La politica europea di riduzione delle emissioni di gas serra si divide in due ambiti: i settori riguardano le grandi industrie energivore e la produzione di energia elettrica. I settori non –Ets – in sintesi, trasporti, agricoltura, residenziale e terziario – sono invece sottoposti a delle riduzioni di emissioni stabilite per ogni nazione della Effort Sharing Decision. L’obiettivo di riduzione delle emissioni complessive del 20 per cento rispetto al 1990 è suddiviso fra settori Ets e non-Ets.
L’obiettivo nel suo complesso è stato già raggiunto nel 2016. Nel 2017 sono tornate
a crescere dello 0,6 per cento, ma si prevede che l’obiettivo al 2020 venga centrato.
In termini di produzione da fonti rinnovabili il raggiungimento del target del 20 per cento sui consumi
che includono elettricità, calore e trasporti entro il 2020 è in forte dubbio, nonostante il trend di crescita
al 17,4 per cento nel 2017.
I paesi più virtuosi sono quelli scandinavi, ma anche l’Italia ha raggiunto il suo
target nel 2014. Tra i grandi paesi ancora lontani dal rispettare il proprio obiettivo Francia e Germania. Le
rinnovabili hanno comunque fornito il 32,3 per cento dell’elettricità europea nel 2018. L’ultimo target tra
quelli individuati dal Pacchetto 20/20/20 riguarda l’efficientamento energetico.
L’obiettivo di
efficientamento energetico al 2030 è stato comunque rivisto al rialzo rispetto al precedente – 27 per
cento. Ciò fa sperare che vi sia una maggior ambizione in futuro.
Se guardiamo agli obiettivi di più lungo termine, le proiezioni ci dicono che sulla base di quelli già
pianificati dagli stati membri, gli obiettivi al 2030 (riduzione emissioni e produzione da fonti .rinnovabili)
non verranno raggiunti. La Commissione ha stimato come necessario un investimento nelle infrastrutture
energetiche pari al 2,8 per cento del Pil.
Prof. Luigi Campanella
A.K. Informa N. 1/2020
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