale Italiana)
Post Scriptum: ci ho pensato molto prima di scrivere questo articolo, neanche per me, visto che tutti abbiamo dietro una civiltà patriarcale, è facile dimostrare l'assurdità dell'utilizzo della parola Dio e l'importanza di cancellarla dal nostro linguaggio. La pubblicazione dell'articolo ne sancirà l'impellente necessità e dovere personale per tutti quelli come noi che si rifanno all'ecologia profonda e l'era ecozoica che non possono assolutamente avere niente a che fare con il patriarcato...
Per approfondimenti:
- Claudia von
Werlhof, Nell’Età del Boomerang –
Contributi alla Teoria critica del patriarcato, Unicopli, Milano 2014.
- Marija
Gimbutas, La Civiltà
della Dea (Vol, I e II), a cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa Alternativa,
Viterbo 2014.
- Stefano
Panzarasa, Un Antico Futuro – le
radici del bioregionalismo nella Civiltà dell’Antica Europa – 7.000-3.500 a.C., Gaia
Newsletter, Palombara Sabina 2000 (scaricabile gratuitamente dal web).
- La
Filastrocca delle parole è diventata una mia canzone rock
ecopacifista. Per ascoltarla scrivermi a bassavalledeltevere@alice.it
- L’Era
ecozoica, l’era della consapevolezza ecologica, è una visione dell’ecoteologo
Thomas Berry, e propone le idee e pratiche dell’ecologia profonda e del
bioregionalismo: uno stile di vita semplice e sobrio, l’economia del dono e del
baratto, l’alimentazione crudista e vegana, la pace, l’ecospiritualità’,
l’amore per la natura e l’intima connessione con essa.
- Una pratica
quotidiana dell’Era ecozoica… a tavola! Vedere su:
www.cucinaecozoica.com (dove si trova
anche il manifesto dell’Era ecozoica di Thomas Berry).