giovedì 28 febbraio 2019

La via per il ritorno a casa: "Quando sono dentro di me tutto il mondo è Casa"



Per finire (per ora)  con i miei racconti di viaggio in India, torno indietro di qualche anno: quando conobbi Paolo, che diventò subito il mio compagno per la Vita, avevo in abbozzo il progetto (o forse il progetto era scaturito qualche mese dopo, non ricordo esattamente) un viaggio in India con il gruppo di canti mantra che frequento, diretto da Mara Lenzi, tanto che partecipai anche ad una simpatica cena di "conoscenza" e scambio opinioni propedeutica al viaggio stesso. Quando poi ne parlai con Paolo lui, che normalmente non si intromette mai in quelli che sono i miei programmi, mi disse: "Ma cosa vai a fare in India, l'India non è più quella di una volta, l'India è qua se vuoi, tieniti le ferie così possiamo stare più tempo assieme". In effetti non ci fu bisogno di ritornare sull'argomento, era già in embrione dentro di me quella opzione, dato che in Paolo avevo trovato un concentrato di India, con tutte le esperienze che aveva avuto e che venivano fuori spesso nei suoi discorsi, esercitando su di me un notevole fascino e tante emozioni e riflessioni. Inoltre Paolo per me è.... un vero "santo" e stare vicino a lui mi ha dato e mi da tuttora tanto. Stare con lui è come stare da sola per me, tira fuori da me, la mia vera essenza.

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Questo succedeva circa 9 anni fa, quasi 10 ormai, tanti sono gli anni del nostro rapporto. In tutti questi anni sto percorrendo la mia strada, stando nel mondo reale di oggi, facendo quello che posso, senza grossi sforzi, stando sempre più in contatto con me stessa.

Ho letto e riletto libri, ho meditato, ho cantato, ho lavorato, ho amato, ho cucinato, ho sognato. Alcuni testi mi hanno colpito più di altri e tra questi quelli di Nisargadatta Maraji e di Ramana Maharshi, il santo di Arunachala. Inoltre negli anni ho avuto modo di incontrare ripetutamente un caro amico e fratello spirituale di Paolo, Uphar Anand, e la sua dolce compagna, Venu. Lui è venuto  a Treia a quasi tutte le nostre Feste dei Precursori ed è venuto anche in Emilia la scorsa estate per celebrare con noi il Gurupurnima. E' un bravissimo cantante e musicista, esecutore di mantra e bhajan. Loro due vivono 6 mesi all'anno in Italia e 6 mesi in India, a Tiruvannamalai. 


Quando verso la fine delle scorso anno le due amiche Mara e Tina hanno preannunciato che quest'anno sarebbero andate proprio in quella terra di Arunachala (la montagna sacra di Ramana) ho sentito che dovevo andare. Volevo conoscere il luogo dove il santo aveva vissuto, sentire l'energia della montagna (che rappresenta Shiva), incontrare Upa e Venu nel loro mondo indiano. E nel mio soggiorno a Tiruvannamalai, assieme alle preziose amiche Mara e Tina, senza le quali tutto ciò non sarebbe stato possibile e che ringrazio dal profondo del cuore, tutto ciò si è verificato.  




Assistere ai canti nell'ashram di Ramana, sentire la sua presenza e la profonda devozione di tante persone, indiani e non, nei suoi riguardi, nella modestia di un ambiente semplice, privo di orpelli e  senza alcun fine commerciale (cosa che spesso invade invece i nostri luoghi sacri). Salire la montagna, sentendo all'inizio un po' di fatica e poi, a mano che ci si avvicinava allo Skandashram (il primo ashram di Ramana), sentirsi sempre più pieni di energia e di gioia, una gioia pura. Cantare durante i bhajan di Uphar sentendosi in connessione con il tutto e con tutti, apprezzando ogni attimo e sentendo fortemente la propria presenza lì, come se si fosse a casa, essendo "a casa". 

Queste impressioni me le sono portate a casa, quella era la mia casa, questa è la mia casa, quando sono dentro di me, tutto il mondo "è Casa".

Caterina Regazzi


martedì 26 febbraio 2019

EEA: "Lotta all'inquinamento atmosferico ed acustico"

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Sono necessarie azioni mirate per proteggere meglio i poveri, gli anziani e i bambini dai rischi ambientali come l'inquinamento atmosferico e acustico e le temperature estreme, specialmente nelle regioni dell'Europa orientale e meridionale. Un rapporto dell'Agenzia europea per l'ambiente avverte che la salute dei cittadini europei più vulnerabili rimane colpita in modo sproporzionato da questi rischi, nonostante i miglioramenti complessivi della qualità ambientale europea.
Occorre proteggere i cittadini europei più vulnerabili dall'inquinamento atmosferico, dal rumore e dalle temperature estreme
Il rapporto dell'EEA "Unequal exposure and unequal impacts: social vulnerability to air pollution, noise and extreme temperatures in Europe" richiama l'attenzione sullo stretto legame tra i problemi sociali e ambientali in tutta Europa. La distribuzione di queste minacce ambientali e gli impatti che hanno sulla salute umana rispecchiano da vicino le differenze di reddito, disoccupazione e livello di istruzione in tutta Europa.
Mentre la politica e la legislazione dell'UE negli ultimi decenni hanno portato a miglioramenti significativi delle condizioni di vita, sia a livello economico che in termini di qualità ambientale, persistono disparità regionali.
Il rapporto sottolinea che sono necessari un migliore allineamento delle politiche sociali e ambientali e azioni locali migliorate per affrontare con successo le questioni di giustizia ambientale.
Impacts on well-being of the combination of vulnerability and exposure to environmental health hazards
Inquinamento atmosferico e acustico
  • Regioni dell'Europa orientale (tra cui Polonia, Slovacchia, Ungheria, Romania e Bulgaria) e regioni dell'Europa meridionale (tra cui Spagna, Portogallo, Italia e Grecia), dove i redditi e l'istruzione sono più bassi e i tassi di disoccupazione superiori alle medie europee, sono stati più esposti ad inquinanti atmosferici, compresi il particolato (PM) e l'ozono troposferico (O3).
  • Le regioni più ricche, comprese le grandi città, tendono ad avere in media livelli più alti di biossido di azoto (NO2), soprattutto a causa dell'elevata concentrazione del traffico stradale e delle attività economiche. Tuttavia, all'interno di queste stesse regioni, rimangono le comunità più povere che tendono ad essere esposte a livelli locali più elevati di NO2.
  • L'esposizione al rumore è molto più localizzata rispetto all'esposizione all'inquinamento atmosferico e i livelli ambientali variano considerevolmente su brevi distanze. L'analisi ha trovato un tentativo di collegamento tra livelli di rumore nelle città e redditi familiari più bassi, suggerendo che le città con popolazioni più povere hanno livelli di rumore più elevati.
Years of life lost per 100 000 inhabitants attributable to air pollution in European countries (2015)
Temperature estreme
  • Le regioni dell'Europa meridionale e sud-orientale sono più colpite dalle temperature più elevate. Molte regioni in Bulgaria, Croazia, Grecia, Italia, Portogallo e Spagna sono anche caratterizzate da redditi e istruzione minori, livelli più alti di disoccupazione e una popolazione anziana più numerosa. Questi fattori socio-demografici possono ridurre la capacità delle persone di evitare il calore e quindi produrre risultati negativi per la salute.
  • In alcune parti d'Europa un gran numero di persone non è in grado di mantenere le proprie case adeguatamente calde a causa degli alloggi di scarsa qualità e del prezzo dell'energia. Di conseguenza, continuano a verificarsi malattie e decessi associati all'esposizione a basse temperature.
Number of fatalities due to extreme temperatures in European countries (1990-2016)
Che cosa si sta facendo per affrontare il problema?
L'Unione europea nel suo complesso ha compiuto notevoli progressi negli ultimi decenni nel ridurre l'inquinamento atmosferico e gli Stati membri hanno attuato varie politiche dell'UE per migliorare l'adattamento ai cambiamenti climatici.
La politica regionale dell'UE ha dimostrato la sua efficacia nell'aiutare a combattere le disuguaglianze sociali ed economiche. Un certo numero di autorità regionali e cittadine sono anche proattive nel ridurre l'impatto dei rischi ambientali sui membri più vulnerabili della società:
  • Una migliore pianificazione territoriale e gestione del traffico stradale, come l'introduzione di zone a bassa emissione nei centri urbani, stanno contribuendo a ridurre l'esposizione all'inquinamento atmosferico e al rumore nelle zone in cui vivono gruppi socialmente vulnerabili.
  • Il divieto di alcuni combustibili per il riscaldamento domestico, come il carbone, porta anche a una migliore qualità dell'aria nelle zone a basso reddito. Tuttavia, deve essere combinato con sussidi per passare a opzioni di riscaldamento più pulite per le famiglie a basso reddito.
  • Esempi di azioni volte a proteggere i bambini dal rumore degli aerei e della strada includono la fornitura di barriere antirumore e strutture protettive nelle aree di gioco all'aperto.
  • Molte autorità nazionali e locali hanno messo in atto piani d'azione per migliorare la risposta alle emergenze per aiutare gli anziani e altri gruppi vulnerabili durante ondate di calore o ondate di freddo. Questo è spesso integrato da iniziative di settore o di volontariato.
  • L'adattamento ai cambiamenti climatici aiuta a prepararsi per ondate di calore sempre più frequenti ed estreme. In particolare, fornire più spazio verde aiuta a raffreddare i centri urbani, portando benefici per la salute e la qualità della vita agli abitanti delle città.
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Fonte: Arpat

lunedì 25 febbraio 2019

Ecologia sociale in India - Visita alla Casa delle Vedove di Tiruvannamalai



Alcuni dei momenti più particolari, sentiti ed emozionanti, durante il mio viaggio in India, sono stati quelli vissuti in una casa per vedove (a metà febbraio del 2019).


Sapevo che la vita per le vedove in India non è cosa facile, immagino soprattutto in piccoli centri e villaggi, non credo nelle grandi città più moderne. Da quello che leggo l'India è  una società patriarcale, in cui spesso le vedove sono allontanate dalla società, ed in molti casi, dalla loro stessa famiglia. 

Allontanandosi dalla loro casa, finiscono per ridursi all'accattonaggio. Le vedove che abbiamo avuto il piacere di incontrare risiedono in una casa chiamata "Om Shanti Home", fondata da Anna Etter, una magnifica donna tedesca, coadiuvata da molte altre volontarie, di diversi paesi. Come scritto sul bellissimo calendario stampato per raccogliere fondi e far conoscere l'iniziativa, la casa fu originariamente intesa come un ricovero per le vedove più vecchie che stavano morendo per la strada. Ma, incredibilmente, la loro salute e voglia di vivere si ristabilì una volta che le vedove potettero vivere nella Om Shanti Home; esso divenne un luogo gioioso e vitale. Le vedove ricevono insegnamenti su alcune tecniche artigianali: cuciono bambole, dipingono biglietti, intrecciano cesti e altro.

Ed infatti, questo è quello che noi stesse, io, Mara e Tina, abbiamo potuto sperimentare. Quando ho scritto la prima trance delle mie esperienze indiane, ho sottolineato la vitalità di questo paese nel suo complesso, ed anche per le nostre vedove, l'impressione è stata la stessa, di forza e vitalità, in quattro parole, gioia per la vita.

La prima volta siamo state alla casa per accompagnare i nostri due amici mezzi indiani, Uphar e Venu. Avevano in programma una sessione di canti mantra, in cui Uphar è "maestro". Mensilmente si dedicano a questa attività come volontariato, per portare il loro contributo di gioia e devozione a queste donne sfortunate (pur nella fortuna di trovarsi lì). 


Quando siamo arrivati, tutti e cinque, abbiamo trovato già la camerata piena; si, perché non c'è un vero e proprio salone. La sessione di canti, alla quale ha partecipato anche una amica di Uphar con una voce cristallina, si teneva in una delle stanze dove le donne dormono. Una grande stanza con tanti letti tutti uguali, con delle coperte azzurre. Le donne stavano ognuna sul proprio letto, sedute sopra, tutte vestite, ma invitavano i visitatori a sedersi lì con loro. 

I visitatori erano talmente tanti che molti si sono seduti a terra, alcuni sui letti. Upa, Venu e le due amiche si sono messi a terra e sono iniziati i canti, a cui un po' tutti, vedove e no, hanno partecipato con entusiasmo. 

Quello che più stupiva era lo sguardo di queste donne: era vivace, vitale, attento e gioioso. Niente a che vedere con gli sguardi stanchi e spenti che spesso si vedono negli occhi dei nostri anziani nelle nostre case di riposo. Senza fare ipotesi o considerazioni sulle possibili cause di questa differenza. 

L'immagine può contenere: 4 persone, tra cui Tina Donini e Mataji Mara Lenzi, persone che sorridono, persone in piedi e scarpe

Al termine dei canti preparati da Upa è stato chiesto alle vedove se qualcuna di loro voleva cantare ed alcune, prima timidamente, poi sempre più disinvolte hanno accennato qualche motivo. Una vedova tra le più giovani, si è cimentata con qualche passo di danza al suono di un mantra. 

Vedere questa loro disponibilità a mettersi in gioco e a godere di quel poco o molto (è sempre tutto reltivo) che hanno è stato emozionante, commovente. Tanto era stata piacevole l'esperienza che un paio di giorni dopo abbiamo pensato di tornare. E così una bella mattina siamo andate lungo la strada principale, abbiamo preso un risciò (un'Ape della Piaggio modificata, di cui si contano centinaia e forse più di esemplari) e ci siamo fatte portare alla Om Shanti Om. 

Appena arrivate ci hanno portato delle sedie per farci accomodare. Tina ha cominciato ad intonare alcuni dei suoi canti favoriti e a mano a mano, le vedove, hanno cominciato ad arrivare. Stavolta sono state molte di loro a sedersi a terra, seguendo con attenzione e partecipazione le note solo vocali, dato che di strumenti non ne avevamo. Ancora una volta, alla fine, anche loro hanno intonato i loro canti. Prima di andarcene le abbiamo salutate tutte una ad una, con gesti di affetto da parte loro e nostra e sorrisi.

Buona fortuna a voi e a tutte l vedove dell'India, che passi questa brutta e triste usanza, dove ancora permane, di scacciarle dalla società! Om Shanti Om

Caterina Regazzi



Alcuni siti per info su queste attività:



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Firenze, dal 15 al 17 marzo 2019 - Terra Nuova Festival


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Il Terra Nuova Festival sbarca alla Fortezza da Basso di Firenze da venerdì 15 a domenica 17 marzo 2019, per un grande evento a ingresso gratuito. Un nuovo importante presidio nel mondo del biologico e della sostenibilità nel cuore del capoluogo toscano, crocevia tra Nord e Sud del Paese.

Il Terra Nuova Festival si terrà all’interno di Firenze Bio, mostra mercato nazionale dei prodotti biologici e biodinamici, dove Terra Nuova avrà un ruolo da protagonista.


Grande occasione di incontro con i nostri lettori, autori e ospiti di rilievo, offrendo una vetrina di ampia visibilità alle migliori aziende che operano nel settore naturale.
I grandi temi dell’ambiente e degli stili di vita si intrecciano in un confronto con i grandi esperti in materia, spaziando dalle medicine naturali all’educazione, dall’alimentazione, alla crescita personale al tema dei rifiuti. E poi ancora laboratori ecologici di autoproduzione, presentazioni di libri, laboratori per bambini, il tutto coniugato in chiave Terra Nuova, con una continua interazione con il pubblico presente.


Firenze Bio, alla sua seconda edizione, è l’unica grande manifestazione del settore senza prezzo d’ingresso, che lo scorso anno ha registrato un gran successo di pubblico, con oltre 15.000 presenze giornaliere, dando spazio ai distretti e alle filiere del cibo biologico più autentico. 

domenica 24 febbraio 2019

Caterina Regazzi: "Vi racconto la prima trance del mio viaggio in India..."

L'immagine può contenere: 11 persone, tra cui Tina Donini e Mataji Mara Lenzi, persone che sorridono, persone in piedi

Accingendomi a scrivere qualcosa di ritorno dal mio viaggetto in India, non sapevo da che parte cominciare e così mi è venuto il pensiero (perché è arrivato da solo, non l’ho cercato) di scrivere per pensieri, che potranno diventare capitoletti, sulle cose e situazioni che, a mano a mano, o tutte insieme, mi hanno colpito.

Arrivi a Chennai (ex Madras, terra di stoffe?) esci dall’aereoporto, di notte, brulicante di persone che aspettano qualcuno, con un cartello con un nome. Il nostro era: MARA LENZI. Mi veniva da chiedermi: ma se quando arrivi la persona col cartello che ti riguarda non c’è, che c…o fai? Ok, comunque, il nostro c’era. Non parlava italiano, ma carichiamo borse e valige e si parte. Non ricordo granché di questo primo tratto, solo fino ad un alberghetto, modesto ma decoroso e pulito, con sul letto un asciugamano avvoltolato in forma di cigno. Ricordo però il traffico ed i clacson a tutto spiano. Si dirà ed io l’ho anche pensato: ma perché suonano tanto il clacson?
*
Poi, col tempo l’ho capito. Non suonano per “sgridare” chi fa l’infrazione o chi va troppo piano e non si muove, no, è un suono breve, appena accennato, un pi-pi, quasi gentile, per dire: “Guarda che sto arrivando, mi sto spostando, attento!” Io non potrei mai guidare in un caos del genere, si spostano da una corsia all’altra freneticamente, per andare avanti dove c’è spazio, per sorpassare, con la necessità di avere un’attenzione e una visuale almeno a 180 gradi che non so come fanno a mantenere. Su questo discorso potreste anche dire: “Ma a me che me frega del traffico dell’India e di quanto sono attenti guidatori e capaci gli indiani e invece no, belli miei, da questo scaturisce (e non solo da questo) una considerazione per me molto importante per valutare (che brutta parola) il popolo indiano.
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Il popolo indiano, almeno per quello che ho visto, è un popolo giovane e SVEGLIO, molto presente a se stesso e al di fuori di sé, molto vivo e molto vitale. Credo che sia gente molto intelligente e capace e dinamica, che, volendo, chissà dove potrà arrivare, nel tempo. Il consumismo è già arrivato e se ne vedono le tracce: l’immondizia in giro per le strade trafficate è tanta e se fosse tutta organica, pazienza. Ci sono vacche libere, cani liberi, scimmie libere, ecc. che frugano nella spazzatura, ma la plastica non se la mangiano neanche loro.
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Per fortuna devono avere emanato qualche legge che vieta i sacchetti di plastica, per cui rarissimamente te ne danno. Al loro posto o tieni la roba in mano, o hai la tua borsa, o sacchetti di carta varia. In un negozio il sacchetto di carta era fatto con una pagina di giornale ripiegata e graffettata, fantastico. Certo di plastica ne fanno largo uso (come noi del resto: bottiglie di acqua e bibite – non ho visto neanche una bottiglia di vino o birra), confezioni di prodotti vari, ecc. Anche in certi ristoranti ti danno da mangiare in piatti di plastica, ma non quelli usa e getta, lavabili.
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La vita in India: dicevo che è un popolo vitale, ma non solo gli umani: i cani sono vitali e spesso di notte si sentono abbaiare a lungo, senza mai sentire una voce umana a zittirli, i pavoni strillano notte e giorno, le mucche e i vitelli stanno lì pacificamente, a volte legati sul ciglio della strada o in piccolo campo adiacente, a volte liberi, le scimmie vitalissime, ti sfrecciano al fianco, senza considerarti, per andare chissà dove.
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Io e Tina (una delle due amiche viaggiatrici assieme a me) abbiamo assistito ad una scenetta memorabile. Eravamo sul grande terrazzo di casa a leggere (un terrazzo che serve anche per stendere il bucato), quando da un albero vicino è arrivata una prima scimmia, seguita dopo un paio di secondi dalla sua compagna. La prima si è avvicinata ad un rubinetto sul muro del terrazzo l’ha aperto e si è messa a bere, poi si è allontanata ed è arrivata la seconda, che ha fatto altrettanto. Dopo essersi dissetate, se ne sono andate trotterellando, senza chiudere il rubinetto e senza ringraziare (!). Abbiamo chiuso noi ed io più tardi sono andata dal padrone di casa, un giovane indiano evidentemente benestante (la casa era molto bella e nuova con diversi appartamenti, di cui uno abitato dalla famiglia) e gli ho detto, nel mio stentato inglese: “Ehi, do you know that on the roof there are monkeys? But maybe you don’t know that they come to drink water opening the pipe (non so se rubinetto si dice così, l’avevo chiesto a Viola su whatsup e lei mi aveva detto così) and after they don’t close it! We have close it but you’d better change with one they cannot open!” E lui.”Oh! They always give problems! Thank you!” 
*
Ritornando al consumismo e alle tecnologie, sono tutti attrezzati di smartphone (tranne i fuori casta, che mendicano ai lati delle strade, i sadhu e pochi altri) e lo usano con grande scioltezza. Quando eravamo sulla spiaggia di Mamallapuram, in gita due giorni noi tre più Upahara e Venu, tutti si facevano foto e smacchinavano col cellulare (parlo di giovani, ovviamente) e in diversi si sono voluti fare un selfie con la sottoscritta ed io mi sono fatta fotografare, divertendomi moltissimo. A casa “nostra”, appena arrivate, dato che c’era il wi-fi, ci siamo fatte sistemare tutti i nostri smartphone dal nostro padrone di casa, Bala, che l’ha fatto in due e due quattro. Quando la pala nella stanza dove dormiva Mara si è rotta, mettendosi ad andare a tutta velocità, a sera la pala era di nuovo funzionante. Insomma, sono svegli e svelti, bravi!
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Hanno uno sguardo vivo, loro, ancora!
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Caterina Regazzi
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To be continued…
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Chi volesse vedere gli albums fotografici del viaggio in India di Caterina dovrebbe andare nella sua pagina Caterina Katia Regazzi di Facebook  https://www.facebook.com/caterina.regazzi   ed entrare nello scomparto “Foto-Album”

Link:









sabato 23 febbraio 2019

"All you seed is love" di Franco Sacchetti - Un libro dedicato ai "seed savers"

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ALL YOU SEED IS LOVE - Tutto ciò che semini è amore è un libro illustrato per bambini (e non solo) dedicato ai semi, agli alberi che dai semi lentamente esplodono, al potere creativo della natura, e dei nostri pensieri positivi, che dalla natura sono ispirati.

Secondo la spiritualità dei pellerossa Lakota la mente, con i suoi pensieri, è una semina del cuore.

Tale analogia simbolica con il ciclo naturale, mediata dal linguaggio fumettistico con i suoi balloon, traccia attraverso i disegni il percorso della vita dal seme alla pianta, e di ritorno al seme, in un circolo creativo che permette la riproduzione e il sostentamento di tutti gli esseri viventi, ma che l’uomo, incapace di comprenderne l’essenza, sta irrimediabilmente compromettendo con le sue azioni.

Il libro tocca dunque anche il tema della manipolazione genetica dei semi, della perdita di biodiversità, e cerca di rendere i lettori consapevolmente attivi rispetto a queste tematiche.

A tale scopo una scheda di approfondimento a fine libro, destinata principalmente a genitori ed educatori, vuole offrire informazione non solo su tali emergenze ambientali, ma soprattutto sulla nascita e lo sviluppo di un movimento mondiale di custodi dei semi –seedsavers- in difesa della vita.

Un invito a unirsi all’attività di associazioni come Navdanya e Seed Vicious e della LEF per piantare i semi di un futuro migliore.

Franco Sacchetti



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venerdì 22 febbraio 2019

"niente-tutto", ove non c'è altro ad essere distinto...


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Niente-tutto. Il binomio è contraddittorio: è di noi tutti tanto anelare alla pace, quanto essere intolleranti. È ragion sufficiente per sospettare che la pace permanente sia una incongrua aspirazione, oppure, per creare processi autoeducativi per scoprire come abortire gli embrioni di ogni conflitto?

Processi umanamente possibili o cacciati a forza dalla presuntuosa ragione entro i limitati confini delle nostre identità? Dunque buoni per prendere coscienza che la concezione meccacinistica dell’uomo non può essere estesa ad ogni sua circostanza?

Se realizzeremo la rivoluzione individuale, per vivere le relazioni nel rispetto, ci avvieremo a esprimere pace senza bisogno di appellarci al diritto razionale?

Avremo a quel punto realizzato il progetto del Cristo e dell’anarchia?

Per intenzioni e sospetti di questa portata, incertezze di questo peso e lotte di questo valore, anche il nichilismo offre la sua spinta evolutiva.
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Premessa

Sente la potenza trascendente nichilista chi vede il permanente affanno degli uomini protrarsi fino alla sopraffazione dell’altro pur di affermare sé; chi vede che anche dopo quelle affermazioni ancora la serenità non sopraggiunge; chi sente che la livella nichilista è una modalità occiden- tale per accedere a dimensioni umane altrimenti lasciate al fango dei giorni.

Un niente per il tutto

Ipotizzando che lo spirito del nichilismo abbia pari diritto di ogni altro, potremmo condividerne il messaggio, l’essenza, il valore utili al nostro equilibrio, al riconoscimento del nostro profondo sé.

“... In questo senso il nichilismo, come negazione di un mondo vero, di un essere, potrebbe risultare un modo di pensare divino.”
Nietzsche Friedrich, La teologia a partire da Kant.
Dall’introduzione di Maurizio Guerri.

Diversamente da quanto ci sussurra, con insistenza il luogo comune - qualcosa di nefasto dal quale prendere le distanze - il nichilismo non è privo di orpelli nobili. Non c’è in lui alcuna contiguità con l’indifferenza e l’apatia, nessun prodromo della depressione, non è in lui appiattire ciò che ci appare come ente, come qualcosa che abbia valore, a niente. Né ha a che vedere con l’accidia, arida mortificazione più spirituale che pigrizia materiale, che rimanda ad una inespri- mibile richiesta di amore.

Piuttosto, gli è proprio farci presente che elevare qualcosa al di sopra di altro, preclude allo scaturire della profonda co- scienza di sé, sempre nascosta dietro le più radicate, egocen- triche convinzioni.

Una volta consapevoli di noi stessi, non possiamo che ri conoscere la permanente arbitrarietà delle nostre affermazioni. Non possiamo che convenire che viviamo solo entro il nostro discorso1, che non abbiamo altro territorio vitale oltre alla mente2 nella quale siamo immersi.

“Ciò che sta al di là dei nostri concetti è del tutto inconoscibile.”
Nietzsche Friedrich, La teologia a partire da Kant.

Nel nichilismo si può quindi riconoscere un risultato evolutivo. Esso scaturisce dalla consapevolezza che tutti gli affanni sono di pari valore, che farne graduatorie - tutte egoistiche - ci può anche portare in cima, ma su vette di carta.

Individualismo del secondo tipo

Secondo lui - il nichilismo - ogni arbitrio è arrogante, inopportuno, privo di sostanza duratura e ragione universale. Per lui, ogni arbitrio necessita ed esprime forza sopraffattrice che, per implicita natura, si realizza nel sopprimerne altre. Ogni arbitrio fa l’occhiolino alla meschinità e alla disonestà.

Condotte che sciamano in noi a rotazione, secondo il disegno delle circostanze della vita.

Condizioni che mortificano le nostre migliori potenzialità di realizzare vite private, relazionali e sociali via via più idonee alla bellezza.

Nessuno dovrebbe esonerarsi dal mettere in moto la propria evoluzione olistica, tutti possiamo riconoscere che se ogni foglia dedicasse a se stessa tutte e energie, prima il ramo e poi l’albero ne soffrirebbero.

Tutti dovrebbero secondo misura personale farsi foglia di albero.

...“la misura della forza è ora costituita dal punto sino al quale noi possiamo ammettere, senza rammarico, l’illusorietà, la necessità della menzogna. In questo senso il nichilismo, come negazione di un mondo vero, di un essere, potrebbe risultare un modo di pensare  divino”.
Michel Foucault
Gregory Bateson

Nichilismo dunque non come fine del pensiero ma come liberazione dalle “superstizioni” della metafisica della rappresentazione, della causa e dello scopo, e , contemporaneamente, liberazione di quel pensare che nega l’”essere” e il “mondo vero” ma che non cessa di agire e di comprendere nutrendosi della tensione tragica tra il riconoscimento dell’infinito della natura e l’insuperabilità della frammentarietà della forma, ovvero, della “divinizzazione dell’apparenza”.3

... ci cattura sempre

Dal cospetto della nostra ricerca – qualunque essa sia – c’è difficoltà ad evitare il pungente compagno di viaggio detto nichilismo. Non di rado è acuto. Spesso riesce a sciogliere nel suo acido anche le architetture più solide e belle.

Non ha riguardo per niente, ma ci si può fida- re, non mente mai. Merita rispetto. Uno dei suoi trucchi – ma la realtà è maschera, quindi non è un inganno – sta nel portarci a traguardare le cose, il mondo, da un punto di vista utile alla sua causa. È ammaliante. Si estende su una rete sottile, che non vediamo se non quando ci prende. E sa attendere, quindi ci cattura sempre.

“Ma anche lì l’epistemologia che guidava il nostro pensiero e il nostro scrivere era quella di una realtà oggettiva indipendente dall’os- servatore.”
Maturana Humberto, Varela Francisco, Autopoiesi e cognizione.

Apparenza

Tuttavia ci sono momenti in cui sembra di essere riusciti a seminarlo, il nichilismo. Accade quando capita di essere nel qui ed ora, dentro il presente, identificati con le nostre concezioni. Ma anche quando liberi dal brigantag- gio che l’ego compie su noi stessi, ci orrifichiamo dei nostri stessi giudizi sul mondo. In ambo i casi si tratta di contesti nei quali non possiamo più dire “io”.

Dici “io” e sei orgoglioso di questa parola. Ma più grande è, anche se non vorrai crederci, il tuo corpo e la sua grande ragione: questa non dice “io”, ma agisce da io […]

C’è più assennatezza nel tuo corpo che nella tua più assennata saggezza. E chi può dire a quale scopo il tuo corpo ha bisogno proprio di questa saggezza così assennata?4

Senza “io”, si è in una condizione nelle quale non si avverte più la separazione delle cose, semmai la loro contiguità e necessarietà. La loro imprescindibile relazione. Uno stato nel quale non si fa arte, la si è; non facciamo niente, siamo tutto.
Nietzsche Friedrich, La teologia a partire da Kant. Dall’introduzione di Maurizio Guerri.
Nietzsche Friedrich, Divieni ciò che sei

Un ritorno all’Uno, alla condizione promigenia, astorica, che non è e non può essere permanente.

Tutto è dialettica

Così, senza fretta e senza accorgerci, ci si ritrova a riconoscere che qualunque questione intellettuale, speculativa, analitica e globale, non contiene, né conduce ad alcuna verità, che non sia creata dalla sua stessa dialettica. Ogni questione è ambitale, autopoieutica5, si crea mentre la si pronuncia, e la si pronuncia in modo da poterla creare ed alimentare e in modo sia confacente a noi stessi. Tira acqua al proprio mulino. La questione, fuori dall’invisibile e spesso inconsapevole recinto dell’ambito, non dice più nulla, non ha più ragione d’essere.

“Fierissimo europeo del XIX secolo, che corri come un folle! Il tuo sapere non perfezio- na la natura, si limita unicamente ad annienta- re la tua.”
Nietzsche Friedrich, Divieni ciò che sei.

Questa distinzione è possibile sulla base dell’assunto che “le nozioni che hanno origine nel [nostro] dominio di descrizione non riguardano la organizzazione costituitiva dell’unità (fenomeno) che deve essere spiegata”.6

Tanto più un’esposizione – qualunque sia il suo oggetto – è opportuna all’interlocutore tanto più gli sembrerà accreditabile, vera. Viceversa, se è inadeguata a coniugarsi con la biografia alla quale è destinata, tanto più – anche l’oggetto apparentemente più esclusivo, sacro e bello - avrà tutte le chances per non essere comunicato, riconosciuto, valorizzato. Anzi, per non essere proprio.

Un solo perno

Non solo. Tutti i nostri argomenti ruoteranno intorno ad un solo perno. Non si pensi tanto al vanesio intento proselitico delle nostre affermazioni. Piuttosto, al nostro equilibrio. Nessuna cosa sarà da noi sostenuta se questa spinge il nostro baricentro identitario fuori dalla sua base d’appoggio, sola superficie della nostra sopravvivenza, della nostra identità, della nostra evoluzione. alle schiere di idee che lo proteggono. Diversamente rifiutiamo.  

Tuttavia, quanto accogliamo da altri, quanto aggiungiamo alle nostre affermazioni, quanto utilizziamo per aggiornare il nostro riflettere, ha in sé il necessario per ruotare ancora intorno a quel medesimo perno. In pratica, possiamo accettare ciò che conforta e rinforza l’equilibrio, ciò che si coordina Sistema di autocreazione di se stessi. Termine coniato da Humberto Maturana.
Maturana Humberto, Varela Francisco, Autopoiesi e cognizione

Esempio

Come la democrazia. Dopo averla concepita nella sua sicura e rassicurante purezza, siamo rimasti ancorati ai suoi bei proclami, nonostante le dimostrazioni quotidiane di quanto si siano abbrutiti e allontanati dalla propria origine, nono- stante siano stati mostruosamente deformati dalla burocrazia, nonostante le stanze dei suoi palazzi siano tutte androni della corruzione, non riusciamo né a ricucire gli strappi fatti alla sua bandiera, né a rinunciarvi7. Così, per quanto pare abbia espresso l’ultimo e apparentemente migliore risultato della storia, per quanto sia oggi profondamente e radicalmente criticabile, si stenta a separarsene: ce ne siamo identificati; le alternative ci appaiono inaccettabili, tutte annichilirebbero quel perno essenziale a noi stessi.  

“Ogni terreno non può che franarle sistematicamente sotto i piedi. Niente può corrispondere alla sua esigenza perché solo il niente, che non è, è il fondamento logico dell’ente.”
Rocco Ronchi, Il canone minore.

Così, pur potendo immaginare quanto sarebbe bello vivere in uno stato agile e veloce, non siamo nelle condizioni di realizzarlo se non uccidendola, la democrazia. Se non tornando ad aspirare e vedere il bello -solo per alcuni- dei pugni di ferro. Se non si può ancora dire che ce lo siamo voluto, si può però dire che ce lo stiamo volendo.

Non è apologia dell’assolutismo. Quella democrazia che sognavamo e volevamo ardentemente, che avevamo idealizzato a nostra migliore immagine e somiglianza, ora ci appare vestita della sua concreta, rattoppata storicità. Ora sembra accettabile, giusto, voler cambiare vestito, rinunciarvi.

L’invasiva malpolitica e certamente tanto altro stanno riuscendo ad allontanarci dal desiderio di democrazia. È la storia che ci segnala quanto sia funzionale la martellante difficoltà quotidiana al sempre più diffuso auspicio di vederla risolta in tempi brevi, senza più i lunghi lacci che tessono la democrazia. Quelli che, abbracciati al liberismo economico e morale, l’avevano creata. Mentre vediamo il suo lato oscuro, scorgiamo i vantaggi di un ordine  che sappiamo facilmente abbinare a governi più rigidi.  

È di oggi, 14 marzo 2017 uno dei record della democrazia, uno dei segnali che anche senza essere razionalizzati dall’uomo comune, ribadiscono la traccia che conduce ad abbandonare quella forma di governo che era sembrata senza rivali. Un giudice della Corte d’Appello ha dovuto prosciogliere un violentatore di una bimba di sette anni - già condannato in primo grado a 12 anni - perché troppo tempo è trascorso dai fatti, 20 anni.

È tanto più difficile abbandonare l’idea della democrazia quanto più ce ne eravamo identificati. La separazione che possiamo accettare può avvenire per gradi contigui, non improvvisa- mente. Diversamente, sarebbe come compiere un gesto maldestro che ci fa uscire il baricentro dalla nostra base d’appoggio. Come per partire, cioè lasciarsi alle spalle routine e domini, sarebbe come morire. È un processo che avviene per qualunque idea, scelta, ambito. Necessario per salvaguardare l’identità, la sopravvivenza. Ogni com promesso che consideriamo accettabile, ogni passo esplorativo che consideriamo idoneo a noi stessi sottostà a questa legge.  

“Era facile essere presi nel proprio ego, ma se si riusciva ad ottenere almeno qualche grado di libertà da esso, si cominciava ad ascoltare e il linguaggio cominciava a cambiare; e allora, ma solo allora, si potevano dire cose nuove.”
Maturana Humberto, Varela Francisco, Autopoiesi e cognizione.

La morale che interessa qui, è che le cose si muovono, che la forma che meglio esprime il tempo è quella del pendolo. La sola permanenza è l’oscillazione. Il nichilismo ne è una modesta constatazione. La morale è che scoprire i lati oscuri delle nostre fedi che credevamo cristalline non è che una rispettabile premessa per riconoscere che ogni oggetto della nostra attenzione è potenzialmente soggetto della medesima sorte. È lì che può farsi in noi la consapevolezza del nichilismo, è lì la sua ragione d’essere. È lì che la ragione anarchica e cristica trovano il terreno adatto al loro basamento. Non più accumulo e sopraffazione ma assunzione di responsabilità di tutto, amore.

Come in alto così in basso

Dunque la qualità spirituale del nichilismo non è semplicisticamente negativa e sconveniente, come un becero luogo comune vorrebbe, è semmai, e prioritariamente, la sola, in grado di farci presente quanto non potremo che perpetuare la storia mentre urliamo, tutti, di volerla cambiare, migliorare, trasformare (magari affidandoci alla tecnologia).

Nichilismo perciò come una sorta di El Dorado. Vetta accessibile a chi non si perde lungo la parete, attratto ora da una, ora dall’altra tra le molte linee che non portano in cima.

Nella sua Introduzione alla metafisica del 1935, Martin Heidegger qualificava la domanda metafisica come la domanda “di più vasta portata”. Essa, infatti, corrode inesorabilmente ogni ente, lo insegue e lo stana lasciandolo in un’inquietudine senza rimedio circa il suo essere.

Non c’è ambito dell’esperienza che possa essere risparmiato alla “furia” di un tale domandare. Non c’è ente che non sia affetto da una definitiva precarietà ontologica. Anche Dio, nella misura in cui è un ente, è fatto vacillare dalla domanda della metafisica che giustamente è stata detta la domanda- guida (Leitfrage). L’iperbole di tale “furia del dileguare”, prodotta dalla domanda metafisica fondamentale, è rappresentata dall’ipotesi cartesiana del Dio ingannatore [...] in forza della quale anche le verità logiche e matematiche, le verità analitiche di cui si predica l’incondizionata necessità, sono sospese all’arbitrio di una potenza di non essere. Ma

la domanda metafisica è detta da Heidegger anche “la più profonda” perché essa, nella sua ricerca di un fondamento, procede per crolli successivi, per sprofondamenti continui. Essa va sempre più a fondo fino a (non) toccare il non-

Basterà l’autoironia o sarà necessario deintellettualizzare la cultura per essere felici...

fondamento (Un-grund). Ogni terreno non può che franarle sistematicamente sotto i piedi. Niente può corrispondere alla sua esigenza perché solo il niente, che non è, è il fondamento logico dell’ente.8

V per Verità?

Ecco. O è una questione dialettica, e se non lo è, se è proprio di Verità che si sta credendo di parlare, come fa ad essere il nichilismo una questione più meritevole delle sue antagoniste? La risposta è di quel genere che appare semplice, contenuta nella stessa domanda.

È proprio dalla consapevolezza di quella insolubile contesa, da quella velleitaria e narcisistica graduatoria delle cose del mondo, che la prospettiva del nichilismo si genera in noi, che prende il valore che spetta ad ogni cartina di tornasole.

Parlare di antagonismo di idee, scelte e comportamenti, riconoscerne la presenza anche in noi, nei nostri più amorevoli ed intenzionalmente univoci intendimenti, è uno dei modi per accorgerci che anche se credevamo di viag- giare soli, il nichilismo, era lì, zitto e fermo ad aspettartarci. Pronto a dirci che non possiamo professare non di sopraffare e contemporaneamente non contraddirci nei fatti. Cadremmo in un luciferico tentativo di salvezza, sorretti solo dalla dimensione razionale, disumana se resa assoluta e universale. Lottare per il giusto non è arbitrio diverso da qualunque altro, il più odioso incluso. Pronto a dirci che la storia si perpetua su questa inesausta ruota da criceto, sola permanente Verità dei nostri giorni.

Basterà l’autoironia o sarà necessario deintellettualizzare la cultura per essere felici del nostro nuovo compagno di viaggio?

Rocco Ronchi, Il canone minore.

Ammettere la non verità come condizione della vita: ciò indubbiamente significa metterci pericolosamente in contrasto con inconsueti sentimenti di valore.9

Lorenzo Merlo 


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Biblio

Amadei Gherardo - Mindfulness - Essere consapevoli - Il Mulino

Barcellona Pietro - Il sapere affettivo - Diabasis

Bateson Gregory - Mente e natura - Adelphi

Bateson Gregory - Una sacra unità - Adelphi

Bateson Gregory - Verso un’ecologia della mente - Adelphi

Buber Martin - Daniel. Cinque dialoghi estatici - Giuntina

Ceruti Mauro - Il vincolo e la possibilità - Raffaello Cortina

Foucault Michel - Sorvegliare e punire - Einaudi

Foucault Michel - Le parole e le cose - Rizzoli

Maturana Humberto, Varela Francisco - Autopoiesi e cognizione - Marsilio

Nietzsche Friedrich - Al di là del bene e del male - Adelphi

Nietzsche Friedrich - Divieni ciò che sei - Christian Marinotti ed.

Nucara Letizia - La filosofia di Humberto Maturana - Le Lettere

Ronchi Rocco - Il canone minore - Feltrinelli

https://www.youtube.com/watch?v=61GU6qALknc

Nietzsche Friedrich, Al di là del bene e del male