domenica 31 maggio 2015

Bioregionalismo culturale verofinto


Tempo fa ero in valle ditria a casa di hirina illustratrice e scrittrice di libri per bambini e grande viaggiatrice. vive da tempo a cisternino dove ha raccolto oggetti libri giochi e fiabe provenienti dai vari luoghi del mondo  che ha visitato. mi ha donato un libro illustrato e scritto da lei in cui un bambino che vive con la sua famiglia trova una scatola e se la mette in testa e ci va in giro. la nonna lo vede e fa dei fori in corrispondenza degli occhi per vedere. il padre pure lo vede e fa un foro vicino al naso per respirare, la mamma una apertura stretta e lunga davanti alla  bocca per parlare e mangiare, una sorella dei fori alle orecchie per sentire e un altra sorella disegna sulla scatola un bel volto sorridente. il bambino soddisfatto a cena seduto a tavola dice: e’ così bella questa scatola che non voglio più toglierla! i componenti della famiglia preoccupati, il giorno dopo si fanno trovare a tavola per la colazione tutti con una scatola disegnata in testa. il bambino abbandona subito la sua scatola.

la diversità lo affascinava in quanto tale!

un amica, luciana, stava buttando una vecchia montatura di occhiali senza lenti e lho pregata di regalarmela. qualche giorno dopo roberta altra amica mi ha fatto con un guscio di plastica delle sorprese dell ovetto kinder il naso rosso. poi ho trovato il cappello. una sera al  carpinofolkfestival ho indossato il mio costume, qualcuno mi ha prestato la chitarrina per fare lo spettacolo di mimo clown mago distratto. ho avuto un successo enorme. bambini ragazzi e anche adulti mi tiravano da tutte le parti per farsi una foto con me. alcuni bambini mi chiedevano se ero vero o ero finto. all inizio avevo risposto che ero un po vero e un  po finto. poi risposi “verofinto”  così era un nuovo personaggio che poi ho portato in giro in parecchie piazze dei paesi del meridione.

la maschera rovescia lo stereotipo della normalità facendo della diversità un valore se non addirittura una necessita. in un certo senso la maschera eleva a un grado di sensibilità maggiore in cui ci si sente più percettivi e recepivi anche nei confronti di chi e’ in difficoltà, la vera bellezza metafisica e’ quella in cui sia chi rappresentasi a chi partecipa come spettatore provas benessere psico fisico con spontaneità e naturalezza. il mimo clown crea una bolla di energia gioiosa dove il tempo e lo spazio si dilatano si restringono e a volte si aggrovigliano a seconda dell intensità dell energia prodotta nella performance

sei scomparso come sei apparso!
otto o non  otto! ti mordo per la gioia donata
ho concluso  adesso una giornata di stress da lavoro
il tuo saluto mi ha regalato un sorriso!
ciao clownpunkito qui abbastanza bene!
caro viaggi-attore tra profumi colorati e terre tribali
cerco passaggio  ai baci di ciliegia!
una lacrima  un sorriso nell anima e nel viso
nell istante della sera e poi cosa che si avvera!
il cuore batte come e quando vuole!
la mente si perde e si esalta e
sulla strada trova la via giusta!


Ferdinando Renzetti



P.S. Ogni errore di forma e grammatica è volutamente ricercato

sabato 30 maggio 2015

L'ecologia esoterico-ermetica della Cabbala - Dall'11 giugno all'11 luglio 2015 alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma



Alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, viale Castro Pretorio 105, l’11 giugno 2015 con una conferenza di presentazione di Yarona Pinhas s’inaugura la mostra:   ERMETICA. Le lettere della creazione e i libri
alchemici. Opere di Vittorio Fava e Letizia Ardillo. Allestita nella Sala dell’onda con installazione di quadri  di Letizia Ardillo e leggii con libri di artista di Vittorio Fava, compreso quello di Cleopatra alchimista, potrà essere visitata fino all’11 luglio 2015.


Come sottolinea Giorgio Di Genova in catalogo: “La Biblioteca Centrale Nazionale è senza dubbio la sede più pertinente ed appropriata per una mostra con opere di Letizia Ardillo e Vittorio Fava. Direi, anzi, che la produzione dei due artisti è per molti versi complementare ad una biblioteca, luogo deputato alla lettura ed alla memoria. Infatti, mentre Vittorio Fava è un infaticabile costruttore (e stavo per scrivere: manipolatore) di libri d’artista, la matrice del discorso
artistico di Letizia Ardillo è l’alfabeto ebraico. E se l’uno si spinge con le sue creative scorribande, per così dire, fino all’alchimia, l’altra per estensione giunge alla Cabala, ovvero qabbaláh, kabbalah, cabbala, con cui a partire dal XII secolo nell’ebraismo fu diffuso l’insieme di insegnamenti esoterici e mistici, intesi a spiegare il rapporto tra l’infinito immutabile e misterioso, e l’universo mortale e finito”.

venerdì 29 maggio 2015

Mao Valpiana: "Pacifisti e Nonviolenti avanzano..."



Care amiche e cari amici, venerdì 22 maggio 2015 abbiamo depositato alla Segreteria generale della  Camera dei Deputati sette scatoloni contenenti i moduli con le  sottoscrizioni a sostegno della nostra proposta di Legge di iniziativa  popolare per una Difesa civile non armata e nonviolenta.  Le firme consegnate sono circa 52.000, dunque l'obiettivo  minimo delle 50.000 è stato raggiunto e superato.  Altre firme stanno  ancora arrivando (ritardi postali, plichi inviati in ritardo, ecc.) e  siamo d'accordo con gli Uffici della Camera che le invieremo comunque in  aggiunta (l'Ufficio di Presidenza valuterà se accoglierle o meno, purchè  - ovviamente - abbiano data di autentica e certificazione antecedenti il  22 maggio).

Nei prossimi giorni vi faremo sapere con precisione il conteggio del
totale e le divisioni per provenienza geografica. Certo, si poteva fare
meglio, alcune regioni hanno raccolto molto poco, al di sotto della
soglia minima prefissata, ma comunque ce l'abbiamo fatta.


Aver raggiunto questo risultato in tempi ristretti, e grazie soprattutto
all'impegno di piccoli gruppi senza grandi organizzazioni alle spalle, è
una soddisfazione che ci dà forza ed entusiasmo per proseguire la nostra
Campagna il cui obiettivo ultimo è l'approvazione di una Legge che
istituisca la Difesa civile non armata e nonviolenta nel nostro Paese.
La nostra proposta sarà annunciata nella seduta della Camera di
mercoledì 3 giugno. Anche questo è un passaggio importante, seppur
formale, perchè comunque il titolo della nostra Legge sarà nei verbali
del Parlamento, a conoscenza di tutti i deputati.


La verifica della validità della firme sarà fatta nei prossimi mesi, ma
nel frattempo noi dobbiamo proseguire il lavoro. Abbiamo già chiesto un
appuntamento ufficiale con la Presidente della Camera per illustrale i
contenuti della proposta e un iter rapido di discussione. Importanti, in
questa seconda fase, saranno i contatti politici, le pressioni sui
partiti e sui singoli parlamentari, il rilancio degli impegni assunti da
tanti consigli comunali e dai Sindaci firmatari.


Sarebbero tantissimi i ringraziamenti personali da fare per il lavoro
straordinario che molti di voi si sono assunti. Valga per tutti un
grazie particolare a Caterina Del Torto e Fabio Salandini della
segreteria di Verona, e a Giulia Tamagni e Adriano Moratto della
segreteria di Brescia.


Da ultimo la nota economica. Le spese sono state molte (stampa moduli,
spedizioni, viaggi, ecc.), che si aggirano sui 12.000 euro (a breve
faremo il bilancio preciso). E' necessario raccoglierli subito. Mandate
il contributo su Iban IT35U0760111700000018745455 Intestato a Movimento
Nonviolento, nella causale scrivere "per Campagna"). Un caro saluto,

Mao Valpiana
coordinatore Campagna
26 maggio 2015

_____________________
Movimento Nonviolento
via Spagna, 8
37123 Verona

Tel/Fax 045 8009803
www.nonviolenti.org

giovedì 28 maggio 2015

"Oltre il patriarcato, verso una civiltà ecologica..." di Stefano Panzarasa



Cari Caterina e Paolo, ecco l'articolo per il prossimo numero di Quaderni di Vita Bioregionale 2015, che vale anche come mio intervento per l'Incontro Collettivo Ecologista, che si tiene a Montecorone di Zocca il 20 e 21 giugno 2015 (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2015/05/11/montecorone-di-zocca-20-e-21-giugno-2015-incontro-collettivo-ecologista/)

Devo confessarvi che è qualcosa di speciale e a cui tengo molto;
discende dalla discussione che abbiamo avuto recentemente in
particolare sull'utilizzo di certe parole, del genere maschile e
infine appunto sulla parola Dio, da cui, secondo il mio parere (e non
solo il mio, ovviamente), discende tutto il patriarcato anche a
livello inconscio. Insomma nominando a qualsiasi titolo la parola Dio,
anche se in "buona fede", si appoggia il patriarcato pur senza volerlo
e così tutte le ingiustizie e le violenze del mondo, contro le donne,
gli animali, il pianeta, a favore del capitalismo, delle guerre, delle
multinazionali... Il mio potrà sembrare un discorso radicale e in un certo senso lo è, bisogna prenderne coscienza e come dico alla fine (anche vedendo la bandiera nera dell'Isis sventolare su Palmira dove sono morti bambini e donne), non c'è tempo da perdere... Comunque radicale è anche chi ha capito queste cose ma nonostante ciò fa finta di niente e così tutto continua (sempre peggio, come prima...  Un saluto, Stefano


-----------------------

Oltre il patriarcato, verso una civiltà ecologica. Come cancellare certe brutte parole e vivere felici in un mondo migliore…

La più cattiva di tutta la terra
è una parola che odio, la guerra!
Per cancellarla senza pietà
gomma abbastanza si troverà.
(Gianni Rodari, da “La Filastrocca delle parole”)

Premessa: cara lettrice o lettore, il breve articolo che segue racconta alcune verità e un sogno. Se siete curiosi e/o sognatori (come Gianni Rodari) andate pure avanti con la lettura, altrimenti potrebbe essere tempo perso e vi consiglio di fermarvi qui…

Con queste parole tratte da una famosa poesia di Gianni Rodari, si capisce bene un concetto: cancelliamo la parola guerra dal nostro linguaggio e dalle nostre menti, nessuno così potrà più fare qualcosa che essendo impronunciabile diventerà impossibile anche da immaginare e quindi da fare…
E invece la guerra e tutte le parole di derivazione di un brutto linguaggio militaresco (“strategia”, “obiettivo”, “generale”) hanno ormai da sempre intriso il nostro linguaggio e la nostra psiche di immagini violente e che ci condizionano anche se non ce ne rendiamo conto…
E’ la società patriarcale, violenta e dominatrice che impone un pensiero altrettanto violento e guerrafondaio e questo perché proprio sulla guerra e la violenza (contro le donne, gli animali, il pianeta come terreno di conquista) il patriarcato ha le sue basi fondanti.
Nella civiltà neolitica pacifica e matrifocale dell’Antica Europa la guerra come la conosciamo oggi non esisteva (a conferma di ciò gli studi trentennali dell’archeomitologa Marija Gimbutas). Siamo in pieno neolitico e questa civiltà è durata millenni fino al 4.000 a.C., quando l’arrivo dei guerrieri indoeuropei e le tante invasioni cambiarono tutto sostituendo l’antica civiltà con quella patriarcale…
Ma il patriarcato aveva bisogno di una fede religiosa che lo riconoscesse ed ecco quindi l’adorazione del Dio maschile autoritario contrapposto alla pacifica visione della Madre Terra (che la Gimbutas chiamò la Grande Dea in antitesi al Dio, prima soggiogata con violenza, violentata, poi messa in disparte come consorte delle divinità maschili e infine scomparsa del tutto o quasi…). E’ la nascita delle religioni monoteistiche di cui il patriarcato aveva bisogno per convalidarsi del tutto e che si sono rafforzate sempre di più nel corso dei millenni (tra guerre sempre più imponenti e armi sempre più terribili), fino a ampliarsi ancora (e ancora in modo violento) con l’avvento del capitalismo prima e delle multinazionali ai nostri giorni. E le conseguenze disastrose ormai gli ecologisti e pure la gente comune, le conoscono bene e ancora di più  le donne (sempre loro), gli animali, il pianeta…
Nel 1988 John Carpenter, regista visionario, girò un bel film: “They live” raccontando di una razza aliena di bruttissimo aspetto che aveva invaso la Terra e ormai la dominava con la complicità di molti terrestri che le si erano sottomessi per il loro tornaconto. Gli alieni tramite un raggio a frequenza speciale avevano l’aspetto umano e quindi giravano indisturbati e solo uno scienziato altrettanto speciale riesce a farli riconoscere tramite degli occhiali che annullavano l’effetto del raggio mascheratore…
Con questi occhiali il protagonista del film si oppone agli alieni, e riesce anche a vedere che tutti i cartelloni pubblicitari cittadini contenevano messaggi subliminali nascosti tipo: “Ubbidisci”, “Rispetta l’autorità”, “Conformati”, “Consuma”, Non pensare”, che servivano a controllare le menti dei terrestri…
Così funziona anche oggigiorno con l’utilizzo frequente nel linguaggio comune delle parole patriarcali di derivazione guerresca (o comunque violente specialmente nei confronti degli animali e delle donne: “Crepi il lupo”, “Porca troia” – la scrofa, animale sacro alla Dea Madre per la sua fecondità – e ancora, “Porca puttana”, “Tagliare la testa al toro”). Queste parole condizionano noi e chi ci ascolta, tendono a rendere accettabile, “normale” il patriarcato e la violenza… Non le dovremmo pronunciare più, cancellare dal nostro vocabolario come suggerisce appunto Gianni Rodari (ma d’altronde i poeti la sanno lunga…).
Considerando i disastri, la guerre e le violenze sempre più attuali causate dal patriarcato e dalle religioni monoteistiche, per dirla ancora con il poeta, c’è un’altra parola che andrebbe cancellata “senza pietà” e che ha sempre giustificato e imposto tutte le altre.
E’ la parola “Dio”.
Ogni volta che si pronuncia questa parola (e non importa a cosa la si associ di più o meno nobile), si dà un appoggio implicito ed esplicito al patriarcato e a tutto ciò che ne è disceso, religione, capitalismo, guerre, multinazionali…
Se vogliamo rifondare una nuova civiltà ecologica, basata sull’uguaglianza, la sobrietà, la condivisione, il dono, l’amore per la natura di cui siamo parte, noi europei possiamo ripartire delle bellissime radici dell’Antica Europa, dobbiamo liberarci delle catene del patriarcato, del Dio maschile violento e dominatore (amorevole, dicono alcuni, ma solo con chi si fa dominare, dicono altri…). Sarà questa l’Era ecozoica, l’era della consapevolezza ecologica…
Di religione, patriarcato e Dio ne siamo così intrisi da millenni che non è facile liberarsene, anzi molte persone di questo condizionamento neanche se ne rendono conto. Provate a proporre loro una cosa del genere e vi si rivolteranno contro anche con molto astio (come proporre la cucina vegana e rispettosa degli animali ad un carnivoro…). E purtroppo tra persone così troviamo molto spesso gente apparentemente sana di mente, anche ambientalisti, ecologisti, bioregionalisti, persino ecologisti profondi, a riprova di quanto evidentemente il patriarcato e tutto il resto siano ormai ben radicati nel nostro subcosciente…!
Il protagonista del film alla fine sacrifica la sua vita per riuscire ad annullare il raggio condizionatore e tutti così possono rendersi conto della orrenda realtà in cui vivevano… A noi cosa può servire per vedere “un mondo migliore” (parole care a Gianni Rodari) e da là capire in che mondo invece viviamo e quali sono le forze, le religioni che ci hanno assoggettato?
Non è un compito facile ma credo, cara lettrice o lettore, che se siete arrivati fin qui a leggere questo mio scritto, un piccolo seme ha gettato le sue radici nella vostra psiche, magari incredula ma basterà… Certi semini, certe idee, certe visioni sono dei bellissimi sogni e come disse una volta il filosofo francese Gaston Bachelard: “Il sogno è una forza della natura”.
Auguri! Chiunque possiede in sé la forza di risvegliarsi, è nelle nostre radici più profonde, è nel nostro DNA, nella voce delle nostre antenate e antenati neolitici…
E’ la nostra cara Madre Terra che ci chiama, che urla aiuto dentro di noi, che ci chiede di svegliarci e agire…! Ne saremo capaci?
E subito, non c’è più tempo da perdere…

Stefano Panzarasa (Rete Bioregionale Italiana)


Post Scriptum: ci ho pensato molto prima di scrivere questo articolo, neanche per me, visto che tutti abbiamo dietro una civiltà patriarcale, è facile dimostrare l'assurdità dell'utilizzo della parola Dio e l'importanza di cancellarla dal nostro linguaggio. La pubblicazione dell'articolo ne sancirà l'impellente necessità e dovere personale per tutti quelli come noi che si rifanno all'ecologia profonda e l'era ecozoica che non possono assolutamente avere niente a che fare con il patriarcato...

Per approfondimenti:
-   Claudia von Werlhof, Nell’Età del Boomerang – Contributi alla Teoria critica del patriarcato, Unicopli, Milano 2014.
-   Marija Gimbutas, La Civiltà della Dea (Vol, I e II), a cura di Mariagrazia Pelaia, Stampa Alternativa, Viterbo 2014.
-  Stefano Panzarasa, Un Antico Futuro – le radici del bioregionalismo nella Civiltà dell’Antica Europa – 7.000-3.500 a.C., Gaia Newsletter, Palombara Sabina 2000 (scaricabile gratuitamente dal web).
- La Filastrocca delle parole è diventata una mia canzone rock ecopacifista. Per ascoltarla scrivermi a bassavalledeltevere@alice.it 
-   L’Era ecozoica, l’era della consapevolezza ecologica, è una visione dell’ecoteologo Thomas Berry, e propone le idee e pratiche dell’ecologia profonda e del bioregionalismo: uno stile di vita semplice e sobrio, l’economia del dono e del baratto, l’alimentazione crudista e vegana, la pace, l’ecospiritualità’, l’amore per la natura e l’intima connessione con essa.
-   Una pratica quotidiana dell’Era ecozoica… a tavola! Vedere su: www.cucinaecozoica.com (dove si trova anche il manifesto dell’Era ecozoica di Thomas Berry).


mercoledì 27 maggio 2015

"La casa di Ca' Lamari ed il mio progetto di vita comunitaria" - Lettera di Pietro Rossi che ospita l'Incontro Collettivo Ecologista 2015


Ca' Lamari - Montecorone di Zocca (Mo)

Cari amici bioregionalisti, come state? Io bene e come al solito, pioggia o no, sono sempre molto attivo e mi lascio prendere dai lavori fuori che faccio con passione anche se ho bisogno di direzionare le mie energie in altre parti di me! Sono contento che Paolo D'Arpini e  Caterina Regazzi mi  abbiano proposto di fare l'incontro collettivo ecologista 2015,  sul bioregionalismo,  a casa mia, ovvero a Ca'  Lamari.

Dopo aver rubato un po' di tempo all'orto provo a mettermi alla prova con il computer con cui ho un rapporto un po' variabile e non sono sicuro del  mio talento telematico. Mi metto di buona a scrivere per spiegare meglio quale vuole essere il mio ''progetto''. In origine sono venuto alla casa di Lamari per una mia espressione di autosufficienza e collaborazione. Ho attraversato parecchie vicissitudini pratiche, emotive ed economiche che mi hanno dato da fare. Alcune delle quali non certo previste! Comunque andiamo avanti e son qua alla Lamari dal 2007, in questo borghetto in mezzo  ai boschi! E' un posto molto bello, abito in vicinanza con Monica, una cara amica che abitava qui già da prima di me, abbiamo gli orti, castagne e marroni, le api, animali da cortile e anche una somarella di nome Bambi.​​

​Il mio progetto, o meglio le mie intenzioni rispetto a Lamari,  in cui c'è una struttura  grande, da me ricostruita con le mie mani e materiali del posto,  è che sento il desiderio di condividerla per farla vivere in direzione amichevole  e che possa divenire luogo di espressione ecologica e di reciproco scambio.​

​Come dire una comunità autofinanziata a cappello  (auto-aiuto) facendo rete tra di noi e creando un posto in qui ci sia spazio per tabelline anche nuove, in cui ci sia di base la voglia di stare insieme, darsi una mano, condividere i propri saperi e​ quelli degli altri,  per andare oltre, creando una piccola economia  solidale  e autogestita. 

Già stiamo facendo rete con persone del posto anche se sento e vedo che non e cosi semplice comprendersi nel profondo. Comunque  ci sto provando e in questo ho bisogno di collaborazione e in modo diverso un po' tutti lo sentiamo!​

​Queste poche righe spiegano un po' per quello che riescono, la realtà e il progetto che sento e che vorrei portare   avanti e condividere, ora concludo,  la testa mi frigge, non sono abituato a scrivere.

Pietro Rossi - Ca' Lamari, Montecorone di Zocca (Mo) 

gulpolama@gmail.com



Incontro Collettivo Ecologista 2015
Ca' Lamari, Montecorone di Zocca (Modena)

20 giugno 2015:
Dal mattino accoglienza dei viaggiatori che vengono da lontano e si sistemano e fanno amicizia con il luogo ed i suoi abitanti. Pic-nic al sacco autogestito
Ore 16 – Primo giro di condivisione con il bastone della parola, facilitatore Paolo
Ore 18 - Escursione erboristica nei dintorni alla ricerca di fiori ed erbe per la preparazione dell'acqua benedetta solstiziale, accompagnatrice Nelly
Ore 19.30 – Cena condivisa all'aperto con il cibo da ognuno portato e con l'integrazione di pane cotto al forno a legna, insalata rustica etc. a cura di Monica C.
Ore 21 – Accensione del fuoco rituale nell'aia. Danza sciamanica e salto del fuoco, a cura di Pietro di Tolè
Ore 22 – Osservazione delle stelle, mantra e meditazione

21 giugno 2015:
Ore 9.30 – Gita a piedi nel bosco fino a Montecorone, conduce Pietro
Ore 10.30 - Panoramica dalla piazza su Sasso di Sant'Andrea, e giro di condivisione con il bastone della parola attorno ad un quecia centenaria, facilitatore Sergio
Ore 12.30 – Ritorno a Ca' Lamari e pranzo bioregionale a cura di Monica C.
Ore 15.30 – Esperimenti di ecopsicologia corporea a cura di Monica F.
Ore 16.30 – Giro di condivione con il bastone della parola e presentazione del nuovo numero di "Quaderni di Vita Bioregionale 2015", facilitatrice Caterina
Ore 18.30 - Conclusioni e scambio indirizzi. Per chi resta musica e danze agresti

Partecipazioni: La partecipazione al Collettivo Ecologista è libera e volontaria, la manifestazione non è coperta da polizza assicurativa. Si richiede una compartecipazione ai lavori comunitari ed il rispetto dei luoghi e delle norme di convivenza ecologista. A chi usufruisce della mensa prandiale sarà richiesto un piccolo contributo forfettario. Si potrà pernottare a Ca' Lamari venendo muniti di sacco a pelo. Possibilità di montare la propria tenda. Per le spese generali girerà un cappello.

Come Raggiungere Ca' Lamari: In treno – Da Bologna o Modena prendere il treno locale per Vignola. Da lì recarsi alla fermata autobus che si trova in centro città (tra bar Acquerello e Pegaso), partenza autobus per Zocca: 8.10 – 10.20 – 12.10 – 13.10 – 17.40 – 18.45. Scendere a fermata Sassi (subito dopo Rocca Malatina), poi imboccare Via Lamari e proseguire sino alla casa di Pietro. - In auto: Da bologna o da Modena andare a Vignola e da qui prendere la strada provinciale per Zocca, passando da Guiglia. Dopo Guiglia proseguire verso Zocca e superata la frazione chiamata Rocca Malatina, dopo circa 1 chilometro la strada curva a destra ma prima della curva a sinistra si vedrà il cartello che indica Via Lamari, mentre a destra si vede la traversa chiamata Via Tintoria, dirigersi con l'auto in Via Tintoria e parcheggiare dove si può e poi prendere Via Lamari a piedi. La casa di Pietro è la seconda lungo la strada a circa 400 metri dal bivio.

Condivisioni: Durante i due giorni dell'Incontro sarà possibile esporre e scambiare le proprie autoproduzioni artigianali ed artistiche: libri, riviste, oggetti d'uso, conserve e oli, etc.

Per info. 

Programmi: bioregionalismo.treia@gmail.com – Cell. 333.6023090


Logistica:  Tel.: 059/989639 - 340.2148222

martedì 26 maggio 2015

"I paraocchi non aiutano a vedere bene..." - Ecologia profonda e laicità di pensiero

Un ponte unisce entrambe le sponde

Marx ed Engels  nell'elaborare la loro filosofia, pur su piani diversi e con evidenti differenze espressive e di matrice,  tendevano  ad una "laicità" che in ultima analisi avrebbe potuto riportare l'attenzione alla sostanzialità della vita anche nel suo aspetto naturalistico. Ma un conto è stato il "pensiero" ed un altro "l'attuazione",  magari non per colpa degli stessi pensatori.  Ma chi si prese la briga di mettere in pratica certi "pensieri egualitari" in realtà si dimostrò altrettanto nemico dell'uomo e della natura quanto lo furono (con opposte prospettive) i nazifascisti o i fondamentalisti di qualsiasi religione.

Per questo insisto sul fatto che per poter operare nel concreto  con l'ottica dell'ecologia profonda è indispensabile liberarsi da ogni fardello ideologico, di qualsiasi natura esso sia.

Persino le indicazioni di Arne Naess, che viene definito il "fondatore" dell'ecologia profonda, andrebbero testate e superate se direttamente in contrasto con la propria esperienza vitale. Ogni filosofia  è una gabbia. Forse è per questo che nella pratica taoista o zen si esclude qualsiasi adesione precostituita od imitazione. Non è forse detto: "Il tao che si può dire non è il vero Tao" od anche "Se incontri il buddha sulla tua strada uccidilo"? Certo dobbiamo poterci riconoscere "in ciò che è"... ma non attraverso modelli, altrimenti rimettiamo in movimento la solita ruota delle religioni e dei dogmi....

Ritengo che la laicità ed equanimità  che viene richiesta ad un "ecologista profondo"  sia indispensabile per  poter individuare gli aspetti vitali aldilà delle interpretazioni, e questo senza reticenze. Questa laicità significa anche "naturalezza" e capacità di vivere la vita senza paraocchi. Per tale ragione -ad esempio- pur praticando da oltre 40 anni anni una dieta vegetariana (secondo me, ed in base ai fatti,  una dieta "naturale" dell'animale uomo) mi sono  trovato attaccato dai  "vegani" i quali "interpretano" la dieta umana sulla base di una ideologia,  che non corrisponde a fatti biologici ed anatomici.

Ed in verità anche loro non potranno mai essere ecologisti profondi fintanto che saranno legati ad un sistema etico moralistico.  Forse potrà sembrare esagerato il paragone fra i vegani che si professano antispecisti e protettori della vita ed i nazifascisti o staliniani che della vita si sono pasciuti, eppure un paraocchi è tale che sia fatto d'oro, di bronzo  o di ferro.

Paolo D'Arpini




lunedì 25 maggio 2015

Bioregionalismo e biochimica - Trasmutazione in Agricoltura


   Correntin Louis Kervran (1901-1983), biochimico francese, nel finire degli anni sessanta, ci rivela una delle tante meraviglie che la Natura attua incessantemente, nel mondo minerale, nei vegetali e negli esseri viventi, il cosiddetto l’effetto Kervran’, ossia la trasmutazione a debole energia degli elementi chimici. Se l’uomo si affanna ad inquinare il sistema solare con la fissione nucleare radioattiva, non riuscendo a progettare una più pulita ma caldissima fusione, la Natura opera la tanto ostacolata fusione fredda allegramente e impunemente sotto il suo naso.

   Si tratta della trasformazione di taluni elementi chimici in altri, meccanismo spiegabile attraverso poche nozioni della “noiosa” chimica. Gli elementi si contraddistinguono per il numero dei protoni che hanno nel nucleo, ad es.  l’Idrogeno ha un protone, il Calcio ne ha 20, se un elemento ha 12 protoni non può essere che il Magnesio, ma nel nucleo dell’atomo ( es.: Potassio con 19 protoni) possono essere ospitati anche i neutroni, in tal caso si avrà un isotopo, ad es. l’isotopo dell’Azoto avrà sempre lo stesso numero di protoni 7, ma un numero variabile di neutroni.

   Ora è proprio attraverso l’unione dei nuclei di due elementi isotopi, ossia nel sommarsi in un unico nucleo di tutti i protoni (e neutroni) che si forma un altro elemento. Esempio il Magnesio con 12 protoni “accoglie” gli 8 protoni dell’Ossigeno e si trasmuta in Calcio con 20 protoni (e relativa dote di neutroni).

   Poveri noi e povero Lavoisier, non è tutto vero quello che ci hanno insegnato: “nulla si crea, nulla si distrugge ma tutto si trasforma” (e già si trasmuta), soprattutto nella materia vivente. 

   Bene fine della “noiosa” chimica e inizio della magia della Natura.
   Kervran, nato in una famiglia contadina, si era chiesto da giovane da dove tirassero fuori il Calcio le galline, per il guscio delle loro uova, se quel minerale non era presente nel suolo dell’aia, anni dopo, con gli esperimenti, sottratto il Calcio dalla dieta, i gusci deposti  diventavano molli, mentre con l’integrazione di Potassio l’uovo tornava normale, nell’ovario della gallina avveniva la magia il Potassio con l’Idrogeno generavano il Calcio (protoni 19 + 1 = 20).

   Da oggi ogni agricoltore guarderà con sospetto e invidia il prodigioso animale da cortile. Il bello è che queste trasmutazioni avvengono anche nell’uomo, nei minerali e nelle piante, ovunque ma ogni caso ha la propria dinamica, per l’uomo ad es. non è il Potassio a fare il Calcio osseo… ma restiamo nell’ambito agricolo e vediamo vari casi “magici”.

   Primo tra tutti quello della fondamentale clorofilla, molecola con al centro un atomo di Magnesio + 4 di Azoto e poi Carbonio, Idrogeno, Ossigeno.  Il Magnesio normalmente non viene usato come concime, occorre invece il Calcio (calce o calcare) che gli enzimi di alcuni microrganismi nel terreno trasmutano in Magnesio (in questo caso dal Calcio con 20 protoni, si genera Ossigeno 8 e Magnesio 12, ora che siete esperti chimici potete farvi pure i conti).  

   Un altro caso è quello del bilancio Azoto/Carbonio, le piante hanno bisogno di Azoto, il famoso ciclo dell’Azoto, lo prendono dall’aria, da batteri che lo producono (il caso dei rizobi nelle leguminose) e dal terreno. Negli esperimenti di coltura sotto campana però si nota la diminuzione di Azoto assoluta nel terreno, mentre, aumenta il Carbonio (idrati di carbonio),  l’Azoto sottratto al terreno non si ritrova nella pianta, cosa sarà successo? L’Azoto che ha 7 protoni si trasmuta in Carbonio 6 + l’Idrogeno; al contrario con l’ingiallimento delle foglie all’aria il Carbonio catturando l’Idrogeno si trasmuta in Azoto, come pure il letame fermentato  all’aria aumenta l’Azoto a scapito del Carbonio ed ecco servito un bel concime azotato.
   
Distinguiamo ora le piante in calcifughe e calcicole. Le prime tollerano terreni argillosi, acidi ossia poveri di calcio, queste piante infatti fabbricano da sé il Calcio (K+H=Ca); le seconde si allocano su terreni ricchi di Calcio, ossia alcalini, calcarei, queste piante infatti non fabbricano calcio, così è necessario che questo sia presente nel terreno o aggiunto mischiando della calce viva (Ca – H = K); Va ricordato che il Calcio occorre alle piante per sintetizzare il Potassio. Infatti il Potassio presente nelle piante risulta maggiore di quello sottratto al terreno, le piante sintetizzano il Potassio a partire dal Calcio.  
   
Tra i concimi Kervran si sofferma sul Litotamnio, alga secca finemente tritata (Lithothamnium calcareum), questa abbonda all’interno delle barriere coralline ed è ormai prodotta industrialmente, si rivelò sui finire degli anni 60 in Bretagna, un potente fertilizzante per l’aumento di Potassio e Magnesio nei terreni a scapito del Calcio.
Ma più importante è l’obiezione che Kervran pone a riguardo della concimazione minerale ove questa non va fatta in funzione di quello che le piante assorbono dal terreno ma in funzione di ciò che sarà trasmutato, l’agronomia classica parla infatti di “restituzione” al suolo mentre l’autore parla di sostituzione, un concime completo contiene Azoto, Fluoro e Potassio, e non Magnesio, ricordate il caso della clorofilla e per ultimo il caso del Potassio, bene è ovvio che le piante fanno da sé nel momento in cui gli si danno le sostanze giuste da trasmutare. Questo concetto della “sostituzione “ è fondamentale e dovrebbe far rivedere la qualità dei concimi adottati. Inutile dire che l’industria dei fertilizzanti mal sopporti le scoperte sulle trasmutazioni, per non parlare delle scuole d’agraria dove questi argomenti sono ignorati.
   
Va detto che Madre Natura è così generosa che i casi sono infiniti  e i più ancora tutti da studiare. Per fortuna grazie a personaggi come Steiner, Pfeiffer, C.Roudaut e altri, queste conoscenze si sono diffuse e circolano tra quegli onesti coltivatori che praticano l’agricoltura biologica e ancor più biodinamica, dove gli equilibri con la terra sono rispettati e fondamentali.
   
Spero che i lettori abbiano apprezzato questo articolo se non altro per vedere stimolata la propria curiosità a riguardo di un argomento purtroppo non trattato esaustivamente dalla scienza, ma sicuramente apprezzato e sperimentato all’interno di quelle pratiche agricole naturalistiche alle quali si rinvia per la scoperta di ulteriori magie della Natura.

Giuseppe Moscatello - pep65@tiscali.it


Riferimenti bibliografici:
Kervran C. Louis, Prove in Biologia delle Trasmutazioni a debole energia, Antonio Giannone Editore Palermo1986.
Kervran C. Louis, Alla Scoperta Delle Trasmutazioni Biologiche, Edagricole, Bologna 1969.

P. Brunetti, A. Papa:Louis Kervran: storie di ordinaria...rimozione, “Frigidaire” aprile 1990.

domenica 24 maggio 2015

Ecologia marina - "Il mare che ci aspetta"




Solo da poco tempo stiamo cominciando a percepire che tutti gli oceani del mondo andrebbero considerati quasi come un unico organismo vivente. Le correlazioni fra la fisica, la chimica e la biologia che si compenetrano, nel giusto lasso di tempo, fra questi particolari ecosistemi sono infatti strettissime. Ne sono testimonianza la presenza di inquinanti quali i metalli pesanti (mercurio, cromo, cadmio, piombo, ecc.), il PCB (policlorobifenili), il DDT, e tanto altro ancora anche negli animali che vivono relegati ai poli del pianeta (soprattutto mammiferi marini, pinguini e pesci) e quindi teoricamente lontanissimi dalle fonti d’inquinamento umane. Evidentemente la nostra concezione “produttiva” e fortemente competitiva del nostro sistema di vita tiene in poco o in nessun conto la dimensione “finita” delle risorse del pianeta. Se solo negli anni “50 del secolo scorso eravamo 2,5 miliardi di persone ed oggi abbiamo quasi triplicato la nostra presenza sul pianeta, ed al contempo abbiamo esageratamente aumentato le esigenze per un modello di benessere insostenibile, è evidente che lo sfruttamento delle risorse, anche di quelle tecnicamente “rinnovabili”, si scontra con una domanda ben più elevata di quello che il pianeta può offrire. Ne costituisce un esempio lampante lo sfruttamento delle risorse della pesca. Il nostro approvvigionamento ittico è ancora largamente basato sulle catture in natura. Se le nostre esigenze alimentari di prodotti ittici sono di circa 150 milioni di tonnellate l’anno per un consumo pro-capite di circa 19 Kg, la produzione di pesce allevato è di “soli” 66 milioni di tonnellate (dati FAO 2012). Ma, come se non bastasse, molto prodotto pescato dai pescherecci d’altura viene rigettato in mare perché di scarso valore commerciale. Si tratta di uno dei tanti casi in cui Economia ed Ecologia collidono a danno come sempre della seconda. Del resto che le risorse del pianeta non siano illimitate lo sappiamo da tempo, già nel 1972 infatti il Club di Roma portò alla pubblicazione de “I limiti dello sviluppo”, un “testo sacro” composto da economisti di tutto il mondo e tradotto in tutte le lingue più parlate  del pianeta. In questo lavoro si preconizzò con largo anticipo che le crescite incontrollate, sia demografica che di sempre nuovi bisogni, non potevano essere soddisfatte da un pianeta dalle risorse limitate. Eppure  ancora non ci accorgiamo che, mentre noi aumentiamo irresponsabilmente di numero ed utilizziamo con poche regole quanto la Terra possiede, tutti gli altri viventi del pianeta diminuiscono sensibilmente, ad eccezione di poche specie opportuniste come ad esempio topi, corvi, gabbiani e scarafaggi: i nostri più probabili compagni di viaggio nel futuro dell’umanità.

Eppure le capacità di recupero degli ecosistemi è straordinaria e forse l’ecosistema marino, grazie alla sua vastità, ha dimostrato più di altri di avere la capacità di “digerire” i nostri rifiuti e le nostre intemperanze produttive e noi continuiamo ad utilizzare tutti i mari del mondo come la più grande ed incontrollata discarica dell’umanità.

Il mare è fatalmente il punto più in basso rispetto alle terre emerse e questo ne fa l’ideale ed ultimo punto di arrivo di ogni rifiuto, quando non si organizzano veri e propri trasporti per scaricarli in mare considerato che noi stessi non sappiamo o non vogliamo gestirli. Nell’ottica produttiva umana, che praticamente vive solo il presente o al massimo l’immediato futuro, trasformiamo quindi il mare in un comodo “tappeto” sotto cui nascondere la nostra polvere. Ma l’eccesso di sfruttamento da pesca e l’inquinamento stanno formando insieme una morsa nella quale anche un flessibilissimo ecosistema come quello marino rischia di essere stritolato. L’epoca attuale, cominciata con l’inizio del nuovo millennio, può essere, deve essere invece l’epoca del recupero, l’epoca di nuove ideologie in cui passare da un concetto economico basato sulla “massima concorrenza possibile nel massimo sfruttamento possibile” a quello fondato sulle “massime sinergie possibili”, sul recupero di tutto quello che siamo soliti usare e poi buttare, e attingendo dalle risorse del pianeta solo quel poco che non riusciamo a recuperare in altro modo. Dobbiamo avere il coraggio di rendere antieconomico il prelievo delle risorse del pianeta, dobbiamo avere il coraggio di controllare e di reprimere gli abusi. Anche il prelievo delle risorse ittiche deve sottostare a regole più rigorose in cui il prodotto naturale e non allevato deve essere considerato anche per il suo “valore biologico” a cui dovrà coincidere un più giusto valore commerciale. La pesca non potrà e non dovrà mai essere abolita perché essa stessa fa profondamente parte della cultura dell’uomo, ma dovrà continuare ad essere esercitata in una maniera realmente compatibile. Non si tratta però solo di dover salvare un’importante attività economica che risale al neolitico come se fosse un prezioso reperto archeologico, ma di dimostrare a noi stessi di essere ancora in grado, con intelligenza e lungimiranza, di continuare un’attività antica in armonia con i cicli e le potenzialità delle risorse naturali. Questo ci consentirà di ricordare le nostre origini, di non dimenticare cosa eravamo e quale equilibrio avevamo e possiamo ancora avere con il pianeta. Dobbiamo avere il coraggio di gettare le basi, realmente e per sempre, di una nuova (e forse la sola) concezione filosofica che ci consentirà di vivere ancora a lungo come genere umano facendo finalmente  coincidere, come è sempre stato in Natura, l’Economia con l’Ecologia.

Roberto Minervini (AK)

sabato 23 maggio 2015

Basta con le guerre - Commemorazione del 24 maggio e consegna firme sulla "Difesa Civile"



Cento anni fa, il 24 maggio 1915, l'Italia entrava nella prima guerra mondiale.  Alla fine di quella carneficina il fascismo, e la seconda guerra mondiale, ed Auschwitz ed Hiroshima, ed innumerevoli altre guerre, dittature, stragi, orrori, e la consapevolezza che l'umanità intera può essere annientata.

Non dobbiamo permettere che l'umanità sia annientata.

Per impedirlo occorre la pace; la difesa della vita, della dignita' e dei diritti di tutti gli esseri umani; il rispetto profondo e l'attiva tutela della biosfera.

Per realizzare tutto cio' (e tutto cio' e' indispensabile, indispensabile, per la salvezza dell'umanita') occorrono la smilitarizzazione e il disarmo, occorrono scelte di giustizia e di solidarieta', consapevoli che vi e' una sola umanita' in un unico pianeta vivente casa comune dell'umanita' intera; occorre la consapevolezza che siamo un'unica famiglia con un medesimo destino di vita o di morte.

Per la salvezza dell'umanita' occorre un fondamentale progresso civile: decidere di non uccidere piu', decidere di salvare tutte le vite, decidere di rispettare tutte le persone, decidere di sostenere chiunque e' nel bisogno, decidere di condividere i beni, il bene.

Chiamiamo questo ineludibile compito, questo necessario impegno, col nome semplice e chiaro di nonviolenza.

La nonviolenza e' l'opposizione nitida e intransigente a tutte le violenze; la nonviolenza e' recare soccorso ovunque occorra; la nonviolenza e' l'umanita' come dovrebbe essere.

Grazie alle firme da tutta Italia un'altra difesa e' oggi piu' vicina e possibile.

Depositata il 23 maggio 2015  alla Camera dei Deputati la proposta di legge di iniziativa popolare per la Difesa civile, non armata e nonviolenta.

Con la presentazione presso la Camera dei Deputati si e' concluso il primo passo formale importante della Campagna "Un'altra Difesa e' possibile".

Obiettivo raggiunto: gli scatoloni con le 50.000 firme necessarie per la presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare sono stati consegnati da una rappresentanza del Comitato Promotore. La raccolta e' avvenuta in tutta Italia, nel corso degli ultimi sei mesi, da centinaia di associazioni, gruppi, movimenti delle principali reti del mondo pacifista, nonviolento, disarmista e del servizio civile.

La proposta di legge "Istituzione e modalita' di finanziamento del Dipartimento per la Difesa civile, non armata e nonviolenta" vuole dare piena attuazione agli articoli 11 e 52 della Costituzione (ripudio della guerra e difesa della patria affidata ai cittadini) e avviare nel paese una politica di difesa della popolazione, del territorio, delle istituzioni: il servizio civile, la protezione civile, i corpi civili di pace e un Istituto di ricerche sulla pace ed il disarmo, sono gli elementi centrali della proposta legislativa la cui presentazione verra' annunciata gia' nella prossima seduta parlamentare a Montecitorio.

Grande soddisfazione e' stata espressa per questo risultato dai promotori della Campagna "Un'altra difesa e' possibile" che hanno registrato l'adesione anche di decine di sindaci di citta' grandi e piccole (Roma, Milano, Napoli, Genova, Reggio Emilia, Pavia, Modena, Messina, Vicenza, Livorno, Cagliari...) e di tanti Consigli Comunali, come dell'Assemblea legislativa dell'Emilia Romagna.

"In attesa che gli uffici della Camera dei Deputati controllino la validita' e la sufficienza delle firme raccolte - ha dichiarato Mao Valpiana, coordinatore della campagna e presentatore della proposta di legge - chiediamo che fin da subito deputati e senatori la possano fare propria, avviando il dibattito sulla necessita' che anche nel nostro Paese venga riconosciuta a livello istituzionale una forma di difesa alternativa a quella militare".

La proposta di legge, tra l'altro, chiede una riduzione delle spese sostenute dal Ministero della Diesa per nuovi sistemi d'arma al fine di poter costituire un Fondo per la difesa civile non armata e nonviolenta. "Non si tratta quindi di spendere di piu' - ha proseguito Valpiana - ma di spendere meglio".

A consegnare le firme sono stati i rappresentanti delle sei reti promotrici: Rete Italiana per il Disarmo, Rete della Pace, Tavolo interventi civili di pace, Conferenza nazionale degli Enti di Servizio Civile, Forum nazionale Servizio Civile, Campagna Sbilanciamoci!

Nei prossimi giorni i promotori auspicano inoltre di potersi incontrare con la Presidente della Camera Laura Boldrini, per sottoporle i contenuti del progetto di legge e chiedere un sollecito avvio dell'iter parlamentare relativo.


Movimento Nonviolento 



(La Nonviolenza è in cammino - nbawac@tin.it)


venerdì 22 maggio 2015

Marina di Pietrasanta, 6 e 7 giugno 2015 - Terra nuova Festival

Terra Nuova Festival:
protagonista la sostenibilità

 Il 6 e 7 giugno 2015 al Parco della Versiliana (Marina di Pietrasanta, Lucca) torna il Terra Nuova Festival, due giorni di incontri, spettacoli e laboratori per raccontare e vivere le buone pratiche e la sostenibilità: terra bene comune, sovranità alimentare, infanzia e salute, alimentazione terapeutica, un programma ricchissimo vi aspetta. Siete tutti invitati.

Cos’è
Il Terra Nuova Festival è un’occasione unica di festa e di confronto con l’universo di Terra Nuova Edizioni, con i lettori, i collaboratori della rivista, gli autori dei libri, nella pineta della Versiliana a due passi dalla spiaggia, insieme agli esperti, agli abbonati, agli amici e a tutte le persone desiderose di cambiare prospettiva.
È un grande evento sugli stili di vita sostenibili aperto a tutti e ad ingresso gratuito, dove toccare con mano i temi del cambiamento per il benessere della persona, della società e del pianeta.
È previsto un programma denso di incontri, conferenze, proiezioni, laboratori di autoproduzione, mostre, sessioni olistiche, spettacoli e un’area dedicata alla creatività dei bambini. Le conferenze pubbliche vedranno, tra gli altri, nomi quali Franco Berrino, epidemiologo all’Istituto dei Tumori di Milano; le proiezioni partono con i due bellissimi documentari “Educazione affettiva” e“Unlearning”; si parlerà di cibo e democrazia, di terra come bene comune, di alimentazione terapeutica, di approcci alla cura e all’educazione dei bambini. L’evento prevede anche una mostra mercato di stand ecobio, gastronomia biovegetariana e vegan.

Chi siamo
Terra Nuova è la rivista di riferimento degli stili di vita sostenibili. Un mensile stampato in 23 mila copie, che conta circa 10 mila abbonati e viene distribuito in oltre 1200 vendita. Dal 1977propone temi portanti come l’alimentazione naturale, l’agricoltura biologica, il consumo critico, l’ecoturismo, la crescita personale e la medicina non convenzionale.
Terra Nuova è anche una casa editrice che conta oltre 200 titoli al suo attivo. Ma è soprattutto l’incontro di tante persone che condividono ogni giorno buone pratiche per prendersi cura di se stessi, degli altri e della salute del pianeta terra.
Terra Nuova è fatta di tante persone: chi lavora nella redazione e negli uffici, chi opera sul territorio, chi scrive, chi legge, chi si impegna, chi ci sostiene, chi ci ispira, chi ci scopre e si innamora dei nostri temi. Tante persone che desideriamo incontrare al nostro Terra Nuova Festival alla Versiliana!

Dove siamo
Il festival è al parco della Versiliana, viale Enrico Morin 10/12, Marina di Pietrasanta (Lucca). Qui le indicazioni su come arrivare.
Per chi sceglie di trascorrere qualche giorno sulle spiagge della Versilia, QUI tutte le convenzioni in occasione del Terra Nuova Festival.



Contatti
Per informazioni sul programma:
gabriele@terranuovaedizioni.it
Media:
ufficiostampa@aamterranuova.it

giovedì 21 maggio 2015

Ancona, 26 maggio 2015 - "L'Italia dell'Expo e dei pesticidi.."



Visualizzazione di EXPO E PESTICIDI ANCONA 3.jpg

INVITO A PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA CONFERENZA CHE SI TERRA’ ALL’AULA MAGNA DELL’UNIVERSITà POLITECNICA DELLE MARCHE AD ANCONA MARTEDì 26 MAGGIO 2015!

La diversità ambientale costituisce un valore assoluto (al pari del patrimonio storico, architettonico e dei beni culturali).
Ogni attività economica (agricoltura, industria, turismo, …) va valutata prioritariamente sulla base degli effetti ambientali (soprattuto quando questi sono irreversibili, come la perdita di biodiversità o l’artificializzazione del paesaggio).
Quando questa attenzione non è stata messa in atto, per disattenzione o per ragioni di mera speculazione economica, gli effetti sono stati sempre negativi e spesso devastanti … (vedi ad esempio il caso, particolarmente pesante per le Marche, degli impianti fotovoltaici a terra e del biogas).

Parlare di cibo e di alimentazione, in un paese che potrebbe vivere di agricoltura e di turismo, è la discussione che più ci deve appassionare.
Tanto più quando ci accorgiamo che la qualità della nostra alimentazione mette pesantemente a rischio la salute delle giovani generazioni, oltre che la nostra, dobbiamo chiederci se questo modo di produrre cibo è nostro interesse e se possiamo permetterci di continuare a finanziare l’AGRICOLTURA INDUSTRIALE.

L’EXPO, comunque venga considerato, ha il merito di mettere in evidenza le più grandi contraddizioni della nostra epoca sul tema globale della nutrizione. Per quanto riguarda i PESTICIDI, invece, occorre fare attenzione al fatto che è ormai evidente che i risultati della ricerca siano stati pesantemente condizionati dalle grandi GRANDI AZIENDE AGROCHIMICHE (vedi il caso del GLIFOSATE, classificato innocuo e facilmente degradabile, ed ora certificato come probabile cancerogeno dallo IARC e misurato dall'ISPRA come primo inquinante nelle acque superficiali), che a loro volta hanno determinato lo sviluppo di una agricoltura, drogata dalla chimica di sintesi, che ormai sappiamo con certezza NON essere SOSTENIBILE né dal punto di vista AMBIENTALE, né dal punto di vista della SALUTE, né dal punto di vista ECONOMICO, né tantomeno dal punto di vista ETICO e SOCIALE.

Fabio Taffetani




mercoledì 20 maggio 2015

...in quel "Fosso Reale" c'è un alieno...



Tra le varie attività condotte da ARPAT a tutela dall'ambiente, viene svolta anche quella relativa al controllo biologico dello stato di qualità dei corpi idrici (monitoraggio biologico) quali laghi, fiumi, acque di transizione, acque sotterranee, acque marino costiere, come previsto dalla normativa “Direttiva Quadro sulle Acque 2000/60” e “D.Lgs. 152/06” e relative integrazioni, per conoscerne e definirne lo stato ambientale così da potere applicare eventuali azioni di tutela e miglioramento per il mantenimento e/o raggiungimento di un buon livello dello stato ecologico.
Il monitoraggio biologico si avvale degli indicatori biologici (bioindicatori) cioè animali e/o piante (invertebrati, alghe microscopiche, muschi, piante acquatiche ecc.) che risultano sensibili alle alterazioni naturali o antropiche dell'ambiente in cui vivono fornendo informazioni sul grado di alterazione e sulla qualità chimico – fisica ed ecologica del loro habitat.

Durante un campionamento applicando il metodo multihabitat proporzionale che si basa sullo studio delle comunità dimacroinvertebrati (gruppo di organismi, di piccole dimensioni, in prevalenza riscontrabile allo stato larvale) per risalire alla qualità ambientale di un corso d'acqua, nell'ambito della campagna di monitoraggio nell'anno 2013, due operatori del gruppo di lavoro Area Vasta Centro Risorsa Idrica hanno riscontrato, tra i vari organismi del macrobenthos catturati, un particolare Oligochete Tubificidae, riconosciuto successivamente dal Laboratorio Biologia della medesima Area Vasta: Branchiura sowerbyi.
Il campionamento è stato effettuato nel canale “Fosso Reale” che scorre fra Sesto Fiorentino e Campi Bisenzio (Firenze), nel periodo di giugno. 

Nelle successive campagne di monitoraggio non sono stati riscontrati altri individui.

Questo organismo è caratterizzato dall’avere dimensioni relativamente grandi, la caratteristica peculiare che permette la sua facile identificazione, unica del suo genere, è la presenza di filamenti branchiali presenti negli ultimi segmenti del corpo. I filamenti hanno una lunghezza di circa 2 mm e tendono a diminuire verso la parte caudale.

È una specie euriterma cioè capace di vivere entro intervalli molto ampi di temperatura, resiste bene alla variazione della concentrazione di ossigeno disciolto, mostra notevoli capacità di adattamento a condizioni ambientali variabili, è una specie piuttosto versatile, più o meno ubiquitaria e può essere invasiva. E’ resistente all’inquinamento, ha un tasso di mortalità piuttosto basso, anche se, essendo piuttosto visibile a causa delle dimensioni corporee e per le modalità di comportamento è sottoposta a predazione. E’ presente in laghi e fiumi italiani anche se non con frequenza elevata.
Come la maggior parte degli oligocheti che vive nelle acque dolci, si trova nel fondo sabbioso – limoso, ricco di detrito organico, in ambienti lentici (acque non correnti), è un organismo fossorio che forma dei tubi mucosi dove vi si posiziona a testa in giù con l’estremità posteriore libera, con la quale pratica continui movimenti oscillatori per facilitare la traspirazione e la eliminazione delle scorie metaboliche verso l’esterno. Inoltre, ogni filamento branchiale è in grado di muoversi in maniera indipendente, in estensione o ritrazione.

Questa specie proviene da ambienti acquatici tropicali a flusso molto lento, alta temperatura dell’acqua, elevate concentrazioni di sostanza organica.

Nelle regioni più fredde, dove questo Oligochete si è adattato, si può trovare in acque riscaldate artificialmente ad esempio da scarichi industriali caldi o in zone termali.
Branchiura sowerbyi è originario dell’Asia Tropicale sub – tropicale ed è stata introdotta in quasi tutti i continenti per opera dell’uomo attraverso gli scambi commerciali di piante acquatiche provenienti dall’Asia e pesce di allevamento. Questo organismo è usato come bioaccumulatore ad esempio per la ricerca dei floruri e conseguenti effetti tossici, con misure sul tasso di mortalità e sugli effetti negativi nella riproduzione.

L'attenzione verso Branchiura sowerbyi è legata al fatto che si tratta di una specie aliena o allocotona cioè che si trova in un ambiente diverso dal suo di origine ma essendo piuttosto adattabile anche in altri habitat può essere causa di problemi per le specie autoctone (tipiche di un determinato ambiente) in termine di competizione e/o sostituzione di queste ultime, risultando invasiva.

La presenza nell’ambiente di questa specie non indigena, è un dato interessante, che sarebbe necessario segnalare, perché, nel caso di una sua crescita numerica, potrebbe causare alterazioni nell'ambito delle comunità viventi tipiche dei siti monitorati, portando conseguenze a livello della catena alimentare, sull' ecosistema acquatico e sulla biodiversità.

Daniela Dinelli (Unità Operativa Biologia Laboratorio AVC)

105-15 - Una specie aliena rilevata durante il monitoraggio dei fiumi
Disegno Branchiura sowerbyi in cui si evidenzia la particolarità dei filamenti branchiali per la respirazione posti sulla parte posteriore del corpo