
Fiorella Belpoggi ricercatrice del centro Ramazzini ha dimostrato inequivocabilmente che il Glifosato fa male alla salute ambientale ed umana. Dopo anni di ricerche puntuali, cosa ci dice? Il glifosate è peggio di Satana!
La spiritualità solitamente è considerata un attributo umano, giacché riteniamo che solo l'uomo sia in grado di sperimentare coscienza di sé ed intelligenza discriminativa e razionale. Questa capacità possiamo anche definirla "spirito". Siccome però non esiste, su questa terra e nell'universo, cosa che possa dirsi separata, in quanto il tutto contribuisce a manifestare il "tutto", e la vita stessa è inscindibile nelle sue varie manifestazioni (avendo radici comuni in tutte le sue forme, di qualsiasi genere e natura), si può intuire che la caratteristica della "coscienza-intelligenza" sia presente in ogni elemento vivo, che dimostra nascita crescita e morte, sia pur in diversi gradienti.
Facciamo l'esempio dello sviluppo in "intelligenza e coscienza" da parte dell'uomo. Cominciando dalla sua formazione nell'unione di spermatozoo ed ovulo, passando per la fase embrionale, alla formazione completa degli organi, alla fuoriuscita dal grembo, all'inizio della sua capacità di apprendimento e discernimento... Il passaggio attraverso questi diversi momenti evolutivi -pur apparentemente differenti in qualità- rappresentano comunque una crescita del medesimo soggetto.
Se ciò avviene nell'uomo perché non ipotizzare che possa avvenire in ogni altra forma vitale, pur in una scala differenziata e limitata alle caratteristiche proprie di ogni altro essere vivente? Dal punto di vista poetico ed emozionale, perché non considerare anche la vita di un albero come espressione spirituale della natura? Cosa c'è di male?... Innegabilmente l'albero è vivo e si esprime attraverso le sue funzioni biologiche e manifesta desideri e repulsioni, come noi umani, sia pur in misure diverse....
Se accettiamo questa premessa come un presupposto di condivisione della stessa qualità di "coscienza ed intelligenza", ecco che improvvisamente possiamo riconoscere in tutto ciò che esiste la qualità "spirituale"... Dalla sua potenzialità nella materia cosiddetta inerte alla manifestazione graduale in piante, animali ed umani.
Noi riconosciamo lo "spirito" in quanto capacità della vita di esprimere se stessa in forme energetiche sottili... e qui possiamo fermarci...
Paolo D'Arpini - Rete Bioregionale Italiana
L’evidente diversità delle persone sedute in cerchio e la loro capacità di dialogare è stato ciò che mi ha fatto innamorare della RIVE, fin dal primo punto all’ordine del giorno della mia prima assemblea a Torri Superiore nel gennaio 2010.
Da allora sono passati 15 anni e tante, tante assemblee.
Il desiderio di una collettività inclusiva e le diversità interne sono rimaste nel tempo un tratto caratteristico dell’associazione. Puoi trovare chi è idealista a fianco della persona spiritual-olistica, da chi è spiccatamente frick o appartenente alla rainbow family a chi viene dalla città e ha una formazione di manager d’azienda, a persone intellettuali come anche “praticone”, d’inclinazione artistica o logico-informatica.
Questa umanità variegata che affluisce nell’alveo della RIVE, ha sempre nutrito il Senso del mio adoperarmi nell’associazione perché rappresenta il riflesso del tipo di società che desidero. A fianco a questo, ogni tanto la tendenza al “volemose bene” ha creato dei cortocircuiti, mettendo a disagio alcune persone e generato il rischio di omologazione.
È stato grazie all’attenzione acuta di Rosalinda Quintieri, “Ros”, che arrivava da anni di ricerca ed insegnamento all’estero su temi EDI e “capitalismo interiore”, e ai dialoghi con lei, che ho iniziato a notare alcune dinamiche relazionali e comunicative potenzialmente escludenti. Certa delle buone intenzioni di chi ha attraversato la collettività RIVE negli anni, come della mia, ho sentito il bisogno di fare qualcosa di concreto ed ho accolto con entusiasmo la proposta di Ros, Silvia Stradi (la comune di Alvador), Veronica Magli (casa Crisalide) e Cristina Evangelisti (Torri Superiore) di fondare un gruppo di lavoro che si occupasse dei temi EDI - Equità Diversità e Inclusione.
Così nel 2024 è nata RIVEEDI, una “gruppa” basata sui principi della Giustizia Sociale, inclusi nel manifesto RIVE (2010), che propone sessioni di approfondimento al raduno e negli incontri stagionali. Abbiamo lavorato su stereotipi, pregiudizi e discriminazioni e abbiamo visto - analizzando con strumenti adeguati come la ruota dell’identità sociale - come le oppressioni si fondano sul binarismo “giusto” o "sbagliato" rispetto alla nostra ed altrui identità. Quindi, se avere un atteggiamento a cuore aperto verso le altre persone è un’attitudine che segna un buon punto di partenza per costruire ponti tra le diversità, non possiamo ignorare i privilegi del nostro ruolo sociale, del potere che esercitiamo (o no), delle credenze personali che affermano “come dovrebbero essere le cose”, o ancora peggio, come dovrebbero essere le persone che fonderanno una nuova società.
Attenzione!
Perchè ogni volta che sminuisco, svaluto, o semplicemente ignoro, le caratteristiche fisiche e identitarie, le scelte o le diverse modalità di espressione di chi è a fianco a me, sto riproducendo il sistema di monocultura ed oppressione da cui diciamo di volerci emancipare. Nei tempi che corrono, e corrono in fretta, l’invito di RIVEEDI è soffermarsi a guardare insieme le nostre micro abitudini relazionali per individuare cosa e quanto diamo per scontato e come, invece, per essere più congruenti al nostro sogno di futuro comunitario ed ecologico, è necessaria una presa di respons-abilità pratica e quotidiana, interrogandosi sulle dinamiche identitarie che intercorrono nelle relazioni comunitarie, al fine di praticare il mondo che desideriamo.
Chi parteciperà al prossimo Raduno RIVE a Vidracco (IV), presso la federazione di comunità di Damanhur - dal 24 al 27 luglio 2025 - potrà venire a parlare di questi temi direttamente al presidio di RIVEEDI e rivolgersi a noi in caso sorgesse un disagio durante il raduno rispetto ai temi che ci competono. Un segno concreto di una RIVE che, nonostante i suoi 26 raduni estivi, continua a mettersi in discussione e a considerare la diversità un elemento di stimolo ed ispirazione per il cambiamento.
Francesca Guidotti e “gruppa” RIVEEDI
Lo sfruttamento massiccio di tutte le risorse naturali, nell’interesse dominante delle società finanziarie internazionali che sovrintendono lo sfruttamento a tappeto delle acque minerali, non può essere accettato dal Governo e dal Parlamento italiano.
Certo lo sostiene il piccolo Circolo vegetariano VV.TT., praticamente ‘un puntino’ sulla carta politica e geografica d'Italia – ma dopo aver affrontato questi temi con cognizione, sentiti esperti, eseguiti studi e ricerche, fra tante difficoltà immaginabili...
Paolo D'Arpini sostiene che ''è giunto il momento di istituire il 'Magistrato delle Acque potabili' (esistono gli storici Magistrati alle Acque che dovrebbero essere re-istituiti per prevenire le alluvioni) mentre quelli delle acque potabili dovrebbero verificare le nuove concessioni per lo sfruttamento delle acque potabili e far rispettare dei limiti, onde impedire la realizzazione di un progetto che avanza a passi giganteschi in Italia e in Europa: la commercializzazione di tutte le acque minerali e, in generale sorgive, con il rischio che anche le aree che hanno acqua potabile direttamente dai rubinetti delle abitazioni ricevano in futuro soltanto acqua riciclata, imbevibile e già, in talune zone europee, inservibile persino per il bucato a mano''.
(Notizia di archivio, ADN Kronos 1999, ancora buona...)
Il Coordinamento Nazionale No Nato invita a partecipare alle iniziative estive di lotta contro l’occupazione militare Usa-Nato del Paese, contro la guerra e il riarmo e in solidarietà con il popolo palestinese che si terranno nel corso dell'estate. Ne riportiamo un elenco, non esaustivo, ma che dimostra che la lotta per liberare il Paese dai guerrafondai non va in ferie, che la lotta per fermare la Terza guerra mondiale non va in vacanza!
Diamo forza e sostegno a tutte le iniziative in programma, con spirito unitario, per alimentare la costruzione di un più ampio fronte di lotta contro la guerra.
Pisa, 9-13 luglio c/o Circolo Arci di Putignano, festa di OttolinaTV: il CNNN sarà presente con proprio materiale informativo e interventi all’interno delle assemblee e dibattiti.
Pisa, 13 luglio h 18 mobilitazione all’ingresso della Base di Camp Darby , Via Vecchia Livornese 788: chiudiamo le basi Usa, via i miliari statunitensi dal nostro paese!
Lunedì 14 luglio ore 20.30 - Riunione Plenaria in videoconferenza del Coordinamento Nazionale No Nato (seguirà comunicazione).
Brindisi, 19 luglio, ore 18.00: CONTRO LA GUERRA, IL RIARMO, L'ECONOMIA FOSSILE corteo regionale promosso da Assemblea di Melendugno contro il raddoppio di TAP e le regalie alle Amministrazioni - Campagna nazionale “PER il Clima, FUORI dal fossile” - Comitato contro il genocidio del Popolo Palestinese, contro il riarmo, per la pace di Brindisi - Rete dei Comitati per la Pace di Puglia.
Nuoro, 25-26-27 luglio Campeggio A Foras, c/o centro giovanile “San Giovanni” sul monte Ortobene. Incontri e dibattiti su guerra, sanità, territorio, repressione, scuole.
Venaus, Val Susa, 27 luglio ore 12.30: GUERRA ALLA GUERRA: assemblea nazionale – Festival Alta Felicità – Venaus:"appello a partecipare a tutti e tutte coloro che sentono la necessità di sviluppare un percorso largo e partecipato contro la guerra, contro il riarmo dell’Europa e il genocidio in Palestina. A tutt coloro che già si mobilitano in tal senso e vogliono condividere i loro percorsi, a tutt coloro che vogliono mettersi in dialogo e che vogliono convergere per curvare un destino che sembra ineluttabile".
Pisa, dal 30 luglio al 3 agosto, Festa nazionale di Riscossa Popolare, Circolo Arci di Putignano. Il 2 agosto, all’interno della festa, si terràil tavolo tematico dal titolo “Fuori l’Italia dalla Nato e dalla Terza Guerra Mondiale!” specifico sulla promozione a livello nazionale del movimento contro la terza guerra mondiale e contro il riarmo, per renderlodi massa, deciso e decisivo per fermare la Terza guerra mondiale.
Niscemi, 2 agosto: contrada Ulmo, contro Muos e guerra, fino alla liberazione della Terra. Corteo per tornare davanti alla base di morte per ricordare che non vogliamo essere complici con guerre e genocidi e che le basi yankee non sono benvenute.
Coordinamento Nazionale No Nato
Telegram: https://t.me/CoordNazNoNATO
Contatto mail: coordinamentonazionalenonato@
Diversamente dal principio riduzionista illuministico entusiasta di fare quadrare il mondo, e quindi l’uomo, in un ordine certo, definitivo e oggettivo è opportuno dedicarsi a un progetto di tutt’altra destinazione. Sì, perché la realtà non è un oggetto ma un pensiero.
“La conoscenza razionale doveva essere il punto di appoggio. Il nostro libro segue un’altra strada. [...] Il libro ha un significato per gli uomini che principiano a meravigliarsi [...]. (1)
Ampio spettro
L’orizzonte muta e racconta il mutare di noi.
Le stagioni punteggiano gli anni e le nostre età.
Il sorgere del sole avvia i giorni.
Le notti ci ricaricano di ciò che il giorno consuma.
Della luna ci si è dimenticati.
La natura esprime le sembianze degli uomini.
La geografia segna le culture che da essa fioriscono.
L’incrocio di latitudine e longitudine ha il potere di fare sorgere la storia.
“Del grande tessuto delle possibilità l’uomo singolo coglie quasi sempre pochi rari fili. Egli è limitato nella scelta dal tempo e dall’ambiente in cui vive”. (2)
Invece di tenere conto della natura, la copriamo, fino a dimenticarla, con una mota di idee, che crediamo nostre ed esclusive. Così, separati dall’origine di noi, del nostro pensiero, della nostra immaginazione, e della nostra carne, ci affabuliamo da soli fino a scambiare le nostre descrizioni per realtà.
Quando mai ciò che spunta negli altrove vicini e lontani da noi può essere meno dignitoso, autentico, rispettabile?
Il senso della realtà ha la stessa natura della memoria. Esso non è costituito da dati e oggetti e concetti risiedenti in noi. È piuttosto la decantazione provocata dal fattore esistenziale K, cioè il vincolo imposto dalla nostra identità e biografia, ovvero ciò in cui siamo identificati o ciò che crediamo di essere. Infatti, credersi altro, come fa il nostro compare, chiunque esso sia, fa decantare altro.
Dagli albini (o devo dire bianchi?) ai maculati (o sono obbligato a dire vitiliginei?), dai biondi (o adesso devo dire gialli?) ai rossi (o va bene anche ginger?), dai castani (si può dire o è d’obbligo marroni?) ai corvini (è offensivo per i corvi?)
Dai negri (li ho sempre chiamati così senza mai volerli offendere) ai gialli (i cinesi si possono chiamare così nonostante di solito musi gialli avesse uno sfondo di esclusione?), dai rosei (i bianchi erano gli albini) ai rossi (quelli che i buoni occidentali chiamano selvaggi mentre non vedono l’ora di spingere il bottone rosso della valigetta).
Dalle donne agli uomini, dagli sposati ai divorziati, dai celibi e nubili ai vedovi, dagli agiati ai disagiati.
Come non arrivarci da soli a riconoscere che i sentimenti che sciamano in noi sempre in simbiosi con le esigenze profonde e superficiali sono gli autori degli universi diversi che ci abitano o, meglio, che siamo? Come non vedere che il rosso, il bianco e il giallo che siamo, e le attrazioni e repulsioni che ci muovono, non sono altro che espressioni manifeste di emozioni, dai cui fondali sorge la vita?
“Non sappiamo mai quale invisibile visione del mondo ci muove per ultima”. (3)
Come non constatare che da ciò, dalle emozioni che siamo, nascono i pensieri coi quali informiamo il mondo? Come non riuscire a generare una cultura del rispetto davanti all’evidenza dei contesti diversi che abitiamo e che ci abitano? Come perseverare con politiche e pedagogie di acritico appiattimento concettuale, annullamento, alienazione, frustrazione sotto la chimera della meritocrazia? Come non vedere che l’indagine meccanicista col suo vessillo di verità non è che una fandonia, non è che un deplorevole tentativo di comprimere l’infinito nelle sue misere analisi?
“Essi [i pensieri degli uomini, nda] sono stati un giorno una forza, e risorgono per lo più in modi tipici. Non possiamo disfarcene come un labirinto di illusioni, e pronunciare così un giudizio di nullità. Essi sono stati un giorno espressione necessaria di anime umane, e invece di domandare quale sia la loro verità oggettiva e metafisica potremo domandare quale sia la realtà psichica della loro azione. Più ci occupiamo delle visioni del mondo e dei loro contenuti e maggiore è il numero di analogie che notiamo tra le forme che si ripresentano”. (4)
Nel respiro c’è la vita, nel respiro della biografia c’è la nostra vita, uno specchio delle altre, un seme di progetti secondo latitudine e circostanza. Una banalità si direbbe, eppure, si deve dire, una verità nascosta dalle ombre proiettate dall’egoica supponenza sul fondo della caverna.
Invece che acquisire conoscenza di superficie a oltranza, è necessario disfarsene, primo passo per far rientro nello sconosciuto e da lì risalire fino a dove la realtà si mostra per quel che è, un’architettura di congetture autopoietiche, stabili o traballanti, attraverso la quale traguardiamo il mondo, con il solo scopo di aggiungere un segmento alla struttura stessa, o per puntellare le narrazioni di quanto abbiamo già fatto esistere.
Realtà quindi come estensione di noi stessi, forse un’esigenza anche biologica, come corpus con il quale garantirci la sopravvivenza fisica e del senso.
Spettro limitato
Il monopolio della cultura materialista ha soffocato le dimensioni umane considerate inutili alla conoscenza. Tra cui, per esempio, quella espressa dalla tradizione ermetica, attraverso il suo brocardo così in alto come in basso. Questo sintetizza che quanto accade nel mondo fisico è un riflesso di quello metafisico, sottile, esoterico. Non solo. Esso contempla e include anche che il medesimo principio, la medesima dinamica, la si può vedere realizzata in innumerevoli forme e che, quindi, è proprio avvedendosi dell’apparente diversità, che si può cogliere l’identica matrice spirituale. Una di queste matrici si compie nell’uomo, diverso per forma, nel tempo, identico in tutto il resto. E se così si arriva a constatare, ne segue che ogni sopraffazione – qualunque ne sia il motivo – è un’arroganza autopoietica sostenuta da leggi, da morali e dalla forza che alimenta, conferma e ci tiene entro la camicia di forza della storia che, a parole, tutti contestiamo per la sua ingiustizia e brutalità, per poi però, piuttosto che spogliarci delle infrastrutture egoiche e mortifere, sul fondo delle quali abbiamo seppellito noi stessi, dando in pasto alle ideologie la nostra dote creativa, seguitare a sostenerla, costi quel che costi.
“Ogni uomo può solo concepirsi come prospettiva vista dal soggetto, [...] soggetto e oggetto sono quasi l’ombra l’uno dell’altro, e determinati e condizionati l’uno dall’altro”. (5)
Le due concezioni – quella sottile, energetica, esoterica e quella grossolana, agnostica, materialista, scientista – entrambe storicamente legittime, permettono di osservare, riconoscere ed esprimere gli elementi, le entità, le forze che compongono tanto la storia e le sue forme, quanto l’universale, l’eterno, l’assoluto. Quella crassa – alla faccia del dominio della ragione – tende alla sopraffazione e alla storia conflittuale come ultima verità, l’altra al rispetto e alla storia come scuola quale passaggio necessario verso una concezione emancipata dall’egocentrismo.
“Così tutti i tipi che descriveremo ordinatamente non sono possibilità ultime, per le quali il singolo si decide, ma posizioni in cui egli può trovarsi, che trascende con la totalità della sua vita, quando si consideri questa come l’insieme dei suoi possibili sviluppi biografici”. (6)
È un discorso inaccessibile a chi risiede, per ideologia o per carenza di consapevolezza, nel piano razional-positivista e material-meccanicista. Un territorio che, come tutti gli altri, genera le sue verità. Tra queste, la negazione che altro ci sia oltre alla cosiddetta materia o che ci sia altro oltre all’energia. La quale, a sua volta, sarebbe separabile e scomponibile fino alle più piccole parti: imprescindibile scopo del sapere definitivo. Ma contemporaneamente fino a impedire di avvedersi che proprio quell’analitica e avulsa ricerca sta alla base dell’impedimento nel riconoscere l’origine dei mali che ciliciano l’uomo, prima a vergate, ora con più sofisticati sistemi. Fino a impedire di fermare il protocollo dell’uniformizzazione e avviare quello necessario alla realizzazione dell’uomo compiuto, fondato sugli universi che siamo, composto da firmamenti di speranze.
Dunque, una banalità per troppo pochi, visto che solo ciò che la scienza, o il materialismo, è in grado di riconoscere e misurare diviene vero, e va a porsi nell’insieme di verità impilate in babeliche librerie, fitte di categorie e di nomi tra cui quello di Popper cosa del quale in termini pragmatico-politici gli scientisti si disinteressano, tirando maldestramente fuori dalla manica le relative precisazioni sui limiti della conoscenza scientifica soltanto in ambito di contestazione e di attacco. E, soprattutto, soltanto da Popper in poi, e nonostante le scienze non analitico-materialiste delle tradizioni sapienzali e il loro lascito, nonché Wittgenstein, Gödel, Heisenberg, Watzlawick, von Foerster, Bateson, Korzybsky, Jaspers, Heidegger, Nietzsche, Bohm, Kant, Kierkegaard, Schelling.
“Il quid, che vige come tutto o come esistenza, e che viene indicato con parole quali idea, o spirito, o vita, o sostanza, che è indimostrato o indimostrabile, e che si ride di ogni formulazione, poiché ogni formulazione deve di necessità essere nuovamente annullata, che è dunque non già un presupposto razionale, o un principio logico, [...] quel quid è il fondamento ed il fine in cui sono calate e comprese le formulazioni razionali di questo libro. Perciò tali formulazioni non sono autosufficienti e concluse in se stesse, ma dipendono in qualche modo da un fattore extralogico”. (7)
La persistenza dell’ordine insignito dal succedaneo della scienza, lo scientismo, ha pervaso e rinchiuso la cultura e le menti, la creatività e il pensiero degli uomini che lo condividono per inconsapevole adesione, nonché per maturato agnosticismo che sempre corrisponde all’inettitudine a cogliere le dimensioni del reale negate dallo scientismo. Lo ha rinchiuso nella gabbia della dimostrazione, dio blasfemo per il quale l’uomo ha abiurato alla propria creatività. Un ammutinamento di se stessi, che facilmente emerge dallo scientista irritato per le parole che gli giungono da universi che non sospettava esistessero. Una delle sue più frequenti espressioni è relativa al consiglio di lettura. Non riesce proprio ad afferrare la banalità che l’evoluzione passa in canali emozionali e che la comunicazione razionale ha un potere specifico pari a zero.
“Nella nostra esposizione verità ed esattezza significano perspicuità e limpidezza. Non si danno dimostrazioni”. (8)
Come si diceva, ognuno segue la sua biografia, ne va della sopravvivenza, salvo raggiungere le consapevolezze che contemplano il cambiamento mostrandoci le reali dinamiche cui siamo soggetti, l’origine degli equivoci, dei conflitti e del benessere.
Non a caso, la mitizzazione della tecnologia, arimanico superbo culmine del progresso e dell’uomo, ne sancisce la potenza, il significato, le politiche. E fa sì che – fatto salvo qualche ricercatore Pnei – tutto ciò che riguarda la vita profonda venga soffocato, animando e armando i suoi serial killer inarrendevoli con proiettili di parole, il cui calibro favorito è, di solito, ciarlatani.
Basta chiedere loro cosa sia l’innamoramento per sentirli piantare il discorso su fondali biochimici; o la coscienza per vederli glissare lasciando il tema agli altrettanto maldestri colleghi psicologi. Per non parlare di cosiddetti miracoli e autoguarigioni, nient’altro, secondo i prodi scientisti, che baggianate con il trucco, in ogni caso niente di cui occuparsi, pena spezzare il proprio filo rosso e andare cognitivamente a morire.
“Per le sfere scientifiche il divorzio effettivo dalla totalità significa la morte. Alla conoscenza sottentrano una tecnica e un mestiere meccanizzati, e alla cultura dello spirito [...] si sostituiscono il possesso e l’esercizio di strumenti [...]”. (9)
Ma se il potere assoluto del razionalismo infarcisce mente e pensiero e intelligenza, impone una lettura inopportuna del linguaggio emozionale, comprime l’umano entro contenitori finiti, ontologicamente inadatti alla conoscenza. Esserne consapevoli torna utile all’ecologia individuale e sociale.
“Non posso descriverti la realtà perché è al di là di ogni spiegazione. Il desiderio fondamentale è essere, la paura fondamentale è non essere. Il mondo e la mente sono stati dell'essere. L'Assoluto non è uno stato dell'essere”. (Nisargadatta Maharaj)
Lorenzo Merlo
Karl Jaspers, Psicologia delle visioni del mondo, Roma, Astrolabio, s.d., p. 9.
Ibid, p. 21.
Ibid. p. 15.
Ibid. p. 14.
Ibid. p. 32.
Ibid. p. 29.
Ibid. p. 23-24.
Ibid. p. 26.
Ibid. p. 11.