giovedì 16 luglio 2020

"Un’Arca per l’Italia" - Rete paritetica, orizzontale e senza leader


La banca dei semi? Forse servirebbe anche un'Arca di Noè ...

Bozza: 

Un’Arca per l’Italia - Un progetto politico libero, trasparente, aperto, inclusivo, a conduzione diffusa.

Indice
Paragrafi 1 e 2: considerazioni sulla situazione attuale e sulla necessità di cambiare strategia
Paragrafi 3 e 4: proposta per essere più efficaci nel cambiamento
Paragrafi 5 e 6: la proposta per fare politica in modo nuovo
Appendice: possibili iniziative per rinnovare il sistema “Italia” e che possono essere sottoposte anche a reti analoghe, da discutere tra coloro che decideranno di salire sull’Arca.

Dando seguito allo spirito “paritetico e aperto” che anima questo documento abbiamo inoltre elencato le petizioni e gli appelli di cui siamo a conoscenza e alcuni siti di iniziative simili all’Arca che riteniamo interessanti e che potrebbero essere fiumi che confluiscono nel grande fiume del cambiamento che tutti auspichiamo.

Quella che segue vuole essere una bozza, integrabile con il contributo di tutt coloro che vorranno salire sull’Arca, condividendone valori di base e finalità e decidendone insieme il percorso.

Sappiamo bene che gli impegni di ciascuno potrebbero ostacolare l’adesione a un nuovo progetto.

La nostra proposta, tuttavia, prevede proprio che questa miriade di attività e di impegni individuali vengano messi a sistema, con il fine di dar forma a una grande Arca capace di incidere nella società e nella vita politica del Paese.

1) Premessa

Nella storia i cambiamenti radicali, spesso inattesi ancorché temuti, sono arrivati all’improvviso e a volte per cause imprevedibili. Questi eventi hanno spesso spinto popoli diversi a dare vita ad alleanze che hanno permesso, grazie anche a nuove visioni, di scongiurare declini irreversibili.

Quando arrivano tali momenti è auspicabile avere un paracadute, un’alternativa già predisposta e potenzialmente capace di far nascere ed assicurare le aspettative di un miglioramento generalizzato. Un’alternativa oggi si sta configurando nel nostro Paese, così come nel mondo intero.

Le entità portatrici di nuovi paradigmi di civiltà sono molteplici e differenziate per la specificità delle loro lotte nei diversi campi: giuridico, sociale, economico, ecologico, culturale, educativo. 

Molto probabilmente, finita la pandemia, tutto potrebbe tornare come prima a meno che non si pongano le basi per una grande e inedita alleanza. Possiamo capirlo e possiamo farlo.

Quest’appello è rivolto proprio a quelle persone e a tutte quelle isole dell’arcipelago progressista, che hanno lavorato, spesso nell’indifferenza dei media, e che si sono attivate nei momenti più importanti degli ultimi anni come per il referendum del 2006, contro il presidenzialismo, in quelli del 2011 per l’acqua pubblica e del 2016 contro lo stravolgimento della Costituzione e, come ultimo segno dei tempi, in occasione degli scioperi degli studenti di tutto il mondo contro il cambiamento climatico.

E’ rivolto anche a tutte quelle persone che fanno parte del tessuto produttivo italiano, alle aziende, alle piccole e medie imprese che devono essere aiutate nella difficile fase di transizione dall’economia tradizionale all’economia sostenibile.

E’ proprio con l’attenzione alle singole specificità e competenze acquisite nei diversi raggruppamenti che vorremmo creare ponti in questo arcipelago. Siamo infatti consapevoli che l’unione garantirà la qualità della proposta politica, proprio perché in essa coesistono e interagiscono conoscenze diverse e qualificate.
Ci rivolgiamo pertanto a tutte le persone di buona volontà e ai gruppi radicati sul territorio per creare una grande alleanza che sia forte, competente, generosa e capace di assumersi le responsabilità di una nuova politica nei modi e nei metodi di una civiltà senza soprusi, che tutti noi abbiamo già sognato ed elaborato in varie forme.

2) L’effetto Covid 19

Il Covid 19 ci ha fatto capire che è il momento di cambiare strategie. Questo periodo di confusione e fragilità sociale, come sta già avvenendo, sarà utilizzato per far passare provvedimenti emergenziali e iniziative che in altri momenti troverebbero la nostra opposizione.

In questi mesi infatti, l’umanità intera fronteggia un virus invisibile che ha fatto irruzione nelle nostre vite agli inizi del 2020 e che ha già causato tante vittime e ha messo in crisi la narrazione dominante, sia sul piano economico che sul piano sociale. La situazione emergenziale è stata l’occasione per riportare al centro del dibattito la necessità di “guarire” alcuni beni/servizi pubblici come la sanità, il senso e la funzione di alcune istituzioni quali l’Unione Europea, nonché i valori della solidarietà, i diritti costituzionali e l’attenzione al sociale. E’ stata anche l’occasione per un rinnovato fermento nel mondo del volontariato che ha portato ad una insolita produzione di appelli e di proposte.

Oggi la società italiana è caratterizzata dalla presenza di un elevato numero di gruppi, ONG, movimenti e associazioni impegnati a migliorarla ma, dobbiamo riconoscerlo, a fronte di tanto lavoro hanno ottenuto e ottengono risultati assai limitati. A conferma di quanto appena detto ricordiamo che: non ci sono leggi efficaci e organiche per contrastare il cambiamento climatico, gli aerei da guerra F35 sono in costruzione, la povertà e l’esclusione aggrediscono nuove fasce sociali, il TAV e la distruzione del territorio vanno avanti, gli attentati ai diritti costituzionali continuano, da tre tornate elettorali stiamo votando senza poter eleggere liberamente i nostri rappresentanti, gli strumenti per poter esercitare la sovranità popolare sono tuttora pochi e complicati come il referendum abrogativo e l’iniziativa di legge popolare.

In epoche recenti abbiamo assistito, talvolta anche con grandi speranze, al lancio di diverse iniziative volte a dar vita a nuovi movimenti politici. Tutte abortite, perché incentrate sempre sull’accattivante centralità del leader carismatico o perché gestite da gruppi ristretti troppo autoreferenziali oppure perché fagocitate dai partiti.  Non possiamo restare a guardare!


Un Noè al giorno… - La Voce d'Italia

3) Cosa proponiamo.


Incoraggiati dall’esistenza di diverse aggregazioni nascenti, proponiamo di dare vita al progetto “Un’Arca per l’Italia” ovvero alla creazione di una rete paritetica, orizzontale e senza leader, dove i suoi membri siano sempre “protagonisti” e decidano in modo democratico e trasparente le linee generali d’azione. Una rete in cui i valori unificanti e fondanti siano pochi e forti:

  • I principi ispiratori della Costituzione italiana del ‘48
  • La nonviolenza
  • Il riequilibrio del rapporto Popoli della Terra - Pianeta Vivente
  • Il passaggio dalla visione “mors tua vita mea” alla visione “vita tua, vita mea” cioè il passaggio dalla competizione alla cooperazione.

Sull’Arca si sale perché insieme siamo più forti. Ogni organizzazione mantiene la propria identità, la propria funzionalità e i propri obiettivi in un percorso di crescita e confronto: la diversità è ricchezza.

La procedura per l’individuazione di specifiche iniziative da effettuare insieme sarà basata sul metodo del consenso: “si lavora su ciò che unisce, si continua a discutere su ciò che divide”.
Si lavora per gruppi tematici con reciproci momenti di scambio a geometria variabile, alternati a momenti generali, meno frequenti, di coordinamento e di indirizzo, garantendo sempre il massimo livello possibile di democrazia e di partecipazione.

Funzioni e poteri verranno distribuiti con metodi democratici e criteri meritocratici tra tutti gli appartenenti alla rete a seconda delle competenze e delle disponibilità che ciascuno vorrà offrire gratuitamente. Di sicuro serviranno facilitatori e referenti per le aree tematiche e le attività, non capi, non portavoce stabili.

Data la difficoltà della missione, è auspicabile che la rete sia composta da una moltitudine di gruppi radicati sui territori e ben distribuiti su tutta la penisola in grado di funzionare anche autonomamente.
A questo proposito ci sentiamo di poter lanciare fin d’ora un concorso di idee per perseguire due obiettivi:
1) la creazione di una modalità di comunicazione complementare e sussidiaria alla rete internet che permetta, in situazioni straordinarie, di poter mantenere la comunicazione tra i vari gruppi (es. uso di radio trasmittenti),
2) l’elaborazione di modelli d’ingegneria sociale per l’ideazione di nuovi modelli di partecipazione

4) Per un più efficace uso delle nostre risorse
Di fatto siamo perennemente costretti a impiegare buona parte delle nostre risorse e del nostro tempo per “mettere pezze” agli effetti delle cattive leggi o provvedimenti approvati dal parlamento, dalle regioni e dai comuni.

Continuiamo a lavorare “a valle” (sugli effetti) senza mai andare “a monte” (sulle cause). Se in questi 40 anni invece di lavorare a compartimenti stagni ottenendo poco, i gruppi, i movimenti e le associazioni avessero lavorato in rete dedicando una modesta frazione delle loro energie per collaborare tutti insieme al perseguimento di un obiettivo ogni due / tre anni, molto probabilmente, ora, avrebbero raggiunto più obiettivi.
Se vogliamo migliorare l’Italia dobbiamo ottenere consenso ed essere in grado di comunicare una diversa visione della società e, possibilmente, di dimostrare concretamente (principalmente con i nostri stili di vita e di relazione rispetto alla comunità in cui viviamo) quali siano i benefici per le persone che questa diversa visione comporta. Dobbiamo fare in modo che le nostre proposte e i nostri valori di riferimento vengano capiti in profondità, che ci sia un linguaggio e una narrazione comune il più possibile diffusa e interiorizzata.
Erica Chenoweth (docente di diritti umani e affari internazionali presso la Harvard Kennedy School) ha effettuato una interessante ricerca1 che ha analizzato 323 campagne (violente e nonviolente) effettuate da gruppi e movimenti dal 1900 a al 2006 dalla quale risulta che i movimenti nonviolenti hanno sempre avuto più successo e che occorre ottenere la partecipazione attiva di almeno il 3,5% della popolazione per raggiungere l’obiettivo. Per l’Italia ciò richiederebbe circa 2.100.000 persone. (N.B. la ricerca ha studiato movimenti puri e non movimenti con finalità politiche, in ogni caso la riteniamo interessante anche per la nostra rete).


Per raggiungere i nostri obiettivi ci sembra necessario:
  • Contribuire con le nostre reti locali, con i nostri (scarsi) mezzi, a migliorare la qualità dell’informazione in Italia, a far circolare informazioni per noi importanti spesso trascurate o presentate in modo parziale dai media e dai social dominanti. A nostro favore abbiamo un buon numero di esperti, il radicamento sui territori e le nostre “facce” note e credibili localmente
  • Tornare nelle piazze a parlare direttamente alle persone del nostro progetto sempre a partire da temi concreti e comprensibili, utili alle persone
  • Organizzare eventi “popolari” basati su elementi quali la musica e il buon cibo (che si riallaccia al valido lavoro effettuato dal mondo dell’economia solidale e sociale) nei quali inserire brevi momenti di riflessione e formazione
  • Organizzare flash mob o iniziative spettacolari alla “Greenpeace”
  • Organizzare momenti di formazione/informazione pubblici su temi strategici visibili anche via web (es. la Costituzione italiana e i diritti civili, i meccanismi con cui la finanza internazionale tiene sotto scacco intere nazioni, la relazione tra stili di vita, modelli economici e cambiamenti climatici, le politiche culturali e di lavoro per i giovani ecc.)
  • Attuare iniziative “pratiche” di utilità pubblica
  • Costituire gruppi di lavoro che usufruiscano anche dell’apporto di esperti di enti, associazioni e gruppi affini tra loro per le problematiche trattate
  • Prevedere forme di autofinanziamento o crowd funding

5) La differenza col passato

La differenza radicale di questa proposta rispetto a quelle del passato è che la rete da creare dovrà strutturarsi in modo che possa partecipare alle elezioni con lo scopo di mandare nelle istituzioni (parlamento, regioni, comuni) persone selezionate dalla rete stessa.

Infatti uno dei compiti dell’Arca sarà quello della ricerca di possibili candidati che dovrà essere effettuata con grande anticipo sulle scadenze elettorali da tutti i gruppi in tutti i territori del Paese. Infatti solo candidat con una conoscenza diretta dei territori e una attività svolta per il bene comune e per congrui periodi di tempo potrà validare le candidature della rete. Alla fine del percorso costitutivo la rete dovrà diventare non solo un organismo capace di fare campagne (sempre scelte col metodo del consenso) ma anche, grazie ad un ampio pubblico dibattito, un organismo a “salda democrazia reticolare e costituzionale” 2

Specifichiamo infine che il percorso descritto in queste pagine non può essere improvvisato. Coloro che parteciperanno a questa rete probabilmente avranno maturato una esperienza di attivismo associativo. Il passaggio da questa dimensione a quella della politica attiva richiederà una formazione che avrà bisogno di tempi adeguati.
Il progetto “Un’Arca per l’Italia” è infatti una impresa complessa che richiede di prevedere inizialmente soprattutto formazione interna e sensibilizzazione della cittadinanza con campagne legate a problemi di interesse sociale come quello del recupero dei diritti civili (vedi Appendice paragrafo A) o attività proposte da partecipanti alla rete e ritenute importanti da tutti gli altri. Poi, accanto a questa attività, si potrebbe pensare di formare delle liste civiche locali per partecipare alle elezioni amministrative.

6) Come scongiurare le esperienze negative già vissute?

Occorre trovare nuove modalità di fare politica grazie a:

  • regole condivise che permettano di imbrigliare le pulsioni umane (sete di soldi, di potere e di autoaffermazione): es. rotazione delle cariche, deleghe chiare, limite al numero di mandati per le funzioni sia interne alla rete sia per le cariche nelle istituzioni esterne, ecc.
  • momenti di confronto cadenzati con la “base” sull’operato dei delegat e degli elett nelle istituzioni
  • privilegiare la collettività e il gruppo, preferire la sostanza all’immagine
  • porre al centro della politica la persona e le sue esigenze per vivere serenamente
  • procedure decisionali partecipate

Un’ approfondita riflessione dovrà poi essere riservata alle modalità per per la formazione delle liste elettorali, per evitare le lotte che si scatenano anche nelle “migliori famiglie”; lotte che oltre a far disperdere preziose energie, minerebbero alla base l’unità e la serenità di questa rete. Perché allora non pensare a strumenti per evitare tutto ciò, come il sorteggio andando a estrarre i candidati da un paniere di persone (credibili, competenti e rappresentativi delle varie fasce d’età e dei territori) selezionate e proposte dai gruppi e le associazioni che fanno parte della rete?

Ovviamente queste sono solo alcune delle domande/risposte che richiedono di essere discusse per arrivare ad una sintesi da approvare con decisioni assembleari sulla base di mozioni elaborate con il contributo di tutti i nodi territoriali.

Dato infine che il “convitato di pietra” è il potere finanziario, sensibile alle ragioni del profitto e dell’immagine, la rete dovrebbe poter organizzare efficaci campagne di pressione, di disapprovazione sociale e boicottaggi.


Cosa potrà fare allora questa Rete?
  • vivere la politica come servizio, come un diritto/dovere verso la collettività,
  • pensare di non avere mai in mano la verità e quindi continuare a ricercare, a confrontarsi e ad ascoltare anche portatori di esperienze e visioni diverse,
  • fare formazione specifica e preventiva a chi vuole iniziare a fare politica attiva (es. come funziona la macchina amministrativa, la nonviolenza, ecc.),
  • organizzare seminari di formazione e confronto con tutti gli aderenti della rete (sulla nonviolenza, sulla Costituzione, su come funziona l’amministrazione pubblica, sugli strumenti per rendere compiuta la partecipazione della cittadinanza ecc.),
  • programmare la partecipazione alle elezioni,
  • collaborare con altre reti affini,
  • valorizzare e diffondere tutte le esperienze già attuate dalle nostre organizzazioni che dimostrino che un mondo sostenibile e migliore è possibile.

Il metodo del consenso funziona sempre?
Anche se forse è prematuro vogliamo ricordare che il metodo del consenso funziona bene quando ci sono situazioni “aperte” che permettono agli aderent di aderire o meno ad una scelta. Questo metodo può però rivelarsi inadeguato quando si entra nell’ambito della politica quando si devono prendere decisioni specifiche e in tempi brevi.

Occorre, quindi porsi il problema del cambio di “fondamentale” che influenza l’impostazione di tutto il resto.
Questo fondamentale ha un nome: “fiducia” o “canale fiduciario attivo”.

In altre parole occorre, per poter essere efficaci nell’ambito politico, che ci sia un gruppo di persone in grado di prendere decisioni. Queste persone devono avere queste caratteristiche:

- avere una storia segnata dal primato della condivisione e del servizio
- saper ascoltare e facilitare un percorso di gruppo ( “è meglio sbagliare insieme che far giusto da soli”)
- essere coscienti della necessità di individuare e formare altre persone per pianificare il loro ricambio.

7) Considerazione finale.

Qualcuno potrebbe pensare che questo progetto è un bel sogno di anime belle. Noi rispondiamo dicendo che questo progetto potrà iniziare a divenire realtà nella misura in cui le persone smetteranno di aspettare che qualcuno risolva i problemi per loro e decideranno di diventare, grazie ad un nuovo e diverso atteggiamento verso la “Politica”, protagonisti e artefici del loro presente e futuro.




Hanno contribuito alla stesura di questo documento:

Roberto Brambilla 
Luigi Branchetti 
Silvano Caveggion 
Valentina Di Cesare 
Luca Ferroni 
Guido Grossi
Giovanni Mastronardi 
Paola Monti 
Marco Pitò 
Marco Stucchi 


Richiediamo commenti e proposte di integrazioni


Un filo per l'Italia: L'Arca dell'Alleanza è stata ritrovata e ...
Per contatti: r.brambilla@mclink.it

1 https://tedxboulder.com/speakers/erica-chenoweth
https://www.youtube.com/watch?v=k4KBVZ3tbOQ&feature=emb_title
2  che ci piaccia o no, la nostra Costituzione (art. 49) individua con il termine “partito” l’organismo che serve anche per elaborare un programma e proporre dei candidat da sottoporre al voto degli italian. Con l’aggettivo “costituzionale” ci riferiamo alla Costituzione del ‘48

Nessun commento:

Posta un commento