domenica 14 luglio 2013

Diminuisce la riserva di acqua potabile in Italia



Quasi tutti i Paesi africani, l'Italia e in parte la Grecia, per quanto riguarda la distribuzione delle acque per uso potabile usano la logica "del fai da te", ogni comune s'arrangia come può. 

Nelle regioni settentrionali dell'Italia, grazie all'abbondanza di fiumi, sorgenti e laghi la captazione delle acque avviene quasi sempre in superficie, come in tutti gli altri Stati europei. Ma man mano che scendiamo nelle regioni centrali e poi meridionali della penisola e nelle isole, le acque per uso potabile invece vengono catturate in profondità, a volte attingendo in serbatoi naturali di acque fossili. Un danno irreversibile per quanto riguarda la circolazione delle acque di profondità, nonché per la salute dei cittadini. 

Un esempio per tutti è la situazione delle acque di falda della Puglia. La pressione delle acque sotterranee che sfociano nel mare è stata fortemente affievolita e in alcuni casi annullata, il risultato è che il mare è riuscito a penetrare nelle falde sotterranee, arrivando fino a 30/40 chilometri dalle coste. 

Morale della favola: da molti pozzi si estrae acqua salmastra inutilizzabile perché salinizza e sterilizza i terreni. Se analizziamo i rischi alla salute umana causati dall'utilizzazione di acque di falda, il caso più eclatante è quello del viterbese dove la gran parte di acque per uso potabile viene prelevato dai pozzi. Essendo l'area del viterbese di origine vulcanica, inevitabilmente nelle acque per uso potabile si trovano alte percentuali di Arsenico e di Uranio 238, elementi questi altamente cancerogeni. 

Non meglio nella Pianura Padana dove dall'acqua dei pozzi si possono trovare alte concentrazioni di sostanze chimiche tossiche percolate in profondità dopo che erano state "disinvoltamente e irresponsabilmente"sparse nei campi coltivati.

Quale è allora la risposta a tutto ciò? La nascita di una rete intelligente di condotte collegate dal nord al sud capaci di trasportare acqua potabile in tutt'Italia, un po' come avviene come la distribuzione dell'energia elettrica. 

Tutto questo è contenuto in uno studio recente elaborato dallo scienziato Vincenzo Ferrara per conto del ministero dell'ambiente. Secondo questo studio le acque potabili in eccesso al nord e in parte del centro potrebbero essere distribuite al sud senza più il bisogno di attingere acque di falde acquifere di profondità. Nel viterbese e in altre aree vulcaniche finirebbe così il rischio tumori a causa della presenza di arsenico e uranio 238.

Altra nota dolente dell'uso dell'acqua potabile in Italia è data dall'agricoltura che in molti casi "ruba" acqua già depurata per spargerla nei campi. Si pensi che il 70% di acqua per uso umano finisce nei campi e il più delle volte con la non sensibilità ambientale e sociale di alcuni agricoltori che in piena estate la consumano irrorando i campi anche quando il Sole è alto. In questo modo facendo evaporare l'80% dell'acqua prima che questa raggiunga le radici delle piante. Anche qui Vincenzo Ferrara propone di vietare l'uso di acque depurate per uso umano in agricoltura. In alternativa propone di utilizzare le acque provenienti dai depuratori che invece di finire in mare potrebbero essere dirottate nei campi. Sempre Ferrara propone di ripristinare o costruire nuove cisterne sotterranee capaci durante l'autunno e inverno d'immagazzinare le acque meteoriche.


Il problema dell'acqua presto potrebbe diventare "esplosivo" anche per l'Italia, per cui invece di pensare ad inutili e costose opera infrastrutturali, si potrebbe cominciare, per il bene di oltre 60 milioni di cittadini, a pensare seriamente a risolvere questo problema così come esposto nel recente studio del Ministero dell'Ambiente, di cui abbiamo riportano alcuni passaggi.    

Gabriele La Malfa

Nessun commento:

Posta un commento