mercoledì 30 novembre 2011

Venere in visita alla Biennale di Venezia .... Storia fantastica, a lieto fine... di Franco Farina

"Venere" di Franco Farina


Ho scritto questo storia immaginando cosa poteva provare o sentire una Dea dell’antica Grecia nel visitare la Biennale di Venezia odierna.  Buona lettura.
Franco Farina
   “Afrodite”
C’era una volta una Dea dal nome “Afrodite” così chiamata nei tempi antichi, questa Dea si occupava dell’amore delle arti e della bellezza.  I Romani la chiamarono “Venere” ma sempre lei era.
Ella  scendeva nei templi ed ispirava gli artisti creatori e questi creavano le opere delle più belle.

Ispirava i pittori e questi creavano i dipinti più incantevoli.
Sussurrava i pensieri agli scrittori che narravano le novelle più sublimi.

Quei tempi oramai se ne erano andati.
Come inghiottiti da un vortice del mare i tempi eran trascorsi.

Varie vicissitudini si erano svolte e l’uomo era divenuto sempre più materialista e aveva perso la capacità di porgere l’orecchio e poter ascoltare gli Dei.

E’ vero che a volte gli uomini invocano Dio; ma guarda caso  lo invocano sempre nei momenti più brutti. In occasioni di malattie e disgrazie. Mai invocano Dio per un buon stipendio ricevuto o per aver trovato l’amore che cercavano.

Invocano Dio quando ormai la lor vita  è rovinata da loro stessi.
E poi quando le tenebre sono scese sui lor giorni invocano Dio implorandolo di cancellare quel giorno funesto.
Pensano che Dio sia qualcuno sempre pronto ai loro desideri, quando han combinato qualche misfatto da cui non riescono a trarsi d’impiccio.


Non han mai pensato che l’uomo stesso possa essere in quanto spirito un essere dalle qualità divine?

Afrodite pensava e considerava sulla razza umana.

Pensava alle botteghe dove pittori artisti ed artigiani riuniti creavano delle bellissime opere d’arte.
Pensava alle corti dei mecenati che sostenevano l’arte, e anche ricordava quando sussurrava  nella mente del pittore le bellezze da lui svolte effettivamente.

Sembrava apparisse un sorriso sul suo volto fatto di luce trasparente.

Gli Dei e le Dee non si sentono e non si vedono ma non è sempre così. Possono mostrarsi o possono essere sentiti quando la persona si considera egli stessa entità spirituale ed allora si eleva ad una condizione più simile ad essere in una condizione divina.

Quindi gli Dei e le Dee possono esser visti e percepiti. E di sicuro i grandi filosofi e i grandi artisti avevano per così dire quella qualità di comunicare con gli Dei ed essere loro stessi in una condizione quasi simile a loro.

Quel giorno Afrodite avendo visto la Biennale era triste.
Dopo tutti questi anni di supporto che aveva dato all’arte si sentiva avvilita nell’ aver visto  quello che alcuni potevano considerare arte.

Sembrava che l’uomo non avesse più questo legame con la sua condizione divina. O per meglio dire erano rare le persone che avevano quella qualità. E quello che era addirittura successo era che l’arte si era tramutata in creazioni degradate.

La capacità creativa dell’uomo in alcuni casi era svanita, in altri era ben viva e presente nell’artista e creava opere eccelse, ma l’opinione pubblica veniva accecata da falsi profeti chiamati critici d’arte o giornalisti. Questi  in qualità di artisti falliti essendo incapaci di creare si erano messi in cattedra e avevano iniziato a dettar legge su chi era il più eccelso e chi doveva essere pagato di più.

In quell’occasione Afrodite aveva notato dei bellissimi quadri fatti da pittori eccelsi accantonati e cose stupide come mucchi di pietre chiamate installazioni elevate ad opere d’arte;  oppure opere macabre come cadaveri stesi ed eletti anch’essi a opere d’arte. Tele che sembrano imbrattate da chi pulisce il pennello sporco elette dalla stampa e dalla critica alle più trend del momento.

E con parolone che stordiscono anche il più erudito vengon decantate  le opere eccelse quelle eseguite nel momento di agonia dell’artista durante il suo ultimo festino e sbornia di alcool e cocaina prima di morire negli spasmi dell’incoscienza.

Questo fa notizia! Sangue, morte, sesso, droga ed incoscienza, e tanti soldi per il commerciante d’arte che ha saputo sfruttare fino alla morte il suo povero artista che era riuscito a imbrigliare nella sua tela.

Afrodite si arrovellava vedendo a che punto poteva finire la cosidetta arte che in sé a quel punto di arte ne era rimasta ben poca.

Girava nei padiglioni della biennale, le persone non la vedevano né la sentivano.

A volte qualcuno la attraversava camminadovi attraverso e lei sentiva le sue emozioni scorrere nel suo essere.

Afrodite guardava le opere esposte.
Ve ne erano anche di belle e sublimi ma la maggior parte sembravano uscire da incubi. Ed alcune non sapevano assolutamente di arte erano oggetti rotti che si potevano trovare in qualsiasi discarica.

“Ma l’arte sta morendo?
L’uomo sta morendo?
O meglio la sua qualità in quanto entità spirituale sta morendo?”

E assorbita da questi pensieri camminava nei padiglioni e sembrava non guardare più neanche ciò che vi era esposto.
Lo sguardo era vuoto, si sentiva triste e stanca.
“Le scuole con i loro 'professori' forse avevano ucciso l’arte?
La cultura materialistica e del facile guadagno avevano ucciso l’arte? I falsi profeti l’avevano pervertita?"

Afrodite si stava accasciando su di se e lacrime per così dire lacrime di luce scendevano dai suoi occhi.

“In quale labirinto siam finiti.”
Si chiedeva in cosa aveva sbagliato.

Cadde in un torpore e sentì una musica sublime.
Qualcuno era entrato e si era messo a suonare arpe e salteri e una voce incantevole cantava.
Si svegliò dai suoi pensieri lugubri, riprese a guardarsi attorno e vide che le persone man mano affluivano ad ascoltare questa melodia.

Quella musica così sublime e le persone come globi di luce uscivano dai loro corpi si elevavano al di sopra dei loro corpi sembravano danzare  ondeggiando al suon di musica.

Afrodite sorrise si accorse della vita che si era risvegliata e  l’arte non era morta.  Qualcuno sapeva ancor comunicare in un modo eccelso che era al di fuori del tempo.

La bellezza è una qualità divina che ogni essere sveglio e creativo ha ed è capace di infondere nelle cose dandogli vita. Qualità che in se è divina. E’ la capacità di dar vita.

Forse gli uomini  si erano un po’ smarriti ma non avevano perso la luce della ragione e della bellezza. Magari se dessero meno ascolto ai falsi profeti si potrebbero illuminare e riacquisire quella condizione divina tipica della loro vera essenza.

Afrodite si mise a danzare nell’aria nel vasto spazio del palazzo e a cantare seguendo la musica sublime. Le persone si misero a guardare in alto e sembrava che la seguissero con il loro sguardo, sembrava quasi che la vedessero.  Lei sorrideva, capì che l’uomo elevandolo un poco può sentire e percepire e riprendere la sua condizione divina.

Le persone nella loro condizione di essere esteriori al proprio corpo ripresero a camminare  tra i padiglioni ma la cosa particolare è che questi “uomini” ora smisero di dare attenzione a cose brutte o macabre o banali prive di effettiva comunicazione  ed invece presero ad apprezzare il bello e la vita che l’artista era stato capace di infondere nell’opera d’arte. Qualità che sembrava persa ma che in quella nuova condizione si era riabilitata marcatamente.

Afrodite felice si ritirò sul monte olimpo dove trovò Zeus e le chiese come era andata la giornata tra gli umani e lei sorridendo disse. “Stan riguadagnando la loro essenza spirituale è l’inizio di una nuova era”.

Franco Farina

Exploitation of a new natural primary Energy - Pure-Continuous-Endless-Available free costs in Nature

"Pulito come l'aria"  (Disegno di Manuela Magagnini)


Ante Scriptum

Energia senza costi – Incredibile ma vero...!? Sembrerebbe di sì a giudicare da quanto scrive Anthony Ceresa: “Carissimo Paolo D'Arpini, Ringrazio in anticipo per tutto ciò che potrete fare per diffondere la scoperta la quale rappresenta tutte le mie speranze future. Ho ricevuto il Giornaletto di Saul e mi ha fatto piacere leggere qualche mio scritto oltre al pensiero di altri collaboratori amanti della Natura e più vicini al bene comune della Comunità... Invio il mio Progetto, descritto sommariamente in lingua Inglese, e resto in attesa di un Vostro giudizio.”
.....

Important discovery for the exploitation of a new natural primary Energy - Pure-Continuous-Endless-Available free costs in Nature.

Dear Sirs,
Here is a very important discovery for our third millennium, requesting a sponsor to spread out the information.

It is long time by now, Pollution which is directly responsible of
nearly all our health and environment troucing, stands on various
International programs without a final solution to replace actual
methods of traditional energy exploitation, that affects the world
Eco-System and the human life physically and economically.


Many International Organizations plunged into the development of
alternative system operated by Wind or Photovoltaic solution that work upon the availability of the Wind and the Sun on limited period of the year, with low efficiency output compared with overall costs.


The discovery I am proposing for exploitation, refers to the only one energy economically advantageous and available continuously in nature day and night, pure, endless and free cost.

I wish to refer to the exploitation of the Gravity Energy that can be
controlled and exploited to our need to almost any extent.
The present discovery shall resolve the painful headache of world
millennium, hinged on costly traditional Energies with all relevant
consequences.


Energy, most commonly is associated to fossil and hydrocarbon
dependency, solid, liquid or Gas and exploited for Electric Power
Generation and for general Heating Systems, where absorb much of its consume, polluting the Air and through-out the rain also affects all our means of subsistence, jeopardizing the eco-system, the environment and the human health, where diseases and cancer reached the apogeal.


Generating Electric Power with a continuous, pure and free costs
Natural Energy is certainly the dream for which people have studied for millennium.


The discovery I am proposing, is characterized by the know how to
exploit the Gravity Energy and foresee the construction of medium and large industrial engines operated exclusively by the above new energy as a primary force, and connected to suitable Electric Generators, to water pumps, to air pumps, or arranged to any need of cheap industrial power as per example: Desalinating Plants, purifying rescue waters, or Electric Cars, and crank progress towards a cheaper cost of life, improving living condition for millions human beings in precarious conditions.


I am looking for a financial backer to share internationally the
outcome of above trend.
Wishing to receive a positive response to the present request, meantime Dear Sirs, please accept my respectful regards.

Mr. Anthony Ceresa

Phone +39  02 5065 345 – Mobile 338 7593 569 –
E-mail: anthonyceresa@yahoo.com  -  a.ceresa2002@libero.it
 

lunedì 28 novembre 2011

Treia, 6 gennaio 2012 - Epifania della natura - Preparazioni per l'arrivo della Befana degli animali con Frau Holle e le sue compagne…

Fatina pensierosa di Franco Farina
 
 
 
Conosciamo tutti il significato che la religione cattolica ha dato alla festività dell’Epifania, ma forse non tutti sappiamo che dietro la presunta storpiatura che ha trasformato il termine Epifania in “Befana”, c’è una serie di tradizioni antiche che sono riuscite, faticosamente, a sfidare i millenni ed a giungere fino a noi.
 
L’origine della Befana è nel mondo agricolo e pastorale. Anticamente, infatti, la dodicesima notte dopo il solstizio invernale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura di Madre Natura. In questa notte Madre Natura, stanca per aver donato tutte le sue energie durante l’anno, appariva sotto forma di una vecchia e benevola strega, che volava per i cieli con una scopa. Oramai secca, Madre Natura era pronta ad essere bruciata come un ramo, per far sì che potesse rinascere dalle ceneri come giovinetta Natura, una luna nuova.
 
Per meglio capire questa figura dobbiamo andare fino al periodo dell’antica Roma. Già gli antichi Romani celebravano l’inizio d’anno con feste in onore al dio Giano (e di qui il nome Januarius al primo mese dell’anno) e alla dea Strenia (e di qui la parola strenna come sinonimo di regalo). Queste feste erano chiamate Sigillaria; ci si scambiavano auguri e doni in forma di statuette d’argilla, o di bronzo e perfino d’oro e d’argento. Queste statuette erano dette “sigilla”, dal latino “sigillum”, diminutivo di “signum”, statua. Le Sigillaria erano attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono i loro sigilla (di solito di pasta dolce) in forma di bamboline e animaletti. Questa tradizione di doni e auguri si radicò così profondamente nella gente, che la Chiesa dovette tollerarla e adattarla alla sua dottrina.
 
In molte regioni italiane per l’Epifania si preparano torte a base di miele, proprio come facevano gli antichi Romani con la loro focaccia votiva dedicata a Giano nei primi giorni dell’anno
 
Giano Bifronte.
 
Usanza antichissima e caratteristica è l’accensione del ceppo, grosso tronco che dovrà bruciare per dodici notti. E’ una tradizione risalente a forme di culto pagano di origine nordica: essa sopravvive l’antico rito del fuoco del solstizio d’inverno, con il quale si invocavano la luce e il calore del sole, e si propiziava la fertilità dei campi. E non è un caso se il carbone che rimane dopo la lenta combustione, che verrà utilizzato l’anno successivo per accendere il nuovo fuoco, è proprio tra i doni che la Befana distribuisce (trasformato chissà perché in un simbolo punitivo).
 
La tradizione è ancora conservata in alcune regioni d’Italia, con diverse varianti: a Genova viene acceso in alcune piazze, e l’usanza vuole che tutti vadano a prendere un tizzone di brace per il loro camino; in Puglia il ceppo viene circondato da 12 pezzi di legno diversi.
 
In molte famiglie, il ceppo, acceso la sera la sera della Vigilia, deve ardere per tutta la notte, e al mattino le ceneri vengono sparse sui campi per garantirsi buoni raccolti.
 
In epoca medioevale si dà molta importanza al periodo compreso tra il Natale e il 6 gennaio, un periodo di dodici notti dove la notte dell’Epifania è anche chiamata la “Dodicesima notte”. È un periodo molto delicato e critico per il calendario popolare, è il periodo che viene subito dopo la seminagione; è un periodo, quindi, pieno di speranze e di aspettative per il raccolto futuro, da cui dipende la sopravvivenza nel nuovo anno. In quelle dodici notti il popolo contadino credeva di vedere volare sopra i campi appena seminati Diana con un gruppo più o meno numeroso di donne, per rendere appunto fertili le campagne.
 
Caccia di Diana – Domenichino (Domenico Zampieri) Roma – Galleria Borghese.
 
Nell’antica Roma Diana era non solo la dea della luna, ma anche la dea della fertilità e nelle credenze popolari del Medioevo Diana, nonostante la cristianizzazione, continuava ad essere venerata come tale. All’inizio Diana e queste figure femminili non avevano nulla di maligno, ma la Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane e per rendere più credibile e più temuta questa condanna le dichiarò figlie di Satana! Diana, da buona dea della fecondità diventa così una divinità infernale, che con le sue cavalcate notturne alla testa delle anime di molte donne stimola la fantasia dei popoli contadini. Diana, Dea della Caccia, della Luna, delle partorienti. La Befana è spesso ritratta con la Luna sullo sfondo.
 
Di qui nascono i racconti di vere e proprie streghe, dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno. Nasce anche da qui la tradizione diffusa in tutta Europa che il tempo tra Natale ed Epifania sia da ritenersi propizio alle streghe. E così presso i tedeschi del nord Diana diventa Frau Holle mentre nella Germania del sud, diventa Frau Berchta. Entrambe queste “Signore” portano in sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate contro chi fa del male o è prepotente e violento. Si spostano volando o su una scopa o su un carro, seguite dalle “signore della notte”, le maghe e le streghe e le anime dei non battezzati.
 
La Festa della Dodicesima Notte ispirò tra gli altri William Shakespeare che scrisse la omonima commedia che ebbe la prima rappresentazione il 6 Gennaio del 1601 al Globe Theatre di Londra.
 
Daniel Maclise: La Dodicesima Notte, Malvolio e la Contessa.
 
Strenia, Diana, Holle, Berchta,… da tutto questo complesso stregonesco, ecco che finalmente prende il volo sulla sua scopa una strega di buon cuore: la Befana. Valicate le Alpi, la Diana-Berchta presso gli italiani muta il suo nome e diventa la benefica Vecchia del 6 gennaio, la Befana, rappresentata come una strega a cavallo della scopa, che, volando nella dodicesima notte, lascia ai bambini dolci o carbone. Come Frau Holle e Frau Berchta, la Befana è spesso raffigurata con la rocca in mano e come loro protegge e aiuta le filatrici.
 
Nella Befana si fondono tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità della dea Strenia e lo spirito delle feste dell’antica Roma; i concetti di fertilità e fecondità della mite Diana; il truce aspetto esteriore avuto in eredità da certe streghe da tregenda (spostamento); una punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta. Ancora oggi un po’ ovunque per l’Italia  si eseguono diversi riti purificatori simili a quelli del Carnevale, in cui si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno gran chiasso: il 6 gennaio si accendono i falò, e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata…
 
“Frau Holle e le sue compagne…”  Ecco le Belle che mi piacerebbe  incontrare la dodicesima notte….
 
La notte della fine anno, quando abitavo nel mio castello di Calcata, ho riscoperto la tradizione della bruciatura della “Pupazza”, come simbolo di un qualcosa di vecchio che viene distrutto per lasciar posto al nuovo.  Questa Pupazza doveva essere vestita con pezzi di abiti provenienti da tutti gli abitanti del castello.  Ma sinceramente non ero molto contento di questa immagine, mi sembrava troppo  legata al rogo delle nostre donne sciamane e sante, bruciate come streghe nel medioevo cristiano. Decisi perciò di festeggiare l’ultimo giorno dell’anno con una passeggiata notturna nella natura che finisce poi in un Tempio, che è una grotta, con il fuoco acceso e con canti magici… Tutto ciò assomiglia enormemente ad un viaggio iniziatico di ritorno alle origini naturali ed alla comunione orgiastica con le forze primordiali della vita.
 
Altrettanto feci con la ricorrenza dell’Epifania. Invece di immaginare una vecchiaccia che scende dal camino a portare carbonella e fuliggine, pensai ad una “sfilata delle befane”, tutte belle e sane!   Così per diversi anni a Calcata-Mancia abbiamo festeggiato con  queste  tradizioni....  ripristinando la festa pagana chiamata “Befana”.  La feci rivivere come una processione di donne in costume, tutte bellissime, sia pur mascherate e vestite di stracci per non farsi riconoscere dal volgo ignorante. Queste belle donne scendevano dal piano del paese nuovo sino al vallone del paese vecchio, dove anticamente c’era la tradizione del Sabbat, e qui in un orgiastico raduno offrivano i loro doni ai maschietti, anziani o bambini che fossero. Poi una delle Befane, la più bella e dolce, veniva scelta dal popolo ed era incoronata “Regina delle Befane”.
 
Conservo ancora delle immagini fotografiche di questa festa, che di religioso nel senso cristiano del termine aveva ben poco,  alcune befane giungevano in calesse, altre seguivano a piedi ancheggiando.
 
Ma le cose belle durano sempre poco e  questa consuetudine della processione delle belle Befane rivisse solo per alcuni anni e poi ritornò nel limbo dei ricordi ancestrali. L’ultima Epifania festeggiata a Calcata è stata quella di due anni fa'.. ma  di tutte le befane attese solo due sono giunte: Laura che impersonava la Befana degli animali, che ha distribuito cibo alle bestie  della valle del Treja, e Bianca, una fatina befanina con le calze, la sciarpa ed il berretto rosso ed il sorriso felino, che ha rallegrato il cuore dei bimbi e dei più grandicelli.
 
Da allora la Befana della Natura arriva solo a Treia, ove mi sono trasferito, e qui con Caterina facciamo il giro delle rupi, lasciando qua e là qualche tozzo di pane per gli animali selvatici.... Anche quest'anno quest'ultima tradizione si svolgerà il pomeriggio del 6 gennaio e tutti i letttori vicini sono pregati di lasciar da parte un po' di cibo, avanzato dalle feste natalizie, per portarlo quel giorno nella nuova sede del Circolo vegetariano, a Treia, in Via Sacchette, 15/a, per accompagnarci nella distribuzione benefica... Per appuntamento tel. 0733/216293 
 
I lettori lontani invece potranno svolgere la cerimonia per loro conto ovunque si trovino.. faranno un'opera buona e chissà che Frau Holle non li ricompensi con qualche bel dono...
 
Paolo D'Arpini
Circolo Vegetariano VV.TT.
Treia (Macerata)

Reato di negazionismo dell'olocauso e di blasfemia - Posizioni dell'UCPI e dell'ONU.. e commenti

Grazie all’ottimo lavoro di Merimar, che individua e raccoglie articoli e notizie di un certo interesse, ho appreso queste due eccellenti notizie, ovviamente da verificare, e per le quali sarebbe interessante poterne intuire gli sviluppi. Anche in considerazione che ora in Italia abbiamo un governo “tecnico” che, di fatto, non ha una base elettorale a cui dar di conto, per cui potrebbe farsi carico del varo di leggi di ogni genere e natura, compresa una legge liberticida sul cosiddetto revisionismo/negazionismo.    Maurizio

ECCO QUI SOTTO LE DUE NOTIZIE:
1a  Notizia
Da:  COMUNITA’ EBRAICA DI ROMA  http://www.romaebraica.it/negazionismo-shoah/#
Blog/News   Shoah: “Reato negazionismo contrario alla Costituzione”
in: Giornata della Memoria | Pubblicato da: Redazione  Negazionismo-Shoah.
L’Unione delle camere penali (Ucpi) esprime la sua “ferma contrarietà” in merito alla proposta dell'allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano, di introdurre nell’ordinamento il reato di negazionismo: “L’idea di arginare un’opinione, anche la più inaccettabile e infondata, con lo strumento del diritto penale è in aperto contrasto con il chiaro dettato della Carta costituzionale, che all’articolo 21 non pone limiti di sorta alla libertà di manifestazione del pensiero”.
Il reato di negazionismo, secondo l’Ucpi, andrebbe a cozzare “con il principio, ineludibile in un ordinamento liberaldemocratico, secondo cui il diritto penale può e deve sanzionare un fatto dell’uomo, quando esso sia lesivo e colpevole, non una sua opinione per quanto essa sia lontana dal comune sentire, e persino odiosa”.
* * *
2a  Notizia

L’ONU decide: blasfemia e revisionismo/negazionismo sono legittimi

La Commissione per i Diritti Umani delle Nazioni Unite si è riunita lo scorso giugno a Ginevra e ha pubblicato il “Commento generale n. 34“.
La dichiarazione proviene dalla Commissione per i Diritti Umani, un gruppo di diciotto “esperti indipendenti” che hanno il compito di vegliare sull’esecuzione del Trattato Internazionale sui Diritti Civili e Politici ICCPR, il trattato del 1966 sui diritti umani che stabilisce la libertà di opinione e di espressione e altri diritti fondamentali. I commenti generali della Commissione rappresentano interpretazioni autorevoli delle clausole dell’ICCPR. Al contrario delle risoluzioni tanto pubblicizzate prodotte dal Consiglio per i Diritti Umani e dall’Assemblea Generale, le clausole dell’ICCPR sono legalmente vincolanti per gli oltre 165 firmatari.”
Il “commento” regolamenta la questione della libertà di espressione, che (articolo 12) comprende anche la libertà di abbigliamento, che probabilmente avrà effetto anche sulle leggi che in Europa vietano il velo integrale indossato da alcune donne islamiche.
Ho dato un’occhiata veloce al documento: probabilmente un lettore attento potrà cogliere gli elementi fondanti per una regolamentazione più libera di Internet. L’articolo 43.3, ad esempio, vieta la chiusura di interi siti per bloccare specifici contenuti.
All’articolo 46 leggiamo che:
“Gli Stati membri devono accertarsi che le misure antiterrorismo siano compatibili con il paragrafo 3. Delitti come “istigazione al terrorismo” e “attività estremista”, come i delitti di “elogio”, “esaltazione” o “apologia” del terrorismo devono essere definiti in maniera chiara in modo che non comportino un’interferenza non necessaria o sproporzionata con la libertà di espressione”.
All’articolo 47, leggiamo che le leggi sulla diffamazione:
“dovrebbero permettere una difesa basata sulla veridicità e non dovrebbero applicarsi a forme di espressione che per loro natura non sono soggette a verifica“.
All’articolo 48 leggiamo chiaramente:
“Divieti riguardanti dimostrazioni di mancanza di rispetto per una religione o per altri sistemi di credenza, comprese le leggi contro la blasfemia, sono incompatibili con il Trattato, salvo nelle specifiche circostanze di cui all’art. 20, paragrafo 2, dello stesso [...]. Così ad esempio non sarebbe permissibile che tali leggi discriminassero in favore o contro certe religioni o sistemi di credenza, i loro aderenti rispetto ad altri, o credenti religiosi rispetto a non credenti. Né sarebbe permesso che tali proibizioni venissero usate per impedire o punire la critica di capi religiosi o commenti su dottrine o dogmi di fede”.
E ancora più chiaramente – perché qui non si contemplano eccezioni – all’articolo 49 leggiamo:
“Le leggi che penalizzano l’espressione di opinioni riguardanti fatti storici sono incompatibili con gli obblighi che il Trattato impone agli Stati riguardo il rispetto per la libertà di opinione e di espressione. Il Trattato non permette generici divieti di espressione di opinioni erronee o interpretazioni incorrette di eventi passati. Nessuna restrizione al diritto di libertà di opinione deve essere mai imposta e, per quanto riguarda la libertà di espressione non deve andare oltre ciò che è consentito al paragrafo 3 o è richiesto all’articolo 20″.
Una nota nel testo fa esplicitamente riferimento al caso del negazionista/revisionista francese, Robert Faurisson e alle “leggi della memoria” francesi (“So called “memory-laws”, see Faurisson v. France, No. 550/93.”), ma presumo che dovrebbe valere per analoghe leggi, in alcuni paesi dell’Est, che mirano a punire chi fornisce versioni “incorrette” della storia del periodo comunista.
Non siamo giuristi, ma ci sembra che la conclusione sia chiara.
Leggi che vietano presunte bestemmie e leggi che vietano il revisionismo storico dovranno essere abrogate. Mentre il testo non parla delle vaghe leggi che in molti paesi vietano sentimenti di “odio”, qualunque cosa ciò possa significare. Wikipedia fa riferimento a un articolo 54 del Commento, secondo cui le leggi sull’”odio” non raggiungerebbero un livello sufficiente di serietà da essere accettabili, ma nella versione attuale, non esiste un tale articolo.

P.S. Non hanno firmato il Trattato, e potranno quindi continuare a legiferare come vorrano, il Vaticano, gli Emirati Arabi, la Malesia, l’Arabia Saudita, il Kosovo, Singapore e alcuni altri Stati. Gli Stati Uniti hanno posto diverse “riserve”.

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Commenti sull'evento dell'olocausto


POSSO CHIUDERE QUESTA QUASI INUTILE DISCUSSIONE, BEN DEFINITA DA JOE FALLISI, “LEZZO DI MORTE” CON UNA SERIE DI ASSERZIONI?

ECCOLE:

1. Da modesto ricercatore storico, sia pure impegnato in altri argomenti, ma comunque in base a quello che ho potuto leggere e documentarmi, non ritengo veritiero, nè possibile che ci sia stato uno sterminio di circa 4 milioni di ebrei, nè tantomeno eseguito per lo più con un assurdo uso di ancor più assurde “ camere a gas”. E non mi risulta neppure che ci siano stati ordini, programmi e organizzazioni in tal senso. Ma questo è soltanto un mio parere in base a quel poco su cui ho potuto documentarmi e applicando a queste conoscenze i parametri soliti della ricerca e indagine storica, che mi inducono a ritenere illogiche e non fattibili storicamente le attestazioni olocaustiche.

2. In ogni caso mettersi a discutere su questo argomento per dimostrare un avvenuto massacro o la sua negazione, lascia il tempo che trova, perchè l’argomento stesso richiede conoscenze specialistiche di vario genere, non alla portata di tutti, oltre ad uno studio comparativo di testi e documenti alla loro fonte, non accessibile a tutti. Si finisce quindi per credere e ripetere, fideisticamente, quanto è stato fino ad oggi pubblicato, sia da fonti sterminazioniste che revisioniste. Un pò poco.

3. Comunque sia, credo siamo tutti d'accordo che se per ipotesi, ammesso e non concesso, ci fosse stato un genocidio del genere, esso sarebbe condannabile in tutti i sensi e per gli ideatori ed esecutori di questa ignobile carneficina, non ci sarebbero aggettivi sufficienti a squalificarli.

3. Mi risulta invece che ci sono stati massacri inaudibili e feroci che hanno coinvolto la popolazione civile, da parte di tutti i partecipanti alla seconda guerra mondiale, così come nella  Storia ci sono sempre stati massacri del genere. Proprio gli ebrei e guarda caso i tedeschi, sono stati oggetto del più alto numero di perdite civili in questo senso. I primi a causa delle deportazioni nei campi di concentramento e relative perdite, aggiunte a numerose esecuzioni che vennero praticate per vari motivi e i secondi per un repulisti etnico che si volle praticare durante e dopo la guerra. Stendiamoci un velo pietoso, perchè sarebbe altrettanto assurdo sostenere la bontà delle proprie idee rinfacciando agli altri i “loro” massacri.

Ps. Tanto per la precisione:
La critica di C. Mattogno, molto ben articolata, al famoso rapporto Leuchter riguarda più che altro correzioni e precisazioni su le osservazioni espresse dallo specialista americano e su alcuni lacunosi suoi metodi di indagine, non su la sostanza del suo assunto (impossibilità fisica e mancanza di riscontri  a che le camere a gas siano esistite). Non sono laureato in chimica, nè sono esperto in camere a gas, per cui mi limito a riferire quanto da me letto e che mi è sembrato (entro questi limiti ovviamente) plausibile.

3. Viceversa è vero che Wiesenthal, il cacciatore di nazisti, ha dovuto ammettere che nei territori del Reich non ci furono camere a gas, ma ovviamente dava per scontato che queste ci fossero negli altri campi definiti di sterminio. Se così non fosse gli sterminazionisti avrebbero chiuso bottega.

Maurizio
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E' vero che occorrerebbero conoscenze specialistiche per discutere al meglio di tale materia, ma non è vero che non si possa, soppesando con senso della razionalità e dell'equità, la documentazione e le argomentazioni fornite dall'una e dall'altra parte, farsi un'idea verosimile di quegli accadimenti. Se ricordi, fin dall'inizio ho sostenuto che l'autentico buco nero (e per me cartina di tornasole implacabile) NON è Auschwitz (che gli stessi sterminazionisti seri tra di loro ammettono tranquillamente, contro la vulgata ufficiale, NON essere stato innanzi tutto un campo di sterminio - era nato come campo di lavoro per lo sforzo bellico tedesco, e questo rimase essenzialmente -, dove, nei tanti anni della sua esistenza, avvennero molti cambiamenti strutturali e che, essendo il più ampio e popolato di tutti i lager, produsse anche il più gran numero di racconti e affabulazioni, spesso di seconda mano e vari di pura fantasia), bensì il complesso dei 3 campi dell'Operazione Reinhard(t) (Belzec, Treblika II, Sobibor) e di Chelmno (in tutti e quattro si fece uso, come gas letale, NON dello Ziklon B, ma del monossido di carbonio) e le attività delle Einsatzgruppen, della Polizia d'Ordine (e delle Waffen SS) nei territori orientali occupati. C'è una cosa che salta all'occhio immediatamente: i sopravvissuti di Auschwitz furono molti, sull'altro fronte quasi nessuno. Non so se hai studiato l'argomento. Io sì, per quel che ho saputo e potuto. E sono giunto alle conclusioni che ho esposto. Se qualcuno mi dimostrerà il contrario cambierò d'opinione. Ma, visto che il più grande specialista del revisionismo in materia è Carlo Mattogno e i suoi libri dedicati a questi lager li ho trovati MOLTO deludenti, credo che non succederà. Joe

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Le camere a gas sono tecnicamente impossibili sia nella descrizione dei "supestiti", sia per il consumo di Zyklon, sia per le porte non a tenuta stagna, sia per i tempi di esecuzione, sia per il numero di gasati per turno, e per tanti altri motivi che chi ha studiato e ha un minimo di intelligenza capisce.
Tagliamola qui, sono tanti anni che studio la questione e più avanzo mi convinco delle balle tramandate e bevute facilmente. Parliamo dei tedeschi dopo la guerra e di quanti più degli ebrei sono morti in campi di concentramento anglo americani e nei trasferimenti forzati. Con questo non voglio negare la persecuzione dei nazisti al popolo ebraico ma le camere a gas non sono esistite per impossibilità tecnica e i camions a gas sono una bufala. I tedeschi avrebbero avuto altre tecnologie per eliminare esseri umani in modo rapido e meno complesso. La materia è talmente vasta che non può essere discussa via mail. Ognuno ha le sue informazioni e chi le approfondisce attraverso i documenti storici si avvicina di più alla realtà.
Saluti cordiali e basta polemiche perchè io cerco la verità senza un colore della camicia e della coscienza.  P. Deola


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Repliche di Joe:

1) Sì, la materia è vasta e occorrono, ben più che dichiarazioni apodittiche (su ognuna delle affermazioni/negazioni che hai fatto potrei inondarti di documenti e argomentazioni critiche di segno contrario), stimoli alla lettura e all'indagine personale. Io, che a mia volta studio da anni tutta questa faccenda, non ho altra pretesa in semplici scambi di posta elettronica. Delle mostruosità commesse dagli alleati contro il popolo tedesco ho "parlato" molte volte. Chi mi legge lo sa. Sa anche che non considero affatto "male assoluto" il "nazifaSSSSismo". Prima di tutto perché non c'è limite al male che il tirannoantropo può infliggere alla specie propria e alle altre. In secondo luogo perché di gran lunga più letali si sono dimostrati, prima, durante e dopo il Secondo megamacello, i "democratici" (capitalisti privati e di Stato). La convalida di ciò è quel che sta avvenendo ai giorni nostri, preludio di una terza carneficina mondiale. Suoi fautori sono, con tutta evidenza, i "progressisti" anglogiudamericani, ovvero gli eredi legittimi dei "liberatori" del 45.
2) ... in un ultimo sforzo verso la razionalità e l'equità, ripropongo, sui comandanti dei lager in Polonia e le loro confessioni o non-confessioni, un mio messaggio che, mi sembra, contiene un'osservazione di cui qualsiasi individuo onesto dovrebbe tener conto.

Riguardo alle testimonianze del personale nazista, ci sono due fatti che pesano come pietre sepolcrali sulla versione dei revisionisti relativa a Belzec, Sobibor e Treblinka, secondo costoro chimerici "campi di transito": 1) dei ventinove portati a giudizio e condannati in Germania nel corso degli anni 50, 60 e 70, almeno VENTISEI, prima di "lavorare" nei lager, avevano svolto l'apprendistato (perfettamente consono) all'interno dei centri statali adibiti all'attuazione del programma di eutanasia cfr. http://it.wikipedia.org/wiki/Eugeneticahttp://cronologia.leonardo.it/ciceri/ciceri2.htmhttp://it.wikipedia.org/wiki/Eugenetica_nazistahttp://it.wikipedia.org/wiki/Aktion_T4http://www.olokaustos.org/argomenti/eutanasia/index.htmhttp://www.ushmm.org/wlc/article.php?lang=en&ModuleId=10005200); 2) NON UNO di loro, prima, durante o dopo i processi, negò la presenza e l'uso delle camere a gas in tutti e tre i campi dell'"Operazione Reinhard". Ancorché uomini vinti in cattività essi erano pur sempre soldati e tedeschi, non mafiosi e pentiti televisivi aummaumma. Franz Stangl, per esempio, che era stato sovrintendente del Programma T4 al Castello di Hartheim e in seguito comandante a Sobibor e poi a Treblinka, sapeva benissimo di non poter attendersi alcuna "clemenza" dalla corte. A maggior ragione avrebbe potuto e anzi dovuto, nel caso la verità fosse stata radicalmente diversa dalle accuse, denunciare davanti al mondo queste ultime come infami menzogne, salvando così, insieme, il suo onore e quello del III Reich. Ammise tutto, anche in colloqui successivi alle udienze, sostenendo di aver fatto il suo dovere.

Olocausto quale verità..? - Un'analisi accurata sulle metodologie e fattibilità tecnica dello sterminio


Premessa:
Olocausto, libertà di espressione e di ricerca storica, e "polizia del pensiero.."
Ho letto un libro "La Polizia del Pensiero" che mi ha regalato Vittorio Marinelli, curato da Claudio Moffa, che è un compendio di interventi sul tema della libertà di espressione e sulla repressione per legge del pensiero. Sostanzialmente nel testo si prende in esame l’impossibilità giuridica di svolgere una ricerca storica non allineata con la "storia ufficiale", soprattutto sui fatti relativi all’ultima guerra, in seguito alla "codificazione della verità ufficiale" scritta ovviamente dai vincitori. I vari autori, fra cui storici, politologi e giuristi di rilievo e di indubbia credibilità, prendono in esame anche tesi cosiddette "revisioniste" sul tema dell’olocausto.
Non voglio qui assumere una posizione in un senso o nell’altro, ho trovato che gli interventi raccolti da Moffa rappresentano una ricerca di verità, soprattutto nei modi in cui l’olocausto è stato compiuto, come pure ritengo innegabile che le persecuzioni naziste verso ebrei, zingari, omosessuali, etc. abbiano avuto luogo, forse con l’uso di camere a gas oppure con eccidi in altre forme, ivi compresa la morte per inedia di migliaia di internati.
Nel libro di Moffa sono esposte molte ragioni ed analisi storiche condivisibili e ragionevoli ma non credo che l’approccio da lui utilizzato per affermare verità "altre", assumendo dati e testimonianze avverse a quelle ufficiali, possa giovare al superamento di quel nebuloso momento storico. Occorre aggirare l'ostacolo ed evitare prese di posizione "incastrate" sul negazionismo. Se ci si contrappone semplicemente sulla base di puntigliosi risvolti esecutivi di come l’olocausto è avvenuto, la causa della verità che si vorrebbe appurare allora è persa…. E la metodologia di percorso ed i fatti descritti nel libro di Moffa dimostrano... una parzialità paritetica a quella dei fautori contrari. Mettersi nella posizione antagonista "diretta" significa, in definitiva, fare il gioco di coloro che hanno strumentalizzato l'olocausto per vari fini, da quello economico a quello politico...
Infatti è vero che la storia e la verità storica e di conseguenza la politica conseguente all’ultimo conflitto è stata definita dai vincitori... e non solo per la questione ebraica ma per ogni altro aspetto. Ma se si vuole riaffermare "l’umano e l’universale" che sta oltre le opinioni avverse occorre equanimità e la capacità obiettiva di considerare i semplici fatti e le situazioni in cui questi sono avvenuti. Nel "legalismo giuridico" -che non è più giustizia- vincono al contrario i "cavilli" e ciò è significativo di un percorso funzionale a "costruire" la verità (che è poi quella di comodo di una o dell’altra parte).
Perciò, ripeto, occorre aggirare l'ostacolo e soprattutto non puntualizzare, né le tesi e le vicissitudini dei negazionisti, né le passionali e talvolta perverse motivazioni dei sionisti (tese a giustificare soprattutto la creazione di uno stato ebraico ed a colpevolizzare la chiesa cattolica o le altre religioni). Se si è troppo "cunning" si contrappone il male al male e la battaglia del superamento ideologico è persa.
O perché noi stessi veniamo etichettati come negazionisti o perché saremmo giustificativi dell’attuale prevaricazione e "vendetta" compita ai danni di altri innocenti. In entrambi i casi ciò porterebbe ad un successivo ed inverso "repulisti nel pensiero" con necessità di ri-aggiustamento karmico. Ci vuole insomma sincretismo ed equanimità, cominciando ad esemplificare solo quelle ragioni condivisibili, questo è il sistema dell'acqua che per scorrere sceglie la via di minore difficoltà....
Lasciando da parte ogni speculazione sul passato, secondo me, bisognerebbe evidenziare ad esempio come sia stata utilizzata per fini economici ed ideologici la tragedia dell'olocausto, i soldi raccolti a nome dei deportati, le pressioni politiche per far approvare leggi liberticide in Europa, la creazione di una nuova "religione" dell'olocausto, etc. Tutto ciò senza mai nominare o prestare attenzione alle conseguenze personali di tali operazioni (indicare il peccato e non il peccatore) allo stesso tempo non prendendo per buone le ragioni giustificative dei negazionisti, che in fondo fanno solo da contraltare ai sionisti. E' controproducente abbracciare la causa della libertà di pensiero partendo dalla difesa o giustificazione del negazionismo. Mentre possiamo evidenziare come sia stata nel tempo strutturata una verità "basata" sul senso di colpa e sulla convenienza politico economica dei governi che hanno preferito cedere alle pressioni dell'industria dell'olocausto piuttosto che venir tacciati di collaborazionismo revanscista con il passato regime nazista.
Questo ovviamente soprattutto in Germania e Austria ed anche un po' in Italia dove la "verità dell’olocausto" ha assunto connotati religiosi e stabiliti per legge. In questo momento occorre ristabilire la veridicità della situazione presente non occorrono tesi negazioniste, basta evidenziare esclusivamente le strumentalizzazioni fatte dall'industria dell'olocausto, senza mai minimamente negarlo o cercare di ridimensionarlo, anzi accettandolo come dato di fatto, senza cavillare sul come sia avvenuto, ma evidenziando l'incongruenza dei comportamenti conseguenti ad esso, lo sfruttamento di varie lobbyes sioniste dei sensi di colpa e dei morti dell'olocausto.
Allora forse si può smuovere l'opinione pubblica e pian piano anche inserire altre possibili verità sul modo in cui l'olocausto è avvenuto, soprattuto di come in quel periodo il razzismo avesse colpito in ogni campo, contro l’uomo, etc. e non solo in Germania ma anche in Russia, ed allo stesso tempo anche in America dov’era stata aperta la caccia alle streghe comuniste e la persecuzioni di migliaia di cittadini colpevoli di pensarla diversamente dal potere in carica. La persecuzione è stata a livello mondiale e contro l’uomo e la sua libertà espressiva in generale.
Ho qui accennato alla necessità di cambiare impostazione se si vuole superare la contrapposizione ideologica a come viene affrontato il problema della "verità" storica.
Infatti se si vuole affermare una verità occorre non essere partigiani né dell'una né dell'altra fazione, altrimenti si tende sempre a giustificare ciò in cui si crede e quella non è la verità.
Non c'è comunque fretta e non serve giungere a conclusioni precostituite, "di qua o di là". Ricordate il film di Kurosawa "Rashomom"? In esso c'erano molti insegnamenti zen… su come la verità può essere vista da diverse angolazioni….
Paolo D’Arpini


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Qualche nota utile per la ricerca della verità (ancora ampiamente dibattuta)......  

Mi ricollego al recente intervento [1] di Carlo Mattogno sulla sua (annosa) controversia col prof. Faurisson a proposito del Rapporto Leuchter. Con una premessa: a mio giudizio, bisognerebbe fare un monumento a Mattogno per il suo contributo impareggiabile a un capitolo cruciale della storia del Novecento come l’”Olocausto”, e quindi le sue critiche, argomentate come al solito, al Rapporto Leuchter sono senz’altro apprezzabili. Detto questo però, è giusto dare a Leuchter ciò che è di Leuchter: il miglior giudizio espresso a tutt’oggi sul suo lavoro (e penso che su questo sia d’accordo lo stesso Mattogno) rimane quello di Germar Rudolf nell’introduzione (p. 9) all’edizione critica, pubblicata dal chimico ed editore tedesco, del detto Rapporto:«The Leuchter Report, first published in 1988, is the work of a pioneer» [2]: “Il Rapporto Leuchter, publicato per la prima volta nel 1988, è l’opera di un pioniere” .L’opera di un pioniere di cui forse sono stati fin troppo enfatizzati, da amici e nemici, gli errori, sottacendo i meriti. In quest’occasione vorrei perciò evidenziare uno di tali meriti, cui i documenti emersi nel corso degli anni successivi hanno dato indubbiamente ragione: l’aver posto l’accento su una questione fondamentale come quella della falda freatica di Birkenau.
A tal proposito, Leuchter scrisse:
The author personally inspected and photographed the burning pits at Birkenau. Most remarkable about those pits is a high water table -- perhaps as high as 1.5 feet from the surface. The historical description of these pits is that they were 6 meters (19.55 feet) deep. It is not possible to burn corpses under water, even with the use of an artificial accelerant (gasoline). All pit locations officially designated on museum maps were inspected and as anticipated, since Birkenau was constructed on a swamp, all locations had water within 2 feet of the surface. It is the opinion of this author that no burning pits existed at Birkenau”[3].
Traduzione: “Il sottoscritto ha ispezionato e fotografato personalmente le fosse di cremazione a Birkenau. Il fatto più straordinario su queste fosse è un’alta falda freatica – alta forse 1.5 piedi [circa 45 centimetri] dalla superficie. La descrizione storica di queste fosse è che erano [sarebbero state] profonde 6 metri (19.55 piedi). Non è possibile cremare cadaveri sott’acqua, nemmeno con l’uso di un acceleratore artificiale (benzina). Tutte le ubicazioni delle fosse ufficialmente identificate sulle mappe del museo sono state ispezionate e, come detto, poiché Birkenau venne costruita su una palude, tutte le ubicazioni avevano l’acqua a non più di due piedi dalla superficie. Il giudizio del sottoscritto è che a Birkenau non vi fu nessuna fossa di cremazione”.

A questa conclusione Pressac, nel suo storico articolo per Jour Juif (1988) oppose la seguente confutazione:
Les fosses d'incinération qui furent creusées dans le bois de bouleaux et près du crématoire V n'ont, selon Leuchter, jamais pu l'ètre, parce que la nappe phréatique « se trouve à seulement 40 cm de la surface ». L'auteur aimerait voir les photos des fosses d'incinération « inspectées » personnellement [!] par Leuchter à Birkenau. Il y reconnaîtrait les quatre fosses provisoires de décantation des eaux usagées de la Même tranche de construction. Mis à part son Ignorance totale des lieux, Leuchter ne rapporte qu'une situation, connue des habitants de la région d'Oswiecim, uniquement valable de nos jours et suivant la saison. Birkenau n'étant qu'un Immense marais, les SS avaient fait drainer le terrain du camp, abaissant fortement (de 2 ou 3 mètres) le niveau de la nappe phréatique. Sans entretien depuis la libération, ce drainage est devenu progressivement innefficace, entraînant une remontée du niveau d'eau. On peut le vérifier en constatant l'immersion presque complète des sous-sols du Zentral Sauna, de la « maison des pompes » de la IIème station d'épuration, et celle partielle de la L-Keller 1 du crématoire Il. De plus, lors de la visite de Leuchter en févriermars, la nappe phréatique était à son plus haut niveau saisonnier. Or, l'activité connue des fosses d'incinération se place en octobre-novembre 42 et à l'été 44, en dehors de la saison « critique » [4]”.

Traduzione: “Le fosse di cremazione che vennero scavate nel bosco di betulle e presso il Crematorio V non sono, secondo Leuchter, mai potute esistere, perché la falda freatica «si trova a  soli 40 centimetri dalla superficie». Il sottoscritto vorrebbe vedere le foto delle fosse di cremazione «ispezionate» personalmente (!) da Leuchter a Birkenau. Egli vi riconoscerebbe le quattro fosse di decantazione delle acque reflue della stessa parte dei lavori. A parte la sua ignoranza totale dei luoghi, Leuchter riferisce solo una situazione, conosciuta dagli abitanti della regione di Oswiecim, valevole unicamente ai nostri giorni e a seconda della stagione. Non essendo Birkenau che un’enorme palude, le SS avevano fatto drenare il terreno del campo, abbassando notevolmente (di 2 o 3 metri) il livello della falda freatica. Senza manutenzione dopo la liberazione, questo drenaggio è diventato progressivamente inefficace, comportando una risalita del livello dell’acqua. Lo si può verificare constatando l’immersione pressoché completa del sottosuolo della Zentral Sauna, della «casa delle pompe», della seconda stazione di depurazione, e quella parziale del Leichenkeller 1 del Crematorio II. Inoltre, durante la visita di Leuchter in febbraio-marzo, la falda freatica era al suo più alto livello stagionale. Ora, l’attività conosciuta delle fosse di cremazione si situa nell’ottobre-novembre del 1942 e nell’estate del 1944, al di fuori della stagione «critica»".

A quanto pare, però, quest’opera di drenaggio, che pure vi fu, non fu così risolutiva: è proprio lo stesso Pressac, solo qualche mese dopo, nel suo opus magnum, a riferire che
The nature of the land at Birkenau, where the groundwater is almost at surface level (unlike the main camp, where it lies deeper), meant that the two Leichenkeller [“corpse cellars”] could no longer be directly under the building, as had probably been initially planned, but had to be raised to form semi-basements”[5].

Traduzione: “La natura del terreno di Birkenau, dove l’acqua freatica sta quasi al livello della superficie (a differenza del campo principale, dove sta più in profondità), implicava che i due Leichenkeller [“cantine per i cadaveri”] non potevano più stare direttamente sotto l’edificio, come probabilmente era stato inizialmente previsto, ma dovettero essere innalzati per formare dei seminterrati”.

In realtà, Fred Leuchter aveva visto giusto quando aveva scritto che “Il giudizio del sottoscritto è che a Birkenau non vi fu nessuna fossa di cremazione”. Commenta Germar Rudolf, nell’edizione critica, da lui curata, del testo di Leuchter:
Tutto ciò è stato confermato da due studi scientifici dedicati parimenti alla questione se la falda freatica fosse così alta durante la guerra; vedi Michael Gartner e Werner Rademacher, “Ground Water In The Area Of The POW Camp Birkenau”, The Revisionist, 1 (1) (2003), pp. 3-12[6]; Carlo Mattogno,”’Incineration Pits’ And Ground Water Level In Birkenau”, ibid., pp. 13-16 (www.vho.org/tr/2003/1/Mattogno13-16.html )”[7].

Quindi, tenuto anche conto del fatto che “Leuchter had only two weeks to compile his work, based on the limited knowledge of 1988” (che Leuchter ebbe solo due settimane per compilare il proprio lavoro, basato sulle limitate conoscenze del 1988)[8], l’autore del tanto bistrattato Rapporto merita davvero l’appellativo di “pioniere” – pioniere dello studio scientifico dei campi detti “di sterminio” – e che “non tutto quello che ha scritto è sbagliato: questo è certo”, come scrisse anni fa in una email al sottoscritto proprio Germar Rudolf.

[2] Fred Leuchter Jr., Robert Faurisson, Germar Rudolf, The Leuchter ReportsCritical Edition, Theses & Dissertation Press, Chicago 2005, p. 9. In rete:  http://vho.org/dl/ENG/tlr.pdf
[7] Fred Leuchter Jr., Robert Faurisson, Germar Rudolf, op. cit., nota 124, pp. 46-47.
[8] Fred Leuchter Jr., Robert Faurisson, Germar Rudolf, op. cit., p. 23.

Pubblicato da Andrea Carancini
IL LIVELLO DELL’ACQUA FREATICA NEL CAMPO DI BIRKENAU
 Degli ingegneri Michael Gartner e Werner Rademacher (1997)http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn1
Nota del traduttore: circa sei mesi dopo (verso la fine del 1998) che la versione originale, in lingua tedesca, di quest’articolo era stata pubblicata, venne notificato all’editore Germar Rudolf, da parte del pubblico ministero di Monaco di Baviera, un ordine di confisca che sanciva il sequestro (e la successiva distruzione) della rivista in cui tale articolo era stato pubblicato (i Vierteljahreshefte fur freie Geschichtsforschung) e annunciava che era stata aperta una procedura giudiziaria,  per “Turbamento della popolazione” e “Incitamento all’odio”, sia contro l’editore che contro i due autori. La ragione fornita consisteva nell’articolo in questione. Per questo motivo, oltre che per l’importanza dell’ argomento, ne proponiamo la lettura al pubblico italiano.

1-Osservazioni preliminari sul campo di Birkenau

Il campo di Auschwitz-Birkenau, a cui oggi viene generalmente attribuita la denominazione di “campo di concentramento e di sterminio”, venne originariamente progettato come un “campo per prigionieri di guerra”, alla fine del 1941, dalle autorità tedesche.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn2
Il settore del campo BIa venne ultimato nel Marzo del 1942 e fu occupato principalmente dai prigionieri sovietici fino all’Agosto del 1942. La denominazione del campo rimase la stessa, sebbene in seguito acquistò più le caratteristiche di un campo di concentramento, poiché venne occupato soprattutto da criminali comuni e da prigionieri politici, ebrei inclusi, piuttosto che da prigionieri di guerra. Il campo ebbe anche la denominazione di “KL Auschwitz II”. “KL” [Konzentrationslager] era l’abbreviazione tedesca ufficiale dei campi di concentramento.Uno dei disegni in nostro possesso, che mostra lo stato di costruzione del campo nel periodo di Aprile/Maggio del 1942, è riprodotto nell’illustrazione n°1.

Illustrazione 1: Il campo per prigionieri di guerra di Birkenau nel Maggio del 1942: presunta ubicazione del Bunker 1.

Nella letteratura di riferimento, le mappe del campo di Birkenau sono molto spesso false, poiché viene mostrato quasi sempre lo stato finale della costruzione, che risale alla fine del 1944, anche quando ci si riferisce ad eventi che ebbero luogo negli anni precedenti. Questo presupposto porta a sostenere ipotesi e conclusioni sbagliate sugli avvenimenti riguardanti la storia del campo.

  1. Quali avvenimenti vengono riferiti?

2.1.  Bunker 1

Secondo le testimonianze oculari esisteva una vecchia casa colonica a Nord del campo di Birkenau che dal Maggio del 1942 venne presuntamente utilizzata come camera a gas omicida. Nelle sue vicinanze, secondo i resoconti, c’erano delle fosse comuni che in seguito vennero presuntamente utilizzate per bruciare cadaveri.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn3
Dobbiamo rilevare a tal proposito che non esistono indicazioni precise su dove si trovasse questo Bunker 1.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn4 Il testimone Benroubi dichiarò:
Essi [gli uomini del Sonderkommando] li depositavano [i cadaveri] davanti a fosse che erano lunghe circa 20 metri, larghe 3 e profonde 2.50. C’erano circa dieci fosse pronte a ricevere i martiri. Parallele a queste fosse a cielo aperto ce n’erano alcune che erano state ricoperte con terra e queste si estendevano per circa 300 metri […]”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn5

Il testimone Buki affermò:
Portavamo i carrelli in una fossa lunga circa 40 metri e larga 6 [240 metri quadrati], che distava circa 100 metri dalla casa.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn6
Il testimone Garbarz disse:
Vedemmo grandi rettangoli tracciati sul terreno larghi venti o trenta metri e lunghi 50 o 60 metri. In uno di questi rettangoli il terreno era tinto di rosso.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn7

Il testimone dà ad intendere di aver capito che i rettangoli erano fosse comuni. In seguito egli aggiunge, riguardo alla profondità della fossa, che era profonda circa 1.5 metri.
Non esistono prove documentarie che avvalorino queste affermazioni. Persino Jean-Claude Pressac mette in dubbio alcune di queste dichiarazioni, che inoltre risultano assai contraddittorie anche riguardo al numero e alle dimensioni di tali fosse.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn8
 

2.2 BUNKER 2

Riguardo a questa casa, ubicata a Nordovest del campo, i testimoni parlano parimenti di gasazioni e di cremazioni in fosse comuni, dal 30 Giugno del 1942 fino alla primavera del 1943. Questo “bunker” venne presuntamente rimesso all’opera nel Maggio/Giugno del 1944.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn9
In questa zona, possiamo in realtà oggi scorgere le fondazioni di precedenti edifici utilizzati per scopi sconosciuti, edifici che sono anche segnati su una mappa polacca di questa regione.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn10
Riguardo alle fosse comuni, il testimone Dragon afferma, per il 1942:
Sull’altro lato del cottage c’erano quattro fosse lunghe 30 metri, larghe 7 e profonde 3.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn11
Il testimone dr. Nyiszli afferma per il 1944 (su cui torneremo nel paragrafo 2.4):
Il rogo era una fossa lunga 50 iarde [la iarda è un’unità di misura equivalente a 90 centimetri], larga 6 e profonda 3 […]”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn12

Un secondo schizzo sovietico, datato 3 Marzo 1945, mostra una fossa ardente di 30 metri quadrati, vedi illustrazione 2.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn13



Illustrazione 2: Campo per prigionieri di guerra di Birkenau; schizzo sovietico della presunta ubicazione dei Bunker 1 e 2.

Di nuovo le discrepanze riguardanti le dimensioni [di queste fosse] sono considerevoli. Anche in questo caso non vi sono documenti corroboranti.

2.3 SEPPELLIMENTO E SUCCESSIVA CREMAZIONE DELLE VITTIME DEL TIFO

Diversi testimoni parlano del seppellimento delle vittime della prima epidemia di tifo, e della cremazione di questi corpi dopo la loro riesumazione tra il 21 Settembre del 1942 e il 30 Novembre dello stesso anno.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn14
I fascicoli dell’Archivio di Stato Russo della Guerra a Moscahttp://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn15 riferiscono in dettaglio sulla prima epidemia, che era stata introdotta dall’esterno da lavoratori civili.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn16 Ebbe inizio il 1 Luglio del 1942. Il Crematorio I, che a quell’epoca era il solo disponibile, non aveva una capienza sufficiente per cremare tutte le vittime, che venivano perciò seppellite a Birkenau. Altre vittime erano già state sepolte nella stessa zona in precedenza. I numeri forniti variano da 50.000 a 107.000 vittime. Le tossine corporee prodotte dal processo di decomposizione [dei cadaveri] minacciavano di inquinare l’acqua freatica, che veniva utilizzata per il rifornimento di acqua potabile dell’intera zona. Perciò i cadaveri dovettero essere riesumati. Essi vennero poi cremati, dapprima in roghi, successivamente nelle fosse. Così ci dicono i rapporti. Nessuna delle pubblicazioni a nostra conoscenza menziona il numero delle fosse.

2.4 FOSSE DI CREMAZIONE NEL CREMATORIO V

Vi sono dei testimoni che parlano di fosse di cremazione nella zona Nord del Crematorio V, tra l’edificio e il fossato davanti al recinto, tra il Maggio e il Giugno del 1944.

Illustrazione 3: Stato di costruzione del campo di Birkenau nel Settembre del 1942, inclusi i presunti Bunker 1 e 2 e le fosse di cremazione.

Poiché i crematori rimasero fuori uso a causa di danneggiamenti, si determinò una situazione per la quale “[…] dovettero essere scavate rapidamente delle fosse per la cremazione all’aperto[…]”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn17
Pressac menziona anche “cinque piccole fosse per la cremazione” vicino al Crematorio V. Tali fosse, egli sostiene, divennero necessarie perché il Crematorio IV era stato chiuso nel Maggio del 1943 e il Crematorio V non poteva essere adeguatamente riparato.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn18 Come testimoni di queste fosse, Pressac cita Dragon:
[…] Gli ebrei venivano bruciati in cinque fosse scavate dietro il Crematorio V.”,
come pure il testimone Tauber:
Quando le fosse entrarono in azione, si capì che cremavano meglio i cadaveri [dei forni]”.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn19
Il testimone Filip Mueller, che Pressac accusa di errori e di menzognehttp://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn20
, riferisce:
[…] il lavoro di scavo delle cinque fosse dietro il Crematorio V venne presto […] iniziato.”
Le due fosse che erano state scavate erano lunghe dai 40 ai 50 metri, erano larghe circa 8 metri e profonde 2 metri”.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn21

Segue poi una descrizione dettagliata del “[…] canale di scarico del grasso umano […]” nelle fosse. A pagina 211, Filip Mueller continua:
Nello spiazzo dietro il Crematorio, Moll ordinò che venissero scavate altre tre fosse per la cremazione, cosicché ora ne aveva cinque a sua disposizione.”
Le misure di queste presunte fosse risultano dalle dichiarazioni suddette: area totale = 5 fosse ognuna di 40 o 50 metri x 8 metri = 1.600 o 2.000 metri quadrati, e un volume totale di terra scavata (2 metri di profondità) di 3.200 o 4000 metri cubi. Tutta questa terra avrebbe dovuto essere smaltita in qualche modo, lasciando tracce visibili, ma nulla di ciò viene mai menzionato. Inoltre, Filip Mueller menziona una superficie di cemento di metri 60 x 15 = 900 metri quadrati, dove le ossa che non erano completamente bruciate venivano presuntamente frantumate. Naturalmente, le foto aeree scattate nel 1944 non mostrano tracce di questa superficie di cemento, non più di quanto mostrino le fosse stesse, il loro scavo, o le strade di accesso per il trasporto dei corpi e del combustibile.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn22
 
Il fuoco nelle fosse ardenti poteva generare un calore di diverse centinaia di gradi centigradi, addirittura fino a 1000° C. La domanda è: come si poteva avvicinare a una tale vampa una persona che non indossava abiti protettivi? Secondo le testimonianze, un gruppo di lavoratori operava sul posto senza alcun equipaggiamento protettivo. Ogni pompiere potrebbe esprimere un commento al riguardo.
Il “documento 8” esibito da Pressachttp://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn23
contraddice parimenti le testimonianze oculari. Questo preventivo di costo per il Crematorio II, rivisto il 26 Maggio del 1944, mostra chiaramente che la fossa per le fondamenta dei forni crematori del Crematorio V venne realizzata come una vasca impermeabile e che durante lo scavo di questa fossa l’acqua freatica nelle immediate vicinanze venne congelata per impedire che riempisse la fossa in costruzione.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn24 La planimetria di questo edificio, n°1678,http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn25 mostra che lo strato superiore della base della vasca giaceva un metro circa sotto il livello del terreno. Il Crematorio V non aveva un seminterrato sotto di esso. Questo prova che tale fossa si trovava al livello dell’acqua freatica!
Ma se questa buca doveva essere protetta dall’acqua freatica, questo prova che nessuna fossa di cremazione come quelle descritte in precedenza avrebbe potuto essere possibile in questa zona.
Deve essere anche ricordato che i terreni del campo declinavano verso il basso in direzione Nord, come è provato dalle mappe polacche, in scala 1:25.000, del rilevamento cartografico stradale.
Dobbiamo menzionare a questo punto un’opera firmata dal defunto dr. Jan Sehn, già detenuto ad Auschwitz e direttore del Museo di Auschwitz, poiché provocò a suo tempo una certa irritazione:
Sul fondo della fossa, venivano accatastati pesanti tronchi di legno, seguiti da rami e ramoscelli sempre più piccoli. I cadaveri venivano gettati in cima a questa catasta. Dopodichè, gli uomini delle SS che sovrintendevano questo lavoro versavano benzina ai quattro angoli della fossa, accendevano un pettine di gomma e lo gettavano sui punti inumiditi dalla benzina.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn26


Qualunque boyscout in ogni parte del mondo sa che non si può accendere un fuoco in una fossa in questo modo. Tuttavia quest’affermazione non è mai stata contestata. A quanto pare non c’è un solo ex boyscout tra gli storici tedeschi! Esempi del genere potrebbero essere citati in continuazione. Ma questo non è lo scopo di quest’articolo. Tali esempi potrebbero solo sottolineare la ragione per cui poniamo domande come la seguente: come è potuto accadere che tali dichiarazioni testimoniali siano state accettate così a lungo senza essere contestate? E perché non esiste alcuna indagine sulle ragioni dei tanti errori fatti da questi testimoni?

  1. Quali dubbi sono maturati e cos’è che li ha provocati?

Una delle ragioni per i nostri dubbi iniziali è certamente quella che riguarda le contraddizioni tra certe testimonianze oculari. Un’altra è quella che riguarda le ovvie incompatibilità con le leggi di natura. Ma una ancora più importante è costituita dal fatto che il primo libro di Jean-Claude Pressac ci ha permesso di ripensare le nostre opinioni precedenti. Pressac è stato il primo a pubblicare le prove documentarie di – o sarebbe meglio dire contro – quello che, fino a quel momento, era stato sostenuto unicamente da testimoni oculari. L’importante libro di Pressac è scarsamente conosciuto, ed è improbabile che gli storici lo abbiano letto attentamente, ammesso che lo abbiano letto. Se lo avessero letto, essi saprebbero della massiccia critica da lui rivolta alla storiografia corrente e ai testimoni oculari. Gli storici non indagano, essi “credono”. Agiscono così per paura? Allo stesso modo è inevitabile accusare gli storici di non aver incluso nelle loro ricerche studiosi di altre discipline, come ingegneri e architetti. Essi si sono comportati in modo sbagliato e arrogante! O piuttosto avevano paura di diventare vittime di persecuzioni e – in Europa – persino di procedimenti giudiziari? Gli storici tedeschi in particolare sanno bene che le opinioni “scorrette” in questo campo sono perseguite dai pubblici ministeri!

  1. Osservazioni generali sui documenti e sulle prove fisiche

Mentre la maggior parte delle dichiarazioni dei testimoni esistevano già poco dopo la fine della guerra, le prove documentarie e fisiche sono diventate disponibili in abbondanza solo a partire dagli anni ’90. Molti documenti e schizzi riguardanti la questione dell’acqua freatica di Birkenau sono stati conosciuti solo dopo l’apertura degli archivi di Mosca. E poiché vi sono ovvie contraddizioni tra le dichiarazioni dei testimoni da una parte, e le prove documentarie e fisiche dall’altra, alcuni storici hanno cercato di “aggiustare” o le dichiarazioni dei testimoni o il significato dei documenti e delle prove fisiche “interpretandoli”. Tuttavia, ogni tentativo di interpretare i documenti e le prove fisiche in modo tale da confermare per forza le testimonianze oculari è destinato al fallimento, perché i fatti fisici e scientifici non sono suscettibili di interpretazioni tendenziose.
Per le persone di età e di esperienza, l’insistenza sulle testimonianze erronee è un fenomeno tipicamente umano. Per questa ragione non si dovrebbe rivolgere accuse nei confronti di persone che hanno subito ingiustizie, anche se tali persone hanno fornito dichiarazioni erronee – forse involontariamente; quelli che dovrebbero essere stigmatizzati sono coloro che propagandano tali dichiarazioni. Il quotidiano berlinese Die Welt del 7 Febbraio 1997, riportava un interessante articolo su questo argomento, intitolato “Wenn die Erinnerung eines Zeugen truegt” (Quando la memoria di un testimone sbaglia).http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn27
Questo articolo confermava la vecchia regola forense secondo cui “le prove fisiche hanno la precedenza su quelle testimoniali”.

  1. Documenti e altre prove sull’acqua freatica

Abbiamo utilizzato per le nostre valutazioni il materiale seguente:

5.1 MAPPE

Vi sono vecchie mappe risalenti alla monarchia austro-ungarica (ancora disponibili in commercio), in scala = 1:200.000, datate 1889, 1905 e 1915. Niente potrebbe mostrare più naturalmente il motivo per cui la zona attorno ad Auschwitz è così satura d’acqua. Un gran numero di stagni, alimentati dall’acqua freatica, si estendono come un filo di perle lungo le rive della Vistula e della Sola. Quest’abbondanza d’acqua, insieme all’abbondanza di carbone di quest’area, fu determinante per la decisione di costruire un impianto in questa zona da parte della I. G. Farbenindustrie A. G. Durante il processo contro i funzionari responsabili di quest’azienda dopo la guerra, il testimone O. Ambros elencò il fabbisogno di questo enorme stabilimento: un milione di tonnellate di carbone, e 15.000 metri cubi d’acqua ogni ora.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn28
Abbiamo anche consultato una mappa polacca, in scala 1:25.000, datata 1986. Il vantaggio della scala di queste mappe è che esse mostrano le fosse di drenaggio e persino i più piccoli specchi d’acqua. Dalla direzione del loro flusso, specialmente a Nord del campo, esse mostrano come il terreno declina verso la Vistula. Il corso delle fosse corrisponde al progetto mostrato nel “Miglioramento, Parte III” del 15 Agosto 1942.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn29


5.2 FOTO AEREE AMERICANE

Queste foto vennero scattate tra la fine del 1943 e la fine del 1944 durante i voli di ricognizione nel quadro della campagna alleata di bombardamenti contro gli obbiettivi industriali tedeschi nella Silesia superiore. Alcune di queste foto sono state divulgate nel 1979, e quelle più interessanti per il nostro caso vennero attentamente interpretate dall’esperto canadese di fotogrammetria John Clive Ball.

5.3 DOCUMENTI PROVENIENTI DA VARI UFFICI AMMINISTRATIVI

I documenti che abbiamo utilizzato provengono principalmente dalla “Zentralbauleitung der Waffen-SS und Polizei, Auschwitz” [Direzione centrale delle costruzioni delle Waffen-SS e Polizia di Auschwitz], per quanto è stato possibile ottenerli. Ne esistono altre decine di migliaia che non abbiamo potuto consultare, soprattutto a causa delle nostre limitate possibilità finanziarie. Per questa ragione, prevediamo in futuro di dover riesaminare le nostre conclusioni per quanto concerne i dettagli.

5.4 MATERIALE RACCOLTO DA UN NOSTRO COLLABORATORE

Egli ha effettuato un sopralluogo del terreno e ha scattato una serie di diapositive; siamo naturalmente consapevoli del fatto che le condizioni odierne sono paragonabili a quelle del 1942 solo in grado limitato.

  1. Documenti riguardanti l’abbondanza d’acqua nella zona

Possediamo un rapporto di quattro pagine datato 29 Ottobre 1941, che è basato sullo studio di un professore dell’Università di Breslau. Esso indica che l’acqua freatica scorre “accompagnando i fiumi Vistula, Przemsza e Sola”.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn30
Un altro professore della stessa università ha fotografato e ha tracciato una mappa della flora della zona. Inoltre venne istituita una stazione di osservazione dell’acqua freatica. Non abbiamo ancora analizzato questi documenti.
Poiché uno studio stabilì che l’acqua freatica “non era adatta neppure per sciacquarsi la bocca”, viene fatto riferimento alle dighe come fonte di acqua potabile. Tuttavia, venne distribuita acqua minerale. Il rapporto prova che le autorità procedettero con molto scrupolo e professionalità.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn31
 
La mappa austriaca del 1905, in scala = 1:200.000, mostra chiaramente che la sfilza di stagni parallela al Crematorio V e alla Sola, era alimentata dall’acqua freatica che sorgeva dalle Beskides occidentali, una catena montuosa a Sud di Auschwitz.
Le eccellenti mappe polacche chiariscono le circostanze e indicano che gli stagni si formarono probabilmente come conseguenza dello sfruttamento dei giacimenti di ghiaia e che la loro falda freatica corrisponde al livello dell’acqua freatica.
Pressac documenta questo paesaggio di stagni con un “piano della sfera d’interesse del campo di concentramento di Auschwitz.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn32
Esso conferma che la maggior parte di questi stagni sono stati prodotti dall’estrazione della ghiaia. Un rapporto di lavoro del 19 Aprile del 1941, menziona “Aggiunti disegni di nuovi stagni nel piano della sfera d’interesse.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn33 L’ufficio di un perito indipendente svolgeva questo lavoro. I voluminosi documenti di quest’ufficio non sono stati ancora analizzati e forniranno certamente nuove delucidazioni, non solo sull’argomento che stiamo qui discutendo.

  1. Quali materiali documentano il livello dell’acqua freatica?

Ogni pubblicazione significativa su questi lager indica che il terreno è paludoso. Logicamente, il solo terreno che può essere paludoso è quello dove il livello dell’acqua freatica è molto alto o, come in questo caso, quasi al livello del terreno. Pressac conferma questo fatto con le parole seguenti:
La natura del terreno a Birkenau, dove l’acqua freatica è quasi a livello di superficie, […]”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn34

Una foto aerea scattata dagli Alleati nel 1944 mostra,http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn35
una striscia di terra lunga 2.5 chilometri, orientata da Ovest a Est, nella quale è visibile un sistema di canali di scarico a spina di pesce, di larghezza pari a circa 1.25 chilometri ed esteso in sezioni fino a giungere proprio sulla Vistula. La foto mostra che l’opera di drenaggio nelle regioni occidentali venne compiuta solo poco prima che la foto venisse scattata.

Illustrazione 4: Foto aerea del campo di Birkenau scattata il 13 Settembre 1944.

Anche nel campo stesso, il drenaggio venne compiuto tra i canali di scarico che erano state scavati intorno ai singoli settori del campo.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn36

7.1 RIFERIMENTI TESTUALI AL LIVELLO DELL’ACQUA FREATICA A BIRKENAU

Da una specifica di costruzione del 30 Ottobre del 1941:

La falda freatica varia tra una profondità di metri 0.30 e di  metri 1.20.” (grassetto degli autori)http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn37
.

In una lettera datata 17 Ottobre 1942, riguardante il Crematorio II troviamo scritto:

[…] l’edificio è immerso per più di 2 metri nell’acqua freatica […]” (grassetto degli autori)http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn38
.

In una lettera datata 17 Marzo 1943, riguardante il grande impianto di disinfestazione (BW 32, vale a dire la cosiddetta “Sauna Centrale”), in riferimento alla statica, troviamo scritto:

[…] il livello più alto dell’acqua freatica si trova a metri 0.30 sotto la superficie.”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn39

In un’altra lettera datata 4 Giugno 1943, riguardante lo stesso edificio:

[…] le buche per il riscaldamento sono relativamente profonde, e così è necessario l’isolamento dall’acqua freatica, che si trova circa 20 centimetri sotto la superficie. […]” (grassetto degli autori)http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn40

7.2 INDICAZIONI PROGETTUALI

Sul progetto dell’impianto di disinfestazione (BW 32), N°2159 dell’8 Marzo 1943, la sezione trasversale mostra chiaramente una linea denominata “falda freatica”.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn41

7.3 EDIFICI CON FONDAZIONI A VASCA

Un altro segno è la progettazione e la costruzione di edifici con fondazioni a vasca. Gli edifici sono costruiti con questo tipo di fondazione quando i loro basamenti giacciono nell’acqua freatica, e cioè quando hanno bisogno di essere impermeabili. Il basamento diventa quasi un pontone, il cui peso, insieme con il peso della struttura superiore, impedisce l’instabilità. Gli edifici sono costruiti in queste parti con una doppia suola [di calcestruzzo]. Uno strato impermeabile separa le due suole. Durante la fase di costruzione il livello dell’acqua freatica può essere sia abbassato con pompe aspiranti che bloccato congelando il sito in costruzione. Tutte le parti seminterrate a Birkenau sono costruite come fondazioni a vasca.
E’ importante notare che gli edifici con fondazioni a vasca sotto-elencati sono disseminati in tutto il campo da Nord a Sud, come pure da Est a Ovest. Questo indica che la situazione dell’acqua freatica era simile in tutte le parti del campo.

  1. Crematorio II
  2. Crematorio III
  3. Crematorio IV
  4. Crematorio V
  5. Impianto di disinfestazione
  6. Impianto per il trattamento dell’acqua

A causa della sua modesta estensione e della scarsa profondità, il sottosuolo dei Crematori IV e V venne congelato.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn42
Le fondazioni degli altri edifici vennero preservate dall’acqua freatica per mezzo di pozzi muniti di pompe.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn43

7.4 DICHIARAZIONI TESTIMONIALI RIGUARDANTI L’ACQUA FREATICA A BIRKENAU

C’è un testimone che riferisce dell’acqua freatica nelle fosse di cremazione menzionate in precedenza. Si tratta di Filip Mueller nel suo libro Sonderbehandlung. Mueller era un membro di un Sonderkommando. A pagina 36 egli scrive di una fossa nella quale l’acqua freatica si era infiltrata, e di un test per vedere quanto fosse alta:
Poi ci venne detto di gettare i corpi nella fossa. […] Afferrammo i morti e li gettammo verso il centro della fossa. Quando colpivano la superficie dell’acqua essa schizzava da tutte le parti. Poi precipitarono come pietre verso il fondo e l’acqua si richiuse sopra di loro.”

  1. Dati riguardanti il terreno attorno a Birkenau

Per quanto riguarda il terreno circostante il lager, i dati sull’altitudine erano – sorprendentemente – già disponibili in base al livello del mare, benché con livello zero in riferimento al Mare Adriatico. Quest’altitudine, misurata all’epoca della Monarchia Austriaca, è di metri 0.38 sotto il livello standard dell’Atlantico usato in Europa.
Queste altitudini possono essere trovate nelle mappe dettagliate degli impianti ferroviari, inclusi i binari di connessione. Andrebbe oltre lo scopo di questo studio includerle qui: ci limitiamo a dire che sono in nostro possesso e che le abbiamo analizzate.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn44

La tabella qui sotto elenca i progetti degli edifici [di Birkenau] di nostra conoscenza con le rispettive altitudini sopra il livello del mare. Li useremo come punti di riferimento per le nostre ulteriori osservazioni.









EDIFICIO
PROGETTO
ALTITUDINE (in metri sul livello del mare)
DATA
FONTE (numeri di pagina riferiti al libro di Jean-Claude Pressac, op. cit. [nota 3])
Crematorio II
Huta 109/13a
235.366
21 Settembre 1943
p. 323
Crematorio III
Huta 109/14°
235.366
23 Settembre 1943
p. 325
Gendarmeria
ZBL 835
235.93
5 Novembre 1941

Bacino di sedimentazione BA III
ZBL 2534
233.71
15 Giugno 1943
p. 169
Impianto per il trattamento dell’acqua
ZBL 2364
235.45
15 Maggio 1943
RGVA 502-2-148


La mappa polacca menzionata in precedenza contiene diversi punti di riferimento relativi all’altitudine, cosa che ci permette di calcolare il gradiente dell’area del campo in %. Nell’illustrazione 5 viene mostrato un estratto di questa mappa con le cifre sull’altitudine debitamente sottolineate.

Illustrazione 5:Dettaglio di una mappa polacca, in scala 1:25.000. Le cifre indicanti l’altitudine sono state sottolineate.

Le altitudini sul livello del mare, le distanze e gli orientamenti del campo forniti in quest’articolo sono stati anch’essi calcolati in base a questa mappa. Al confine meridionale del campo, il terreno declina, dal suo angolo sud-orientale all’angolo sud-occidentale, da metri 236.3 a metri 234.4, che corrisponde a un gradiente dello 0.138% su una distanza di 1.380 metri.
Lungo la strada del campo, tra i settori II e III, il terreno declina in modo simile da metri 234.5 ad Est a metri 232.3 ad Ovest, vale a dire dello 0.141% su una distanza di 1.560 metri.
Il gradiente cambia leggermente circa 300 metri a Nord del campo, declinando da metri 232.3 ad Est a metri 232.8 ad Ovest, vale a dire dello 0.046% su una distanza di 1.080 metri.
Lungo il confine orientale del campo, il terreno declina da metri 236.3 a Sud a metri 232.3 a Nord, e cioè dello 0.182% su una distanza di 2.200 metri. Circa 1.500 metri più a Nord, troviamo il fiume Vistula ad un’altitudine di metri 227.3.
Lungo il confine occidentale del campo, il terreno declina da metri 235.4 a Sud a metri 232.8 a Nord, vale a dire dello 0.112% su una distanza di 2.310 metri. Circa 1.375 metri a Nord del campo, troviamo di nuovo la Vistula, questa volta a 228 metri sul livello del mare.
Nel suo primo libro, Pressac ha riprodotto una mappa tedesca del campo, in cui ogni singola baracca del settore II è stata segnata a mano con la propria altitudine sul livello del mare.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn46
Lo scopo di tutto questo non è chiaro. Tuttavia, questi dati ci permettono di tracciare delle linee dettagliate sull’altitudine del campo. Esse iniziano nell’angolo sud-orientale del campo, a metri 235.5 e finiscono nell’angolo nord-occidentale, a metri 234.5. Questo conferma sia la direzione che la percentuale del gradiente stabiliti con la mappa polacca: il terreno declina dello 0.139% su una distanza di 740 metri. La direzione è grosso modo Nord-Nordovest.
Naturalmente, abbiamo compiuto delle analisi più approfondite che conducono agli stessi risultati. Bisogna perciò concludere che il terreno del campo è quasi piatto. Questo è confermato anche dalla mappa polacca e dalle foto aeree.
Potrebbero essere compiute ulteriori valutazioni, ad esempio utilizzando documenti d’epoca sui pozzi d’acqua potabile della zona in questione, ma non abbiamo avuto la possibilità di effettuarle. Danuta Czech riferisce nel suo libro sulla ricerca di un certo prof. Zunker, di Breslau, sulla situazione dell’acqua e degli stagni, allo scopo di utilizzare l’area per l’allevamento di bestiame e di pesce.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn47
Questa ricerca fu a quanto pare la base per la summenzionata specifica di costruzione del 30 Ottobre 1941 (Paragrafo 7.1), e per le opere di trivellazione di pozzi menzionate nel “Rapporto di costruzione per il Novembre del 1941”.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn48
Ma poiché abbiamo informazioni sufficientemente esatte su diversi punti essenziali riguardanti l’area in questione, possiamo già ora tracciare delle conclusioni sulla situazione dell’acqua freatica a Birkenau.

  1. Ricapitolazione delle indagini preliminari e conclusioni

La base primaria per le nostre considerazioni è un “Rapporto esplicativo per il progetto preliminare della nuova costruzione del campo per prigionieri di guerra delle Waffen-SS, Auschwitz O/S”, datato 30 Ottobre 1941. Il terreno del sito in costruzione viene descritto come segue:
La consistenza del terreno è scadente. Sotto il terriccio dell’humus affiorano argilla e scisto [un’argilla risalente al Terziario], in cui sono conficcate particelle più piccole di ghiaia e sabbia. Il livello dell’acqua freatica varia da metri 0.30 a metri 1.20. Parti del terreno sono paludose.” (grassetto degli autori).
Per ragioni di ingegneria strutturale pertinenti alle fondazioni, perciò, fu necessario procedere presumendo un livello di falda di 30 centimetri. Questo fatto mostra per sé stesso che fosse [di cremazione] profonde da un metro e mezzo a tre metri avrebbero per forza accumulato acqua freatica. Tuttavia, ci sono prove ulteriori. Tutti i fatti menzionati quadrano perfettamente con la specifica suddetta. Le informazioni riguardanti il livello e la direzione del flusso dell’acqua freatica, come pure il contenuto dei documenti che abbiamo citato si accordano con ulteriori osservazioni. Presentiamo adesso prove ulteriori riguardanti le due ubicazioni delle fosse di cremazione così come sono state descritte dai testimoni oculari.

9.1 FOSSE A NORD DEL CREMATORIO V, BW 30C

  1. Abbiamo mostrato che le fondazioni dei forni crematori, il cui strato superiore era posto circa un metro sotto il livello del terreno, vennero costruite a mo’ di vasca. Abbiamo anche mostrato che durante la costruzione dell’edificio i lavori di scavo vennero preservati dall’acqua freatica mediante congelamento.
  2. I documenti provano che nell’ubicazione del grande impianto di disinfestazione (BW 32) la falda freatica si trovava 20 centimetri sotto il livello del terreno. Questo edificio dista circa 270 metri dal Crematorio V. Supponendo un’inclinazione del 3% della falda freatica, e trascurando l’inclinazione già verificata del terreno, l’acqua freatica avrebbe potuto trovarsi al massimo a metri 1.01 sotto la superficie. Abbiamo deliberatamente ipotizzato il peggiore dei casi, poiché si tratta già di una prova sufficiente in sé e per sé. I testimoni attribuiscono a queste fosse la profondità di 2 metri.
  3. Quattro foto aeree ben precise non rivelano nessuna delle cinque fosse attestate dai testimoni.
  4. Queste cinque fosse coprivano presuntamente un’estensione di almeno 1,600 metri quadrati. Il materiale di scavo che ne sarebbe risultato avrebbe richiesto altrettanto spazio. La lastra di cemento avrebbe occupato 900 metri quadrati. Senza neppure prendere in considerazione lo spazio necessario alla circolazione del commando di lavoro, l’area necessaria per tutte queste operazioni avrebbe richiesto circa 4.100 metri quadrati ma un tale spazio, tra l’edificio e il fossato davanti al recinto, non c’era. Quest’area in realtà è costituita da soli 2.000 metri quadri.
  5. Secondo le testimonianze oculari, lo stagno nei pressi del Crematorio IV, che esiste ancora oggi, esisteva già all’epoca, alimentato dall’acqua freatica. Questa è un’ulteriore prova dell’alto livello della falda freatica.http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn49

  • Eviteremo di raccontare altri presunti eventi impossibili che infrangono le leggi naturali. Ogni persona istruita non avrà problemi a identificarli.


  • 9.2 FOSSE DI CREMAZIONE NEI PRESSI DEL BUNKER 2

    1. La distanza delle fosse ad Ovest dell’impianto di disinfestazione (BW 32) è di circa 320 metri. Trascurando di nuovo il dislivello del terreno, la falda freatica dovrebbe trovarsi  qui a metri 1.16 sotto il livello del suolo. I testimoni parlano di fosse di 3 metri di profondità.
    2. In conclusione bisogna far notare che i lavori della terza fase del drenaggio migliorativo non erano ancora iniziati nel 1942. Questo è provato da un documento datato 25 Novembre 1942, che afferma:

    […] che  con ogni probabilità non sarà ancora possibile iniziare nel 1943 un drenaggio completo di questo terreno con tutti i mezzi disponibili. […]”http://ita.vho.org/010birkenau.htm - _ftn50
     
    La prova di questa situazione è costituita dalle foto aeree del 13 Settembre 1944.

    1. Conclusione

    Fosse di cremazione della profondità asserita dai testimoni non erano possibili a Birkenau.

    1. Opinioni contrarie di carattere professionale

    Per ogni nostra affermazione abbiamo cercato di trovare opinioni contrarie, formulate da esperti del settore, per esaminarle in modo adeguato. Tuttavia, non abbiamo trovato alcuna opinione contraria da parte di nostri colleghi, né alcuno studio tecnicamente corretto effettuato da profani che fosse meritevole di considerazione. Ci rivolgiamo perciò ai nostri colleghi affinché prendano in considerazione gli argomenti che abbiamo discusso in questa sede.
    Jean-Claude Pressac ci perdonerà se non lo reputiamo né un tecnico né un ingegnere. Le “spiegazioni tecniche” del suo libro sono prive di ogni base, come indicato non solo dagli esempi che abbiamo mostrato. Tuttavia, gli siamo grati per i suoi libri, poiché tali libri ci hanno portato a discutere questi argomenti. Senza i suoi libri, con le loro abbondanti riproduzioni di documenti, non ci sarebbe stata una base su cui discutere.

    1. Alla ricerca delle ragioni

    Il primo libro – generalmente trascurato – di Pressac, che può essere trovato ormai solo in alcune biblioteche, è pieno di critiche legittime, come abbiamo detto in precedenza, e possiamo essere d’accordo con molto di quanto afferma, come pure con quelle opinioni, da lui manifestate, che siamo in grado di confermare. Tra i suoi moltissimi rilievi critici, ne citeremo solo alcuni per far comprendere meglio al lettore il problema da noi affrontato:
    I testimoni dicono il contrario, e per essi è la verità.” (p. 16, terza colonna).
    Cinquecento (in realtà ottocento) metri più lontano (dal Bunker 2) c’era un altro cottage denominato Bunker 1 […], capace di contenere complessivamente 200 persone nude (evidente esagerazione da parte del testimone, praticamente la regola nei primi racconti).” (p. 161, prima colonna).
    L’interno del cottage era diviso in quattro parti da muri di partizione […], la prima delle quali poteva contenere 1.200 persone nude, la seconda 700, la terza 400 e la quarta da 200 a 250 (per un totale variabile dalle 2.500 alle 2550 persone, che equivale a una densità di 28 persone per metro quadrato su un’area di 90 metri quadrati. Questo è fisicamente impossibile e la stima di S. Dragan è chiaramente sbagliata. Io non penso che questo testimone fosse intenzionalmente fuorviante, ma che seguisse la tendenza ad esagerare, tendenza che sembra essere stata la regola generale al tempo della liberazione e alla quale si deve la cifra dei 4 milioni di vittime per il K. L. Auschwitz, una cifra ora [nel 1989] considerata come puramente propagandistica. Tale cifra dovrebbe essere divisa per quattro per avvicinarsi alla realtà.)” (p. 171, terza colonna).
    […] c’erano quattro colonne nere di fumo, che eruttavano 24 ore al giorno dai Crematori. Quest’immagine, naturalmente non può essere presa del tutto per buona, perché due dei Crematori erano fuori servizio e le foto aeree prese durante questo periodo non mostrano traccia di fumo. Si è sviluppato un dibattito sulla discrepanza tra la memoria dei sopravvissuti e l’evidenza indiscutibile delle foto aeree.” (p. 253, prima colonna).
    Questo studio già dimostra la bancarotta completa della storiografia tradizionale (e di conseguenza anche dei metodi e delle critiche dei revisionisti), una storiografia basata per la maggior parte su testimonianze, riunite secondo l’umore del momento, troncate per fissare una verità arbitraria […]” (p. 264, terza colonna).
    Solo coloro che hanno studiato i libri di Pressac e che li hanno vagliati attentamente dopo aver raccolto nuove informazioni, possono rendersi conto di come Pressac abbia cercato con ogni cautela, ma giustamente, di correggere false affermazioni e di riportare le dichiarazioni dei testimoni oculari allo status che avevano sempre avuto. Egli ha riconosciuto, da una prospettiva di natura quasi revisionista, che un capovolgimento di questo principio [quello di non sopravvalutare le testimonianze] doveva condurre a false conclusioni. Forse egli ha persino previsto le possibili conseguenze se certi dettagli fossero diventati patrimonio di un pubblico più vasto. Ma quanto deve essere cattiva la situazione se neppure gli avvertimenti amichevoli di persone come Pressac vengono ascoltati?
    La nostra cerchia di ricercatori comprende persone che hanno vissuto la seconda guerra mondiale. Quelli che sono stati rinchiusi in condizioni simili o peggiori di quelle prevalenti nei campi di concentramento tedeschi, in questo caso i campi per prigionieri di guerra degli alleati dopo la guerra, possono capire gli errori dei detenuti e le loro esagerazioni.
    Infine, possiamo chiudere quest’articolo con l’osservazione che le persone residenti in Germania che pubblicassero affermazioni come quelle, appena citate, di Pressac sarebbero accusate e condannate per “Turbamento delle persone” e “Incitamento all’odio”. I loro libri sarebbero confiscati e, come molti altri in precedenza, distrutti. Quanto vale una democrazia senza libertà di parola? 

    Auschwitz: I Fatti e la Leggenda
    di Robert Faurisson
     Gennaio 1995

    A ll'inizio del 1940, Auschwitz era solo una città, di 13.000 abitanti, dell'Alta Slesia tedesca. Nel maggio dello stesso anno, nella periferia di Auschwitz inizia a costruirsi, sull'area di una caserma dell'artiglieria polacca, un "campo di transito" per 10.000 detenuti polacchi. Negli anni che seguirono, con l'aggravarsi della guerra, Auschwitz divene il centro di un insieme di circa quaranta campi e sotto-campi e la capitale di un enorme complesso agricolo e industriale (miniere, petrolchimica, fabbriche di armamenti,) dove lavoravano numerosi detenuti, ebrei e polacchi in particolare, a fianco di lavoratori civili. Auschwitz fu, di volta in volta o successivamente, un campo di concentramento e un campo di lavori forzati e lavoro libero. Non fu mai un campo di "sterminio" (espressione inventata dagli alleati). Nonostante le drastiche misure igieniche e i numerosi edifici o baraccamenti ospedalieri, a volte muniti degli ultimi ritrovati della scienza medica tedesca, il tifo, che era endemico nella popolazione ebrea polacca e tra i prigionieri di guerra russi, operò, insieme alla febbre tifoide e altre epidemie, devastazioni nei campi e nella città di Auschwitz tra la popolazione concentrazionaria e quella civile, come tra gli stessi medici tedeschi. È così che, durante tutta l'esistenza del campo, queste epidemie, unite per taluni alla fame, al caldo, al freddo e a terribili condizioni di lavoro in questa zona di paludi, causarono, dal 20 maggio 1940 al 18 gennaio 1945, la morte di molte persone, probabilmente 150.000 detenuti (1).
    Le voci su Auschwitz
    Come è normale in tempi di guerra e di propaganda di guerra, varie voci si svilupparono a partire da questi fatti drammatici. Soprattutto verso la fine della guerra e soprattutto negli ambienti ebrei al di fuori della Polonia, ci si mise a raccontare che i tedeschi uccidevano a Auschwitz, su ordine ricevuto da Berlino, milioni di detenuti in maniera sistematica. Secondo queste voci, i nazisti avevano installato delle "fabbriche della morte", particolarmente per gli ebrei; sezionavano i detenuti vivi (vivisezione) o li bruciavano vivi (nelle fosse, negli altiforni o nei crematori); o, ancora, prima di bruciarli, gasavano gli ebrei in mattatoi chimici chiamati "camere a gas". In questo circuito fatto di voci si ritrovano alcuni miti della Prima Guerra Mondiale (2).

    L'imbarazzo dei liberatori sovietici
    I sovietici occuparono Auschwitz il 27 gennaio 1945. Ciò che essi scoprirono era talmente contrario a quello che divulgava la propaganda che si può dire che restarono a bocca aperta. Per la sua stessa organizzazione e per le sue installazioni sanitarie, talmente moderne agli occhi dei sovietici, quel campo era tutto il contrario di un "campo di sterminio". Così per diversi giorni la Pravda rimane in silenzio e, sul momento, nessuna commissione d'inchiesta alleata fu invitata a venire a constatare sul luogo la verità di Auschwitz. Finalmente, il primo febbraio, la Pravda ruppe il silenzio. Solo per mettere in bocca a un prigioniero, uno solo, le seguenti parole:

    I nazisti uccidevano con il gas i bambini, i malati così come gli uomini e le donne inabili al lavoro. Bruciavano i cadaveri inforni speciali. Nel campo c'erano dodici di questi forni.

    E per aggiungere che il numero dei morti era stato valutato in "migliaia e migliaia" e non in milioni. L'indomani il grande reporter ufficiale del giornale, Boris Polevoi, affermava che il mezzo principale usato dai tedeschi per sterminare le loro vittime era l'elettricità:

    [Si utilizzava una] catena elettrica dove centinaia di persone erano uccise simultaneamente da una corrente elettrica; i cadaveri cadevano su di un nastro mosso lentamente da una catena e così avanzavano verso un altoforno.

    La propaganda sovietica era disorientata e poté mostrare solamente in alcuni filmi le persone, morte o morenti, che i tedeschi, in ritirata, avevano lasciato sul posto. C'erano anche, come mostrano i cinegiornali dell'epoca sulla liberazione del campo, numerosi bambini vivi così come degli adulti in buona salute. La propaganda ebraica venne allora in soccorso a quella sovietica.

    La propaganda ebraica alla fine del 1944
    Nella primavera del 1944, due ebrei evasi da Auschwitz si erano rifugiati in Slovacchia. Là, con l'aiuto di correligionari, iniziarono a mettere a punto una storia dei campi di Auschwitz, di Birkenau (campo annesso ad Auschwitz) e di Majdanek, da loro descritti come dei "campi di sterminio".
    Il più famoso di questi ebrei era Walter Rosenberg, alias Rudolf Vrba, il quale vive ancora oggi in Canada. Il loro racconto, altamente fantasioso, passa in seguito, sempre attraverso ambienti ebraici, in Ungheria, in Svizzera e, in fine, negli Stati Uniti. Qui prese la forma di un rapporto dattiloscritto pubblicato dal War Refugee Board, nel novembre del 1944, sotto l'egida della presidenza degli Stati Uniti; il War Refugee Board doveva la sua creazione a Henry Morgenthau Junior (1891-1967), segretario del Tesoro, che si sarebbe reso celebre per il "piano Morgenthau" che, se fosse stato applicato da Roosevelt e Truman, avrebbe portato all'annientamento fisico, dopo la guerra, di milioni di tedeschi.
    Questo rapporto servì come base per la "verità" ufficiale di Auschwitz. I Sovietici vi si ispirarono per il loro documento URSS-008 del 6 maggio 1945 che, al processo di Norimberga, si vide accordare, come il loro rapporto su Katyn, lo statuto di documento "di valore autentico", che era proibito contestare. Secondo questo documento, i tedeschi avevano uccciso ad Auschwitz più di 4.000.000 di persone, segnatamente li si gasava con l'insetticida chiamato "Zylon B". Questa "verità" ufficiale sarebbe sprofondata nel 1990.

    La confessione di Rudolf Höss
    Il 15 aprile 1946, uno dei tre comandanti succesivi di Auschwitz, Rudolf Höss (da non confondersi con Rudolf Hess) "confessa" sotto giuramento, davanti ai suoi giudici e davanti ai giornalisti del mondo intero, che, dal tempo della sua gestione, cioè dal 20 maggio 1940 al primo dicembre 1943, almeno 2.500.000 detenuti di Auschwitz erano stati uccisi con il gas e che almeno altri 500.000 erano morti per la fame e per le malattie, per un totale di almeno 3.000.000 di morti per quel solo periodo. Mai, neppure per un istante, R. Höss fu interrogato o contro-interrogato sulla materialità dei fatti straordinari che riportava. Fu affidato ai Polacchi. Redasse a matita, sotto la sorveglianza dei suoi carcerieri comunisti, una confessione nella dovuta e prevista forma. Dopo di che fu impiccato ad Auschwitz il 16 aprile 1947. Fatto curioso, si dovette attendere il 1958 per avere comunicazione, parziale, di questa confessione conosciuta poi dal grande pubblico sotto il titolo di Comandante ad Auschwitz (3).

    Impossibilità fisico-chimiche
    La descrizione, estremamente rapida e vaga, dell'operazione di gassazione dei detenuti, come R. Höss la riferiva nella sua confessione scritta, era impossibile per ragioni di ordine fisico e chimico. Non si deve confondere una gassazione per esecuzione con una gassazione suicida o incidentale: in una gassazione per esecuzione si vuole uccidere senza essere uccisi!
    Lo Zyklon B è un insetticida a base di acido cianidrico, utilizzato a partire dal 1922 e ancor oggi. È molto pericoloso. Aderisce alle superfici. Si disperde difficilmente. È esplosivo. Gli Americani, in alcuni stati, utilizzano il gas cianidrico per l'esecuzione dei loro condannati a morte. Una "camera a gas per esecuzione" è necessariamente molto sofisticata e la procedura è lunga e pericolosa. Ora, R. Höss, nella sua confessione, diceva che la squadra incaricata di estrarre 2.000 cadaveri da una camera a gas vi entrava dopo aver acceso il ventilatore e procedeva a questa fatica di Ercole mangiando e fumando, cioè, se si capisce bene, senza maschere antigas. Impossibile. Nesssuno sarebbe potuto entrare così in un oceano di acido cianidrico per manipolare migliaia di cadaveri cianurizzati, essi stessi divenuti intoccabili perché impregnati di un forte veleno che uccide per contatto. Anche con maschere antigas munite di filtro speciale per l'acido cianidrico il lavoro sarebbe stato impossibile, poiché questi filtri non potevano resistere a lungo in caso di respirazione pesante dovuta a uno sforzo fisico, anche di debole intensità.

    Una risposta di 34 storici
    Nei numeri di Le Monde del 29 dicembre 1978 e del 16 gennaio 1979, esponevo brevemente le ragioni per le quali, conoscendo i luoghi e la pretesa procedura seguita, ritenevo che le gasazioni di Auschwitz erano tecnicamente impossibili.
    Il 21 febbraio, sempre su Le Monde, apparve una dichiarazione di 34 storici che si concludeva così: "Non bisogna domandarsi come, tecnicamente, un tale omicidio di massa sia stato possibile. È stato possibile tecnicamente perché è accaduto".
    Secondo me, gli "sterminazionisti", come io li chiamo, segnavano là una palese capitolazione. Sul piano della scienza e della storia, il mito delle camere a gas naziste riceveva un colpo fatale. Dopo questa data, nessuna opera sterminazionista è venuta a portarci dei chiarimenti su questo punto, e soprattutto non quella di Jean-Claude Pressac fallacemente intitolata Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers (4) . Per iniziare, è finito il tempo in cui gli storici osavano dirci che era autentica quella tale camera a gas presentata ai turisti come "in stato originale", "allo stato della ricostruzione" o "allo stato di rovine" (delle rovine possono essere parlanti). Le pretese camere a gas di Auschwitz non erano nient'altro che celle frigorifere per la conservazione dei cadaveri in attesa della cremazione, così come attestano i piani che ho scoperto nel 1976.

    "Mostratemi o disegnatemi"
    Nel marzo 1992, lanciai a Stoccolma una sfida di portata internazionale: "Mostratemi o disegnatemi una camera a gas nazista!" Precisai che non ero interessato ad un edificio che si supponeva contenesse una tale camera a gas, né a un lembo di muro, né a una porta, né a dei capelli, né a delle scarpe. Volevo una rappresentazione completa dell'arma del delitto, della sua tecnica, del suo funzionamento. Aggiungevo che, se ora si pretendeva che i tedeschi avessero distrutto quest'arma, bisognava che la si ridisegnasse. Rifiutavo di credere a una "realtà materiale" priva di rappresentazione materiale.

    L'Holocaust Memorial Museum
    Il 30 agosto 1994 visitai l'Holocaust Memorial Museum di Washington. Non trovai alcuna rappresentazione fisica della magica camera a gas. Allora, davanti a quattro testimoni, nel suo ufficio, domandai a Michael Berenbaum, Direttore della Ricerca del museo, di spiegarmi questa anomalia. Dopo essersi violentemente adirato, finì per rispondermi che "era stata presa la decisione di non dare alcuna rappresentazione fisica della camera a gas nazista!" Non cercava neppure d'invocare l'esistenza nel suo museo di un plastico artistico del crematorio II di Birkenau: sapeva benissimo che questo plastico, d'altronde non riprodotto nel suo libro-guida del museo (5) , non era altro che una creazione artistica senza alcuna relazione con la realtà.

    La rotta degli sterminazionisti
    Ebbi anche l'occasione di ricordare a M. Berenbaum alcuni eventi disastrosi per la causa sterminazionista.

    Nel 1968, nella sua tesi, la storica ebrea Olga Wormser-Migot aveva riconosciuto che esisteva un "problema delle camere a gas" e aveva scritto che Auschwitz-I era "senza camera a gas" (quella "camera a gas" visitata da milioni di turisti!) (6).
    Nel 1983, un britannico, sebbene difensore della leggenda dello sterminio, rivela come Rudolf Höss, prima di deporre davanti al tribunale di Norimberga, fosse stato torturato da ebrei appartenenti ai servizi inglesi di sicurezza militare, e che poi finì con il confessare a forza di calci, pugni e frustate, esposizione al gelo e privazione del sonno (7).
    Nel 1985, al primo processo a Ernst Zündel a Toronto, il testimone n· 1, Rudolf Vrba, e lo storico n· 1 della tesi sterminazionista, Raul Hilberg, erano crollati al momento del contro-interrogatorio condotto dall'avvocato, che assistevo, Douglas Christie (8).
    Nel 1988, lo storico ebreo americano Arno Mayer, che affermava di credere al genocidio e alle camere a gas, scriveva: "Sources for the study of the gas chambers are at once rare and unreliable []. Besides, from 1942 to 1945, certainly at Auschwitz, but probably overall, more Jews were killed by so-called 'natural' causes than by 'unnatural' ones" (Le fonti per lo studio delle camere a gas sono nello stesso tempo rare e dubbie [] Inoltre, dal 1942 al 1945, certamente ad Auschwitz, ma probabilmente anche sempre altrove, le cause dette "naturali" uccisero più ebrei che non quelle "non naturali" [sottoalimentazione, malattie, epidemie, sfinimento]) (9) .
    Nel 1992, Yehuda Bauer, professore all'Università ebraica di Gerusalemme, tacciava di "silly" (assurda) la tesi secondo la quale la decisione di sterminare gli ebrei era stata presa il 20 gennaio 1942 a Berlino-Wannsee (10).
    Nel 1993, Jean-Claude Pressac valutava il numero di morti di Auschwitz (ebrei e non) a un totale di 775.000 e, nel 1994, a una cifra compresa tra 630.000 e 710.000 (11).
    Quello stesso anno, il professor Christopher Browning, collaboratore dell'Encyclopedia of the Holocaust, dichiarava: "Höss was always a very weak and confused witness" (Höss è sempre stato un testimone molto debole e confuso) ed ebbe la disinvoltura di aggiungere: "The revisionists use him all the time for this reason, in order to try and discredit the memory of Auschwitz as a whole" (È per questo che i revisionisti lo citano sempre, per cercare di screditare la memoria di Auschwitz nella sua totalità) (l2).
    Ad Auschwitz, fino all'inizio del 1990, chiunque poteva constatare che, sulle diciannove lastre metalliche del grande monumento di Birkenau, era scritto, in diciannove differenti lingue, che 4.000.000 di persone erano morte in questo campo; ora, queste lastre sono state ritirate verso l'aprile del 1990 dalle autorità del museo di Auschwitz che, ancora oggi, non sanno con quale cifra rimpiazzare quella falsa, di fronte alla quale sono venuti ad inchinarsi tutti i grandi del mondo, compreso Giovanni Paolo II (13).
    In appoggio alla loro tesi i revisionisti dispongono di tre diverse perizie F. Leuchter (l4) , G. Rudolf (15) , W. Luftl e del principio di una perizia polacca (16) , mentre gli sterminazionisti non osano intraprendere una perizia dell'arma del crimine.
    Tutti gli ebrei sopravvissuti ad Auschwitz e, in particolare, i "bambini di Auschwitz", cioè coloro i quali sono nati nel campo o vi hanno vissuto i loro anni d'infanzia, sono prove viventi del fatto che Auschwitz non ha mai potuto essere un campo di sterminio.
    Non solo non esiste né un ordine né un piano, né la traccia di una direttiva né di un budget per questa grande impresa che sarebbe stata lo sterminio sistematico degli ebrei; non solo non esiste un solo rapporto d'autopsia che stabilisca la morte di un detenuto per gassazione, né una perizia ufficiale sull'arma del crimine, ma non esiste alcun testimone delle camere a gas a dispetto di ciò che qualche autore di best-seller vorrebbe farci credere.
    Nel suo La Nuit (La Notte), testimonianza autobiografica pubblicata nel 1958, Elie Wiesel non menziona una sola volta le camere a gas di Auschwitz: dice che gli ebrei erano sterminati in fornaci o nei forni crematori! Nel gennaio 1945, i tedeschi gli lasciarono la scelta, così come a suo padre, d'aspettare i sovietici o di partire verso la Germania; dopo averci pensato bene, padre e figlio decisero di fuggire con i loro "sterminatori" tedeschi piuttosto che aspettare i lori liberatori sovietici. Ciò si trova in bella evidenza in La Nuit, che basta leggere con attenzione (17).

    La menzogna di Auschwitz
    Dichiarai nel 1980: "Attenzione! Nessuna delle 60 parole che sto per pronunciare mi è dettata da una opinione politica. Le prétendu génocide des juifs et les prétendues chambres à gaz hitlériennes forment un seul et même mensonge historique, qui a permis une gigantesque escroquerie politico-financière dont les principaux bénéficiaires sont l'État d'Israël et le sionisme international et dont les principales victimes sont le peuple allemand MAIS NON PAS SES DIRIGEANTS et le peuple palestinien tout entier (Il preteso genocidio ebraico e le pretese camere a gas naziste formano una sola e medesima menzogna storiografica, che ha permesso una gigantesca truffa politico-finanziaria di cui i principali beneficiari sono lo stato d'Israele e il sionismo internazionale e di cui le principali vittime sono il popolo tedesco MA NON I SUOI DIRIGENTI e tutto il popolo palestinese.

    Oggi non ritirerei una parola di questa dichiarazione malgrado le aggressioni fisiche, i processi, e le multe che ho subito dal 1978 e malgrado l'incarcerazione, l'esilio o la persecuzione di tanti revisionisti. Il revisionismo storico è la grande avventura intellettuale di questa fine secolo. Ho solo un rimpianto: di non poter trovare, nei limiti di questo articolo, lo spazio necessario per rendere omaggio al centinaio di autori revisionisti che, dopo il francese Paul Rassinier e passando per l'americano Arthur R. Butz, il tedesco Wilhelm Stäglich, l'italiano Carlo Mattogno e lo spagnolo Enrique Aynat, hanno accumulato sulla realtà storica della seconda guerra mondiale una mole di lavoro di pregio eccezionale.

    Un'ultima parola: i revisionisti non sono dei negazionisti né dei personaggi animati da turpi intenzioni. Essi cercano di dire ciò che è stato e non ciò che non è stato. Sono positivi. Ciò che annunciano è una buona notizia. Continuano a proporre un dibattito pubblico, in piena chiarezza, anche se, fin qui, è stato loro risposto soprattutto con l'insulto, la violenza, con la forza ingiusta della legge o ancora con delle vaghe considerazioni politiche, morali o filosofiche. La leggenda di Auschwitz deve, presso gli storici, lasciare il posto alla verità dei fatti (18).

    11 gennaio 1995

    NOTE(1) Questa cifra di 150.000 morti corrisponde forse al numero degli uccisi del più grande "crematorio per vivi" del mondo: quello del bombardamento di Dresda "la Firenze dell'Elba" compiuto dagli aviatori anglo-americani nel febbraio 1945.
    (2) Durante la Prima Guerra Mondiale gli alleati hanno accusato i tedeschi di utilizzare delle chiese come camere a gas e di far funzionare fabbriche con la combustione dei cadaveri. Sul primo punto, si veda "Atrocities in Serbia. 700,000 Victims (The Daily Telegraph, 22 March 1916, p. 7) da confrontare con "Germans Murder 700,000 Jews in Poland. Travelling Gas Chambers" (The Daily Telegraph, 25 June 1942, p. 5).
    (3) Comandante ad Auschwitz. Memoriale autobiografico di Rudolf Höss, Einaudi, Torino, 1960; nuova ed. 1992. Per una puntuale confutazione delle "confessioni" di Höss, cfr. C. Mattogno, Auschwitz: le "confessioni" di Höss, Ed. La Sfinge, Parma 1987 (N.d.T.).
    (4) Auschwitz : Technique and Operation of the Gas Chambers, New York, Beate Klarsfeld Foundation, 1989.
    (5) The World Must Know. The History of the Holocaust As Told in the US Holocaust Memorial Museum, Boston, Little, 1993, p. 137-143.
    (6) Le Système concentrationnaire nazi (1933-1945), Presses Universitaires de France, 1968, p. 157, 541-545.
    (7) Rupert Butler, Legions of Death, London, Arrow, 1983, pagina dei riconoscimenti e pp. 234-238.
    (8) Barbara Kulaszka, Did Six Million Really Die ? Report of the Evidence in the Canadian "False News" Trial of Ernst Zündel 1988, Toronto, Samisdat Publishers, 1992; cfr. l'indice alle voci "Vrba, Rudolf" e "Hilberg, Raul.
    (9) The "Final Solution" in History, New York, Pantheon, 1988, pp. 362, 365.
    (10) "Wannsee's importance rejected", Jewish Telegraphic Agency, The Canadian Jewish News, 30 January 1992.
    (11) Les Crématoires d'Auschwitz, CNRS éditions, 1993, p. 148; Die Krematorien von Auschwitz, München, Piper Verlag, 1994, p. 202.
    (12) Christopher Hitchens, "Whose History is it ?", Vanity Fair, December 1993, p. 117.
    (13) Per la documentazione fotografica della rimozione cfr. Revue d'histoire révisionniste n. 3, nov. déc. 1990/jan. 1991, pp. 30-32 (N.d.T.).
    (14) Per una traduzione, parziale, in lingua italiana, Rapporto Leuchter, Edizioni all'insegna del Veltro, Parma, 1993; in lingua francese, Annales d'histoire révisionnsite, n. 5, été-automne 1988, pp. 51-102. Leuchter ha redatto altri rapporti meno noti: The Second Leuchter Report. Dachau, Mauthausen, Hartheim, D. Clark, Decatur, Al., USA, 1989 (cfr. Revue d'histoire révisionniste n. 1, mai-jui-juil. 1990, pp. 49-114); The Third Leuchter Report. A Technical Report on the Execution Gas Chambers at Mississippi State Penitentiary, Samisdat Publishers, Toronto, 1989; The Fourth Leuchter Report. An Engineering Evaluation of Jean-Claude Pressac's Book "Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers", Fred A. Leuchter Associates, Boston, 1991. Cfr. C. Mattogno, Intervista sull'Olocausto, Ed. di Ar, Salerno, 1995, pp. 36-37 e relative note (N.d.T.).
    (15) Da Mattogno presentata come "prova chimica" per eccellenza. Cfr. C. Mattogno, op. cit., pp. 39-40 (N.d.T.).
    (16) Cfr. Revue d'histoire révisionniste n. 5, nov. 1991, pp. 143-150 (N.d.T.).
    (17) La Nuit, éditions de Minuit, 1958, p. 128-130. Si deve rimarcare che, nell'edizione tedesca della celebre opera, le parole "crematorio(i)" o "forni crematori" sono state sistematicamente sostituite con l'espressione "camera(e) a gaz" (in tedesco "Gaskammer(n)" al fine di mettere del gas là dove E. Wiesel, nel 1958, aveva dimenticato di metterlo (Die Nacht zu begraben, Elischa, trad. di Curt Meyer-Clason, Ullstein, 1962).
    (18) Per le pubblicazioni revisioniste in francese contattare R.H.R. (BP. 122, F-92704 Colombes Cedex) e, per le pubblicazioni in inglese o in tedesco, Samisdat Publishers (206 Carlton Str., Toronto, Ont. M5A 2L1, Canada) o Institute for Historical Review (P.O. Box 2739, Newport Beach, California 92 659, USA).

    Orion, c/o La Bottega del Fantastico, via Plinio 32, 20129 Milano, No· 148, gennaio 1997, nuova serie, anno VI, p. 22-31. 


    Riflessione solitaria in mezzo ad un bosco di castagni - Foto di Gustavo Piccinini