giovedì 16 maggio 2024

La nascita dell'ambientalismo strutturale...



Moos e Insel (1974), due dei maggiori teorici, individuano tre assunti di base importanti per l'ecologia sociale: 

1) Il comportamento umano non può essere capito al di fuori dell'ambiente in cui trova espressione... Non si possono avanzare predizioni accurate sul comportamento solo sulla base di informazioni sull'individuo, è essenziale avere anche informazioni sull'ambiente;

2) Gli ambienti fisici e sociali devono essere studiati insieme  perché l'uno non può essere capito senza l'altro;

3) l'Ecologia sociale include una scelta di valori espliciti, in quanto tenta di procurare delle conoscenze volte a promuovere il miglior funzionamento umano.

Tra i vari concetti elaborati da questo approccio, due appaiono prospettive teoriche e metodologiche di ampio respiro,e cioè: i concetti < behavior setting> e <environmental press>. Il concetto di <behavior setting> o setting comportamentale è stato introdotto da R.Barker che ha sviluppato i suggerimenti proposti da Lewin nel suo "Psychological Ecology" (1951) e poi nel suo "Ecological Psychology" (1968). 

Barker si è proposto di mostrare il rapporto tra comportamenti che persone diverse esibiscono in un dato setting e le proprietà strutturali di quel setting stesso. Giunge così alla formulazione del concetto di "BEHAVIOR SETTING", che comprende sia l'ambiente (con confini di spazio-tempo definiti) in cui si svolge il comportamento, sia le modalità del comportamento specifico che vi si manifesta.

Giorgio Vitali    
  

mercoledì 15 maggio 2024

Il corpo della Terra... e la descrizione bioregionale

 


Il funzionamento generale dell’organismo vivente viene compreso attraverso il riconoscimento e lo studio delle sue funzioni vitali e dei modi in cui tali funzioni si manifestano ed il bioregionalismo individua gli organi specifici che provvedono a tale funzionamento e le correlazioni fra l’organismo e l’insieme degli organi che lo compongono, descrivendone le caratteristiche e la loro compartecipazione al funzionamento globale. Per cui non c’è assolutamente alcuna differenza fra ecologia profonda e bioregionalismo, sono solo due modi, due approfondimenti, per comprendere e descrivere l’evento vita.

Personalmente ho inserito come terzo elemento componente “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo, da me definita “spiritualità laica”. Ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. Anche questo processo di auto-conoscenza, ovviamente, è parte integrante del processo individuativo svolto nell’ecologia profonda e nel bioregionalismo.
Hekigan Roku racconta:  "Ungan chiese a Dogo, “Come fa il Bodhisattva Kanzeon (Avalokiteswara) ad usare tutte quelle mani e tutti quegli occhi?”
Dogo rispose, “E’ come un uomo che nel mezzo della notte si sistema il cuscino dietro alla sua testa”.
Ungan disse, “Capisco.”
Dogo disse, “Come lo capisci?”
Ungan disse, “Tutto il suo corpo è mani ed occhi.”
… Dogo disse, “Ciò è molto ben espresso, ma è soltanto otto-decimi della risposta”.
Ungan disse, “E tu come lo diresti, Fratello Anziano?”
Dogo disse, “In tutto il corpo, solo mani ed occhi!”
Paolo D'Arpini

martedì 14 maggio 2024

Colline prosecco UNESCO DOCG - ancora sbancamenti e disboscamenti...

 


"L'espansione dei vigneti dilaga nel cuore della Core Zone Unesco estirpando boschi e prati secondo un disegno fondato esclusivamente sul profitto. Le promesse di un blocco di nuovi impianti a monocotura, a suo tempo fatte dai nostri Governanti, vengono sistematicamente sconfessate e ridicolizzate dai fatti..."  



Purtroppo il Ministero della Cultura italiano, responsabile delegato dall’UNESCO a gestire dopo la certificazione il sito “culturale” delle Colline DOCG Prosecco, oltre a non vigilare abbastanza sui continui sbancamenti, molto probabilmente non comunica all’UNESCO neanche i progetti di attuazione delle 14 raccomandazioni fatte dalla Commissione ICOMOS.

Questa situazione fuori controllo delle colline prosecco da parte degli organi istituzionali competenti, è dovuta al fatto che in fase di certificazione UNESCO è stata eliminata la 15^ raccomandazione di controllo, richiesta dalle procedure UNESCO.

La 15^ raccomandazione eliminata recitava :

“Garantire che tutti i principali progetti che potrebbero avere un impatto sulla proprietà siano comunicati al Centro del patrimonio mondiale in linea con l'articolo 172 degli Orientamenti operativi per l'attuazione della Convenzione del patrimonio mondiale;”

 

Aver eliminato la 15^ raccomandazione nel Rapporto dell’UNESCO di Parigi deresponsabilizza il Ministero della Cultura verso l’UNESCO di Parigi perchè impedisce di fatto il controllo dei tempi, dei costi, della qualità dei progetti di attuazione delle altre 14 raccomandazioni indicate dalla Commissione ICOMOS UNESCO e offre invece una grande opportunità a chi vuole agire indisturbato a disboscare, sbancare ed edificare, come sta succedendo in continuazione da quando la Regione Veneto, solo due settimane dopo la certificazione UNESCO Colline del Prosecco Conegliano/Valdobbiadene,  ottenuta a Baku il 7.7.2019, ha approvato  in Consiglio regionale  una legge, la nr.29 del 25.07.2019, che propone per il Veneto il “...riutilizzo di strutture in zona agricola per finalità di locazione turistica o per finalità di classificazione come dipendenza di albergo diffuso”  senza modifiche di destinazione d’uso e di imposizione di nuove tasse.

 

Anche nel caso denunciato non condividiamo l’incertezza del Comune di Tarzo per questo intervento privato che amplia le superficie dei vigneti, per i quali si utilizzano pesticidi di sintesi e si prevedono disboscamenti che eliminano e interrompono i corridoi ecologici della fauna e stanno mettendo a rischio sempre di più le falde acquifere dei residenti.  

 

Gianluigi Salvador





PAN Italia (Pesticides Action Network)
Monocoltura DOCG. Una devastante grande opera.
link: 
http://youtu.be/_pVQ6uszWWA
HARD PESTEXIT: Stop a TUTTI i pesticidi di sintesi
link: 
http://andiamoavantitornandoindietro.jimdo.com
PENSARE GLOBALE PER SOPRAVVIVERE LOCALE


Articolo collegato:  https://www.marciastoppesticidi.it/index.php?lang=it#:~:text=Espansione%20dilagante%20dei%20vigneti%20nella%20Zona%20Unesco&text=Questi%20sono%20%22Lavori%20di%20sistemazione,disegno%20fondato%20esclusivamente%20sul%20profitto.

I limiti della crescita...



Il rapporto "The limits to growth" è stato l'unico studio sistemico veramente serio eseguito finora sul sistema mondiale. Le sue proiezioni in avanti si stanno rivelando esatte, dopo più di 50 anni! Allora fu fatto un errore da parte dei divulgatori, che misero in evidenza soprattutto l'esaurimento delle risorse, mentre il risultato essenziale era l'impossibilità di proseguire con gli andamenti della civiltà industriale perchè incompatibili con il funzionamento del Sistema Terrestre. 

Dei 12 scenari esaminati, solo due non portavano a un collasso del sistema, ma avevano come condizione necessaria e non sufficiente lo stabilizzarsi della popolazione mondiale attorno all'anno 1975, che corrisponde circa alla metà di quella attuale. 

Anche lo scenario-limite con l'ipotesi di "risorse infinite" collassava, solo qualche anno più tardi degli altri, perchè la curva dell'inquinamento andava all'infinito. 

Consiglio vivamente anche la lettura del libro "Assalto al Pianeta" di Pignatti e Trezza (Bollati Boringhieri, 2000), passato completamente sotto silenzio per non toccare il fanatismo suicida della crescita.

Guido Dalla Casa



sabato 11 maggio 2024

Ritorno all’umano condiviso!

 


Nel libro “La civiltà della Dea” l’autrice Marja Gimbutas utilizzava il termine “matristico” per definire le antiche società neolitiche, Riane Eisler per risolvere il problema ha coniato addirittura un nuovo termine, gilania, unendo la radice greca di femminile (gyn) e maschile (an) con una ‘l’, lettera che evoca il termine link, ‘legame’. Invece Heide Göttner Abendroth, che possiamo definire la fondatrice di questa corrente di studi, considera la parola adeguata da usare matriarcato, e lo spiega dal punto di vista etimologico non come ‘potere delle madri’, bensì come ‘antiche madri’, da cui la semplice evidenza che queste società tengono in alta considerazione la funzione materna come principio intorno a cui si organizza la società, per cui essendo il rapporto d’amore e di cura madre-figlio l’aspetto fondante della società non esistono le gerarchie tipiche del patriarcato”.

Ma a partire da cinquemila anni or sono, con il formarsi delle civiltà agricole e dell’urbanizzazione, iniziò la trasformazione in chiave patriarcale della società, anche se il patriarcato per legittimarsi adottò degli schemi matriarcali di facciata, che ovviamente dovevano far presa sulla gente cresciuta in quell’ambito. In tal senso quella dei sacrifici rituali maschili, descritti anche nella Bibbia, è stata una trasposizione letterale del rozzo spirito patriarcale dei miti di vita-morte-rinascita legati al ciclo naturale.

Ma non tutto nel patriarcato può essere considerato negativo. Infatti la società umana si è adattata alle diverse esigenze di vita e se non vi fosse stata una partecipazione attiva da parte dei maschi, nella cura della famiglia e nella conservazione e produzione dei beni (come pure nel mondo del pensiero e dell’arte) difficilmente sarebbero stati fatti passi avanti nella tecnologia e nella scienza empirica. Questo almeno è il mio pensiero e ricordo di averne discusso con fervore in passato con l’amica bioregionalista Etain Addey (che non era molto d’accordo con questa visione). D’altronde non possiamo cullarci in congetture, tipo “come sarebbe stato se…”, ma dobbiamo basarci su quel che è stato e su quel che conosciamo in seguito alle esperienze vissute, non potendo sfuggire alla realtà dei fatti, e dovremmo cercare di trarne insegnamento, anche aggiustando -ove necessario- la rotta da seguire.

Sono dell’idea che è inutile e fuorviante cercare di ricalcare un ipotetico periodo aureo del matriarcato quando sappiamo benissimo che era essenzialmente dovuto all’ignoranza ancestrale del fenomeno riproduttivo. A parte questo mi son trovato spesso in disaccordo con certe “femministe” per la loro mancanza di riconoscimento dello sviluppo della specie umana, nella sua interezza (relativamente all’intelligenza del maschile e del femminile), e ai diversi approcci psichici, comunque entrambi necessari all’evoluzione della specie.

Ed in questo senso una considerazione dell’amica Sabine Eck mi sembra necessaria…”ricordare questi eventi del passato matriarcale non significa voler tornare indietro, bensì cercare di integrare i due aspetti del maschile e femminile nella vita di ognuno, vivendoli in armonia e seguendo le reciproche tendenze senza imitazione né antagonismo”.

Insomma la nostra specie e la società umana hanno bisogno di riscoprire l’unitarietà della vita che si manifesta nei suoi diversi aspetti. Il Sole e la Luna. Femminile e Maschile, entrambi necessari come i due poli (positivo e negativo) che trasmettono la corrente della vita.


Paolo D’Arpini

giovedì 9 maggio 2024

Viviamo una storia d’umana miseria... immersi nel virtuale

 


Le condizioni storiche che si stanno affermando sono una diretta per qualcuno della generazione, all’ultimo terzo della vita, che si sta avviando a lasciare la mondanità. Per gli altri, più giovani e recenti, che occupano i primi due terzi, saranno semplicemente la normalità. Nessuno dei vecchi dispone dei mezzi e del potere di comunicazione per annunciare ai giovani che, sopra le loro teste, il cielo che guardano ogni giorno, é di cartone, come quello di Truman Burbank. L’incantesimo è compiuto. E i burocrati dei media, più che servi consapevoli, con in pugno lo scettro abbacinante del tengo famiglia, ne sono ugualmente rapiti. Al punto che senza difficoltà alcuna hanno preso fin da subito a sventolare i vessilli dell’abisso, quel regno dove la cancellazione delle culture, l’ecologia di superficie, i figli a piacere, le madri in affitto, l’impatto zero, il politicamente corretto scorrazzano come orde mongole nello spirito delle persone, radendo al suolo la storia, l’identità, l’analogicità della realtà, il pensiero unico, il totalitarismo democratico, il progressismo, la cultura che è in loro. Come il potere che ha a suo tempo perpetrato la colonizzazione secondo un autoreferenziale diritto di vita, di morte, di sopruso, abuso e predazione, così, con aggiornate modalità, fa ancora. La cultura woke, che vorrebbe dire risvegliato, è il loro scopo e la loro bandiera.

È come se le cose stessero così. Come tartarughe marine nuotiamo imperterrite verso l’arenile sul quale eravamo nate. I genitori – latori di vita – ci avevano dato il necessario per guidare noi stessi negli oceani, e per fare ritorno dove generare altra prole e lasciare che il ciclo potesse chiudersi e contemporaneamente riaprirsi nuovamente.

Analogamente alle tartarughe anche noi abbiamo avuto valori guida, logiche di comportamento, costumi, usanze e tradizioni, ovvero territori nei quali non sentirsi mai dispersi nel vasto mare del mondo, popolato da sirene ammaliatrici. Anche noi come le tartarughe, qualunque fosse il nostro censo, avevamo la conoscenza utile per perpetuare quanto nell’insieme costituiva la comunità. La dimensione analogica, acqua del nostro oceano, era una rete di continuità, a mezzo della quale, di qualunque fatto si trattasse, il nostro interlocutore aveva una fisionomia, un’identità, con la quale ci relazionavamo, restando e perpetrando in quel momento, la dimensione umana della concezione del mondo, dell’altro, di noi stessi. Ma anche del futuro e dei progetti di cui riempirlo.

Al pari delle tartarughe, dei delfini, delle balene e delle orche che incomprensibilmente perdono la via corretta e si spiaggiano uccidendo se stesse e interrompendo il ciclo della vita, anche noi ci troviamo ora senza riferimenti. Un ovattato ma opulente terremoto, edulcorato da specchietti e lustrini – gli stessi del colonialismo – in forma di Festival, di Champions, di votazioni per la libertà e di destra contro sinistra, di intelligenza fittizia detta artificiale – propagandata come sostanziale – di digitalizzazione del quotidiano, ci ha sfasciato il plinto di stabilità su cui poggiavamo l’esistenza. Così imbambolati, non c’è stata difficoltà – c’erano le code e ce ne saranno ancora – ad iniettare nel braccio e nello spirito il virus del virtuale, assassino dell’empirico.

È una lunga storia d’umana miseria, ma ora immersi nella virtualità del digitale, le vie che noi e nostri padri sempre avevamo seguito non portano più ad approdi in cui riconoscerci. Siamo stati sbarcati su terre in cui non riconosciamo nulla, e ciò di cui veniamo a conoscenza fa paura e sgomento, come è giusto quando togli carne ed eros e metti ologrammi e pixel.

Come i delfini, le api e gli uccelli migratori perturbati dalla matassa atmosferica di campi magnetici e altre opere e conseguenze della cultura antropocentrica – quelle del cosiddetto progresso – ci domandiamo dove stiamo andando. Ci siamo fidati del capitano e del nostromo e abbiamo sbagliato. Ci hanno chiesto e ci chiedono di remare ancora, e noi l’abbiamo fatto. Ma loro, smentendo le loro stesse parole e promesse, mentivano. Non era vero che stessimo facendo rotta verso il nostro bene, puntavano al denaro e al controllo. E noi, se serviva con qualche altro lustrino in regalo, remavamo.


A parte uno spicchio di generazione dell’ultimo terzo, percentualmente parlando, quasi nessuno si preoccupa di come stia andando la diretta della storia che si sta svolgendo. Quasi nessuno sa di essere protagonista, ci si crede sempre spettatori. E, in fondo come biasimarli? Che potere avrebbero di modificare o invertire la tendenza? Tutti sanno che nessuno di noi vuole armare Kiev, ma politici e governo – Mattarella non voglio neppure nominarlo – non se ne curano. Guardano ad altro. Il loro interesse non siamo noi.

Gli ammiragli della flotta su cui siamo imbarcati sanno che la nostra vecchia forza può andare perduta. Se smettiamo di remare, sanno che qualche negro (non c’è offesa in una parola, ma nella sua interpretazione), qualche poveraccio e qualche disgraziato ci sostituirà di corsa, ben felice del tozzo di pane – chiamato reddito di cittadinanza, precariato o inclusione – che riceveranno in cambio.

Gli alti ufficiali sanno che dedicarsi ai piccoli e ai giovani, risparmierà loro energie, al fine di convogliare la transumanza postumanistica entro la mandria digitalizzata. Come una carta doppia, noi all’ultimo terzo, siamo stati gettati dal mazzo. Anche l’evocazione della democrazia e la sua invocazione che alcuni di noi sentono e a cui si richiamano ancora è, ora più che mai una pavloviana reazione, colpo di coda dell’incredulità della diretta cui stiamo assistendo, dell’incubo che ne deriva, del terrore che non sia solo un’allucinazione. Democrazia, già. Null’altro che un vuoto involucro riempito dalle voci dei benpensanti, notoriamente guizzi di basso livello con i quali credono di fornire risolutiva considerazione: “Allora vai da Putin, a scrivere quello che qui puoi scrivere”. Truppe felici di fare la coda per andare a sciare. Il resto non lo vedono e finché ci sarà neve, anche finta, continueranno a citare Putin e la sua marcia verso Lisbona. La bandiera della democrazia, pende dai balconi delle istituzioni. Ogni giorno viene issata, perché ogni giorno, sul ponte di comando sanno che c’è sempre qualcuno da imbambolare.

Ai tempi della democrazia, quella con ancora po’ di polpa, sapevamo che il nostro potere era il segno sulla scheda. Lo si può affermare, facendo la tara a quel contesto culturale in cui la percentuale di politici dediti alle promesse fatte, non era meno che risibile come ora. Ma adesso è chiaro. Il pilastro democratico, alla faccia degli imbonitori progressisti – dai quali la destra fa parte alla pari nei confronti dei falsi dirimpettai – è venuto meno. Purtroppo c’è ancora chi, non avendo neppure fatto la prima elementare della scuola sociale, non sa fare due più due, e quindi non vede che un voto dato in mano ai potentati economici e alle regole dei mercati e della finanza, non solo non vale nulla, ma è anche – per chi crede che nascondersi nell’urna sia un diritto assolutamente da esercitare – una cartina di tornasole: più gente consegna il documento e afferra la scheda, più loro avranno la misura dell’efficacia della loro propaganda.

Come le megattere non sappiamo più dov’è il nord. O meglio, il nord è divenuto opinabile, virtuale o è stato sostituito. La chirurgia e il silicone possono ciò che noi neppure immaginiamo.

Il senso della terra e così quello dell’uomo è stato eroso fino allo scheletro. La carcassa del nostro mondo analogico è però stata virtualmente rivitalizzata da quello digitale. Noi moriremo in pochi anni e chi resterà non avrà più di che prendere coscienza che il mondo virtuale in cui starà vivendo non c’è sempre stato. E che la vita a punti non è la normalità. Ma chi glielo dirà che gli archetipi sono stati buttati a mare perché zavorra inutile al progresso? Che l’albero delle uova non l’ha fatto la natura?

Lorenzo Merlo



Obiezione di coscienza... Rifiuto alla guerra!



Alla vigilia del 15 maggio, Giornata internazionale per l’obiezione di coscienza al servizio militare, una nuova iniziativa internazionale è stata lanciata dai soggetti promotori della #ObjectWarCampaign (per la protezione europea degli obiettori russi, bielorussi e ucraini): si chiama #RefuseWar .


Lo scopo è sostenere tutti coloro che rifiutano la guerra in qualsiasi parte del mondo, tutti gli obiettori di coscienza ovunque si trovino facendo da sponda alle migliaia di persone che rifiutano la guerra e il sistema militarista e sostengono la pace e le alternative nonviolente.


I Disarmisti esigenti, per il tramite della LOC (componente della nostra Rete) membri WRI, aderiscono con convinzione ed entusiasmo Consapevoli che il NO alla guerra deve essere serio e coerente; ed anche per questo deve sapersi accompagnare ad alternative costruttive.


#RefuseWar invita tutti, ovunque, all'azione attraverso la pubblicazione di una dichiarazione di "rifiuto" e di "sostegno". Tutti sono infatti invitati a pubblicare in una mappa interattiva creata ad hoc sul sito www.refusewar.org una breve dichiarazione sul modello di "Io rifiuto/obietto... . Io sostengo/appoggio... .


IL NOSTRO NO – IO RIFIUTO

Ci opponiamo alle guerre e al sistema di guerra.  Siamo convinti che l'obiezione di coscienza costituisca insieme una strategia ed una pratica fondamentale, di natura politica oltre che etica, per opporsi alle politiche e alle dinamiche di guerra. In particolare, in questa congiuntura storica per l'Italia, sempre più coinvolta nello scontro tra NATO e Russia sul territorio ucraino, abbiamo lanciato una dichiarazione di impegno, sottoscrivibile al seguente link:  

 https://www.petizioni24.com/obiezione_alla_guerra_e_al_servizio_militare_impegno_per_la_difesa_nonviolenta/

TESTO DELLA DICHIARAZIONE DI IMPEGNO - DA SOTTOSCRIVERE, APPOGGIARE, DIFFONDERE PER L'OBIEZIONE ALLA GUERRA - PER L'OBIEZIONE (ANCHE PREVENTIVA) AL SERVIZIO MILITARE CHE LA PREPARA - PER ATTUARE E COSTRUIRE LA DIFESA NONVIOLENTA   -PER IMPLEMENTARE L'ALBO PUBBLICO DEGLI OBIETTORI

Dopo aver sottoscritto il testo su cui sopra compilando il form che si trova su questa pagina web di petizioni.com: scrivere a (aggiungendo eventualmente considerazioni e motivazioni personali):  protocollo.centrale@pec.quirinale.it – presidente@pec.governo.it – segreteria.ministro@difesa.it

Alfonso Navarra - Disarmisti Esigenti