mercoledì 29 febbraio 2012

Nagarjuna ed il ladro consapevole.. di Lasu Mira e Paolo D'Arpini

Maestro e Discepolo


Ante Scriptum

...ce la raccontiamo e cambiamo la vicenda come meglio ci aggrada.. però il senso è lo stesso (per lo meno nel finale)..

Questa è l'avventura del "ladro consapevole" iniziato da Nagargiuna con un piccolo imbroglio.   Mi sovviene dell'altra storia (simile) del famoso ladro Hòu, che vi racconterò un'altra volta, il quale  rispose a Confucio, che voleva insegnarli la morale,  "parlami dell'altro lato della morale, se vuoi che io comprenda.."  E  ben  fece Nagargiuna che insegnò al ladro ad essere consapevole mentre rubava.. Che furbata, solo un vero saggio poteva ragionare come un vero ladro... 

Questo racconto l'avevo ripreso da alcune storie buddiste riportate da Osho e modificato a mio uso e consumo, poi Lasu Mira -a sua volta- l'ha rielaborato.. ma non tanto.. in fondo.. solo nell'aspetto dell'ingiunzione spirituale, in cui io facevovo dire a Nagarjuna, rivolto al ladro, di essere consapevole della sua consapevolezza.. mentre Lasu Mira gli fa dire di "essere consapevole del respiro".. Ovviamente il risultato finale  non cambia. Il fatto è che io non sono mai stato un bravo praticante del pranayama.. anzi odio questa pratica, forse dovuto al fatto che in una vita precedente vi ho fatto eccessivo ricorso...

Beh eccovi la storia

Nagarjuna era un fachiro nudo, ma era amato da tutti i veri ricercatori. C’era anche una regina che lo amava profondamente. Un giorno, la regina chiese a Nagarjuna di essere ospite a palazzo. Nagarjuna andò. La regina gli chiese un favore. “Cosa vuoi?”, rispose lui. La regina disse: “Voglio la ciotola che usi per mendicare.”

 Nagarjuna gliela dette – quella era l’unica cosa che possedesse: la ciotola per mendicare. E la regina fece portare una ciotola d’oro, adornata di diamanti, e la dette a Nagarjuna, dicendo: “Adesso adopererai questa ciotola. La ciotola che hai portato con te per anni porta un po’ della tua energia, diventerà il mio tempio. E un uomo come te non si merita quella comunissima ciotola da mendicante, di legno. Tieniti questa, d’oro.” Era davvero preziosa.

 Mentre lasciava il palazzo, un ladro lo vide; il ladro non riusciva a credere ai suoi occhi: “Quell’uomo è nudo, e porta un oggetto veramente prezioso! Per quanto tempo riuscirà a proteggerlo?”. Così il ladro lo seguì…

 Nagarjuna viveva fuori città, in un antico tempio caduto in rovina – non c’erano porte, né finestre. Era proprio un rudere. Il ladro se ne stava nascosto dietro un muro, appena fuori dalla porta – e Nagarjuna gettò fuori la ciotola. Il ladro non si capacitava. Nagarjuna aveva gettato la ciotola perché aveva visto che il ladro lo seguiva, e sapeva benissimo che il ladro non veniva per lui, ma per la ciotola. Il ladro sapeva benissimo che la ciotola era stata gettata per lui e non se ne sapeva andare senza ringraziarlo. Fece capolino, e disse: “Signore, accetta i miei ringraziamenti. Sei davvero un essere raro. Posso entrare, e toccare i tuoi piedi?” Nagarjuna si mise a ridere, e disse: “Sì, ed è per questo che ho gettato fuori la ciotola: perché tu potessi entrare dentro!”

 Il ladro era preso in trappola: entrò, toccò i piedi di Nagarjuna… e in quel momento il ladro era molto aperto, perché aveva visto che quell’uomo non era come tutti gli altri – era molto vulnerabile, aperto, ricettivo, grato… mentre toccava i piedi di Nagarjuna, per la prima volta in vita sua sentì la presenza del divino. Gli chiese: “Quante vite mi ci vorranno per diventare come te?”. Nagarjuna rispose: “Quante vite? Può succedere oggi, può succedere adesso!”. Il ladro disse: “Ma stai scherzando! Sono un ladro, un ladro famoso. Tutta la città mi conosce, anche se finora non sono mai stati capaci di prendermi con le mani nel sacco. Nel rubare sono un maestro… come potrei trasformarmi da un momento all’altro?”

 E Nagarjuna gli rispose: “Se in una vecchia casa da secoli c’è buio, e tu porti una candela, può l’oscurità dire che è lì da secoli e non può andarsene immediatamente? Può l’oscurità opporre resistenza? Può fare differenza il fatto che l’oscurità sia vecchia di un giorno oppure di milioni di anni?”.

 Il ladro capì: l’oscurità NON può resistere alla LUCE – quando arriva la LUCE, il buio scompare. “E la mia professione? La devo abbandonare?” chiese.

 Nagarjuna rispose: “ Questo lo devi decidere tu. Non m’interessa chi sei e qual è la tua professione: ti posso solo dire il segreto di come accendere Una LUCE nel tuo Essere, e poi sta a te.”

 Il ladro disse: “Ma tutti i religiosi che ho visitato mi hanno sempre detto che prima di ricevere l’iniziazione dovevo smettere di rubare”. Nagarjuna rise: “Allora devi avere visitato dei ladri, e non dei santi. Non sanno niente di religione. Quello che devi fare è osservare il tuo respiro – l’antico metodo di Buddha – osserva semplicemente il tuo respiro che entra ed esce. Tutte le volte che te ne ricordi, osserva il tuo Respiro. Anche quando esci per rubare, e quando entri nella casa di qualcuno nella notte, continua a osservare il tuo respiro. Nel momento in cui hai aperto la stanza del tesoro, e i diamanti sono davanti a te, continua a osservare il tuo respiro, e poi fai tutto quello che vuoi – ma non dimenticarti del respiro!”.

 Il ladro disse: “Sembra semplice. Nessuna regola di morale? Non c’è nessun altro precetto?”.

 Nagarjuna rispose: “Assolutamente nessuno – osserva soltanto il Respiro.”

 Dopo quindici giorni il ladro tornò… un uomo totalmente diverso. Cadde ai piedi di Nagarjuna e gli disse: “Mi hai preso in trappola! E lo hai fatto così bene che ci sono cascato senza neanche un sospetto. In questi quindici giorni ho provato: è impossibile! Se osservo il respiro non posso rubare. E se rubo, non riesco a osservare il respiro.

Quando osservo il respiro divento così silenzioso internamente, così consapevole, così presente… che anche i diamanti sem-brano ciottoli. Mi hai creato un bel problema. E adesso cosa devo fare?”.

Rispose: “Fa’ quello che credi! Se vuoi quel silenzio, quella pace e quell’estasi che nascono in te quando osservi il respiro, allora scegli il respiro.  Se invece pensi che tutti quei diamanti, quell’argento e quell’oro siano di maggior valore, allora scegli quelli. Lo devi decidere tu!  Chi sono io per interferire nella tua vita?”.

 L’uomo disse:” Non posso scegliere di essere nuovamente inconsapevole: non ho mai conosciuto momenti come questi.
 Accettami come tuo discepolo, e dammi l’iniziazione.”

 “Te l’ho già data l’iniziazione!” rispose Nagarjuna.

 La religiosità non si fonda sulla moralità ma sulla meditazione.

 La religiosità non si basa sul comportamento ma sulla
 *CONSAPEVOLEZZA*.


Paolo D'Arpini (rivisitato  da Lasu Mira)


 ♥



 Le ombre della sera si allungano

 e l'Amore entra,

 calmando ogni corpo e mente.

 Guarda verso occidente e vedi

 la Luce del Sole che tramonta.

 Guarda dentro di te e vedi

 un Espanso Infinito di Luce.

 Bevi il nettare dei Petali del Tuo Cuore

 e lascia che le onde d'Amore ti sommergano.

 Che magnificenza in quell'Oceano - Ascolta!

 Il suono delle conchiglie,

 il suono delle campane.

 Kabir dice: "Oh fratello, ascolta!

 Il Signore canta la sua Canzone,

 Dentro di Te...


 Kabir




 AMORE e LUCE ♥ lasu 

martedì 28 febbraio 2012

Rutilio Sermonti: "La ragione contro il senno..."



Tutti gli esseri viventi paiono conoscere perfettamente il modo migliore concesso alla loro specie per sopravvivere, per riprodursi e per proteggersi, senza che vi sia stato alcuno a insegnarglielo. Semplici forme di apprendimento per imitazione si riscontrano solo in pochi predatori sociali, ma per la quasi totalità tale sicura conoscenza è assolutamente innata, in uno scorpione come in un falco.
Unica eccezione è la specie umana, che, essendo dotata di ragione, può compiere proprie scelte volontarie. Da qualche tempo (geologicamente insignificante) gli uomini si sono convinti, come di un dogma indiscutibile, che la detta ragione sia un chiaro segno di superiorità, tanto da immaginarsi un Signore Onnipotente fatto più o meno come uno di loro, difetti compresi, progettista ed esecutore dell'intero Cosmo solo per il comodo degli uomini stessi. In cambio, Costui (variamente denominato) richiederebbe soltanto di essere lodato e osannato. Avrebbe fatto quel popò di lavoro, galassie comprese, solo a quel frivolo scopo. Della ragione -cominciamo col registrare- non fa parte il senso del ridicolo. Ma , prima di quel tempo (siamo nell'ordine dei 5-6000 anni ), la nostra specie nutrì seri dubbi sulla innocuità della ragione lasciata a se stessa e sulla sua elezione a regola suprema di vita. Non occorreva grande perspicacia, innanzi tutto, per costatare che - a fronte della sicurezza e coerenza della conoscenza istintiva - quella "razionale" presentava grande varietà. " Tot capita, tot sententiae", dissero i Romani. Tante teste: tante opinioni. Come scegliere quella giusta ? Con la ragione di chi ?
No, cari pensatori professionisti - rispose la Tradizione: ragionate quanto vi pare, ma sopra ci deve essere qualcosa di stabile, di sicuro, di sacro, di solenne, non filiazione della ragione umana ma dell'armonia cosmica, struttura portante di ogni civiltà.
E' tutto un arbitrio!- strillarono i razionalisti. Tutto un trucco per giustificare privilegi di casta !
-Ah, si ? E l'usignolo ?  -Che c'entra l'usignolo?
-C'entra, c'entra ! Anche i suoi gioiosi, meravigliosi gorgheggi sono trucchi per giustificare la casta dei preti ? Sono anch'essi creazioni della ragione umana ?
-Nessuno pensa questo !
-E neppure quella stellina lassù, che magari è mille volte più grande del Sole e sta a 6 milioni di anni-luce ?
- No, certo.
- E allora, di grazia, in che ragione rientrano, usignoli e stelle? Non sarebbe il caso di "sintonizzarsi" con quell'ordine, limitando l'uso della ragione umana alla funzione pratica ( non conoscitiva) per cui fa parte della nostra naturale dotazione? Chessò: a come tenersi su i calzoni , o a come sospingere un natante ?
Nelle poche, immaginarie battute che precedono, abbiamo voluto sintetizzare, per il c.d. "uomo della strada" l'obiezione di fondo che noi opponiamo al cosiddetto illuminismo. Ma non è certo con le obiezioni che si può guarire una follia collettiva. Sarebbe come voler curare il paranoico convinto di essere Cesare Augusto, esibendogli il suo certificato di nascita.
La colpa, non è della ragione, è solo del modo errato in cui si pretende di usarla. Se uno a cui piace il brodo pretende di assumerlo usando coltello e forchetta, non può prendersela col brodo nè con le posate se non ci riesce. Deve solo decidersi a usare il cucchiaio, che Dio lo benedica! E' con la propria stolta ostinazione che deve fare i conti. Ma per quello occorre il senno, non i sillogismi !
La ragione, invero, ce l'hanno anche i folli, solo che la usano in modo improprio e sconsiderato. E, infatti, si levò tra loro una piccola voce: " Ma se tante difficoltà derivano dalle differenze, perchè non abolire le differenze ? Consideriamo tutti uguali e saremo fuori dei pasticci !" I saggi, li guardarono d'intralice, come si guarda un povero scemo. Sembrava loro talmente evidente che le differenze fossero un attributo naturale e fecondo delle persone umane, e che non si potessero quindi "abolire" con una convenzione! Ma sbagliavano i saggi, e fu un errore fatale. Forse, anche loro sopravvalutavano la ragione e la ritenevano capace di resipiscenze, dinanzi allo spietato collaudo della realtà. Così non è. La ragione non ha nulla a che fare col senno. E' a tal punto narcisisticamente innamorata di se stessa da ignorare persino ogni buon senso e ogni pessimo risultato che ponga in discussione qualche sua trovata. Essa si trasmette per contatto, come una malattia infettiva: non ha alcun bisogno di convincere, per conquistare. Sua tremenda caratteristica è di darsi ragione da sè, senza bisogno di prove, anzi, malgrado ogni prova contraria.
Ma poi, parlando di pessimi risultati, non bisogna generalizzare. Pessimi per chi? Per quanto essi possano essere dannosi per vaste moltitudini, ci sono pur sempre persone o gruppi per i quali essi sono preziosi. Una stolta riforma che favorisca i furti sarà preziosa per i ladri, come una che ponga limiti alla legittima difesa sarà assai gradita ai violenti e una che abolisca ogni meritocrazia sarà benedetta dai profittatori e dagli ignavi. E costoro organizzeranno efficienti istituti ed apparati destinati appunto a procurare fraudolentemente il "consenso" degli sprovveduti per quelle aberrazioni, mentre le vittime non potranno opporre nulla del genere mancando di qualsiasi forma di coscienza "corporativa".
Tutto ciò funzionò a pieno regime per l'abolizione delle differenze, divenuta in breve, più che un dogma, un "immortale principio", che fosse addirittura "immorale" discutere.
Fu così che, sui gloriosi vessilli che uno dei maggiori geni militari di questo mondo portò a sventolare per tutta Europa, campeggiò una parola dal suono dolce e musicale, lieve come ala di farfalla, dolce come un marron glacè:
E'G A L I T E'
che fu invece per lo sventurato Uomo la più maledetta espressione di degradazione e di strage. Lo fu già di per sè, coi massacri e i patiboli del '93, ma ancor più lo sarebbe stata per la più mostruosa delle sue "logiche" conseguenze: la Democrazia. Una volta accertata e accettata l'uguaglianza tra gli uomini, restava infatti il problema di scegliere tra le loro diverse opinioni, e una scelta qualitativa si presentava sempre ardua, anzi, veniva aggravata proprio dall'egualitarismo, che vietava di pensare a qualcuno che fosse più idoneo degli altri a compiere siffatta valutazione. A rigor di ragione, fu quindi giocoforza ricorrere a un criterio del tutto automatico ed oggettivo: quello quantitativo. Bastava contare le teste e assegnare il governo della cosa pubblica all'opinione professata da più teste ! Semplice, no ?
Semplice, in astratto, ma allucinante nella sua sconfinata balordaggine. E, si badi bene, non si trattava di stabilire li regole per un gioco di carte, ma quelle per la gestione di vaste comunità umane, per il sopperimento delle loro esigenze di vita dignitosa e per la possibilità di esprimere le proprie capacità come singoli e come popoli, per vivere in armonia, anzichè sbranarsi a vicenda. Balordaggini, in tale ambito, non sono consentite, e mascherarle con sofismi è criminale. Invece era proprio ciò che ci si poteva attendere dalla petulante "ragione" auto-referente.
Prima balordaggine: dove mai aveva, quella, pescata la certezza che l'opinione migliore fosse quella professata dal maggior numero ? Non certo dalla saggezza tradizionale, e neppure dall'insegnamento religioso (cristiano compreso), che aveva sempre dichiarato chiaro chiaro che la via percorsa dalle moltitudini conduce alla perdizione, mentre solo pochi trovano quella giusta. Non certo dall'esperienza storica, in cui tutti i momenti migliori dei vari popoli furono legati al nome di sovrani o demiurghi onesti e saggi. Non certo dalla conoscenza degli uomini, che tendono in prevalenza non a ricercare il sistema migliore per tutta la collettività, bensì per se stessi in danno del prossimo. Da dove, allora ?
Seconda balordaggine: come l'esprime la sua opinione, il singolo elettore? Scrivendo ( a matita copiativa ) un trattatello in materia di tutto lo scibile? E poi, come si raggruppano, i trattatelli ? Chi li classifica? Ma la ragione non demorde. A qualsiasi coglioneria dica, trova subito il rimedio. L'elettore sovrano non formula alcuna volontà: conferisce solo una delega in bianco a un formulatore di professione, detto "politico", unito ad altri come lui nei c.d. partiti. Insomma, tutto il potere risiede (?), si, nel popolo, ma consiste solo nel conferire un mandato, a uno che, il più delle volte, il mandante non ha mai visto. E il mandatario -penserete- è tenuto ad attenervisi, come a qualsiasi mandato che si rispetti? Ma neanche per sogno: quello può fare anche esattamente il contrario di quello che ha dichiarato e promesso per avere il mandato!
MA QUESTA E' UNA SOLENNE PRESA PER I FONDELLI !- dovrebbe gridare il popolo, e magari lo grida, ma chi se lo fila, il popolo? Non ha mica i "mass media", il popolo ! Buona parte, così, diserta i seggi e l'altra abbozza.
A questo punto, dir male della democrazia è persino noioso. Dimostrare che non esiste se non a chiacchiere è tempo perso: lo sanno tutti ! Quello su cui, purtroppo, troppi non riflettono è la conseguenza, che è, a dir poco, disastrosa.
Se quella del potere decisionale residente nel popolo è una barzelletta che non fa neanche ridere, non è che un potere non esista o non venga esercitato ! Urpo, se esiste ! Anzi, proprio essendo, quello, assegnato e fruito al difuori di qualsiasi dettame costituzionale, non conosce limiti nè remore. Altro che le vituperate monarchie assolute ! Almeno, in quelle, chi era il "tiranno" si sapeva e pure l'indirizzo e, se esagerava, lo si poteva, al limite, pure ammazzare. Ma gli autocrati plutocratici, si nascondono dietro l'incognito. Hanno lo "ius vitae et necis" (diritto di vita e di morte) su ognuno di noi è non lo sappiamo neppure ! La democrazia mitica che si insegna ai bambini non determina, di fatto, che un colossale vuoto di potere, e, se un vuoto così appetitoso si forma, comincia subito la ressa per riempirlo. Ressa e rissa, ovviamente, tra quelli che hanno interesse e mezzi per parteciparvi: non certo popolani, a cui basta, di regola, tirare a campare. In parole povere: i pochi Mr: Trillion. Costoro non sono scemi, ma hanno alle spalle secolari esperienze e tradizioni di frodi bancarie e di usura, da cui (e non certo dai sudati risparmi) hanno tratto tutta quella illimitata disponibilità di quattrini. Sono quindi maestri nel restare nell'ombra e nell'agire attraverso personaggi mediocri, acquistati al mercato dei "politici", che pagano con l'obbedienza ai padroni gli ingenti privilegi che questi possono loro assicurare a spese delle nazioni.
Dicevamo di conseguenza disastrosa. E quale potrebbe essere più disastrosa di quella realizzata con la "democrazia matura", e cioè con quella che avesse completato e raffinato l'apparato automatico di auto-conservazione ? Come tutti sappiamo, compresi quelli così ipocriti da fingere di non saperlo, il potere politico effettivo è interamente esercitato da un piccolo gruppo di finanzieri internazionali apolidi, che non hanno altra Patria che il lucro, perseguito in modo maniacale e senza scrupoli. Agli ordini di costoro fingono di esercitarlo, in ogni nazione, bande di parassiti dai primi collocati su privilegiatissime poltrone, ma a condizione di servire solo gli interessi di quelli, regolarmente in contrasto con la sovranità , l'indipendenza e l'interesse delle nazioni stesse.
Questo significa, per esempio, che la Repubblica Italiana viene governata e dissanguata nell'interesse di Israele, degli USA o del FMI, e non mai degli Italiani. Dopo gli interessi superiori predetti, restano quelli personali dei "rappresentanti del popolo", unica categoria di dipendenti autorizzata a fissarsi da sè le retribuzioni e il trattamento. Dato il suo livello morale, è inutile dire quale uso faccia di tale autorizzazione: sguazza nell'oro e nel comfort oltre ogni decenza, alla faccia degli affamati.
E' veramente difficile ipotizzare, anche in astratto, come la situazione italiana potrebbe essere peggiore, in qualsiasi campo. Non c'è pubblico servizio che non sia una vergogna, pagata dal pubblico a caro prezzo. Non c'è onesta attività privata in grado di sopravvivere, se non pagando il pizzo a quelle disoneste. Non c'è difesa contro la speculazione fraudolenta e improduttiva, prima tra le quali il signoraggio bancario. Non vi è valore che non venga misconosciuto, salvo quelli di interesse economico o di miope edonismo. Distrutto il matrimonio, distrutta la famiglia, distrutto il rapporto genitori-figli, distrutta ogni dignità e ogni pudore, distrutta ogni solidarietà nazionale, l'osannata gestione "razionale" è riuscita solo a privare i popoli del necessario, scatenandoli all'inseguimento del superfluo, o addirittura del dannoso.
Ma quel che più colpisce è che, nel costatare il disastro, non riveliamo alcun segreto. Chiunque non sia del tutto idiota, ne è pienamente al corrente. La ragione, infatti, come vedemmo, è perfettamente in grado di far accettare i propri dettami fregandosene della realtà. Sorridendo e sculettando, l'Homo sapiens lavora così alla propria estinzione, con una efficacia e rapidità ignota a batteri e cetacei.
Questo significa essere "superiore"?
O sono meglio, nel loro piccolo, le formiche ?

Rutilio Sermonti

http://www.frontediliberazionedaibanchieri.it/

Signoraggio bancario ed unitarietà della vita - Una spiegazione semplice semplice….

Caterina Regazzi ripresa a Treia,  mentre lancia pansecco agli uccelli


Caro Paolo D'Arpini e cari lettori, iersera ho assistito ad una parte del tg3 (poi ho spento e fra un po' vi spiegherò perché). Ad un certo punto la giornalista in studio ha annunciato un servizio su un convegno organizzato "dal nostro mai dimenticato (così o con una frase simile l'ha definito) onorevole Domenico Scilipoti" sul signoraggio bancario. Dopo di che inizia il servizio: il giornalista si avvicina all'ingresso della sede del convegno ed intervista un anziano signore: "Buongiorno, lei sta andando al convegno sul signoraggio bancario?" Il signore, un po' intimidito quasi a doversi scusare risponde "Si", mostrando un volantino che ha in mano. Giornalista: "Ma lei sa cos'é il signoraggio bancario?" Signore anziano, sorridendo : "No!" E giù risate divertite dei due....   

A quel punto il giornalista entra nel luogo dell'incontro e approccia Scilipoti. Non si può dire che lo intervisti, non gli fa nessuna seria domanda, anzi, chiede: "Ma, dove sono i relatori?" Scilipoti evidentemente imbarazzato della scarsa organizzazione: "Mah, devono arrivare, stanno arrivando...". Poi arriva una giovane e avvenente donna bionda e il giornalista "Scusi, lei é una relatrice?" Lei, imbarazzata ma orgogliosa: "No, sono l'assistente dell'onorevole Scilipoti", poi arriva un distinto signore dall'aria professorale e il giornalista: "E lei...?"  Lui: "Sono il relatore, prof. Tal dei Tali, docente di...bla bla bla", e il giornalista gli indica la direzione della sala a mo' di usciere, poi arriva  un'altra giovane donna elegante e dall'aria distinta.  Giornalista: "Scusi, e lei chi é?" Lei: "Sono una relatrice, laureata alla Bocconi e bla bla bla. e parlerò del signoraggio bancario". Sembrava di vedere Striscia la notizia o peggio... e  si capiva che con questo servizio volessero mettere in ridicolo Scilipoti e con lui.... il signoraggio bancario.

Non é affatto venuto in mente al giornalista (la prossima volta che lo vedo mi segno nome e cognome) di chiedere ai relatori qualcosa su questo signoraggio bancario sul quale bisognerebbe fare servizi su servizi, se la tv di stato fosse una televisione al servizio dei cittadini. I soldi pubblici (tra cui i miei visto che il canone é stato appena pagato) preferirei che fossero impiegati in servizi altri da quello a cui ho assistito stasera, fatto per ridicolizzare Scilipoti e l'argomento da lui  giustamente -poi non so in che modo e maniera - sollevato. Mi sono sentita io presa per il .... e, disgustata, ho spento la tv.  

Caterina Regazzi

…….


Cara Caterina Regazzi.

Cosa è il signoraggio bancario?  Rispondo in poche parole. E’ la più grande truffa mai inventata. E’ la rinuncia alla sovranità popolare e dello stato di emettere i propri valori di scambio delegando l’operazione ad una banca privata, come è la Banca d’Italia o la BCE, e pagando a detta banca congrui interessi. La carta moneta emessa dalla banca, senza alcun controvalore in garanzia, viene ripagata dallo stato con l’emissione di buoni del tesoro ed altri titoli, posti in vendita presso le banche stesse, e per cui lo stato paga un ulteriore interesse. Questo processo perverso è alla radice della formazione del cosidetto “debito pubblico” che non è altro che l’indebitarsi da parte dello stato, ovvero del popolo, nei confronti di un privato, che è la banca.

Allora potresti chiedermi: “Perché lo stato si assoggetta a questo salasso, perché non recupera la sua sovranità monetaria?”  Ed io ti rispondo: Perché il processo di commistione e di sudditanza è andato troppo avanti in questo sistema, dominato dal controllo finanziario di enti privati internazionali.  Allorchè la politica non sarà più soggetta alla corruzione e potrà recuperare la sua funzione primaria, che è quella di servire gli interessi del popolo e non dei potentati finanziari, che sono la causa prima della corruzione, avrà recuperato la sua indipendenza ed autonomia operativa…   

Per quel che riguarda la falsità dell’informazione sul signoraggio bancario e la volontà di mantenere il popolo in ignoranza totale su questa triste verità, vale la stessa risposta, ovvero chi  detiene il potere finanziario, e di conseguenza quello economico ed  amministrativo, è in grado di controllare l’informazione in tutte le sue forme ed è quindi capace di far credere al popolo  qualsiasi menzogna, pur di mantenere il suo potere acquisito. Spiace dirlo  ma in Italia e nel mondo non esiste alcuna libertà e verità d’informazione, se non quella “falsata  ed ipocrita” foraggiata dal potere finanziario mondiale. 

Però puoi star tranquilla che infine la legge karmica universale (causa effetto) prevarrà sulla menzogna e coloro che l’hanno sparsa  saranno costretti a “raccogliere la propria immondizia”.  E ciò averrà quando nella società umana trionferà la consapevolezza di un mondo concreto e collettivo, in cui tutti siamo compartecipi, in cui le forze e le cose manifeste corrispondono all’insieme del vivente e del non vivente, in cui uno star bene della mano non comporta un danneggiamento del piede,  che è l’attuale meccanismo causato dall’ignoranza sull’unitarietà della esistenza. 

La necessità di un bene comune deve affermarsi nella società,  coincidendo col bene personale,  ed a qual punto sarà chiaro che non possonno più  risaltare (nelle scelte sociali e di governo ambientale) interessi  rivolti a soddisfare una parte a scapito dell’altra.  Questo mondo presente di attrazioni e repulsioni, di scale di valori, di motivi personalistici e di incentivi egoici, insomma il mondo della competizione, lascerà quindi il posto al mondo comune a tutti, sia dal punto di vista biologico che del pensiero.  

Paolo D’Arpini

Paolo D'Arpini, in attesa della fine dei tempi oscuri



P.S. Di questi e simili argomenti se ne parlerà durante l’Incontro Collettivo Ecologista, previsto ad Aprilia, dal 22 al 24 giugno 2012. Programma:

lunedì 27 febbraio 2012

"La Roma che ricordo.. ed il mio primo maestro..." - Memorie spirituali di Paolo D'Arpini bambino

Il mio primo maestro: San Giovanni Bosco


Siccome son nato e vissuto a Roma  ma  a sbalzelloni, restando e partendo in diversi momenti della vita, le mie  memorie non hanno una vera continuità, posso quindi raccontare solo delle “sensazioni vissute”. Una di queste ha a che vedere con il mio primo approccio con la spiritualità, avvenuto in forme tempestose (essendo rimasto da poco orfano  e rinchiuso in un collegio per mancanza di accoglienza in altre situazioni familiari),  sicuramente quell’esperienza, cogente ed importante, fu necessaria per il mio successivo sviluppo.

Durante quel periodo,  eravamo nella metà degli anni ‘50 del secolo scorso, appresi come fosse necessaria  l’autonomia di pensiero e  l’ecologia, due aspetti che in seguito contribuirono fortemente alla  mia formazione in una spiritualità laica e di una ecologia profonda: materia e spirito sono la stessa cosa!  

Ma ritorno ora alla esperienza di quegli anni trascorsi in cui incontrai don Bosco e la scuola Salesiana.

Ho un debito di riconoscenza verso  San Giovanni Bosco e la sua opera di assistenza ai giovani. Io fui un suo beneficiato, allorché morì mia madre Giustina Tirabosco -nel 1954- e non riuscivo più ad adeguarmi a una scuola normale (malgrado fossi considerato intelligente  e preparato dai miei maestri). Qualcosa in me si era bloccato, ricordo all’esame di quinta elementare feci una totale scena muta, conoscevo tutte le risposte alle domande che mi venivano poste dagli esaminatori ma non profferii parola, solo sguardi luccicanti e silenzio.  Così da buon orfano disadattato fui mandato al collegio del Sacro Cuore di Roma, come interno. Vivevo cioè in una comunità chiusa al mondo  ma in un’atmosfera che ricordava la famiglia.


Ricordo il mio insegnante, un vecchio laico che risiedeva monasticamente nel collegio, un uomo di grande saggezza, egli mi insegnò a strizzare bene il tubetto del dentifricio ed anche ad aprirlo per prelevarvi l’ultima pasta attaccata. Nel collegio godevo del poco, ad esempio della merenda pomeridiana, una semplice ciriola di pane  senza companatico,   mentre pattinavo nel cortile imparando a muovermi velocemente in mezzo agli altri.

Ed è lì che appresi alcuni “trucchi” della religione (da me poi ripresi nelle cerimonie laiche dei vari equinozi e solstizi in cui uso ancora il sistema dei pensierini offerti al fuoco). Allora accadeva con la ricorrenza della festa della Madonna e compivamo un rito particolare “dei messaggi della Santa Madre”, ovvero pescavamo ognuno a turno dentro una grande cesta un rotolino di carta, ogni rotolino conteneva un messaggio personale, che pareva sempre azzeccato,  il rotolino una volta letto veniva poi gettato in un focheraccio acceso nel cortile. 


Un’altra volta appresi il valore della pazienza durante i canti solenni di una messa speciale. Un ragazzino della mia classe -evidentemente anche lui con problemi psicologici-   (si puliva il naso sulle maniche della giacca ed era  sempre impiastricciato di mocciolo)  stava proprio al mio fianco, forse lo rimproverai di qualcosa  e ricordo che lui prese a picchiarmi con furia, mi dava pugni e calci, evidentemente era disperato… dentro di me sentii che non era giusto reagire e continuai a cantare per tutto il tempo assieme al coro, senza provare cattivi pensieri ma concentrandomi sul canto.  L’aver superato la rabbia momentanea ed il senso di rivalsa mi riempì di gioia, mi sembrava un dono del Cielo.

Per sviluppare la modestia e l’accettazione  prendevo sempre ad esempio le prove dolorose di  Don  Bosco, alle prese con l’indifferenza della società, mi piaceva moltissimo leggere le  storie  su Domenico Savio,  l’allievo spirituale del santo, mi identificavo con lui. In quegli anni iniziai a scoprire  che la mia esistenza aveva un senso solo se la rivolgevo verso la verità, la giustizia e l’amore.  Tra l’altro nel tempo appresi come fosse facile anche studiare  o compiere il proprio dovere se lo si considerava un’offerta a Dio. 


Feci del mio meglio e divenni l’alunno più meritevole della mia classe, il primo in profitto, condotta e religione.  A quel tempo avrei potuto anche decidere di farmi prete ma evidentemente quella non era la mia strada. Non sono però irriconoscente verso i santi cristiani, malgrado abbia abbandonato ogni credo religioso precostituito, continuo a provare  solidarietà e rispetto verso Don Bosco.  Egli è il mio primo maestro e padre spirituale.

Paolo D’Arpini

domenica 26 febbraio 2012

Una considerazione laica sulla spiritualità, in qualsiasi condizione umana ci si trovi...

Paolo D'Arpini soddisfatto  ripreso alla Roccaccia di Treia

Ancora una volta mi sono interrogato sull’attuazione di una spiritualità laica e di come essa possa influire sulla nostra vita quotidiana, soprattutto in considerazione che oggigiorno la nostra vita nel mondo deve corrispondere ad esigenze  di efficienza e di partecipazione, in quanto nella società non sono più accettate forme di “assenza” che siano specificatamente dirette alla ricerca spirituale.


Questo soprattutto nella consapevolezza che la spiritualità laicità non può essere inserita in alcun filone “religioso”… Esistono comunità ed aggregazioni per cristiani, maomettani, buddisti.. insomma per gli “impegnati” nelle religioni, e basta!Tutto sommato ritengo che per noi laici la vita “nel mondo” sia più congeniale, anche perché la nostra ricerca non esula mai dal sé.. ed il sé è presente ovunque ed in ogni tempo… 


L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni.Il momento che, nell’autoconoscenza l’identità fittizia con l’agente svanisce quel che resta è la pura consapevolezza. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potremmo considerare un sogno rispetto al sognatore.


A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato.


In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di Sé.Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi ed aspetti psichici coinvolti…


Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio.


Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio.

Ed inoltre anche il concetto di “destino” o di azione deliberata ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento -come già detto- che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare.


La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità. Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno.

Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora.

Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente.  E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale. Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà.
E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta.

Paolo D’Arpini


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Testimonianze:

"Sia che continuiate a vivere in famiglia o che vi rinunciate e andiate a vivere in una foresta, la vostra mente vi perseguiterà. L’ego è la fonte dei pensieri. Esso crea il corpo e il mondo e vi fa pensare di essere un grihasta (mondano). Se rinuncerete al mondo non farete altro che sostituire il pensiero di sannyasi (rinunciante) a quello di grihasta e l’ambiente di foresta all’ambiente della famiglia. Gli ostacoli mentali però resteranno lì, anzi, in un nuovo ambiente persino aumenteranno. Non serve a nulla cambiare ambiente. L’ostacolo è nella mente, che deve essere “compresa” sia a casa che nella foresta. Se potete farlo in una foresta, perché non nella società? Allora perché cambiare ambiente? Potete impegnarvi nella ricerca anche adesso, in qualunque ambiente vi troviate.” 
(Ramana Maharshi)

……

"Ogni sentiero porta all’irrealtà. I sentieri sono creazioni con l’intento di trasmettere una conoscenza. Perciò i sentieri e i movimenti (religioni) non possono condurre alla Realtà poiché la loro funzione è di coinvolgerti nella dimensione dell’apprendimento, mentre la realtà viene prima di questo"
(L’Ultima Medicina - Nisargadatta Maharaj)


Commento: Indipendentemente dall’incontrarvi un maestro o no ogni sentiero è valido solo per la mente. Secondo la mia esperienza il rapporto con un maestro non ha lo scopo della trasmissione di qualsivoglia dottrina o insegnamento spirituale bensì di percepire il “tocco” o “profumo” della sua realizzazione. Le sue parole sono solo un sotterfugio per trasmettere la sua “grazia” (non c’è altra parola più pertinente ed appropriata per descrivere questo "passaggio")… trascorrendo il tempo nella sua “presenza”…
(P. D’A.)

sabato 25 febbraio 2012

Libertà di pensiero, sincretism​o e spirituali​tà laica sono un "unicum"...

Dov'è la differenza?


“Il mio spirito è invitto la mia anima eternamente libera…”

Secondo i grandi saggi l’opinione è solo un riflesso personale della percezione individuale della verità. Insomma l’opinione è sempre e comunque parziale ed incapace di riferire un’interezza. Ma se siamo in grado di interpretare ogni opinione come un tassello del pensiero universale e cerchiamo di integrarla nell’insieme del conosciuto forse stiamo mettendo in pratica quel “sincretismo” di pensiero auspicabile per il superamento delle ideologie e delle religioni precostituite.

Unica discriminante dovrebbe essere la qualità della sincerità in cui l’opinione viene  espressa…

Infatti se un’opinione è solo “strumentale” allora non vale nemmeno la pena di considerarla, essa non è nemmeno etichettabile come “opinione” (che già di per se stesso è un termine “riduttivo”) ma possiamo definirla “imroglio giustificativo” teso alla soddisfazione di un  vantaggio personale… Ciò avviene quando si mente sapendo di mentire!

Ma secondo me “laicità” deve presupporre anche il lasciare agli altri la libertà di pensare a modo loro e non possiamo usare la laicità per continuamente controbattere sui punti che a noi sembrano ledere tale principio…

Insomma dovremmo essere laici persino nei confronti della laicità..

Questo è un atteggiamento che conduce al “sincretismo di pensiero”, accomunando noi tutti esseri umani nel riconoscimento del pari valore del pensiero che in ognuno si manifesta…
L’idea sincretica è la più laica… e questa idea, che era presente anche nel Mediterraneo ed in tutti i paesi del vecchio continente,  almeno sino all’avvento dei  tre culti monoteisti dominanti (giudaismo, cristianesimo ed islam),  è l’unica forma di spiritualità che garantisce pari dignità ad ogni credo religioso, considerandolo parte del patrimonio morale e filosofico dell’umanità. 

In questo sincretismo -secondo me- andrebbe considerata anche la "forma mentis" dei cosidetti animali, ove distinti dall'uomo. Poichè  l’ipotetica differenza fra Uomini ed Animali è solo un fatto di gradiente intellettivo, ma la coscienza che li anima è la stessa, la possibilità di auto-conoscenza è pure la stessa… Ciò non ostante, essendo io  un uomo, mi occupo della mia auto-conoscenza e lascio agli altri esseri (umani o non umani) di fare la parte che ad ognuno compete, in piena autonomia e capacità! D'altronde come possiamo pretendere di "insegnare" agli altri?

Al massimo, e qui ritorno al discorso della laicità, ognuno può fungere da esempio all'altro, sul piano evolutivo in cui si trova...
Natura, erotismo, arte, ecologia, filosofia, canto, danza, cibo, lacrime, risa, ululati..  evidentemente ci sta tutto dentro… 

Solo una società che non è succube di pressioni  ideologiche  e  religiose   è in grado di comprendere il bene comune e la libertà espressiva. Infatti la parola  “laicità”  indica  ciò che è necessario alla vita dell’uomo  comune…  l’etimologia di “laico” da il significato di “ordinario, semplice,  popolare”. Quindi occorre sempre partire dalle necessità vitali e non da  interessi “altri”, legati cioè a indicazioni moralistiche ed occlusive….

In questo momento in cui la libertà  di espressione è seriamente compromessa da un sistema fagocitante e livellatore è importante e necessario che le libere voci si affianchino, pur nelle differenze di predicato, per mantenere viva l’autonomia filosofica-spirituale e dei valori della laicità.


Paolo D'Arpini
 

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Di questi ed altri argomenti se ne parlerà durante la prossima Festa dei Precursori, che si terrà a Treia dal 5 al 13 maggio 2012

Programma: http://bioregionalismo-treia.blogspot.com/2012/01/e-iniziata-nel-1984-ed-ancora-continua.html

giovedì 23 febbraio 2012

HAARP.. altro che effetto serra... il clima è manipolato dall'Alaska per ragioni strategiche geopolitiche


Treia con tanta tanta neve


Ante Scriptum

Una cosa è certa, basata sulla mia esperienza di vita, gli inverni sono sempre più freddi e le estati sempre più brevi, con picchi elevati di caldo, le precipitazioni diminuiscono, le stagioni non si riconoscono più... Effetto serra? A me sembra il contrario.. comunque lo scopriremo presto... Intanto leggetevi l'articolo sull'HAARP di Ennio La Malfa... (P.D'A.)

Sono diversi giorni che leggo sulle pagine internet articoli pseudoscientifici, scientifici e giornalistici in genere sulle ipotesi che l'eccezionale ondata di freddo che ha sconvolto l'Europa e tutto il bacino del Mediterraneo, non sia altro che un esperimento di manipolazione climatica prodotto dall' intelligence militare USA. Esperimento reso possibile alle reti del progetto HAARP iniziato negli anni '90 ed ora diffuso in tutto il pianeta (vedi cartina).

HAARP è l'acronimo di High-Frequency Active Auroral Research Program. Un sistema di antenne che concentrano energie elettromagnetiche e che poi vengono "sparate" sulla ionosfera terrestre.

Questo impianto presente in Alaska, è in grado di inviare onde radio nella ionosfera. Le onde, colpendo la ionosfera, la riscaldano ulteriormente causando delle leggere perturbazioni, simili a quelle provocate dalla radiazione solare, ma notevolmente più deboli. Lo scopo secondo i militari USA è quello di studiare in che modo queste perturbazioni influiscono sulle comunicazioni a breve e a lunga distanza.

Già nel 1995 ambientalisti e scienziati di tutto il Mondo chiesero spiegazioni al governo USA su questo esperimento, temendo che HAARP fosse una nuova arma che poteva minacciare la vita sulla Terra. Da un iniziale braccio di ferro, alla fine le autorità, vista anche la crescente preoccupazione internazionale, consentirono ai mass media di entrare a visitare una parte dell'istallazione, interdicendo però in maniera rigidissima la visita ad un'altra zona gestita dai militari. Questo fatto ha contribuito ulteriormente ad insospettire l'opinione pubblica. La ricerca di base di HAARP, ufficialmente dichiarata dagli USA, riguarda lo studio dei fenomeni naturali derivanti dall'interazione delle radiazioni solari e delle onde radio con la ionosfera.

La ricerca applicata riguarda l'utilizzo degli effetti prodotti sulla ionosfera in ambito tecnologico, in particolare nel campo delle telecomunicazioni. Il sospetto è che invece si stiano sperimentando nuove armi rivoluzionarie capaci di sconvolgere il clima del pianeta. Quello che è accaduto recentemente sul Polo Nord è un anomalo e intenso riscaldamento degli ultimi strati della ionosfera che come sappiamo va da 80 a 500 Km dalla Terra, dove impatta la radiazione solare che in alcuni strati produce temperature che superano i 1000 gradi centigradi, per questo motivo la ionosfera è chiamata anche Termosfera.

Secondo alcuni scienziati le onde radio inviate sopra il Polo Nord avrebbero aumentato le temperature della Termosfera fino ad interagire con la Mesosfera e la Stratosfera al punto da stravolgere gli equilibri di pressione barometrica e di andamento dei venti polari, facendo deviare le correnti fredde polari verso sud.

Forse sono tutte congetture, ipotesi un pò fantascientifiche, forse e non forse, perché quello che mi preoccupa ( fino all'altro giorno confesso di esserne stato all'oscuro) è che il progetto HAARP non è solo territorialmente concentrato in Alaska, ma in questi anni si è diffuso in tutto il pianeta, come si può vedere dalla cartina sotto riportata:

Questa è la mappa mondiale dei siti HAARP in cui si trovano anche le più ricche miniere di uranio, un caso?


Da quando con Putin in Russia si sono aperti gli archivi segreti, alcuni documenti relativi al passato, dalla prima guerra mondiale al 1990, sono stati messi a disposizione del pubblico. Alcuni di questi però e per fortuna sono sfuggiti alla censura che successivamente ha poi fatto nuovamente chiudere le stanze dei segreti. Uno di questi documenti è sconvolgente perché dà forza al "complotto mondiale per cambiare il clima". In esso si parla del fenomeno Niño e dell'applicazione delle teorie di Tesla, un esperimento climatico effettuato dagli scienziati russi.

Questo documento, ormai introvabile, affermerebbe che il 4 febbraio del 1983 sarebbe stato registrato un forte flusso di onde ELF (Extra-Low Frequency = a bassissima frequenza), inviate dagli americani, che sarebbero entrate in contatto con onde stazionarie emesse dai sovietici. Ciò avrebbe provocato il Niño del 1983, che ha portato siccità in Australia e piogge diluviali in Perù, tornado e colate di fango nel sud della California: ciò in particolare sarebbe il risultato delle enormi onde stazionarie emesse dai Russi. Questa strategia farebbe parte di un piano iniziato da Lenin e che aveva lo scopo di riscaldare la Siberia e svilupparvi delle coltivazioni.

Quindi questo dimostrerebbe che non solo gli USA ma anche i Russi stanno "giocando" con il fuoco, con forze ed energie immense che potrebbero sfuggirgli di mano. Si perché con i loro esperimenti potrebbero compromettere la stabilità della Termosfera e condannare tutto il pianeta ad un immane catastrofe. Forse allora si cominciano a capire perché in gran parte dei Paesi dove sono stati istallati i ripetitori HAARP si sono anche costruiti rifugi per decine di migliaia di persone, in particolare nei Paesi Scandinavi, in Russia e negli USA.

Ma allora dobbiamo prendere in considerazione il mistero delle scie chimiche sui nostri cieli, delle strane aurore boreali che da qualche anno si manifestano soprattutto al Polo Nord e "la favola" di alcuni scienziati che hanno deciso di contrastare il riscaldamento globale, raffreddando il pianeta con impulsi elettromagnetici sparati da Terra?

In particolare dobbiamo temere che i progetti e le ipotesi di Tesla alla fine siano stati concretamente realizzati e non per il bene dell'umanità, ma per i soliti oscuri scopi di chi vuol gestire il Mondo. Se fosse così, e speriamo di no, non ci rimarrebbe che chiede aiuto a Dio stesso!!

Ennio La Malfa

mercoledì 22 febbraio 2012

Boicottaggio Olimpiadi di Londra 2012: “I colpevoli del disastro di Bhopal non devono sponsorizzare i Giochi”

Bhopal


Già in passato a Londra vari attivisti  si sono presentati alla sede centrale della Dow Chemical – multinazionale alla quale apparteneva l’impianto che nel 1984 provocò la catastrofe di Bhopal – per protestare contro l'azienda che tanti lutti ha causato in India: “Da 28 anni l’acqua di falda, gli ortaggi, perfino il latte materno sono contaminati da quantità tossiche di nichel, cromo, mercurio, piombo e composti organici volatili.. e Dow Chemical non si è ancora assunta le proprie responsabilità”. Ma addirittura  si propone quest'anno come sponsor per il giochi di Londra 2012..

Una cosa vergognosa... Mentre  il caos climatico continua ad uccidere moltissime persone, nessuno obbliga Dow e le altre multinazionali a ridurre le emissioni... però a Londra gli sta bene così.. basta che paghino per la pubblicità! (Paolo D'Arpini)

Ecco di seguito la protesta anche del Centro Internazionale dello Yoga...

Nel giorno dell’amore e nei giorni successivi amiamo anche chi non ha mai ricevuto amore dal mondo ma solo sfruttamento! ripariamo ai danni della società di cui tutti siamo responsabili! boicottiamo le
olimpiadi che hanno come sponsors persone scorrette nei confronti
delle minoranze invisibili.


Come Presidente Nazionale della Yog Confederation of India vorrei
focalizzare l’attenzione mondiale su uno dei più grandi CRIMINI
DELL’UMANITÀ. Con varie organizzazioni internazionali abbiamo promosso Bhopal in tutto il mondo, come luogo natale del grande Yogi Maharishi Patanjali.


Abbiamo organizzato due International Patanjali Week Celebrations nel 2010 e 2011 è la prossima sarà a Dicembre 2012. Lo scopo è di cambiare l’immagine mediatica di Bhopal, Madhya Pradesh.
Tutti ormai sanno dell’immane tragedia accaduta a Bhopal la notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984: 40 tonnellate di isocianato di metile
fuoriuscirono dallo stabilimento della Union Carbide di Bophal, furono oltre ventimila i morti, mentre 500mila persone tuttora malate e solo una piccola parte di loro è stata risarcita.


Ora la Dow Chemicals (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Disastro_di_Bhopal) ha rilevato la Union Carbide pagandola 10,3 miliardi di dollari, ma la condanna, fu pari al massimo previsto di due anni di carcere per i responsabili e 100.000 rupie (circa 2000 dollari) di multa, una cifra che è stata giudicata irrisoria dagli attivisti e dalla società civile. I condannati, tra l’altro, sono stati scarcerati dietro una cauzione inferiore ai 500
dollari, e hanno presentato pure appello. Tra l’altro non vi è nemmeno l’intenzione di risanare il territorio. Ed è sconvolgente scoprire che dopo 27 anni, la zona non sia ancora stata ripulita e migliaia e migliaia di persone stiano ancora subendo le conseguenze della tossicità dell’acqua e del terreno della zona colpita.


EBBENE, LA DOW CHEMICALS SARÀ LO SPONSOR DELLE OLIMPIADI DI LONDRA DEL 2012!

Tutta la Yoga Community è fortemente contraria al coinvolgimento della Società con i Giochi Olimpici che dovrebbero iniziare nel mese di luglio e ha chiesto il ritiro della Dow Chemicals, la società
responsabile di una delle peggiori violazioni dei diritti umani di
questa generazione, esprimendo l'angoscia della nazione per la più
grande tragedia industriale del mondo.

Ma gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra 2012 sembra non
intendano eliminare la Dow Chemical come sponsor dallo stadio
principale.


Come può il mondo rimanere in silenzio su questa offesa ai diritti umani?

La gente dovrebbe essere libera di godersi i Giochi Olimpici di Londra 2012 senza questa eredità tossica sulla loro coscienza e tutta la Comunità Yoga si sta attivando per boicottare la DOW CHEMICALS. Non è cambiando nome che si possono cancellare i danni tremendi su vittime innocenti.

Le vittime di Bhopal hanno bisogno del sostegno di tutta l'umanità. Il denaro che si spende per la sponsorizzazione dovrebbe andare alle vittime dell’UNION CARBIDE come risarcimento per il crimine commesso nei loro riguardi.

Vi prego di sostenerci come potete in ogni Paese e chiedete al vostro Governo di boicottare le Olimpiadi di Londra 2012.

Non mandate le vostre squadre, i vostri campioni, se gli organizzatori non rifiutano la DOW come Sponsor, e riscattino quest’assassinio del genere umano, con un giusto risarcimento alle vittime.

Si deve prendere coscienza del dolore di chi ha sofferto e il Comitato Olimpico LOCOG, organizzatore dei giochi, dovrebbe esaminare la questione. Si è parlato anche di alcuni atleti indiani che
minaccerebbero di boicottare l’evento, in memoria dei connazionali
toccati dalla tragedia.


La DOW CHEMICAL deve essere rimossa dalla sponsorizzazione delle Olimpiadi oppure il mondo intero dovrebbe boicottare le Olimpiadi di Londra 2012.

I Presidenti delle Organizzazioni Internazionali di YOGA e della
CULTURA supportano il boicottaggio fino a che la ditta DOW CHEMICAL non si ritirerà dalle OLIMPIADI.


International Yog Confederation (IYC)
The World Community Of Indian Culture & Traditional Disciplines, Italy
World Movement for Indian Fine Arts
World Movement for Yoga and Ayurveda
C.U.I.D.Y. Confederazione Ufficiale Italiana Di Yoga



Con l'appoggio e la solidarietà del Circolo Vegetariano VV.TT.

martedì 21 febbraio 2012

Piazza Vittorio e la porta alchemica che da sul vuoto e la porta senza porta di Treia...

Una porta vale l'altra..



Della Roma che ricordo c’è un luogo che è particolarmente significativo per la ricerca alchemica ed esoterica portata avanti in questa città. Si tratta della Porta Magica di Piazza Vittorio.

Dovete sapere che ho abitato per diversi anni nei precinti di Piazza Vittorio. In tre luoghi diversi ed in periodi diversi ma fisicamente vicini fra loro.

Piazza Vittorio era casa mia. Conoscevo tutto dei suoi giardinetti, dove al mattino si svolgeva un variopinto mercato all’aperto. Spesso, non avendo di meglio da fare, andavo a sedermi nei pressi della “porta magica”. Lì a fianco c’era una baracchetta in cui un’anziana gattara conservava le sue cianfrusaglie e che serviva da rifugio per le gatte partorienti. La presenza dei gatti era in continuità con la tradizione egizia, dalla quale la parola stessa “alchimia” deriva (El Kimya in arabo significa “l’oscuro” un chiaro riferimento all’Egitto antico).

Ricordo che diverse volte avevo provato a interpretare il significato astruso delle frasi impresse nel marmo dell’uscio: “vitriol” c’è scritto… Lo studioso Fabrizio Salvati dice trattarsi delle iniziali di una sigla alchemica “Visita Interiora Terrae Rectificandoque Invenies Occultam Lapidem” (visita l’interno della terra, rettificando troverai una pietra nascosta). Evidentemente questa porta annunciava l’ingresso in una stanza segreta ove si studiava l’alchimia e dove avevano luogo riti iniziatici.

Questa porta è tutto ciò che rimane della villa del marchese Palombara, che fu distrutta nel 1655 (55 anni dopo il rogo di Giordano Bruno) in seguito ad un misterioso incendio. Il marchese Massimiliano Palombara, cugino della regina Cristina di Svezia, fu un uomo di spicco nella Roma del 600, si narra che egli fosse un frequentatore del Cenacolo alchemico di Via della Longara, che poi diverrà l’Arcadia. Ma tutto ruota attorno ad un oscuro scienziato, Francesco Borri, il quale invitato dal marchese a compiere esperimenti nel suo laboratorio, dopo una notte di lavoro sparì, lasciando sul tavolo una quantità di oro zecchino ed una serie di simboli incomprensibili… gli stessi simboli che il marchese fece poi scolpire sulla porta magica.

Di storie con porte di mezzo ve ne sono a bizzeffe, la porta del paradiso, la porta sulle altre dimensioni, la Sacra Porta, etc. In effetti anch’io ho avuto “esperienza” con due porte. La prima risale a moltissimi anni fa, quando ero un bambino di appena tre  anni. Ricordo che eravamo andati in vacanza a Ladispoli con mia madre,  mia sorella e mia nonna. Eravamo alloggiati in una casa con un bel giardino ed una pergola di uva pendente. Essendo da poco giunti i miei stavano festeggiando con gli ospiti, mangiando e bevendo vino, nessuno si accorse che io guadagnai l’uscita per andarmene ad esplorare il paese, da solo. Pur essendo così piccolo ebbi l’accortezza di guardare ben bene la porta all’esterno, prima di avventurarmi fuori notai che c’erano due leoni in metallo con un batacchio su entrambe le ante.

Così, sicuro di me, varcai l’uscio ed andai ad affrontare il mondo…. Dopo aver esplorato qui e lì decisi di ritornarmene a casa… ma la strada del ritorno non fu per nulla facile… Non riuscivo a ritrovare la porta con i leoni, e diverse volte feci avanti ed indietro cominciando a sentire apprensione e paura… Ma non mi persi d’animo, fermai un signore che passava e che aveva un’aria benevola, gli esposi il mio dramma, la mia incapacità di tornare a casa, di cui chiaramente non conoscevo l’indirizzo, e gli spiegai che sulla porta d’ingresso c’erano due leoni con gli anelli in bocca. Fortuna volle che alla fine, con l’aiuto del passante sconosciuto, ritrovai il luogo ove erano i miei… Quel buon signore bussò alla porta e mi riconsegnò a mia madre, la quale nel frattempo tutta presa dai festeggiamenti non si era nemmeno accorta della mia scomparsa….

L’altra esperienza con una porta magica la ebbi nel 1973, allorché visitando per la prima volta l’ashram del mio Guru, Swami Muktananda, scoprii che l’ingresso della sua abitazione aveva una porta in legno con due leoni di metallo con un anello in bocca, della stessa grandezza e forma di quelli di tanti anni prima… Inutile dire che lo interpretai come un segnale….

L'ultima esperienza con una porta  è quella dell'ingresso della casa di Treia, non la principale ma la mediana che da su un vicoletto semi-cieco. Durante le nevicate ininterrotte dei primi di febbraio in una notte ventosissima sentivo sbatacchiare qualche serranda all'esterno. Cercai di non pensarci..  però dopo un paio d'ore  di non volerci  pensare non potei fare a meno di continuare a pensarci.. era notte fonda, ed alla fine decisi di andare a controllare, indossai un pellicciotto sul pigiama, mi armai di torcia elettrica a dinamo per farmi luce e aprii la porta... Sorpresa... mi trovai davanti un muro di neve di otre un metro e mezzo... Strano effetto vedermi bloccato lì. Poi prevalse la saggezza notturna sulla foga attiva, richiusi amorevolmente la porta e mi rificcai sotto le coperte... in fondo che potevo farci? Avevo toccato con mano il significato della "porta senza porta"....    

Paolo D’Arpini



“Il drago della notte custodisce l’ingresso dell’orto magico e, senza Ercole, Giasone non avrebbe gustato le delizie della Colchide”.

“Quando nella tua casa i neri corvi partoriranno bianche colombe sarai chiamato sapiente”.

lunedì 20 febbraio 2012

Dal 20 Febbraio al 20 Marzo - Esagramma Thai (La Pace) ed ingresso nel mese della Lepre (Pesci)

Shiva e Parvati


Shivaratri - In India nel mese di Phalguna (febbraio – marzo), da 5112 anni, inizio della presente era Kali Yuga ma forse anche nelle ere e tempi precedenti, si celebra lo Shivaratri, letteralmente la notte di Shiva, nei giorni immediatamente antecedenti la luna nuova. Questa notte sacra è dedicata all’unione mistica fra Shiva e Parvati, il maschile e il femminile, la coscienza intelligenza e l’energia manifestativa della vita. Questo è perciò un momento estremamente auspicioso in India, in Nepal, in Tibet e parecchi altri luoghi della terra. Quest’anno  la celebrazione della ricorrenza è riportata  al  20 febbraio, cioè oggi.... Ed inoltre proprio oggi  entriamo nel mese che annuncia l’approssimarsi dell’equinozio primaverile. Ecco le indicazioni  dell’I Ching, per l’esagramma corrispondente a questo momento (Thai):

Sotto vi è il trigramma Il Creativo, che ascende, Il Cielo. Sopra il trigramma Il Ricettivo, che discende, la Terra. Quindi i loro influssi s’incontrano e stanno in armonia.

La Sentenza: La Pace. Il Piccolo se ne va, il Grande viene. Salute. Riuscita. Significato: il segno si riferisce ad una stagione in cui, per così dire, il cielo è in terra. Il cielo si è posto sotto la terra così le loro energie si uniscono in intima armonia, e nascono pace e serenità per tutti gli esseri. Nel mondo degli uomini è un moment di concordia sociale. I superiori si inchinano verso gli inferiori, i quali, insieme agli umili. Sono ben disposti verso i superiori; così che cessa ogni ostilità.

L’Immagine: Cielo e Terra si congiungono, l’immagine della Pace. Così il sovrano divide e porta a termine il corso del cielo e della terra, e così assiste il popolo.  Significato: Cielo e Terra sono in comunicazione, ciò produce un tempo di generale fioritura e prosperità. Questo flusso di forze deve essere regolato dal sovrano degli uomini. Ciò avviene per suddivisione, così il tempo indistinto viene suddiviso dall’uomo in stagioni, secondo la successione dei fenomeni, mentre lo spazio infinito viene ripartito, per convenzione umana, secondo i punti cardinali. Questa attività che controlla ed aiuta la natura è quel lavoro sulla natura del quale l’uomo si avvantaggia.

Versi di Goethe da Dio e Mondo: “Per orientarsi nell’Infinito / distinguer devi e poscia unire”.

La mente dell’uomo capace, in tempi simili, anela ad uscire dalla solitudine ed a produrre risultati positivi. Ma in tempi fiorenti è altresì importante avere la grandezza interiore che consente di sopportare anche le persone imperfette. Se si tentasse di opporsi al male con i mezzi abituali il crollo che ne risulterebbe sarebbe rovinoso con conseguente umiliazione.

Il Momento.

Sembra di far un passo indietro nell’inverno. Il freddo talvolta fa battere i denti. La cosa funziona così, come la locomotiva che si muove a tre tempi, due  avanti ed uno indietro. Nel medioevo (seguendo una tradizione anteriore) in questo periodo si esibiva il “Risus Paschalis” ovvero  scherzi e lazzi osceni  -lo sfogo, diremmo oggi- di una società che voleva uscire dall’inverno ed invocava la primavera “pazziando”. Persino nelle chiese si compivano oscenità pubblicamente, questa usanza è ora rimasta sotto forma di Carnevale. Dal punto di vista zodiacale questo è il periodo dei Pesci.  Oppure della Lepre che rappresenta il legno giovane che cresce, si espone al vento alla pioggia al sole, nascono i primi fiori e abbelliscono con innocenza la natura. L’esagramma collegato è T’ai – La Pace.

Muoversi con la luna.

In agricoltura questi son giorni della foglia ascendente e quanto si raccoglie è destinato ad un consumo immediato. Favorevoli il trapianto e la semina di verdure a foglia e la concimazione dei fiori. In luna calante si consiglia il trapianto delle patate evitando invece la potatura di alberi.

Cura del mese.

Mal d’orecchi. Scaldare  un cucchiaino sulla fiamma quindi versarvi olio puro d’oliva con goccioline di aglio fresco, mescolate bene e versate il composto nell’orecchio dolorante, restando sdraiati su un fianco finchè il liquido non è stato ben assorbito, prima di alzarsi infilare un piccolo batuffolo di cotone nel condotto auricolare esterno. 

Una ricetta facile facile.

Gomasio. Far arrostire dei semi di sesamo in una padella di ferro, poi passare al mortaio aggiungendo una piccola quantità di sale marino integrale. Et voilà, un ottimo e saporito condimento da aggiungere alle verdure crude, che ci mantengono di buon umore ed in salute.  

Pensiero Edificante.

“Due cose sono necessarie per salvare il mondo: accettare l’incoscienza degli altri  e risparmiar loro la nostra”.


Paolo D'Arpini


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Cerimonia dello Shivaratri in India (inviato da Stefano De Santis):

domenica 19 febbraio 2012

Gioia profonda nel silenzio e fastidio nel rumore e nella musicaccia

Spiaggia libera di Porto Recanati


Scrive Elisa Nicoli: "Limitare il nostro impatto su una terra che non ci appartiene diventa sempre più impellente, ma non dobbiamo farci angosciare. Un profondo respiro, ci fermiamo. Cominciamo dalla nostra casa. Guardiamo tra le nostre cose come se fossimo ospiti esterni, immaginiamo per loro una storia diversa e costruiamola noi..."


Ecco, cominciamo dal rumore: l'inquinamento acustico é uno dei problemi più diffusi e non ce ne rendiamo neanche conto. Si parla sempre dell'inquinamento atmosferico, delle acque, del cibo, ma di quanto il nostro senso dell'udito sia vittima del rumore e di suoni non richiesti, nessuno ne parla. Non possiamo neanche chiudere le orecchie, come facciamo con gli occhi, e siamo talmente abituati ad essere immersi nel rumore che quasi non ci facciamo più caso. Nel sonno, quando tutti gli altri sensi sono a riposo, l'udito fa da sentinella.



Un forte rumore causa una sensazione di allerta e questo senso doveva essere particolarmente importante qualche migliaio di anni fa, quando i rifugi erano precari e le minacce più frequenti: chi stava di sentinella, nella notte buia, doveva stare all'erta con l'udito.


Solo quando ad esempio, ci troviamo, per qualche motivo particolare, immersi nel silenzio, allora percepiamo la differenza.

Per esempio a me é capitato recentemente, a causa delle nevicate che hanno coperto le strade di un manto impercorribile, costringendo le automobili a fermarsi e dando al paese in cui vivo una immagine nuova e una nuova musica: il silenzio.


Nel silenzio la percezione dei motivi della natura si fa più evidente: gli uccellini che si avvicinavano alle case per cercare qualcosa da mangiare facevano sentire in maniera più brillante il loro richiamo e la neve che si scioglieva gocciolando creava un ticchettio appena percepibile, ma percepito.


Ma noi siamo capaci di vivere il silenzio? Quando ci si trova fra amici e si parla, prima o poi si finisce per gridare, forse cerchiamo un'attenzione e un'affermazione sull'altro che non riusciamo ad avere altrimenti. Le parole vengono buttate lì, hanno un significato marginale, sono più importante per essere ascoltati, il tono della voce ed il volume.


E' bello ritrovare la capacità di ascoltare il sussurro e la comunicazione non verbale, fatta di gesti, atteggiamenti, sorrisi, sguardi.


Siamo in tanti e siamo rumorosi. Basta andare a passare una giornata al mare, in estate: ormai le zone isolate sono sempre più rare, nelle nostre spiagge. Bambini urlanti, madri urlanti, musica  di sottofondo dallo stabilimento, scooter d'acqua e imbarcazioni a motore rovinano la poesia e il relax che un ambiente completamente naturale e perciò silenzioso, potrebbe regalarci.


Io e Paolo la scorsa estate abbiamo trovato il silenzio in una spiaggia libera di Porto Recanati, un po' sporca, si, ma almeno potevamo sentire le onde del mare e il verso dei gabbiani.

Estate, ti aspettiamo!


Caterina Regazzi

sabato 18 febbraio 2012

Giordano Bruno, grande precursore della Spiritualità Laica



È 1'8 febbraio 1600 quando il frate domenicano Giordano Bruno da Nola esce, per la prima volta in sette anni, dal palazzo romano del Sant'Uffizio (ultimato trent’anni prima per divenire la sede centrale dell'Inquisizione romana — tribunale e carcere insieme).

Vi è entrato il 27 febbraio 1593, in seguito all'accusa di eresia sollevata contro di lui da Giulio Mocenigo, l'abietto patrizio veneziano che prima l’aveva invitato nella Serenissima per farsi insegnare la nobile arte della mnemotecnica e poi l’aveva venduto all'Inquisizione — sembra per non dovergli pagare il compenso pattuito... Contro il domenicano pesa anche la testimonianza di un ambiguo frate cappuccino, tale Celestino da Verona, a sua volta imprigionato per eresia e collaboratore di giustiziaante litteram, per salvarsi la pelle (la delazione però gli servirà a poco: finirà anch’egli sul rogo, e per giunta cinque mesi prima della sua illustre vittima, il 16 settembre 1599).
 
Per ascoltare la sentenza di condanna a morte, ormai irrevocabile, Giordano Bruno viene condotto nell’abitazione del cardinal Madruzzi, che sorge in piazza Navona proprio accanto alla chiesa di sant'Agnese; duramente provato da sette anni di prigionia, di torture, di isolamento e di fermenti intellettuali inespressi, Giordano Bruno si erge tuttavia dignitoso e fiero di fronte ai suoi carnefici: terminata la lettura della sentenza, fatta nel grave silenzio di tutti gli astanti, la commenta con queste parole, le ultime di cui si abbia testimonianza: «Forse avete più timore voi nel pronunziare la mia sentenza, che io nel riceverla!». Non parlerà più con nessuno.

Il 17 febbraio 1600, in Campo dei Fiori, sotto gli occhi di una folla innumerevole e strepitante, Giordano Bruno viene condotto al rogo. Gli viene imposta anche l'onta della mordacchia, unostrumento che, introdotto in bocca, impedisce di gridare o parlare — la Chiesa di Roma esige l’ultima parola. Come da copione, un monaco si avvicina al condannato e gli accosta al volto un crocifisso: Giordano Bruno si gira sdegnoso dall'altra parte, deciso a morire solo — come solo, nella sua incompresa grandezza, è vissuto.

Impossibile tracciare qui, sia pure per sommi capi, un quadro appena esauriente della vita e delle opere di Giordano Bruno: del resto, qualsiasi buon manuale di storia del pensiero ne è prodigo, e la rete rigurgita di testi e analisi sul pensatore di Nola.
 
Allo stesso modo è impossibile riassumere l'essenza della costruzione ideale di Bruno, tutta incentrata sulla libertas philosophandi, cioè sulla libertà del pensiero che cerca la verità senza compromessi o accondiscendenze nei confronti degli "altri" — gli stessi di cui il filosofo dichiara orgogliosa mente, nell'epistola Adversus Mathematicos, di non voler essere «né scherano né servo». Proprio questa cerca assidua e radicale del Vero ad ogni costo è l’«heroico furore» che pervade il Bruno, assorbito nella sua missione al punto di giocarsi la vita per essa — più di due secoli dopo lo imiteranno (con esiti diversi) Hölderlin e Nietzsche, resi folli il primo dall'estasi poetica e il secondo da un filosofare "a colpi di martello".

Vale piuttosto la pena di soffermarsi sull'accanimento (certo degno di miglior causa) con cui la Chiesa perseguitò un pensatore non comune, un ingegno acutissimo e raffinato, una sensibilità sicuramente molto distante da quella del suo tempo. E, per farlo, partiamo proprio dalle accuse di quel fra Celestino da Verona che pagò con la vita la sua infamia.
 
La denuncia  di questo “pentito” si articola in 13 capi, alcuni dei quali non sono altro che mere bestemmie fine a se stesse, e che difficilmente un personaggio della levatura di Giordano Bruno avrebbe potuto pronunciare se non in un contesto ben preciso che naturalmente il disgraziato Celestino da Verona non riferisce — né avrebbe potuto farlo, viste le difficoltà d'interpretazione che certi testi del filosofo continuano a presentare anche per i più attenti esegeti. Altri, invece, svariano dal campo teologico a quello etico, sollevando interrogativi ai quali ancora oggi la Chiesa non sa dare risposta (come hanno ben dimostrato le acrobazie dialettiche con cui nel Duemila, a quattro secoli di distanza dal rogo di Campo de’ Fiori, il Vaticano ha chiesto scusa per quell’assassinio cercando di dare un'impossibile "giustificazione" del suo operato). Vediamoli.

Celestino da Verona, dunque, «denunciò che Giordano aveva detto: 1) Che Christo peccò mortalmente quando fece l'orazione nell'orto recusando la volontà del Padre, mentre disse: “Pater si possibile est, transeat a me calix iste”. [...] 5) Che si trovano più mondi, che tutte le stelle sono mondi, ed il creder che sia solo questo mondo è grandissima ignoranza. 6) Che, morti i corpi, l'anime vanno trasmigrando d'un corpo nell'altro. 7) Che Mosè fu mago astutissimo [...] e ch'egli finse aver parlato con Dio nel monte Sinai, e che la legge da lui data al popolo ebreo era da esso imaginata e finta. [...] 9) Che il raccomandarsi ai santi è cosa redicolosa e da non farsi. 10) Che Cain fu uomo da bene, e che meritamente uccise Abel suo fratello, perché era un tristo e carnefice d'animali. [...] 13) Che quello che crede la Chiesa, niente si può provare».

Non c’è bisogno di essere raffinati teologi per capire che all’epoca (ma non soltanto allora….) simili affermazioni costituivano uno scandalo gravissimo e una seria minaccia alla solidità dell’edificio cattolico: al punto 1, da quell'abbozzo di rifiuto della volontà del Padre affiora tutta la dolente umanità del Cristo, capace di peccato e quindi non tanto figlio di Dio quanto piuttosto figlio dell'uomo; il punto 5 mette in discussione l’intera cosmologia creazionista con tanto di annessi e connessi; nel punto 6, sono la psicologia e la metafisica cattoliche a diventare oggetto di dubbio (per non parlare dell’implicita messa in discussione del Giudizio Universale);  al punto 7 si attacca uno dei capisaldi della religione cristiano-cattolica, che vede nelle Sacre Scritture la Verità rivelata; col punto 9 si condanna senza appello la superstizione accettata in tempi remoti dalla Chiesa trionfante per aver ragione del politeismo spicciolo professato dal popolino e conquistarsi il consenso delle masse più o meno convertite (a forza o spontaneamente, poco importa); il punto 10, se è vero (il che, per quanto riguarda la scrivente, basterebbe da solo a fare di Giordano Bruno un gigante) riprende in modo forse un po' radicale la squisita sensibilità di Leonardo da Vinci (che già cent’anni prima vagheggiava un tempo in cui l'uccisione d'un animale sarebbe stata considerata e punita come quella di un uomo) e attacca pesantemente l'antropocentrismo cristiano-cattolico. Il punto 13, poi, dà il colpo di grazia all'edificio ideologico della Chiesa di Roma e ne mina dalle fondamenta il potere temporale — c’era bisogno d’altro?
 
Naturalmente non fu soltanto sulla base di queste accuse (vere o presunte) che Giordano Bruno, definito nell’atto d’accusa «... heretico impenitente, pertinace et ostinato» venne incarcerato, riconosciuto colpevole e consegnato al braccio secolare dall'ipocrisia della Chiesa.

Nel Duemila la Chiesa — s’è accennato — ha chiesto perdono per la sua uccisione, dichiarandosi «in debito con lui per averlo privato del bene più grande: la vita»: così monsignor Pietro Nonis, vescovo di Vicenza e già prorettore dell'Università di Padova, in un'intervista rilasciata all’ “Avvenire” il 16 luglio 1998, in previsione dell'anniversario ormai imminente.
 
Eppure proprio in quel XVI secolo che sarebbe trapassato nel XVII in un divampar di fiamme il teologo francese Sebastiano Castellione aveva compreso che «Uccidere un uomo non è difendere una dottrina. È semplicemente uccidere un uomo». La Chiesa non lo capì allora, e forse non lo capirà mai.

Alessandra Colla