Quasi
tutti i Paesi africani, l'Italia e in parte la Grecia, per quanto
riguarda la distribuzione delle acque per uso potabile usano la
logica "del fai da te", ogni comune s'arrangia come può.
Nelle regioni settentrionali dell'Italia, grazie all'abbondanza di
fiumi, sorgenti e laghi la captazione delle acque avviene quasi
sempre in superficie, come in tutti gli altri Stati europei. Ma man
mano che scendiamo nelle regioni centrali e poi meridionali della
penisola e nelle isole, le acque per uso potabile invece vengono
catturate in profondità, a volte attingendo in serbatoi naturali di
acque fossili. Un danno irreversibile per quanto riguarda la
circolazione delle acque di profondità, nonché per la salute dei
cittadini.
Un esempio per tutti è la situazione delle acque di falda
della Puglia. La pressione delle acque sotterranee che sfociano nel
mare è stata fortemente affievolita e in alcuni casi annullata, il
risultato è che il mare è riuscito a penetrare nelle falde
sotterranee, arrivando fino a 30/40 chilometri dalle coste.
Morale
della favola: da molti pozzi si estrae acqua salmastra inutilizzabile
perché salinizza e sterilizza i terreni. Se analizziamo i rischi
alla salute umana causati dall'utilizzazione di acque di falda, il
caso più eclatante è quello del viterbese dove la gran parte di
acque per uso potabile viene prelevato dai pozzi. Essendo l'area del
viterbese di origine vulcanica, inevitabilmente nelle acque per uso
potabile si trovano alte percentuali di Arsenico e di Uranio 238,
elementi questi altamente cancerogeni.
Non meglio nella Pianura
Padana dove dall'acqua dei pozzi si possono trovare alte
concentrazioni di sostanze chimiche tossiche percolate in profondità
dopo che erano state "disinvoltamente e
irresponsabilmente"sparse nei campi coltivati.
Quale
è allora la risposta a tutto ciò? La nascita di una rete
intelligente di condotte collegate dal nord al sud capaci di
trasportare acqua potabile in tutt'Italia, un po' come avviene come
la distribuzione dell'energia elettrica.
Tutto questo è contenuto in
uno studio recente elaborato dallo scienziato Vincenzo Ferrara per
conto del ministero dell'ambiente. Secondo questo studio le acque
potabili in eccesso al nord e in parte del centro potrebbero essere
distribuite al sud senza più il bisogno di attingere acque di falde
acquifere di profondità. Nel viterbese e in altre aree vulcaniche
finirebbe così il rischio tumori a causa della presenza di arsenico
e uranio 238.
Altra
nota dolente dell'uso dell'acqua potabile in Italia è data
dall'agricoltura che in molti casi "ruba" acqua già
depurata per spargerla nei campi. Si pensi che il 70% di acqua per
uso umano finisce nei campi e il più delle volte con la non
sensibilità ambientale e sociale di alcuni agricoltori che in piena
estate la consumano irrorando i campi anche quando il Sole è alto.
In questo modo facendo evaporare l'80% dell'acqua prima che questa
raggiunga le radici delle piante. Anche qui Vincenzo Ferrara propone
di vietare l'uso di acque depurate per uso umano in agricoltura. In
alternativa propone di utilizzare le acque provenienti dai depuratori
che invece di finire in mare potrebbero essere dirottate nei campi.
Sempre Ferrara propone di ripristinare o costruire nuove cisterne
sotterranee capaci durante l'autunno e inverno d'immagazzinare le
acque meteoriche.
Il
problema dell'acqua presto potrebbe diventare "esplosivo"
anche per l'Italia, per cui invece di pensare ad inutili e costose
opera infrastrutturali, si potrebbe cominciare, per il bene di oltre
60 milioni di cittadini, a pensare seriamente a risolvere questo
problema così come esposto nel recente studio del Ministero
dell'Ambiente, di cui abbiamo riportano alcuni passaggi.
Gabriele La Malfa
Nessun commento:
Posta un commento